ELOISE
P. QUARANTA E QUARANTUNO
Fu una notte
di allegria e di grandi bevute. Era quasi l’alba quando i suonatori rimisero a
posto i loro strumenti e, alticci presero la strada di casa.
Eloise e i
suoi genitori avevano raggiunto la loro casa quando un cavallo arrivò al
galoppo. Troppo stanchi per spaventarsi aspettarono di vedere chi fosse. La
loro era la prima casa del villaggio e capitava spesso che dei viandanti si
fermassero per chiedere informazioni.
Allen scese
dalla sella ancora prima che il cavallo si arrestasse. Abbiamo bisogno di aiuto. Ci serve un carro, siamo stati attaccati da
alcuni briganti e abbiamo dei feriti. Disse col fiato corto.
Eloise corse
alla rimessa e preparò il cavallo attaccato al carro. Suo padre la raggiunse a
cassetta e seguirono il cavaliere.
Il cuore
della ragazza batteva all’impazzata, pensieri terribili le riempivano la testa,
era preoccupata per Oliver, se non fosse stato ferito sarebbe venuto lui a
chiedere aiuto.
Ci volle
quasi un’ora per raggiungere il luogo dell’agguato. Eloise saltò giù dal carro
e prese la sacca con i medicamenti, anche se ancora non sapeva cosa servisse.
Due uomini
erano distesi e molto sangue circondava i loro corpi privi di sensi. Li
raggiunse di corsa e si inginocchiò sentendo le ginocchia che si sbucciavano.
Sir Power e
Oliver erano svenuti e avevano ferite da taglio. Osservò attentamente i due,
doveva decidere chi aiutare per primo e decise di occuparsi di sir Power che le
pareva il più grave.
Che ci fate ancora qui? Non dovreste
già essere al castello? Disse lei rabbiosa.
Allen la
osservava mentre strappava la camicia di sir Power e tamponava la ferita. Non
era grave ma il colpo in testa che aveva preso cadendo da cavallo lo aveva
stordito, era svenuto e non si era più ripreso.
Bagnagli la fronte con acqua fresca e
finisci la fasciatura. Disse ad Allen mentre andava ad occuparsi di Oliver.
Il suo amico
aveva una profonda ferita all’addome e aveva perso molto sangue. Buon dio! Ma cosa è successo? Eloise
aveva le mani sporche di sangue mentre suo padre aiutava a mettere sir Power
ancora svenuto sul carro. Pulì sommariamente la ferita di Oliver e lo fasciò
come meglio poteva. Lo caricarono con molta delicatezza sul carro e
trasportarono i due feriti al castello.
Il mattino
era sorto da poco quando entrarono dal grande portone, Allen e Steven portarono
i due nella piccola infermeria del campo.
Non avevano
ancora ripreso conoscenza quando entrò l’uomo che prese in mano la situazione.
L’abito
nuovo di Eloise era macchiato e strappato. Trovò una botte per lavarsi viso e
mani e sciacquò anche le ginocchia che sanguinavano. All’entrata
dell’infermeria Steven e Leroi montavano la guardia. Allen si avvicinò alla
ragazza che si asciugava le mani nel suo bellissimo ma ormai rovinato abito.
Cos’è successo. Chiese loro con voce stanca. Siamo stati assaliti di sorpresa, non riesco
a capire come sia potuto succedere. Hanno subito attaccato sir Power mentre
Oliver, che era il più vicino ha cercato di difenderlo, ma erano tre contro
uno, il nostro capo era già stato sbalzato da sella e giaceva in terra. Prima
di perdere i sensi ci ha ordinato di inseguirli e abbiamo lasciato Steven di
guardia. Li abbiamo cercati per parecchio tempo ma non li abbiamo trovati e il
buio ha coperto le loro tracce se ne hanno lasciate. Quando sono ritornato ho
visto i feriti e sono corso a casa sua per chiedere aiuto, il resto lo sa.
So che non è il primo agguato che
subisce sir Power. Cosa possono volere? Perché la sua vita è così in pericolo? Disse più a se stessa.
