ELOISE
P. VENTOTTO E VENTINOVE
Mentre
aspettava, Oliver si guardava intorno. Tutto era in ordine e pulito, un fresco
piacevole dopo la camminata. Avrebbe gradito un bicchiere di acqua fresca ma in
casa non c’era nessuno e lui si guardò bene dal chiederla.
Eloise tornò
e si sedette vicino a lui. Alzò i suoi splendidi occhi e lo fissò intensamente.
Passarono lunghi secondi prima che si decidesse a parlargli. Va bene, voglio fidarmi di lei, c’è qualcosa
nel suo sguardo che mi rassicura. Mise sul tavolo il foglio che aveva
salvato del diario e lo distese con estrema gentilezza, come se fosse vivo.
C’era un disegno: la facciata del castello come era prima di cadere a pezzi.
L’uomo lo guardava ma non capiva. Alzò lo sguardo interrogativamente, aveva
paura di dire una parola sbagliata, la ragazzina gli stava dimostrando una
fiducia incredibile e lui non voleva far niente che potesse romperla.
Questa è la facciata dell’entrata
principale. Se guarda bene c’è una scritta. Lo so che non si vede bene, ma io
la conosco perché ho letto il diario. C’è scritto “Nessuno prenderà possesso di
questo castello se non porta con sé l’Amore vero.”
Sir Oliver
era in silenzio. Non ci aveva capito ancora niente.
Sir Reginald e sua moglie Sara si
amavano davvero immensamente, e trasmisero il loro amore oltre che alla loro
figlioletta anche a tutto il castello, in particolare ad una piccola stanza, la
cameretta di Eleonor. C’era un mattone, o un sasso non ho ben capito che ho
cercato in tutto il castello sul quale c’è un’incisione. Credo che sia al
vecchio pozzo, ma non ho fatto in tempo a trovarlo. E’ la chiave per capire
cosa bisogna fare perché il fantasma possa abbandonare il castello. I lamenti
del Fantasma Rosa che ultimamente raggiungono tutta la regione mi fanno pensare
che lo abbiano distrutto. Aggiunse con sguardo triste.
Sir Oliver
assimilava quello che gli aveva detto. Di
sicuro ci sarà tanto amore quando miss Mariclaire sposerà sir Power, sono molto
innamorati e non vedono l’ora che il castello sia finito per dar seguito alla loro
vita insieme.
Eloise
rimase in silenzio. Stava valutando se davvero era il caso di rivelare a sir
Oliver anche qualcosa che aveva letto sul diario, qualcosa che non aveva mai
rivelato a nessuno, inoltre neppure a lui mostrò il lato opposto del disegno. Può farmi entrare al castello, sir Oliver?
Non solo posso farla entrare, ma le
prometto che l’accompagnerò io stesso! Le rispose sincero.
Eloise prese
la mano dell’uomo. Deve farmi un
giuramento, sir Oliver. L’uomo sosteneva il suo sguardo e fece un cenno
affermativo. Non deve rivelare a nessuno
quello che le dirò. Aggiunse. Glielo
giuro sul mio onore. Le rispose, ed era sincero.
Il Fantasma Rosa non può lasciare il
castello, ha giurato che lo lascerà solo quando il vero amore entrerà in quelle
mura, ed io temo che sir Power e miss Mariclaire non siano le persone giuste.
Qualcosa non torna o il fantasma sarebbe felice invece di piangere e
lamentarsi. Ecco,
finalmente lo aveva detto ad alta voce. Era un pensiero che la turbava da
tempo. C’era anche dell’altro che non aveva detto al suo ospite, ancora non era
il momento di rivelargli tutto, aveva bisogno di vedere come si sarebbe
comportato dopo queste rivelazioni.
Eloise
stringeva la mano dell’uomo. Lui sapeva che da come si sarebbe comportato
dipendeva la loro amicizia.
