ELOISE
P. 11 E 12
L’estate era
calda più del solito, ed i raccolti erano buoni e abbondanti. I vecchi dicevano
che l’autunno sarebbe arrivato in anticipo e che bisognava finire i lavori nei
campi il più in fretta possibile. Era un’estate con pochi temporali, poca
pioggia e in ogni famiglia si lavorava alacremente per mettere da parte
provviste, conserve e marmellate. Tutti conoscevano come poteva essere
terribile l’inverno e la legna si accumulava sotto i portici e nelle rimesse di
ogni casa.
Nella fucina
di Tom si soffocava dal caldo ma il lavoro doveva essere portato a termine.
Ogni giorno bisognava ferrare parecchi cavalli e Eloise era una vera
specialista.
Stava
sudando e ferrando un vecchio ronzino quando si sentì osservata. Lanciò
un’occhiata distratta e, quando vide il cavaliere che la osservava si agitò
sbagliando un colpo. Il vecchio cavallo si lamentò ma lei rimediò subito e
cercò di ignorarlo.
Tom
raggiunse lo sconosciuto. Posso fare qualcosa
per lei, sir? Gli chiese gentilmente. Il cavaliere scese dal suo splendido
cavallo e si presentò. Sono sir Andrew Leonard
Power, il proprietario del vecchio castello e della terra. Posso parlarle?
Tom, un po’
in soggezione lo fece accomodare nel suo bugigattolo. Erano entrambi in piedi,
non c’erano sedie, solo un tavolo con varie cianfrusaglie sparse.
Presto inizierò i lavori per
ricostruire il castello, avrò bisogno di qualcuno che mi aiuti a mettere in
piedi una fucina provvisoria, servirà solo per il tempo dei lavori e vorrei
sapere se lei mi può aiutare. Naturalmente sarà ben ricompensato. Gli disse.
Sir Power, sono piuttosto impegnato
essendo l’unico fabbro e maniscalco del villaggio, non posso garantirle quello
che mi chiede. Gli
rispose dispiaciuto.
Sarebbe per poco tempo e potrebbe
venire quando vuole, ci terrei davvero molto ad avere la sua esperienza. La
ricompenserò adeguatamente. Rimarcò il cavaliere.
E quando dovrebbero iniziare i
lavori? Volle sapere
Tom.
Materiali e uomini sono già in viaggio,
vorrei iniziare a costruire le baracche per gli uomini e le donne che
lavoreranno al progetto entro un paio di settimane al massimo. Vorrei essere a
buon punto prima del grande freddo per poter iniziare in primavera i lavori di
costruzione. Ho proprio bisogno di una mano. Cercò di convincerlo.
Quel vecchio rudere ci ha salvato la
vita, gli devo tutto quello che ho. Farò il possibile per aiutarla. Accettò Tom.
Sir Power
alzò il suo perfetto sopracciglio. Le ha
salvato la vita? Gli chiese.
Venga, entri in casa, le presento mia
moglie e le offro qualcosa di fresco. La metto al corrente della sua proposta
intanto che ci rinfreschiamo. E l’accompagnò in casa.
Rose li vide
entrare. Tom fece le presentazioni e si sedettero al tavolo. Sir Power si
guardava intorno, era una casa semplice e ben tenuta. Il suo sguardo correva
spesso fuori dalla piccola finestra e osservava Eloise che svolgeva il suo
lavoro. Era sicuro che sapeva fosse in casa e si aspettava che raggiungesse la
sua famiglia, sapeva bene quanto curiosa fosse la ragazzina, ma quella
continuava il suo lavoro senza curarsi di altro.
Rose si
accorse degli sguardi del cavaliere e avvisò Tom con uno sguardo.
Quella è nostra figlia, Eloise. Gli disse solamente.
Rose portò
del cibo, come consuetudine dell’ospitalità del posto e passarono quasi un’ora
a discutere di lavoro.
Vi ringrazio per la vostra
ospitalità, spero di potervi ricambiare molto presto. Raggiunse il suo cavallo, diede un
ultimo sguardo intorno cercando la ragazzina e, senza averla vista spronò il
cavallo e ritornò sui suoi passi.
