venerdì 14 settembre 2018

ELOISE

ELOISE

P. QUINDICI E SEDICI





Si sentiva molto più a suo agio insieme ai suoi soldati e fidi amici. Rimase con loro a lungo bevendo e trascorrendo il tempo in chiacchiere da uomini.
Il mattino giunse fin troppo in fretta. Sir Power sentì bussare ed entrò il paggio per accompagnarlo dal re.
Nel grande studio il re era stranamente da solo, la colazione era già stata servita e lui era seduto. Si sieda, sir Power, mi faccia compagnia. Il cavaliere ringraziò e cominciò a mangiare di malavoglia, non vedeva l’ora di scoprire cosa il re volesse da lui.
Terminarono di mangiare e si accomodarono ad un tavolo più piccolo. Sarà curioso di sapere perché l’ho fatta chiamare. Gli disse. Ebbene, mi servono ancora i suoi servigi, mi serve lei per un’ultima missione. Aggiunse. Sir Power si agitò, aveva ricevuto la promessa dal suo re che dopo l’ultima missione il suo compito sarebbe terminato. Aveva rischiato la vita e molto altro per portare a termine gli ordini ricevuti, per questo era molto perplesso e nervoso.
Lo so che le avevo concesso libertà da ogni compito pericoloso, ma stavolta ho proprio bisogno di un uomo di fiducia, e di lei mi fido ciecamente. Aggiunse quasi bisbigliando. Aprì un cassetto ed estrasse una pergamena col suo sigillo. Questo documento deve essere assolutamente consegnato nel più breve tempo possibile ad un uomo che incontrerà in territorio straniero. Territorio che lei conosce bene, dove molti nemici della nostra Terra stanno aspettando solo l’occasione per conquistarci. In quest’altro documento ci sono tutte le istruzioni che dovrà imparare a memoria prima di uscire da qui, io stesso poi lo distruggerò. Avrà tutto ciò che le serve a disposizione. L’accompagnerà il capitano Wollen, mi fido di lui e dovrete partire domani mattina. Il re rimase in silenzio.
Perché non posso portare i miei uomini? Di quelli mi fido, non conosco il capitano Wollen e se la missione è così riservata e pericolosa preferisco avere i miei soldati. Gli rispose. E i lavori al mio castello? Quanto tempo starò via? Aggiunse.
Ho scelto il capitano e lui sarà, i suoi uomini potranno tornare al castello o rimanere ad aspettarla. Per quanto riguarda la durata della missione non sono in grado di rispondere, non dipende solo da me, ma le prometto che manderò altra mano d’opera per sveltire i lavori e quando tornerà, a missione compiuta, ci saranno altre soprese per lei. So che non mi deluderà, sir Power ed io le prometto che questa è l’ultima missione che le affido. Gli disse il re. Ha la mia parola.
Sir Power sapeva che non poteva rifiutarsi. Era molto deluso della mancata promessa del re, tre anni era stato lontano e credeva di aver meritato quel premio, ma così non era, non ancora. Prese il documento e cominciò a leggerlo sotto lo sguardo attento del re. Rimase un’ora a memorizzare nomi e mappe prima di restituire il documento che il re gettò nel fuoco.