Non so cosa dirle, miss Eloise. La
futura sposa di sir Power è stata scelta dal re in persona e loro ne sono molto
felici, basta vederli insieme per capire che si amano. Inoltre non possono
andare contro il volere del re, perderebbero tutto. Il nostro sovrano è
generoso e indulgente con chi gli dimostra lealtà e obbedienza, sir Power è un
suo protetto e nessuno può andare contro questo. Le disse.
Allora il Fantasma Rosa non se ne
andrà! Disse
perentoria. Lasciò la mano dell’uomo e si rese conto della sua mancanza di
ospitalità. Prese due bicchieri e versò da bere per entrambi.
Erano in
silenzio quando Rose entrò. Sorrise e li lasciò di nuovo soli, era ben felice
che sua figlia avesse trovato un amico, o magari un innamorato, chissà!
Vuole fermarsi per la cena, sir
Oliver? Gli chiese
la ragazza.
L’uomo
avrebbe accettato volentieri ma era turbato da quello che aveva appena saputo.
Era una guardia del corpo di sir Power e doveva valutare quello che aveva
appena ascoltato, ben sapendo che non avrebbe tradito la promessa fatta alla
ragazza.
Eloise
vedeva quanti pensieri passavano dietro gli occhi dell’uomo. Lei mi crede, sir Oliver? Gli chiese
sottovoce. Senza ombra di dubbio! Le
rispose. Ora devo tornare, devo
riprendere il mio lavoro ma le prometto che tornerò appena possibile per
condurla al castello, e nel frattempo cercherò il mattone con l’incisione. Si
alzò per salutarla.
Ora siamo amici, sir Oliver? Gli chiese gentilmente la ragazza. Sì, e gli amici non si tradiscono. Aggiunse.
Vorrei farle un’altra richiesta, se
non la ritiene troppo sfacciata. L’uomo aspettava in piedi, sulla porta. Vorrei che lei mi chiamasse semplicemente Eloise e mi desse del tu,
come fanno i veri amici. Sir Oliver assentì. Solo se anche tu mi chiamerai Oliver come fossi il tuo più caro amico.
Le rispose.
Io non ho altri amici. Gli disse la ragazza.
Oliver la
salutò, raggiunse il suo cavallo e partì al galoppo. Quella ragazzina lo aveva
scombussolato.
Giugno era
iniziato con un sole davvero splendido. I campi maturavano i loro frutti e
tutti erano impegnati con i loro lavori.
Eloise aveva
ripreso ad aiutare suo padre.
Era domenica
e tutti riposavano. Eloise avrebbe voluto uscire con Beatrice ma sua madre non
si sentiva bene, così rimase sotto il portico ad osservare il volo degli
uccelli. Sapeva distinguerli e le piaceva ascoltare il loro canto. Sentì il
rumore di zoccoli e si mise in piedi schermandosi gli occhi dal sole per
riconoscere il cavaliere che si stava avvicinando.
Rimase
delusa quando riconobbe sir Power, avrebbe voluto rivedere Oliver per sapere
quando poteva accompagnarla al castello.
Buon pomeriggio, miss Eloise. Avrei
bisogno di parlare con suo padre. Le disse senza tanti convenevoli.
Oggi è domenica, il giorno del riposo
e mio padre non c’è. Può tornare domani. Le rispose.
L’uomo la
osservava corrucciato. Quella mocciosa aveva il potere di innervosirlo. Ho urgente bisogno di ferrare tre cavalli
che si sono feriti e i miei fabbri non hanno tutto il materiale che serve,
vorrei comprare ferri e chiodi, ne siamo rimasti sprovvisti.
La ragazzina
sorrideva dentro di sé, non gli avrebbe mai dato un bel niente. I nostri materiali sono per nostro uso, non
sono in vendita. Gli rispose categorica. Se ne stava andando quando il
cavaliere la sorprese con la sua richiesta. Allora
venga al castello e ferri i miei cavalli, la pagherò molto generosamente.
