ELOISE
P. VENTISEI E VENTISETTE
Nella grotta
umida arrivava l’ululato del vento. Era il primo temporale estivo, anche se la
vera estate sarebbe arrivata di lì a poco. I due occupanti stavano in silenzio
mentre i cavalli scalpitavano e si agitavano ad ogni tuono.
Vorrei presentarmi se me lo permette.
Esordì l’uomo. Mi chiamo Oliver Stannon e lavoro per sir
Power, so che lo conosce. Posso sapere il suo nome? Le chiese gentilmente.
Eloise
stringeva il pugnale che teneva in vita. Mi
chiamo Eloise e sono la figlia del fabbro. E non aggiunse altro.
Fuori il
temporale infuriava con un’intensità incredibile. Era sempre così con i
temporali estivi e i primi della stagione erano i peggiori.
Il tempo
passava lentamente nel silenzio interrotto solo dai suoni della natura.
L’uomo
osservava la ragazzina cercando di non essere troppo invadente, aveva capito
che lei non aveva nessuna voglia di parlare con lui. Si accorse che aveva
cominciato a tremare, era ancora fradicia e i vestiti le si appiccicavano
addosso mentre l’aria fredda entrava dall’apertura. I lunghi capelli scendevano
attorcigliati mentre lei cercava di raccoglierli con le mani che le tremavano.
Oliver si
alzò e prese dalla sacca una coperta. Dovrebbe
togliersi gli abiti bagnati o si prenderà un accidente. Prenda, io non guarderò
mentre si spoglia e si copre con la coperta. Gliela portò e si allontanò
come aveva promesso.
Eloise non
si fidava ma era ghiacciata e fradicia e il tremore non accennava a diminuire.
Non lasciò il pugnale mentre si spogliava e si avvolgeva la coperta, un po’ di
calore le ridiede anche un po’ di colore al viso, anche se non riusciva a
smettere di tremare. Si può voltare ora,
se vuole. Gli disse battendo i denti. Si sedette contro la parete cercando
di trattenere tutto il calore che poteva.
Ho saputo che si è scontrata con le
guardie del castello. Posso sapere a che proposito? Chiese quasi non curante.
Il suo padrone, sir Power mi ha
proibito di mettere piede sia al castello che nei dintorni e loro hanno
eseguito i suoi ordini. Volevo solo parlare coi responsabili dei lavori, ma ora
è tutto inutile. Gli
rispose rassegnata.
Può dirlo a me, le assicuro che posso
fare qualcosa.
Ribadì l’uomo.
Eloise lo
osservava, la luce era scarsa e lei non riusciva a vederlo bene in volto. Fuori
la bufera cominciava a placarsi. Lei sospirò aspettando il momento di uscire
sotto il sole.
La pioggia e
il vento erano cessati ma il cielo rimaneva nuvoloso. Doveva tornare a casa ma
era talmente intirizzita che non riusciva a muovere le gambe.
Oliver si
alzò e le si avvicinò. Sarà meglio se
l’accompagno a casa o si farà buio. Le disse allungandole la mano. Eloise
sentiva tutto il corpo tremare e non riusciva a non battere i denti. Capì che
aveva bisogno di aiuto. Si alzò avvolta dalla coperta e raccolse i suoi vestiti
infilandoli nella sella. Prese le redini di Beatrice e uscì dalla grotta
seguita dall’uomo.
Alzò gli
occhi al cielo e maledisse le nuvole che coprivano il sole, sentiva un freddo
intenso nelle ossa.
Oliver non
le staccava gli occhi da dosso. Le si avvicinò. Si fidi di me, miss Eloise, le prometto che la porto a casa, le do la
mia parola che voglio solo aiutarla.
Eloise capì
che non poteva rifiutare. Salirono sul cavallo dell’uomo, Oliver teneva Eloise
davanti a sé, sentiva i brividi della ragazza ma nemmeno un lamento uscì dalle
sue labbra. I corpi erano vicini e si scaldavano a vicenda, mai la ragazzina
era stata così vicino ad un uomo e cercava di stare eretta ben sapendo che il
contatto era inevitabile.
