ELOISE
P. VENTUNO E VENTIDUE
Scesero
velocemente da cavallo e corsero dal loro compagno. La freccia lo aveva preso
alla spalla, pochi centimetri e non ci sarebbe stato più niente da fare.
Imprecando
lo sollevarono con cura mentre sir Power e Steven cominciavano la
perlustrazione, inutilmente.
Dovettero
tornare in fretta dagli altri, il pericolo non era certamente passato. Leroi si
lamentava ma stava coraggiosamente in sella.
Nei loro
alloggi medicarono il ferito, ancora non avevano detto una parola. Cosa significa questo, sir Power? Gli
chiese Allen. Il loro capo sospirò, li avvicinò e tenendo la voce bassa
raccontò come erano andate veramente le cose. Chi può volere la sua morte, sir Power? Lei è un protetto del re!
Gli disse di nuovo. Purtroppo non lo so,
credevo fosse legato ai messaggi che ho portato ma ora sono nelle mani del re,
io non ho più niente che valga la pena prendere e non conosco il contenuto
degli stessi. Rispose loro. Possibile
che non abbia nemmeno dei sospetti? Allen non demordeva. Niente che abbia un senso. Gli rispose.
Rimasero
silenziosi per alcuni minuti. Poi sir Power riprese la parola. Vi chiedo di non fare cenno a quanto
successo, state molto all’erta e non uscite da soli per nessun motivo, nemmeno
se vi chiamassi io stesso. Non vedo l’ora di tornare a casa e togliermi da
questo nido di vipere!
Li lasciò per
tornare nella sua stanza. I pensieri gli vorticavano nella mente, non riusciva
a trovare un senso a quello che gli era successo, ma aveva ben capito che era
in pericolo, era lui il bersaglio e togliere di mezzo i suoi uomini era solo il
modo per lasciarlo sguarnito, senza difese. I corridoi illuminati che
oltrepassava gli sembravano luoghi per agguati, il suo senso sviluppato di spia
e di molti anni trascorsi sul filo del rasoio ora erano al massimo dell’esasperazione.
Non sarebbe stato facile coglierlo di sorpresa, nemmeno nel sonno, chiunque ce
l’avesse con lui avrebbe trovato pane per i suoi denti.
Chiuse la
porta dietro di sé e si versò da bere. Stava portando il boccale alle labbra ma
si fermò: non avrebbe toccato niente che non fosse anche per tutti gli altri.
Maledizione. Maledizione.
Maledizione. Disse
scagliando il calice colmo di vino contro il camino.
Riprese il
controllo quando sentì bussare alla porta. Una dama della regina chiedeva se
poteva accompagnarlo dalla sovrana. Non poteva certo rifiutare, e la seguì.
Raggiunse
gli appartamenti della regina, lei lo aspettava con a fianco Mariclaire. Il
viso dell’uomo si illuminò di un sorriso quando la vide e la regina lo fece
accomodare di fronte a lei.
Ho sentito parlare molto bene di lei,
sir Power. Mio marito, il re ne decanta le qualità, la sua lealtà e la sua
rettitudine, al punto di prometterle in sposa la mia dama preferita. Ho voluto
conoscerla di persona per avere il piacere di brindare con lei e Mariclaire in
privato prima dell’annuncio ufficiale. Sarò molto triste quando lei me la
porterà via, ma sono sicura che sarete felici. Disse la regina.
Una
cameriera versò del vino e insieme brindarono alla futura vita dei due giovani.
Trascorsero alcuni minuti in inutili conversazioni fino a che lui e la sua
fidanzata furono congedati. Si inchinarono alla regina e uscirono insieme
Conosco bene la regina, e lei, mio
signore le ha fatto un’ottima impressione. Sono davvero felice di avere anche
la sua approvazione, è molto importante, sarà lei stessa a fornirmi la dote che
mi serve. Gli disse
mentre uscivano. Mi vuole accompagnare
nelle mie stanze? Gli chiese soavemente.
Entri, sir Power, non abbia timore,
qui, finalmente potremo stare un po’ da soli. L’uomo si chiuse la porta alle
spalle, finalmente poteva rilassarsi.