Eloise si
bloccò. Non vedeva l’ora di entrare oltre la muraglia che le impediva di vedere
i lavori. Attese solo un attimo. Sarò
pronta in due minuti.
Cavalcavano
trottando fianco a fianco ma nessuno dei due parlava. Ci vollero due ore buone
per raggiungere le stalle. Senza indugiare Eloise prese gli attrezzi e per due
ore buone svolse il suo lavoro in modo impeccabile sotto gli occhi di sir
Power.
Eloise era
sudata e rossa in viso, le mani sporche e i capelli che le erano sfuggiti alla
treccia, indossava dei semplici pantaloni sotto il ginocchio e una camiciola
senza maniche. Nessuna delle donne che l’uomo conosceva si sarebbe mai mostrata
in simile abbigliamento. La stava osservando da due ore e non si capacitava
della bellezza di quella ragazzina. Gli venne l’istinto di farle una carezza ma
sapeva bene che avrebbe assaggiato il suo pugnale se solo le si fosse
avvicinato più del necessario. Estrasse la borsa con le monete e pagò per il
lavoro.
Un cavallo
arrivò al galoppo ed Eloise riconobbe Oliver. Gli sorrise. Buon pomeriggio Oliver, felice di vederti. Il nuovo arrivato scese
da cavallo e le fece un ridicolo inchino. I due risero come se si conoscessero
da sempre o come ci fosse qualcosa fra loro.
Sir Power li
osservava e sentiva montare rabbia dentro di sé. Cercò di trattenere quello che
provava. Deve dirmi qualcosa, sir Oliver?
Gli chiese in tono secco. I due si erano dimenticati di lui e alzarono
contemporaneamente lo sguardo. Non sfuggì loro la fronte corrucciata e le
labbra serrate del cavaliere.
Sono venuto a cercarla, sono una
guardia addetta alla sua sicurezza e lei si è allontanato senza avvisare
nessuno. L’accompagno al castello. Gli disse.
Ci arrivo da solo al castello. Spronò il cavallo e si allontanò.
Lo
osservarono allontanarsi come se fosse inseguito.
La muraglia
non distava molto e la ragazzina la osservava con sguardo penetrante, come se
potesse trapassare con gli occhi quei blocchi di pietra che delimitavano una
vasta zona.
Ancora non posso portarti oltre le
mura, non ho ancora chiesto il permesso e non ho più avuto nemmeno un giorno
libero. Non ho dimenticato la mia promessa e molto presto ti porterò di là. Le disse vedendo la delusione sul
volto della ragazzina.
Questa notte i lamenti del fantasma
hanno tenuto svegli un sacco di persone, tu li hai sentiti? Le chiese l’uomo.
Io li sento sempre. Mi entrano nella
testa e a volte ho l’impressione che il Fantasma Rosa voglia parlarmi, ma
ancora non riesco a capirla. Ma sento che è molto triste, o arrabbiata, o
delusa. Gli rispose
bisbigliando.
Il sole
stava tramontando e lei aveva parecchia strada per tornare a casa. Oliver non
poteva accompagnarla e gli dispiaceva lasciarla tornare da sola.
Conosco la strada, non ti
preoccupare. Vai dal tuo padrone. Salì in sella a Beatrice e la spinse al galoppo, voleva
allontanarsi da quel posto il più in fretta possibile.
Oliver
rimase a guardare finchè non scomparve alla sua vista. Un vero cavaliere non
l’avrebbe lasciata tornare da sola, e solo perché non era una dama della corte
del re non doveva essere trattata in quel modo. Si risentì parecchio con se
stesso ma non aveva ancora finito il suo turno di guardia.
Imprecò fra
i denti e raggiunse il castello. Aveva qualcosa da rimproverare al suo padrone. Una fanciulla non si poteva
trattare così!
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