mercoledì 12 settembre 2018

ELOISE


ELOISE

P. 11 E 12



L’estate era calda più del solito, ed i raccolti erano buoni e abbondanti. I vecchi dicevano che l’autunno sarebbe arrivato in anticipo e che bisognava finire i lavori nei campi il più in fretta possibile. Era un’estate con pochi temporali, poca pioggia e in ogni famiglia si lavorava alacremente per mettere da parte provviste, conserve e marmellate. Tutti conoscevano come poteva essere terribile l’inverno e la legna si accumulava sotto i portici e nelle rimesse di ogni casa.
Nella fucina di Tom si soffocava dal caldo ma il lavoro doveva essere portato a termine. Ogni giorno bisognava ferrare parecchi cavalli e Eloise era una vera specialista.
Stava sudando e ferrando un vecchio ronzino quando si sentì osservata. Lanciò un’occhiata distratta e, quando vide il cavaliere che la osservava si agitò sbagliando un colpo. Il vecchio cavallo si lamentò ma lei rimediò subito e cercò di ignorarlo.
Tom raggiunse lo sconosciuto. Posso fare qualcosa per lei, sir? Gli chiese gentilmente. Il cavaliere scese dal suo splendido cavallo e si presentò. Sono sir Andrew Leonard Power, il proprietario del vecchio castello e della terra. Posso parlarle?
Tom, un po’ in soggezione lo fece accomodare nel suo bugigattolo. Erano entrambi in piedi, non c’erano sedie, solo un tavolo con varie cianfrusaglie sparse.
Presto inizierò i lavori per ricostruire il castello, avrò bisogno di qualcuno che mi aiuti a mettere in piedi una fucina provvisoria, servirà solo per il tempo dei lavori e vorrei sapere se lei mi può aiutare. Naturalmente sarà ben ricompensato. Gli disse.
Sir Power, sono piuttosto impegnato essendo l’unico fabbro e maniscalco del villaggio, non posso garantirle quello che mi chiede. Gli rispose dispiaciuto.
Sarebbe per poco tempo e potrebbe venire quando vuole, ci terrei davvero molto ad avere la sua esperienza. La ricompenserò adeguatamente. Rimarcò il cavaliere.
E quando dovrebbero iniziare i lavori? Volle sapere Tom.
Materiali e uomini sono già in viaggio, vorrei iniziare a costruire le baracche per gli uomini e le donne che lavoreranno al progetto entro un paio di settimane al massimo. Vorrei essere a buon punto prima del grande freddo per poter iniziare in primavera i lavori di costruzione. Ho proprio bisogno di una mano. Cercò di convincerlo.
Quel vecchio rudere ci ha salvato la vita, gli devo tutto quello che ho. Farò il possibile per aiutarla. Accettò Tom.
Sir Power alzò il suo perfetto sopracciglio. Le ha salvato la vita? Gli chiese.
Venga, entri in casa, le presento mia moglie e le offro qualcosa di fresco. La metto al corrente della sua proposta intanto che ci rinfreschiamo. E l’accompagnò in casa.
Rose li vide entrare. Tom fece le presentazioni e si sedettero al tavolo. Sir Power si guardava intorno, era una casa semplice e ben tenuta. Il suo sguardo correva spesso fuori dalla piccola finestra e osservava Eloise che svolgeva il suo lavoro. Era sicuro che sapeva fosse in casa e si aspettava che raggiungesse la sua famiglia, sapeva bene quanto curiosa fosse la ragazzina, ma quella continuava il suo lavoro senza curarsi di altro.
Rose si accorse degli sguardi del cavaliere e avvisò Tom con uno sguardo.
Quella è nostra figlia, Eloise. Gli disse solamente.
Rose portò del cibo, come consuetudine dell’ospitalità del posto e passarono quasi un’ora a discutere di lavoro.
Vi ringrazio per la vostra ospitalità, spero di potervi ricambiare molto presto. Raggiunse il suo cavallo, diede un ultimo sguardo intorno cercando la ragazzina e, senza averla vista spronò il cavallo e ritornò sui suoi passi.
Tom e Rose erano in silenzio, stavano entrambi valutando la proposta del cavaliere. Eloise li raggiunse e mangiò quello che era rimasto sul tavolo.
I suoi genitori la osservavano. Era innegabile che si chiedessero della sua mancanza di curiosità. Tom si alzò. Vado a terminare alcune lavori. Tu puoi rimanere, hai già fatto abbastanza per oggi, ti ringrazio. E uscì.
Rose si sedette di fronte a sua figlia e la osservava con un sorriso ironico sulle labbra. Mi vuoi dire come mai non sei entrata a conoscere il cavaliere? Le chiese. Io già lo conosco, madre. Sir Andrew Leonard Power padrone del castello e delle terre. Di quei ruderi che porto nel cuore, del fantasma rosa, e di quella bionda fidanzata che porterà a vivere là. Ed io non potrò più parlare col mio fantasma. Non potrò più mettermi all’ombra del pozzo a leggere il diario di Sara. Oddio! Il diario. Lo devo recuperare. Nessuno lo doveva trovare. Domani andrò a riprenderlo, ma non so cosa farne, sento che non deve lasciare quel posto. Madre, cosa devo fare? Aveva lo sguardo triste, deluso.
Perché è così importante per te? Le chiese gentilmente.
Eloise scosse la testa, non era pronta a condividere nemmeno con sua madre le ultime pagine del diario. Sarebbe andata di mattina presto e avrebbe deciso cosa farne. Lo avrebbe chiesto al fantasma rosa e stavolta doveva risponderle.
Domattina partirò presto e lei mi dirà cosa fare!
Rose scosse la testa. Conosceva bene sua figlia, sapeva che c’era qualcosa che le nascondeva ed era sicura che prima o poi gliel’avrebbe detto.
Accarezzò la testa di sua figlia. Hai bisogno di un bagno, ragazzina. Andiamo.



