venerdì 28 settembre 2018

ELOISE


ELOISE

P. QUARANTA E QUARANTUNO



Fu una notte di allegria e di grandi bevute. Era quasi l’alba quando i suonatori rimisero a posto i loro strumenti e, alticci presero la strada di casa.
Eloise e i suoi genitori avevano raggiunto la loro casa quando un cavallo arrivò al galoppo. Troppo stanchi per spaventarsi aspettarono di vedere chi fosse. La loro era la prima casa del villaggio e capitava spesso che dei viandanti si fermassero per chiedere informazioni.
Allen scese dalla sella ancora prima che il cavallo si arrestasse. Abbiamo bisogno di aiuto. Ci serve un carro, siamo stati attaccati da alcuni briganti e abbiamo dei feriti. Disse col fiato corto.
Eloise corse alla rimessa e preparò il cavallo attaccato al carro. Suo padre la raggiunse a cassetta e seguirono il cavaliere.
Il cuore della ragazza batteva all’impazzata, pensieri terribili le riempivano la testa, era preoccupata per Oliver, se non fosse stato ferito sarebbe venuto lui a chiedere aiuto.
Ci volle quasi un’ora per raggiungere il luogo dell’agguato. Eloise saltò giù dal carro e prese la sacca con i medicamenti, anche se ancora non sapeva cosa servisse.
Due uomini erano distesi e molto sangue circondava i loro corpi privi di sensi. Li raggiunse di corsa e si inginocchiò sentendo le ginocchia che si sbucciavano.
Sir Power e Oliver erano svenuti e avevano ferite da taglio. Osservò attentamente i due, doveva decidere chi aiutare per primo e decise di occuparsi di sir Power che le pareva il più grave.
Che ci fate ancora qui? Non dovreste già essere al castello? Disse lei rabbiosa.
Allen la osservava mentre strappava la camicia di sir Power e tamponava la ferita. Non era grave ma il colpo in testa che aveva preso cadendo da cavallo lo aveva stordito, era svenuto e non si era più ripreso.
Bagnagli la fronte con acqua fresca e finisci la fasciatura. Disse ad Allen mentre andava ad occuparsi di Oliver.
Il suo amico aveva una profonda ferita all’addome e aveva perso molto sangue. Buon dio! Ma cosa è successo? Eloise aveva le mani sporche di sangue mentre suo padre aiutava a mettere sir Power ancora svenuto sul carro. Pulì sommariamente la ferita di Oliver e lo fasciò come meglio poteva. Lo caricarono con molta delicatezza sul carro e trasportarono i due feriti al castello.
Il mattino era sorto da poco quando entrarono dal grande portone, Allen e Steven portarono i due nella piccola infermeria del campo.
Non avevano ancora ripreso conoscenza quando entrò l’uomo che prese in mano la situazione.
L’abito nuovo di Eloise era macchiato e strappato. Trovò una botte per lavarsi viso e mani e sciacquò anche le ginocchia che sanguinavano. All’entrata dell’infermeria Steven e Leroi montavano la guardia. Allen si avvicinò alla ragazza che si asciugava le mani nel suo bellissimo ma ormai rovinato abito.
Cos’è successo. Chiese loro con voce stanca. Siamo stati assaliti di sorpresa, non riesco a capire come sia potuto succedere. Hanno subito attaccato sir Power mentre Oliver, che era il più vicino ha cercato di difenderlo, ma erano tre contro uno, il nostro capo era già stato sbalzato da sella e giaceva in terra. Prima di perdere i sensi ci ha ordinato di inseguirli e abbiamo lasciato Steven di guardia. Li abbiamo cercati per parecchio tempo ma non li abbiamo trovati e il buio ha coperto le loro tracce se ne hanno lasciate. Quando sono ritornato ho visto i feriti e sono corso a casa sua per chiedere aiuto, il resto lo sa.
So che non è il primo agguato che subisce sir Power. Cosa possono volere? Perché la sua vita è così in pericolo? Disse più a se stessa.
Il medico uscì dall’infermeria e si lavò le mani sporche di sangue. Sir Power avrà un gran mal di testa per alcuni giorni, ma l’altro avrà bisogno di più tempo per rimettersi. La guardia ha subito una profonda ferita che non ha intaccato organi vitali ma c’è la possibilità che si infetti, e allora…
Tom posò una mano sulla spalla della figlia. Siamo tutti stanchi, piccola. Torniamo a casa, qui è tutto sotto controllo e il tuo amico si riprenderà, ne sono sicuro. Le disse premuroso.
Eloise si rivolse ad Allen. Potrò venire a trovarlo? Gli chiese speranzosa. Certamente, e le garantisco che mi assicurerò personalmente che venga curato a dovere. Ora torni a casa e si riposi, ha fatto tanto per noi e le sono veramente riconoscente.
Tutto ad un tratto la stanchezza della notte passata e le emozioni subite le fecero quasi piegare le gambe. Tom se ne avvide e la accompagnò sul carro.
Si addormentò con la testa poggiata alla spalla di suo padre e non si accorse nemmeno della strada del ritorno.
Sua madre l’aiutò a scendere e la spogliò gentilmente, accompagnandola a letto e aspettando che si addormentasse.
Rose raggiunse suo marito, stravolto dalla stanchezza e dal viaggio. Avrebbe voluto conoscere ogni particolare ma quello che leggeva negli occhi del suo uomo la fece tacere, aiutò anche lui a mettersi a letto e anche lei si coricò, finalmente la sua famiglia era ancora riunita e lei sospirò addormentandosi abbracciata a lui.