Si sedettero
su un comodo sofà e lei gli prese la mano fra le sue. Tutta la stanza era
pregna del suo profumo, troppo forte per i gusti dell’uomo. E’ stato lontano a lungo, mio caro, me ne
vuole parlare? Ho saputo che è stato ferito, spero non sia niente di grave.
Sir Power la
guardava, non erano mai stati così in intimità, sapeva che era sconveniente e
doveva stare attento a come comportarsi, a dispetto di quello che gli altri
credevano lui conosceva l’etichetta oltre a tante altre cose. Miss Mariclaire, gli ordini del re sono
discussi solo con lui, non posso parlare delle missioni che lui mi ha ordinato,
né ora né mai. Le rispose baciandole la mano. Avevo la certezza che lei fosse un uomo leale e retto, il re dovrebbe
averne altri come lei, ed io sono fiera di diventare sua moglie. Le
cinguettò baciandogli l’orecchio.
Mariclaire
si tolse i guanti e cominciò a sbottonarsi il corpetto. Lui la osservava senza
dire nulla, poi si alzò di scatto. Questo
è sconveniente! A malincuore devo tornare dai miei uomini. Porterò con me il
ricordo di questi momenti, in attesa che tutto venga approvato dal re e
finalmente stare insieme. Le baciò la mano e uscì.
Ci era
voluto un buon autocontrollo ma non voleva rischiare le ire del re solo perché
non era stato capace di stare al suo posto.
Era ora di
cena e raggiunse i suoi uomini, più corrucciato che mai. Loro capirono che non
era di buon umore e mangiarono in silenzio.
I giorni che
lo speravano dal ballo per il suo fidanzamento sembrava non passassero mai. Li
trascorreva con i suoi uomini anche se avrebbe voluto avere più tempo da
passare con la sua fidanzata. Lo innervosiva quella faccenda, ore passate col
sarto per il suo abito da ballo, un pomeriggio a ripassare i passi di danza,
era davvero esasperato, ma finalmente il giorno era giunto e gli ospiti avevano
cominciato ad arrivare.
La musica
arrivava fino alla sua stanza, lui, in piedi indossando il suo abito nuovo si
guardava allo specchio. Era elegante, come confaceva l’etichetta per
quell’occasione. Si girava per osservare la sua figura, il suo viso era
perfetto con barba e capelli ben tagliati, sembrava proprio un damerino di
corte. Per un attimo gli sembrò di vedere nello specchio il riflesso di quella
mocciosa che rideva di lui. Certo quella ragazzina non avrebbe mai avuto modo
di vivere nemmeno un minuto come i signori che abitavano il palazzo e i loro simili.
La rivide in sella alla sua cavalla nera che cavalcava meglio di un maschio,
rivide le sue mani ruvide per il troppo lavoro ma, soprattutto rivide lo
sguardo di sfida che gli aveva lanciato l’ultima volta che si erano visti. Non
era una ragazzina comune, e sarebbe stata completamente fuori luogo in un
ambiente come quello. Pensò, invece alla sua fidanzata, sempre perfetta, sempre
consapevole del posto che occupava e di quello che avrebbe avuto una volta che
si fossero sposati. Non c’era confronto fra le due. Rivide nella sua mente i
due volti che si affiancavano, il più giovane col sorriso di chi sa cosa
significa vivere fino in fondo, l’altro col sorriso di chi sa come si vive fino
in fondo.
Fra le due
chi era la più vera? Si chiese. Ma non ebbe il tempo di rispondersi, un paggio
era arrivato per condurlo nel salone.
Sir Power
respirò profondamente prima di varcare la soglia. La musica avvolgeva tutto il
salone, lunghe tavole erano imbandite di ogni ben di dio, camerieri passavano
con vassoi carichi di bicchieri colmi e di manicaretti fra le persone
convenute. Erano davvero tante ed erano in attesa dei sovrani.