 Eloise e Beatrice erano in viaggio dapprima che il sole sorgesse. Voleva arrivare presto per non incontrare nessuno, soprattutto il cavaliere.
Scese di sella con un balzo leggero, lasciò libera la cavalla e corse al pozzo. Tutto era come lo aveva lasciato. Spostò i mattoni e aprì la scatola di metallo. Il quaderno rosa era lì, come sempre.
Come faceva di solito, Eloise si sedette con la schiena poggiata al manufatto e aprì il quaderno. Ormai lo conosceva a memoria. Sfogliava le pagine ed era arrivata all’ultima, la sua preferita. Osservava quel disegno che aveva ben impresso nella mente. Cosa devo farne, Sara? Urlò alzandosi in piedi. Gli uccelli che ancora sonnecchiavano si spaventarono e spiccarono il volo. Devi dirmelo, questo è tuo! Urlò ancora più forte. Il profumo di rosa era molto intenso.  So che sei qui, ti sento vicina più che mai, io ti devo la vita, fa in modo che possa ripagarti, dimmi cosa devo farne! Urlò di nuovo alzando il quaderno verso il cielo.
Di cosa stai parlando, ragazzina? Era sbucato dal nulla ed Eloise si era spaventata, rimanendo senza parole.
Qualunque cosa sia è di mia proprietà. Disse il cavaliere.
La ragazzina sapeva che non poteva consegnare a lui quel quaderno e in un lampo capì. Ora lo so, Sara, quello che devo fare. Prese velocemente la scatola di metallo e la lanciò in fondo al pozzo, e lo stesso fece col diario. Nella fretta l’ultima pagina le rimase fra le dita e, con destrezza senza essere vista se la infilo nel corpetto.
Cos’hai fatto? Cos’hai buttato nel pozzo? Il cavaliere era piuttosto contrariato.
Ho rimesso a posto ciò che le appartiene, sir Power, ma che non è suo. Appartiene al castello e lì deve rimanere. Rispose spavalda.
Si fronteggiavano a debita distanza. Gli occhi di Eloise non lasciavano lo sguardo del cavaliere, pronta a usare il suo pugnale se si fosse avvicinato con cattive intenzioni. Non aveva paura, non era nella sua natura.
Sir Power capì che aveva di fronte una ragazzina, poco più di una bambina, toccava a lui riportare un po’ di senno in tutta la situazione. Respirò profondamente e si sedette sul nudo terreno. Ti chiedo scusa per averti spaventata, non era mia intenzione. Siediti, ti devo parlare. Le disse più gentilmente.
Eloise si sedette senza abbandonare la mano sul pugnale. La sto ascoltando, e non ho molto tempo.
Quella ragazzina aveva un bel caratterino, doveva dargliene atto. Presto inizierò i lavori, come ho detto a tuo padre uomini e materiali sono già in viaggio. Arriveranno più di un centinaio di persone fra uomini e donne e questo posto non sarà più sicuro per una ragazzina, dovrai tenertene alla larga. Ci sarà molto movimento ed io non posso controllare tutto, perciò ti chiedo di non venire più qui. Questa è la mia proprietà e tu non sei la benvenuta.
