AMBRA
Sembrava
triste mentre guardava fuori dalla finestra. Il prato al di là della strada era
cosparso di margherite fiorite, erano talmente tante che se ci camminavi sopra
rimanevi sospesa sulle corolle, non avresti potuto calpestarle.
Ambra
sorrise nel pensare a quella situazione, mentre i passerotti volavano e
cinguettavano così felici che fosse ritornata la primavera. Anche il merlo era
tornato e le cantava serenate che la rallegravano all’imbrunire, il momento più
triste della sua giornata e della sua vita.
Il sorriso
scomparve dal suo bel viso di bambina di dieci anni, le margherite avevano
perso la loro magia e i passerotti non avevano più voce, lei non li sentiva
più.
Era sabato e
la scuola era chiusa, la mamma era uscita facendole tante raccomandazioni,
doveva rimanere a casa da sola, non c’erano alternative dopo quanto era
successo.
Ambra
ritornò nella sua cameretta, una stanza che aveva amato così tanto ma che ora
le era del tutto indifferente. Prese in braccio la sua bambola e si sdraiò di
nuovo sul letto guardando il soffitto che aveva voluto colorato di azzurro con
tante stelline. Chiuse gli occhi per impedire alle lacrime di scendere, ma
quelle furono più veloci ed erano già andate a bagnare il cuscino.
Dove sei, papà? Perché te ne sei andato? E le lacrime non smettevano di
scendere, talmente tante che il cuscino ora ne era zuppo. Tutto era successo
tre mesi prima, in tre giorni suo padre le aveva lasciate a causa di una
malattia fulminante, ma lei, lei non aveva voluto accettare il dolore e non
voleva credere che fosse davvero morto.
Sua madre
era molto in pensiero per questo suo atteggiamento, aveva fatto di tutto per
parlarle e spiegarle ma non c’era stato verso, lei, cocciuta rispondeva sempre
nel solito modo: “ritornerà presto!”
Il petto
della bambina era squassato dai singhiozzi, lacrime bollenti scendevano copiose
e lei stringeva talmente forte la sua bambola sul petto da avere i lividi sotto
il pigiama. Aveva gli occhi chiusi per non vedere, per non sentire, poi, ad un
certo punto le parve di sentire qualcosa di strano. Fece un grosso respiro e
cercò di calmarsi. I singhiozzi si placarono piano piano e le lacrime rimasero
sospese fra le palpebre. Tutto era silenzio, eppure sentiva ancora i
singhiozzi, ma lei non stava piangendo. Le mani che tenevano stretta la sua
bambola si inumidirono e lei, sollevò quella piccola splendida bambolina bionda
e grande fu la sua sorpresa vedendo la sua silenziosa amica piangere ad occhi
chiusi. La guardò meravigliata, sapeva che le bambole non piangono. Gli occhi
della bambolina si aprirono e fu come un colpo per il cuore di Ambra, quelli
erano gli occhi meravigliosi di suo padre e lei non capiva come fossero lì,
davanti a lei impressi in quel viso di plastica. Si fissarono e si parlarono.
Non c’era bisogno di parole, tutti sanno che gli occhi parlano meglio delle
labbra. Durò poco? Durò molto? Ambra non lo seppe, perché si addormentò e sognò
suo padre che camminava sospeso sopra il prato di margherite, circondato da
passerotti e merli che cantavano felici al ritorno della primavera. Lo
raggiunse e, presolo per mano corse con lui sulle margherite che sembravano
sorridere mentre gli uccelli offrivano a quei due meravigliosi esseri una
melodia che mai nessuno aveva saputo comporre.
Dormiva,
sognava, era felice mentre correva con suo padre. Un varco di luce squarciò il
cielo sopra di loro e una mano invisibile venne a riprendere suo padre.
Ambra rimase
immobile a guardarlo mentre, sorridendo saliva verso il cielo e le mandava baci
con la punta delle dita. Non pianse, era troppo felice e quello che si erano
detti sarebbe rimasto per sempre nel suo cuore.
La mamma
rientrò, triste e angosciata per la sua perdita e per la sua bambina. Vide che
stava dormendo tranquilla con la sua bambola preferita e, senza fare rumore,
depose sul suo comodino un vasetto colmo di margherite appena colte.
Quando Ambra
riaprì gli occhi vide quei fiori e sorrise. Amò quei fiori e non disse mai a
nessuno quello che le era successo. Ad ogni primavera correva a piedi scalzi
sul prato di margherite e sentiva la mano di suo padre che la sollevava perché
non le calpestasse. Le margherite sono come la vita: nascono, bruciano dal gelo
e dal caldo ma non si arrendono mai e, al primo sorgere del sole si aprono e lo
baciano, per questo sono così gialle, perché sono fatte di sole e di vita,
proprio come noi.
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