domenica 23 settembre 2018

AMBRA


AMBRA



Sembrava triste mentre guardava fuori dalla finestra. Il prato al di là della strada era cosparso di margherite fiorite, erano talmente tante che se ci camminavi sopra rimanevi sospesa sulle corolle, non avresti potuto calpestarle.
Ambra sorrise nel pensare a quella situazione, mentre i passerotti volavano e cinguettavano così felici che fosse ritornata la primavera. Anche il merlo era tornato e le cantava serenate che la rallegravano all’imbrunire, il momento più triste della sua giornata e della sua vita.
Il sorriso scomparve dal suo bel viso di bambina di dieci anni, le margherite avevano perso la loro magia e i passerotti non avevano più voce, lei non li sentiva più.
Era sabato e la scuola era chiusa, la mamma era uscita facendole tante raccomandazioni, doveva rimanere a casa da sola, non c’erano alternative dopo quanto era successo.
Ambra ritornò nella sua cameretta, una stanza che aveva amato così tanto ma che ora le era del tutto indifferente. Prese in braccio la sua bambola e si sdraiò di nuovo sul letto guardando il soffitto che aveva voluto colorato di azzurro con tante stelline. Chiuse gli occhi per impedire alle lacrime di scendere, ma quelle furono più veloci ed erano già andate a bagnare il cuscino.
Dove sei, papà? Perché te ne sei andato? E le lacrime non smettevano di scendere, talmente tante che il cuscino ora ne era zuppo. Tutto era successo tre mesi prima, in tre giorni suo padre le aveva lasciate a causa di una malattia fulminante, ma lei, lei non aveva voluto accettare il dolore e non voleva credere che fosse davvero morto.
Sua madre era molto in pensiero per questo suo atteggiamento, aveva fatto di tutto per parlarle e spiegarle ma non c’era stato verso, lei, cocciuta rispondeva sempre nel solito modo: “ritornerà presto!”
Il petto della bambina era squassato dai singhiozzi, lacrime bollenti scendevano copiose e lei stringeva talmente forte la sua bambola sul petto da avere i lividi sotto il pigiama. Aveva gli occhi chiusi per non vedere, per non sentire, poi, ad un certo punto le parve di sentire qualcosa di strano. Fece un grosso respiro e cercò di calmarsi. I singhiozzi si placarono piano piano e le lacrime rimasero sospese fra le palpebre. Tutto era silenzio, eppure sentiva ancora i singhiozzi, ma lei non stava piangendo. Le mani che tenevano stretta la sua bambola si inumidirono e lei, sollevò quella piccola splendida bambolina bionda e grande fu la sua sorpresa vedendo la sua silenziosa amica piangere ad occhi chiusi. La guardò meravigliata, sapeva che le bambole non piangono. Gli occhi della bambolina si aprirono e fu come un colpo per il cuore di Ambra, quelli erano gli occhi meravigliosi di suo padre e lei non capiva come fossero lì, davanti a lei impressi in quel viso di plastica. Si fissarono e si parlarono. Non c’era bisogno di parole, tutti sanno che gli occhi parlano meglio delle labbra. Durò poco? Durò molto? Ambra non lo seppe, perché si addormentò e sognò suo padre che camminava sospeso sopra il prato di margherite, circondato da passerotti e merli che cantavano felici al ritorno della primavera. Lo raggiunse e, presolo per mano corse con lui sulle margherite che sembravano sorridere mentre gli uccelli offrivano a quei due meravigliosi esseri una melodia che mai nessuno aveva saputo comporre.
Dormiva, sognava, era felice mentre correva con suo padre. Un varco di luce squarciò il cielo sopra di loro e una mano invisibile venne a riprendere suo padre.
Ambra rimase immobile a guardarlo mentre, sorridendo saliva verso il cielo e le mandava baci con la punta delle dita. Non pianse, era troppo felice e quello che si erano detti sarebbe rimasto per sempre nel suo cuore.
La mamma rientrò, triste e angosciata per la sua perdita e per la sua bambina. Vide che stava dormendo tranquilla con la sua bambola preferita e, senza fare rumore, depose sul suo comodino un vasetto colmo di margherite appena colte.
Quando Ambra riaprì gli occhi vide quei fiori e sorrise. Amò quei fiori e non disse mai a nessuno quello che le era successo. Ad ogni primavera correva a piedi scalzi sul prato di margherite e sentiva la mano di suo padre che la sollevava perché non le calpestasse. Le margherite sono come la vita: nascono, bruciano dal gelo e dal caldo ma non si arrendono mai e, al primo sorgere del sole si aprono e lo baciano, per questo sono così gialle, perché sono fatte di sole e di vita, proprio come noi.

foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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