 Eloise si svegliò che il pomeriggio era appena cominciato. Era giorno di riposo, in tanti al villaggio dovevano smaltire stanchezza e sbornia.
Raggiunse sua madre che era in cucina con la tavola apparecchiata. Sorrise a sua figlia e le servì da mangiare. La osservava, spettinata e con gli occhi gonfi, si rese conto una volta di più di quanto fosse bella, se non fosse stata così cocciuta e indipendente sarebbe già stata promessa in sposa a qualche ragazzo del villaggio. Sospirò, ben sapendo che nessuno avrebbe potuto farle fare qualcosa che non voleva.
Vado a fare una cavalcata con Beatrice. Disse alla madre. Avrebbe voluto correre al castello per vedere come stava Oliver ma sapeva bene che il suo amico aveva bisogno di riposo, doveva avere pazienza qualche giorno.
Come al solito, lasciò libera la cavalla di andare dove voleva, ben sapendo che l’avrebbe condotta all’ansa del fiume.
Si sedette come faceva ogni volta sul masso lucido sotto le fronde del grande albero. Soltanto gli uccelli con i loro canti le facevano compagnia, mentre le onde leggere dell’acqua sembravano fare da coro.
Chiuse gli occhi. Prepotente la scena del suo primo bacio le si ripresentò. Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno ma il ricordo di quel bacio e delle emozioni che aveva provato erano state talmente forti che non riusciva a dimenticarle. Si arrabbiava con se stessa ogni volta che ci pensava, ed ora, proprio lì dove era successo lasciò che la mente le rimandasse quello che fino ad allora aveva tenuto ben chiuso in fondo al suo cuore.
Le braccia di sir Power erano state gentili, le sue labbra sapevano di fresco e le aveva aperto le sue con delicatezza. I suoi capezzoli si erano induriti e una strana debolezza le aveva preso le gambe. Per pochi attimi aveva chiuso gli occhi e immaginato di essere la sua innamorata. Era stato proprio questo pensiero che l’aveva destata di colpo. Quell’uomo non avrebbe mai potuto essere niente per lei, e lei non voleva essere solo una ragazza da usare.
Si accorse con sgomento che alcune lacrime le erano scese e aveva le guance bagnate. Le asciugò con decisione senza capirne il significato.
Era molto semplice, dopotutto, disse a se stessa, anche lei desiderava innamorarsi, avere un uomo tutto per sé, per poter rivivere le emozioni che solo il vero amore può dare. Aveva quasi quattordici anni e i suoi genitori insistevano spesso velatamente e spesso più apertamente sul fatto che doveva decidersi o sarebbe rimasta zitella.
Pensò a Oliver, non era sprovveduta ed aveva capito che lui provava qualcosa per lei, ma lei, lei cosa provava per lui? Cosa voleva? Era facile rispondere, lei non lo amava, gli voleva bene perché era il suo unico e vero amico, ma l’amicizia non bastava per costruire una vita insieme. Dio come le sarebbe piaciuto riuscire ad amarlo, ma il suo cuore sembrava chiuso all’amore. Non ho fretta. Pensò fra sé, arriverà anche per me l’uomo giusto. Sorrise alla sua ombra mentre il profumo di rosa la avvolgeva come una nuvola variopinta.