Non
parlarono durante il tragitto. Oliver assorbiva il profumo di rosa intriso nei
capelli della ragazzina. Era un corpo in esplosione e lei nemmeno se ne
accorgeva.
Si comportò
da vero gentiluomo e quando raggiunse la casa dei suoi genitori li vide fuori
ad aspettarli, li avevano visti arrivare.
Tom prese le
redini di Beatrice e Rose accolse sua figlia fra le braccia. Alzò il viso ad
incontrare lo sguardo del cavaliere e, faticosamente riuscì a ringraziarlo.
Oliver li
salutò, girò il cavallo e tornò al castello. Aveva nella mente il viso della
ragazzina, c’era qualcosa di particolare e ancora non riusciva a capire che
cosa lo avesse colpito a quel modo, dopotutto aveva posseduto donne di diverso
rango ed età, ma questa era davvero speciale. Conquisterò la tua fiducia. Pensò, mentre galoppava.
Rose preparò
un bagno di acqua calda e vi adagiò la figlia, cercò di farle recuperare quel
calore che aveva perso. L’aiutò a mettersi sotto le coperte e la lasciò
riposare.
Oliver
raggiunse la baracca di sir Power che era con gli altri suoi compagni.
Alla buon’ora! Credevo di dover
mandare qualcuno a cercarti! Lo accolse il suo capo. Lui non rispose, si servì del vino e
si sedette con loro.
Hai saputo qualcosa? Andò dritto al punto sir Power. Sei stato assente a lungo! Aggiunse.
La mia assenza è stata proficua. Ora
so perché la tua gente ce l’ha con te, avresti dovuto dar retta ad Eloise, o
almeno ascoltarla.
Gli rispose.
Sir Power
gli lanciò uno sguardo di fuoco. Hai
conosciuto la mocciosa? Volle sapere.
Oliver bevve
prima di rispondere. Il modo in cui il suo capo aveva apostrofato Eloise lo
aveva contrariato, cercò di riprendere il controllo. Sì, ho conosciuto miss Eloise e ho cercato di parlarle, lei non mi ha
detto una parola ma quello che interessa l’ho saputo nei vari villaggi. Pare
che qui viva un fantasma e la ragazzina sembra avere un contatto diretto, io
non lo sapevo ma lei, sir Power ne era al corrente. Ultimamente i lamenti di
questo fantasma che la gente del posto chiama il Fantasma Rosa ha fatto il giro
di tutti i villaggi. Pur non potendo uscire da questi ruderi i suoi lamenti
sono arrivati davvero molto lontano, e tutto per i lavori che si stanno
eseguendo. Riferì Oliver.
Sono tutte stupidaggini! Questo è il
mio castello e se davvero è abitato da un fantasma, beh! Dovrà farsene una
ragione e sloggiare.
Rispose piuttosto risentito.
Il castello è suo, le terre sono sue,
i contadini sono suoi ma non può pensare di possederne anche le usanze e la
loro anima! Io ho portato a termine il mio compito, le decisioni spettano al
padrone di tutto! Ribadì
piuttosto risentito Oliver.
Scese il
silenzio. Era innegabile che sir Power era molto risentito e nessuno fiatava.
Anche loro la notte precedente avevano udito i lamenti del fantasma, possibile
che il loro capo fosse l’unico a non averli sentiti?
Tornate ai vostri compiti. Disse brusco. Le sue guardie uscirono
scambiandosi sguardi interrogativi. Oliver era stanco, era stato via due giorni
e non vedeva l’ora di sdraiarsi per riposare. Raggiunse la baracca che divideva
con gli altri e cadde sulla sua branda addormentandosi quasi all’istante, non
prima che il volto della ragazzina e il calore del suo corpo così vicino al suo
non tornasse ad allietargli la mente.