Prese la pergamena ben sigillata nella custodia, salutò il re e raggiunse la sua stanza.
Non poteva fare a meno di essere contrariato, che il re non mantenesse la parola lo aveva molto sorpreso. Possibile che non ci fosse nessun altro che poteva svolgere quella missione? Possibile che non sapesse che rischiava la sua vita se fosse stato riconosciuto? Doveva assolutamente essere molto prudente, in quella terra si era lasciato dietro cadaveri e nemici in nome del suo re e della sua patria, ritornarci era quasi un suicidio.
Uscì dalla stanza e raggiunse il salone dei soldati. Chiese del capitano Wollen.
I due uomini fecero conoscenza cercando di entrare in sintonia, sapevano entrambi del pericolo cui andavano incontro e la fiducia reciproca era indispensabile. Rimasero in disparte a discutere e si diedero appuntamento per la mattina successiva per la partenza.
Il pomeriggio era luminoso e soleggiato. Aprile si stava preannunciando con una bellissima primavera. I giardini del palazzo erano fioriti e un paggio che lo aspettava lo accompagnò in un punto particolarmente colorato. Mariclaire era seduta su una panchina e lo aspettava.
Il viso corrucciato dell’uomo si distese in un sorriso quando vide la sua fidanzata. Bellissima e perfetta come sempre, la donna gli sorrise e gli fece cenno di sedersi accanto a lei.
So che ha parlato col nostro re, mio signore e so della sua partenza. Sono molto dispiaciuta che ci sia stato così poco tempo per noi, ma ci rifaremo al suo ritorno. Io sarò qui ad aspettarla e il re mi ha promesso una grande festa per l’annuncio ufficiale del nostro fidanzamento. Non vedo l’ora! Gli disse stringendogli un braccio affettuosamente.
Anch’io non vedo l’ora che tutto sia finito. Voglio solo tornare e finire il nostro castello nei tempi che mi ero prefissato. Voglio averla al mio fianco e iniziare la nostra vita colma d’amore e di felicità. Sospirò l’uomo.
Rimasero alcuni minuti in silenzio, vicini. La donna sfiorò la guancia del suo fidanzato con un lieve bacio che lasciò indelebile il suo profumo su di lui.
Dobbiamo rientrare, mio caro. So che ha dei preparativi da fare. Ci rivediamo stasera, ceneremo col re e ci saluteremo allora. Si alzarono e presero il viottolo per il palazzo.
Non fu una serata particolarmente allegra. Sir Power aveva la mente occupata dalla missione e molti pensieri gli affollavano la mente.
Raggiunse la sua stanza appena gli fu possibile, preparò una sacca e si coricò, ben sapendo che non avrebbe dormito.
Nella stalla il suo cavallo era già sellato e pronto e un cavaliere lo stava spettando.
Dov’è il capitano Wollen? Chiese irritato.
Il capitano Wollen ha ricevuto ordini diversi, l’accompagnerò io nella missione, sono stato messo al corrente. Sono il capitano Carrell.
Irritato più che mai, spronò il cavallo e, seguito dal suo nuovo compagno uscì dalle mura del palazzo, irrequieto, inquieto e corrucciato. 