La musica
cessò e tutti si voltarono verso la scalinata. Il re e la regina scendevano
affiancati sorridendo, dietro di loro Mariclaire li seguiva sorridendo felice.
I sovrani
presero posto sui loro troni e la musica riprese. Erano una coppia notevole, il
re di bell’aspetto e la regina non era una gran bellezza ma erano molto uniti,
mai nessuno aveva sentito pettegolezzi su di loro ma tanti sapevano che le cose
non erano proprio come sembravano.
Il valletto
personale del re chiese il silenzio e tutti trattennero perfino il fiato.
Il re e la
regina si alzarono dal trono e chiamarono al loro fianco sir Power e
Mariclaire.
Fu il re a
prendere la parola.
Dame e cavalieri, benvenuti a questa
festa. Oggi è per me un giorno speciale, perché posso dare seguito alla
promessa fatta a sir Power e miss Mariclaire. Un uomo che ha rischiato la
propria vita per portare a termine missioni che io stesso ho comandato, nessuno
come lui mi è stato fedele e leale. Una donna amata in modo particolare dalla
regina, dalla bellezza indescrivibile e dai modi più raffinati che questa corte
abbia mai goduto. Perfetti per stare insieme, con la nostra benedizione
comunico ufficialmente il loro fidanzamento. Il matrimonio avrà luogo non appena
il castello di sir Power sarà pronto per accogliere la sua sposa, e credo
avverrà più presto di quanto si creda. Lunga vita a sir Power e miss
Mariclaire. Disse il
re alzando un calice di vino.
Tutti
brindarono ai fidanzati e la festa ebbe inizio.
Congratulazioni,
sorrisi, battute sagaci, tutto procedeva nel migliore dei modi.
I due
fidanzati erano davvero belli e sorridevano a tutti, lei sottobraccio al suo
uomo era radiosa e lui si adeguò alla situazione godendo di quella serata che
il suo re aveva programmato proprio per loro. Iniziarono i balli e la notte li
accompagnò nella festa.
Sir Power fu
accompagnato dal re. Io ho mantenuto la
mia promessa, il tuo castello sta vedendo la luce, molto velocemente, la tua
futura sposa è una delle più belle donne del regno e ti libero dall’obbligo che
avevi con me. Non sai quanto sia stata importante la tua ultima missione. Domani
potrai tornare a quella che già è la tua casa ma esigo che quando ti chiamo tu
torni a palazzo. Ora torna dalla tua fidanzata o qualcuno te la porterà via. Rise
il re congedandolo.
Fu una notte
di balli e divertimenti, l’alba già spuntava quando gli ultimi invitati, molto
alticci lasciavano il salone.
Sir Power
accompagnò la sua fidanzata nelle sue stanze ed entrò con lei. Erano esausti ma
sul viso della donna c’era ancora il sorriso e sembrava fresca come una rosa
bagnata di rugiada.
So che dobbiamo salutarci, che lei
deve tornare al suo castello. Mi mancherà, mio signore. Gli si avvicinò. Le lascio un ricordo di me. Lo abbracciò e lo baciò ardentemente
sulla bocca. L’uomo la strinse senza mai staccare la bocca dalla sua e la
sollevò da terra. La fece sdraiare sul letto e le slacciò il corpetto di
quell’abito scandalosamente scollato. I seni della donna avevano capezzoli
scuri e turgidi. Cominciò a baciarglieli mentre lei si dimenava e miagolava
come una gattina. Lo lasciava fare, anche le sue mani cercavano di sbottonare i
calzoni così attillati che non lasciavano niente all’immaginazione.
Fu sir Power
a riprendere per primo il controllo. Si sollevò ammirando quel corpo perfetto e
stupendo, che sarebbe stato suo molto presto. Aspettò che la sua erezione si
placasse e si rivestì.
E’ proprio un bel ricordo che porto
con me. Ora devo proprio andare.
I suoi
uomini lo stavano già aspettando, il cavallo sellato e la sua sacca pronta. Non
si tolse il vestito da cerimonia, portava ancora impresso il profumo intenso
della sua futura sposa, anche quello sarebbe stato un ricordo da portare via.
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