Il medico
uscì dall’infermeria e si lavò le mani sporche di sangue. Sir Power avrà un gran mal di testa per alcuni giorni, ma l’altro avrà
bisogno di più tempo per rimettersi. La guardia ha subito una profonda ferita
che non ha intaccato organi vitali ma c’è la possibilità che si infetti, e
allora…
Tom posò una
mano sulla spalla della figlia. Siamo
tutti stanchi, piccola. Torniamo a casa, qui è tutto sotto controllo e il tuo
amico si riprenderà, ne sono sicuro. Le disse premuroso.
Eloise si
rivolse ad Allen. Potrò venire a
trovarlo? Gli chiese speranzosa. Certamente,
e le garantisco che mi assicurerò personalmente che venga curato a dovere. Ora
torni a casa e si riposi, ha fatto tanto per noi e le sono veramente
riconoscente.
Tutto ad un
tratto la stanchezza della notte passata e le emozioni subite le fecero quasi
piegare le gambe. Tom se ne avvide e la accompagnò sul carro.
Si
addormentò con la testa poggiata alla spalla di suo padre e non si accorse
nemmeno della strada del ritorno.
Sua madre
l’aiutò a scendere e la spogliò gentilmente, accompagnandola a letto e
aspettando che si addormentasse.
Rose
raggiunse suo marito, stravolto dalla stanchezza e dal viaggio. Avrebbe voluto
conoscere ogni particolare ma quello che leggeva negli occhi del suo uomo la
fece tacere, aiutò anche lui a mettersi a letto e anche lei si coricò,
finalmente la sua famiglia era ancora riunita e lei sospirò addormentandosi
abbracciata a lui.
Eloise si svegliò che il pomeriggio era appena
cominciato. Era giorno di riposo, in tanti al villaggio dovevano smaltire
stanchezza e sbornia.
Raggiunse
sua madre che era in cucina con la tavola apparecchiata. Sorrise a sua figlia e
le servì da mangiare. La osservava, spettinata e con gli occhi gonfi, si rese
conto una volta di più di quanto fosse bella, se non fosse stata così cocciuta
e indipendente sarebbe già stata promessa in sposa a qualche ragazzo del
villaggio. Sospirò, ben sapendo che nessuno avrebbe potuto farle fare qualcosa
che non voleva.
Vado a fare una cavalcata con
Beatrice. Disse alla
madre. Avrebbe voluto correre al castello per vedere come stava Oliver ma
sapeva bene che il suo amico aveva bisogno di riposo, doveva avere pazienza
qualche giorno.
Come al
solito, lasciò libera la cavalla di andare dove voleva, ben sapendo che
l’avrebbe condotta all’ansa del fiume.
Si sedette
come faceva ogni volta sul masso lucido sotto le fronde del grande albero.
Soltanto gli uccelli con i loro canti le facevano compagnia, mentre le onde
leggere dell’acqua sembravano fare da coro.
Chiuse gli
occhi. Prepotente la scena del suo primo bacio le si ripresentò. Non lo avrebbe
mai ammesso con nessuno ma il ricordo di quel bacio e delle emozioni che aveva
provato erano state talmente forti che non riusciva a dimenticarle. Si
arrabbiava con se stessa ogni volta che ci pensava, ed ora, proprio lì dove era
successo lasciò che la mente le rimandasse quello che fino ad allora aveva
tenuto ben chiuso in fondo al suo cuore.
Le braccia
di sir Power erano state gentili, le sue labbra sapevano di fresco e le aveva
aperto le sue con delicatezza. I suoi capezzoli si erano induriti e una strana
debolezza le aveva preso le gambe. Per pochi attimi aveva chiuso gli occhi e
immaginato di essere la sua innamorata. Era stato proprio questo pensiero che
l’aveva destata di colpo. Quell’uomo non avrebbe mai potuto essere niente per
lei, e lei non voleva essere solo una ragazza da usare.
Si accorse
con sgomento che alcune lacrime le erano scese e aveva le guance bagnate. Le
asciugò con decisione senza capirne il significato.