Era il primo giorno di ottobre quando Eloise in sella a Beatrice oltrepassò il varco del castello. Presto sarebbe stato provvisto di un solido portone e per entrare ci sarebbe voluto il permesso del padrone.
Allen l’aveva vista arrivare e l’accompagnò alle stalle. Lasciata Beatrice fu accompagnata nella baracca delle guardie.
Oliver era seduto col torace fasciato, era ancora debole ma il suo viso si illuminò di un sorriso quando la vide. Vi lascio soli. Disse Allen prima di uscire sorridendo.
Eloise scrutava il suo amico cercando di capire come stesse davvero. L’uomo rise imbarazzato.  Hai finito l’ispezione? Sto bene e presto riprenderò il mio lavoro. So che ti devo molto. Le disse di buon umore.
Mi hai fatto prendere un bello spavento! Gli rispose. Erano imbarazzati e non lo erano mai stati. Ci pensò Allen a toglierli dall’impasse. Sir Power chiede di vederti, dovrei accompagnarti da lui. Oliver serrò le labbra ma non disse niente. La sua amica era venuta per lui. Tranquilla, ti aspetto qui e se ritardi vengo a salvarti dalle sue grinfie! Cercò di scherzare.
 Il cavaliere era seduto al tavolo. Due boccali erano su un vassoio e fece cenno alla ragazza di sedersi, mentre Allen usciva e rimaneva di guardia.
Eloise lo osservava, l’uomo aveva un occhio nero e la cicatrice sembrava più evidente nel pallore del viso.
La ringrazio, miss Eloise. Mi hanno detto che è stata la prima a soccorrermi e ad aiutarci insieme a suo padre. Vorrei ricambiare in qualche modo. Disse con voce bassa.
Eloise prese fiato e gli rispose. Dalle nostre parti è usanza aiutare chi ha bisogno, e lo facciamo senza volere niente in cambio, sarebbe piuttosto sconveniente. Credo che lei, sir Power abbia molto da imparare sugli usi e costumi di quella che ritiene la sua gente. Sono contenta che si stia riprendendo e sarebbe meglio che scoprisse chi vuole la sua morte o prima o poi ci riusciranno a toglierla di mezzo. Era stata sfacciata ma non le importava proprio niente di lui. Aveva messo a rischio la vita di Oliver e delle sue guardie. Mi risulta che lei sia un protetto del re, come lo fu in passato il padrone di questo castello, veda di non fare la sua stessa fine.
Era andata oltre, ne era consapevole e si aspettava una secca replica dell’uomo che rimaneva zitto e la osservava.
Signorina sotuttoio, crede che non lo sappia? Ne porto i segni sul corpo ed ogni volta che mi guardo allo specchio questa ferita me lo ricorda inesorabilmente. L’ho convocata per ringraziare lei e suo padre e non per ascoltare la predica da una mocciosa. Si stava alterando e la cicatrice aveva cambiato colore.
I boccali non erano stati nemmeno toccati. Eloise era in piedi, teneva i pugni chiusi e una rabbia inconsulta la invadeva.
Le auguro ogni bene, sir Power. E uscì senza averne ancora ricevuto il permesso.



 Foto dal web - proprietà e diritti riservati di Milena Ziletti

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