Galoppavano affiancati su strade sterrate e viottoli secondari. Avevano parecchia strada da percorrere e nessuno dei due aveva voglia di parlare o di perdere tempo. Dovevano raggiungere in serata il porto e prendere il traghetto notturno, dovevano sbarcare col buio se non volevano correre pericoli.
Fecero solo una breve sosta per mangiare. Era metà aprile e il canto degli uccelli era molto armonioso mentre volavano in un cielo particolarmente limpido. Il pensiero di sir Power corse alla sua terra, al suo castello e ad una ragazzina che lo guardava come se fosse un nemico. L’ultimo loro incontro lo aveva lasciato scosso e perplesso, la bellezza acerba e lo sguardo di sfida che gli aveva lanciato non lo lasciavano. C’era qualcosa in quella ragazzina che lo attraeva, e questo lo innervosiva.
Ogni volta che il pensiero di Eloise si insidiava nei suoi pensieri si corrucciava e si arrabbiava con se stesso. E in fondo non ne capiva del tutto il motivo.
Giunsero al piccolo porto che il buio era totale. Solo le lanterne sul molo rischiaravano la notte. Cercarono il battello e vi salirono con i cavalli al seguito, il viaggio era già stato pagato e loro non sarebbero scesi dal ponte fino all’arrivo, erano solo poche ore di viaggio. Si sedettero togliendo del cibo dalla sacca e cercarono di riposare.
Conosce bene il posto dove dobbiamo andare? Chiese il capitano
Lo conosco fin troppo bene. Gli rispose sir Power. E non aggiunse altro. Era abituato a portare a termine le sue missioni da solo e non capiva perché questa volta fosse diverso.
Si appisolarono entrambi, la traversata era tranquilla l’alba non era ancora spuntata quando si svegliarono. La riva del loro approdo era visibile e l’avrebbero raggiunta entro poco tempo.
Dobbiamo essere molto cauti e cercare di passare inosservati. La missione deve essere portata a termine senza intoppi e in giro ci sono tanti soldati che pattugliano le strade e non sono molto delicati con gli stranieri. Lo istruì sir Power.
Non si deve preoccupare. Starò molto attento e seguirò i suoi ordini, è questa la mia missione, fare in modo di tornare indietro entrambi sani e salvi, deve tenere molto il re alla sua sicurezza se ha voluto che l’accompagnassi. Gli rispose.
Scesero a terra nel fresco del mattino appena iniziato. Salirono in groppa ai loro cavalli ed uscirono dal caos che sul molo stava iniziando. Il cavaliere avrebbe preferito arrivare col buio ma l’urgenza della missione glielo aveva impedito.
Sir Power conosceva molto bene il posto e si avviò per stradine secondarie seguito dal capitano. Oltrepassarono vari villaggi, solo a sera, finalmente giunsero dove si sarebbero fermati.
La locanda era piccola e piena di fumo. I due consegnarono i cavalli allo stalliere con alcune monete e molte raccomandazioni.
Si sedettero e, finalmente poterono rifocillarsi. Il locandiere si sedette al loro tavolo. Le vostre camere sono pronte, come mi è stato chiesto. I pasti li consumerete qui quando vorrete. Siate prudenti, i soldati e le guardie sono molto sospettose con gli stranieri e vengono almeno una volta al giorno anche da me. Io li pago, ma non posso garantire la vostra sicurezza. Non aggiunse altro, consegnò loro le chiavi delle camere e tornò al suo lavoro.
Erano davvero molto stanchi e non persero altro tempo, si ritirarono con l’accordo di trovarsi a colazione il mattino successivo.
Sir Power potè lavarsi e togliersi la povere del viaggio prima di sdraiarsi. Il letto era duro e cigolante ma sarebbe andato bene per il tempo che avrebbe trascorso lì, e sperava che fosse un tempo breve.
Si sdraiò e portò la mano al petto, sentì la custodia con il messaggio del suo re, non vedeva l’ora di consegnarlo, se glielo avessero trovato addosso per lui sarebbe stata la fine. I suoi pensieri, inevitabilmente tornarono a casa sua. Dio cosa avrebbe dato per vedere come procedevano i lavori al suo castello! Lo corrucciava il fatto di non sapere quanto sarebbe durata la missione e non gli piaceva il capitano, un istintivo senso di contrarietà verso di lui non gli permetteva di considerarlo un alleato, c’era qualcosa di ambiguo che non riusciva a capire. Aveva sopportato senza sforzo i disagi del viaggio, non si era mai lamentato e obbediva ad ogni sua richiesta. Era un uomo magro, ma era evidente che si allenava, il viso aguzzo e il naso ancora più sottile sottolineava ancora di più la grandezza degli occhi chiari, enigmatici, inespressivi in ogni circostanza.
Smise di pensare al capitano e la sua fronte si distese al pensiero della sua fidanzata. Era davvero bellissima e si chiese per quale arcano motivo il re gliel’avesse riservata in moglie, di sicuro era un altro dono per i servigi resi. Era talmente bella, educata per l’alta corte che non avrebbe avuto difficoltà a trovare un marito facoltoso o nobile, era fiero che il suo re avesse scelto lui per marito, doveva essere grato a sua maestà per il castello e per la fidanzata.
Non fu il suo ultimo pensiero prima di dormire. Un cavallo nero e una ragazzina che galoppava sorridente gli comparvero nella mente un attimo prima di addormentarsi.



foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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