Tom e Rose
erano in silenzio, stavano entrambi valutando la proposta del cavaliere. Eloise
li raggiunse e mangiò quello che era rimasto sul tavolo.
I suoi
genitori la osservavano. Era innegabile che si chiedessero della sua mancanza
di curiosità. Tom si alzò. Vado a
terminare alcune lavori. Tu puoi rimanere, hai già fatto abbastanza per oggi,
ti ringrazio. E uscì.
Rose si
sedette di fronte a sua figlia e la osservava con un sorriso ironico sulle
labbra. Mi vuoi dire come mai non sei
entrata a conoscere il cavaliere? Le chiese. Io già lo conosco, madre. Sir Andrew Leonard Power padrone del castello
e delle terre. Di quei ruderi che porto nel cuore, del fantasma rosa, e di
quella bionda fidanzata che porterà a vivere là. Ed io non potrò più parlare
col mio fantasma. Non potrò più mettermi all’ombra del pozzo a leggere il
diario di Sara. Oddio! Il diario. Lo devo recuperare. Nessuno lo doveva
trovare. Domani andrò a riprenderlo, ma
non so cosa farne, sento che non deve lasciare quel posto. Madre, cosa devo
fare? Aveva lo sguardo triste, deluso.
Perché è così importante per te? Le chiese gentilmente.
Eloise
scosse la testa, non era pronta a condividere nemmeno con sua madre le ultime
pagine del diario. Sarebbe andata di mattina presto e avrebbe deciso cosa
farne. Lo avrebbe chiesto al fantasma rosa e stavolta doveva risponderle.
Domattina partirò presto e lei mi
dirà cosa fare!
Rose scosse
la testa. Conosceva bene sua figlia, sapeva che c’era qualcosa che le
nascondeva ed era sicura che prima o poi gliel’avrebbe detto.
Accarezzò la
testa di sua figlia. Hai bisogno di un
bagno, ragazzina. Andiamo.
Eloise e Beatrice erano in viaggio dapprima
che il sole sorgesse. Voleva arrivare presto per non incontrare nessuno,
soprattutto il cavaliere.
Scese di
sella con un balzo leggero, lasciò libera la cavalla e corse al pozzo. Tutto
era come lo aveva lasciato. Spostò i mattoni e aprì la scatola di metallo. Il
quaderno rosa era lì, come sempre.
Come faceva
di solito, Eloise si sedette con la schiena poggiata al manufatto e aprì il
quaderno. Ormai lo conosceva a memoria. Sfogliava le pagine ed era arrivata
all’ultima, la sua preferita. Osservava quel disegno che aveva ben impresso
nella mente. Cosa devo farne, Sara? Urlò
alzandosi in piedi. Gli uccelli che ancora sonnecchiavano si spaventarono e
spiccarono il volo. Devi dirmelo, questo
è tuo! Urlò ancora più forte. Il profumo di rosa era molto intenso. So
che sei qui, ti sento vicina più che mai, io ti devo la vita, fa in modo che
possa ripagarti, dimmi cosa devo farne! Urlò di nuovo alzando il quaderno
verso il cielo.
Di cosa stai parlando, ragazzina? Era sbucato dal nulla ed Eloise si
era spaventata, rimanendo senza parole.
Qualunque cosa sia è di mia
proprietà. Disse il
cavaliere.
La ragazzina
sapeva che non poteva consegnare a lui quel quaderno e in un lampo capì. Ora lo so, Sara, quello che devo fare. Prese
velocemente la scatola di metallo e la lanciò in fondo al pozzo, e lo stesso
fece col diario. Nella fretta l’ultima pagina le rimase fra le dita e, con
destrezza senza essere vista se la infilo nel corpetto.
Cos’hai fatto? Cos’hai buttato nel
pozzo? Il cavaliere
era piuttosto contrariato.
Ho rimesso a posto ciò che le
appartiene, sir Power, ma che non è suo. Appartiene al castello e lì deve
rimanere. Rispose
spavalda.
Si
fronteggiavano a debita distanza. Gli occhi di Eloise non lasciavano lo sguardo
del cavaliere, pronta a usare il suo pugnale se si fosse avvicinato con cattive
intenzioni. Non aveva paura, non era nella sua natura.