Eloise, per
la prima volta nella sua vita si ammalò. La febbre le bruciava il corpo e dalla
sua bocca uscivano frasi senza senso. Sua madre non la lasciava nemmeno un
minuto e, dal delirio di sua figlia capì tante cose che fino ad allora aveva
solo sospettato. Ci volle una settimana prima che la ragazzina si alzasse dal
letto. Non si era mai sentita così debole. Sua madre la obbligava a mangiare e,
finalmente dopo alcuni giorni aveva recuperato le forze se non il colorito.
Erano
passate due settimane e, finalmente si poteva dire che Eloise fosse guarita.
Suo padre le aveva proibito di andare a bottega, anche se la sua mancanza si
faceva sentire, ma lui fu irremovibile.
Oliver
raggiunse la casa del fabbro e Rose lo aspettava fuori dalla porta. Buongiorno signora, sono passato a chiedere
se miss Eloise sta bene. La donna gli sorrise e, con fatica gli rispose ora si è ripresa, la ringrazio ancora per
avercela riportata. Se le vuole parlare la può raggiungere su quel sentiero, è
uscita per una passeggiata. Lasci il cavallo qui se vuole.
Raggiunse la
ragazzina che si era inoltrata in un boschetto. Sentendo i passi lei si voltò
e, per pura cortesia si fermò ad aspettarlo. L’uomo si accorse dello sguardo
poco amichevole ma fece un sorriso e la raggiunse.
Buongiorno, miss Eloise. Ero
preoccupato per lei ma vedo che sta bene. Esordì l’uomo.
La ragazza
non aveva voglia di parlare con nessuno ma gli doveva della riconoscenza. Sto bene, so che non ho avuto modo di
ringraziarla e lo faccio ora. Non c’era bisogno che venisse fin qui, credo che
abbia altro da fare. Sempre diretta, come al solito.
Oliver
cominciava a conoscerla e aveva capito che non sarebbe stato facile conquistare
la sua fiducia, ma c’era un argomento che doveva trattare con lei.
Le devo parlare, miss Eloise, può
fermarsi? Le chiese
gentilmente.
Si sedettero
su un masso, vicini ma senza mai sfiorarsi. Il profumo di rosa era delicato ma
si sentiva come se fossero circondati da un roseto.
Vorrei sapere cosa intendeva dire ai
responsabili dei lavori, le assicuro che mi interessa davvero. Il suo tono era sempre gentile,
quella ragazza avrebbe impiegato nemmeno mezzo minuto a lasciarlo nel boschetto
se solo avesse sospettato che non era sincero.
Lei lo
guardò dritto negli occhi. Non gli era mai capitato che una ragazzina di
nemmeno quattordici anni gli incutesse tanta soggezione. Forse era la sua
straordinaria bellezza, il suo acerbo fascino e si rese conto che gli sarebbe
bastato poco per innamorarsi di lei. Tenne per sé i suoi pensieri ed attese che
si decidesse a parlare.
Volevo solo dire a quei signori che
c’è un posto, fra quelle rovine che andrebbe preservato. Loro hanno il potere e
la capacità per farlo e lei ne sarebbe stata contenta. Sir Oliver, il Fantasma
Rosa se ne andrà un giorno dal castello ma solo alle sue condizioni. Non aggiunse altro.
Oliver
sapeva che quella ragazzina usava le parole con estrema parsimonia, al
contrario delle sue coetanee non si curava del proprio aspetto, diceva sempre
quello che pensava e non aveva paura di affrontare nemmeno il padrone del
castello e delle Terre. Era una ragazzina unica, e non consapevole delle sue
qualità.
E se l’accompagnassi io al castello?
Potrebbe dire a me quello che si deve fare, ed io le prometto che farò tutto
quello che è in mio potere per riuscirci, ma devo prima sapere di cosa si
tratta. Le rispose.
Torniamo a casa, le mostro una cosa. Gli disse. E con estrema semplicità
lo prese per mano e ritornarono a casa.
Possibile che non si renda conto
dell’emozione che mi trasmette? Pensò Oliver. Non si fece problemi ad essere visto in
atteggiamento così intimo.
Raggiunsero
la casa ed entrarono. Mi aspetti qui. Gli
disse semplicemente.
foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
Nessun commento:
Posta un commento