Era molto
semplice, dopotutto, disse a se stessa, anche lei desiderava innamorarsi, avere
un uomo tutto per sé, per poter rivivere le emozioni che solo il vero amore può
dare. Aveva quasi quattordici anni e i suoi genitori insistevano spesso
velatamente e spesso più apertamente sul fatto che doveva decidersi o sarebbe
rimasta zitella.
Pensò a
Oliver, non era sprovveduta ed aveva capito che lui provava qualcosa per lei,
ma lei, lei cosa provava per lui? Cosa voleva? Era facile rispondere, lei non
lo amava, gli voleva bene perché era il suo unico e vero amico, ma l’amicizia
non bastava per costruire una vita insieme. Dio come le sarebbe piaciuto
riuscire ad amarlo, ma il suo cuore sembrava chiuso all’amore. Non ho fretta. Pensò fra sé, arriverà anche per me l’uomo giusto.
Sorrise alla sua ombra mentre il profumo di rosa la avvolgeva come una nuvola
variopinta.
Era il primo
giorno di ottobre quando Eloise in sella a Beatrice oltrepassò il varco del
castello. Presto sarebbe stato provvisto di un solido portone e per entrare ci
sarebbe voluto il permesso del padrone.
Allen
l’aveva vista arrivare e l’accompagnò alle stalle. Lasciata Beatrice fu
accompagnata nella baracca delle guardie.
Oliver era
seduto col torace fasciato, era ancora debole ma il suo viso si illuminò di un
sorriso quando la vide. Vi lascio soli.
Disse Allen prima di uscire sorridendo.
Eloise
scrutava il suo amico cercando di capire come stesse davvero. L’uomo rise
imbarazzato. Hai finito l’ispezione? Sto bene e presto
riprenderò il mio lavoro. So che ti devo molto. Le disse di buon umore.
Mi hai fatto prendere un bello
spavento! Gli rispose.
Erano imbarazzati e non lo erano mai stati. Ci pensò Allen a toglierli
dall’impasse. Sir Power chiede di
vederti, dovrei accompagnarti da lui. Oliver serrò le labbra ma non disse
niente. La sua amica era venuta per lui. Tranquilla,
ti aspetto qui e se ritardi vengo a salvarti dalle sue grinfie! Cercò di
scherzare.
Il cavaliere era seduto al tavolo. Due boccali
erano su un vassoio e fece cenno alla ragazza di sedersi, mentre Allen usciva e
rimaneva di guardia.
Eloise lo
osservava, l’uomo aveva un occhio nero e la cicatrice sembrava più evidente nel
pallore del viso.
La ringrazio, miss Eloise. Mi hanno
detto che è stata la prima a soccorrermi e ad aiutarci insieme a suo padre.
Vorrei ricambiare in qualche modo. Disse con voce bassa.
Eloise prese
fiato e gli rispose. Dalle nostre parti è
usanza aiutare chi ha bisogno, e lo facciamo senza volere niente in cambio,
sarebbe piuttosto sconveniente. Credo che lei, sir Power abbia molto da
imparare sugli usi e costumi di quella che ritiene la sua gente. Sono contenta
che si stia riprendendo e sarebbe meglio che scoprisse chi vuole la sua morte o
prima o poi ci riusciranno a toglierla di mezzo. Era stata sfacciata ma non
le importava proprio niente di lui. Aveva messo a rischio la vita di Oliver e
delle sue guardie. Mi risulta che lei sia
un protetto del re, come lo fu in passato il padrone di questo castello, veda
di non fare la sua stessa fine.
Era andata
oltre, ne era consapevole e si aspettava una secca replica dell’uomo che
rimaneva zitto e la osservava.
Signorina sotuttoio, crede che non lo
sappia? Ne porto i segni sul corpo ed ogni volta che mi guardo allo specchio
questa ferita me lo ricorda inesorabilmente. L’ho convocata per ringraziare lei
e suo padre e non per ascoltare la predica da una mocciosa. Si stava alterando e la cicatrice
aveva cambiato colore.
I boccali
non erano stati nemmeno toccati. Eloise era in piedi, teneva i pugni chiusi e
una rabbia inconsulta la invadeva.
Le auguro ogni bene, sir Power. E uscì senza averne ancora ricevuto
il permesso.
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