Sir Power capì
che aveva di fronte una ragazzina, poco più di una bambina, toccava a lui
riportare un po’ di senno in tutta la situazione. Respirò profondamente e si
sedette sul nudo terreno. Ti chiedo scusa
per averti spaventata, non era mia intenzione. Siediti, ti devo parlare. Le
disse più gentilmente.
Eloise si
sedette senza abbandonare la mano sul pugnale. La sto ascoltando, e non ho molto tempo.
Quella
ragazzina aveva un bel caratterino, doveva dargliene atto. Presto inizierò i lavori, come ho detto a tuo padre uomini e materiali
sono già in viaggio. Arriveranno più di un centinaio di persone fra uomini e
donne e questo posto non sarà più sicuro per una ragazzina, dovrai tenertene
alla larga. Ci sarà molto movimento ed io non posso controllare tutto, perciò
ti chiedo di non venire più qui. Questa è la mia proprietà e tu non sei la
benvenuta.
Il profumo
di rosa riempiva quel posto che si stava riscaldando. Eloise tratteneva le
lacrime, per tanto tempo quel castello, quei ruderi erano stati la sua meta
preferita, il fantasma rosa era il suo fantasma, si sentiva in comunicazione
con Sara dopo aver letto il suo breve diario. Sapeva che il cavaliere aveva
ragione ma lei soffriva lo stesso.
Si alzò da
terra senza dire una sola parola. Si issò in sella e se ne andò. Si voltò dopo
aver fatto pochi metri. Io non ti
abbandono, Sara. Urlò al cielo. Spronò Beatrice e se andò lasciandosi
dietro una breve parte della sua vita.
Entrò in
casa come una furia. Sua madre la osservava in silenzio, conosceva bene sua
figlia e sapeva quando bisognava tacere. Eloise prese un piatto e fece
colazione, il viso rosso dalla cavalcata sotto il sole ma soprattutto occhi che
mandavano scintille. Finì il latte e sua madre ancora non aveva detto niente.
Mi ha proibito di rimettere piede al
castello! Capisci!? Mi ha allontanata da Sara, ma io non lo farò! E finalmente scoppiò in un pianto
liberatorio. Rose la prese fra le braccia e le accarezzò i capelli lunghi e
spettinati. Lasciò che i singhiozzi si placassero e poi portò il suo viso
davanti al suo. Noi siamo grati a quei
ruderi ma non ci appartengono, mia cara. Ci hai giocato e sognato ma ora devi
obbedire al nuovo padrone. Me lo prometti, Eloise? La ragazzina si asciugò
le lacrime. Ti prometto che mi comporterò
bene, madre. Di più non poteva promettere, dentro di lei infuriava una
voglia di battaglia, ma sapeva che era persa in partenza. Mi passerà, madre. Le disse mentre raggiungeva la sua camera.
Seduta sul
letto tolse dal corpetto quel prezioso foglio di carta, doveva nasconderlo.
Aveva un posto segreto, e ve lo ripose. Tornerò,
Sara. Bisbigliò sottovoce, e in quel momento risentì il profumo di rosa.
Sorrise felice e corse ad aiutare il padre.
Mentre
l’estate scemava in un autunno precoce, gli alberi si spogliavano velocemente
delle foglie e il cielo rimaneva nuvoloso tutto il giorno. La carovana di
uomini, donne, animali e materiali per la ricostruzione del castello era
iniziata e tutti ora sapevano del nuovo proprietario, di sir Andrew Leonard
Power, che il re aveva onorato con quel regalo per i servigi che gli aveva
reso.
Le baracche
che avrebbero ospitato i lavoratori dovevano essere costruite prima del grande
freddo, mentre le macerie venivano caricate sui carri che avevano appena
scaricato le loro merci e facevano il viaggio di ritorno per poi ritornare con
altre merci necessarie alla bisogna.
Erano
passati due mesi, ottobre era iniziato e quasi finito. I vecchi avevano avuto
ragione, faceva già molto freddo ed Eloise non era più andata al castello e non
aveva più visto il cavaliere.
Nessun commento:
Posta un commento