Il profumo di rosa riempiva quel posto che si stava riscaldando. Eloise tratteneva le lacrime, per tanto tempo quel castello, quei ruderi erano stati la sua meta preferita, il fantasma rosa era il suo fantasma, si sentiva in comunicazione con Sara dopo aver letto il suo breve diario. Sapeva che il cavaliere aveva ragione ma lei soffriva lo stesso.
Si alzò da terra senza dire una sola parola. Si issò in sella e se ne andò. Si voltò dopo aver fatto pochi metri. Io non ti abbandono, Sara. Urlò al cielo. Spronò Beatrice e se andò lasciandosi dietro una breve parte della sua vita.
Entrò in casa come una furia. Sua madre la osservava in silenzio, conosceva bene sua figlia e sapeva quando bisognava tacere. Eloise prese un piatto e fece colazione, il viso rosso dalla cavalcata sotto il sole ma soprattutto occhi che mandavano scintille. Finì il latte e sua madre ancora non aveva detto niente.
Mi ha proibito di rimettere piede al castello! Capisci!? Mi ha allontanata da Sara, ma io non lo farò! E finalmente scoppiò in un pianto liberatorio. Rose la prese fra le braccia e le accarezzò i capelli lunghi e spettinati. Lasciò che i singhiozzi si placassero e poi portò il suo viso davanti al suo. Noi siamo grati a quei ruderi ma non ci appartengono, mia cara. Ci hai giocato e sognato ma ora devi obbedire al nuovo padrone. Me lo prometti, Eloise? La ragazzina si asciugò le lacrime. Ti prometto che mi comporterò bene, madre. Di più non poteva promettere, dentro di lei infuriava una voglia di battaglia, ma sapeva che era persa in partenza. Mi passerà, madre. Le disse mentre raggiungeva la sua camera.
Seduta sul letto tolse dal corpetto quel prezioso foglio di carta, doveva nasconderlo. Aveva un posto segreto, e ve lo ripose. Tornerò, Sara. Bisbigliò sottovoce, e in quel momento risentì il profumo di rosa. Sorrise felice e corse ad aiutare il padre.
Mentre l’estate scemava in un autunno precoce, gli alberi si spogliavano velocemente delle foglie e il cielo rimaneva nuvoloso tutto il giorno. La carovana di uomini, donne, animali e materiali per la ricostruzione del castello era iniziata e tutti ora sapevano del nuovo proprietario, di sir Andrew Leonard Power, che il re aveva onorato con quel regalo per i servigi che gli aveva reso.
Le baracche che avrebbero ospitato i lavoratori dovevano essere costruite prima del grande freddo, mentre le macerie venivano caricate sui carri che avevano appena scaricato le loro merci e facevano il viaggio di ritorno per poi ritornare con altre merci necessarie alla bisogna.
Erano passati due mesi, ottobre era iniziato e quasi finito. I vecchi avevano avuto ragione, faceva già molto freddo ed Eloise non era più andata al castello e non aveva più visto il cavaliere.

foto dal web - proprietà e diritti riservati di Milena Ziletti

Nessun commento:

Posta un commento