giovedì 20 settembre 2018

ELOISE


ELOISE

P. VENTISEI E VENTISETTE




Nella grotta umida arrivava l’ululato del vento. Era il primo temporale estivo, anche se la vera estate sarebbe arrivata di lì a poco. I due occupanti stavano in silenzio mentre i cavalli scalpitavano e si agitavano ad ogni tuono.
Vorrei presentarmi se me lo permette. Esordì l’uomo. Mi chiamo Oliver Stannon e lavoro per sir Power, so che lo conosce. Posso sapere il suo nome? Le chiese gentilmente.
Eloise stringeva il pugnale che teneva in vita. Mi chiamo Eloise e sono la figlia del fabbro. E non aggiunse altro.
Fuori il temporale infuriava con un’intensità incredibile. Era sempre così con i temporali estivi e i primi della stagione erano i peggiori.
Il tempo passava lentamente nel silenzio interrotto solo dai suoni della natura.
L’uomo osservava la ragazzina cercando di non essere troppo invadente, aveva capito che lei non aveva nessuna voglia di parlare con lui. Si accorse che aveva cominciato a tremare, era ancora fradicia e i vestiti le si appiccicavano addosso mentre l’aria fredda entrava dall’apertura. I lunghi capelli scendevano attorcigliati mentre lei cercava di raccoglierli con le mani che le tremavano.
Oliver si alzò e prese dalla sacca una coperta. Dovrebbe togliersi gli abiti bagnati o si prenderà un accidente. Prenda, io non guarderò mentre si spoglia e si copre con la coperta. Gliela portò e si allontanò come aveva promesso.
Eloise non si fidava ma era ghiacciata e fradicia e il tremore non accennava a diminuire. Non lasciò il pugnale mentre si spogliava e si avvolgeva la coperta, un po’ di calore le ridiede anche un po’ di colore al viso, anche se non riusciva a smettere di tremare. Si può voltare ora, se vuole. Gli disse battendo i denti. Si sedette contro la parete cercando di trattenere tutto il calore che poteva.
Ho saputo che si è scontrata con le guardie del castello. Posso sapere a che proposito? Chiese quasi non curante.
Il suo padrone, sir Power mi ha proibito di mettere piede sia al castello che nei dintorni e loro hanno eseguito i suoi ordini. Volevo solo parlare coi responsabili dei lavori, ma ora è tutto inutile. Gli rispose rassegnata.
Può dirlo a me, le assicuro che posso fare qualcosa. Ribadì l’uomo.
Eloise lo osservava, la luce era scarsa e lei non riusciva a vederlo bene in volto. Fuori la bufera cominciava a placarsi. Lei sospirò aspettando il momento di uscire sotto il sole.
La pioggia e il vento erano cessati ma il cielo rimaneva nuvoloso. Doveva tornare a casa ma era talmente intirizzita che non riusciva a muovere le gambe.
Oliver si alzò e le si avvicinò. Sarà meglio se l’accompagno a casa o si farà buio. Le disse allungandole la mano. Eloise sentiva tutto il corpo tremare e non riusciva a non battere i denti. Capì che aveva bisogno di aiuto. Si alzò avvolta dalla coperta e raccolse i suoi vestiti infilandoli nella sella. Prese le redini di Beatrice e uscì dalla grotta seguita dall’uomo.
Alzò gli occhi al cielo e maledisse le nuvole che coprivano il sole, sentiva un freddo intenso nelle ossa.
Oliver non le staccava gli occhi da dosso. Le si avvicinò. Si fidi di me, miss Eloise, le prometto che la porto a casa, le do la mia parola che voglio solo aiutarla.
Eloise capì che non poteva rifiutare. Salirono sul cavallo dell’uomo, Oliver teneva Eloise davanti a sé, sentiva i brividi della ragazza ma nemmeno un lamento uscì dalle sue labbra. I corpi erano vicini e si scaldavano a vicenda, mai la ragazzina era stata così vicino ad un uomo e cercava di stare eretta ben sapendo che il contatto era inevitabile.
Non parlarono durante il tragitto. Oliver assorbiva il profumo di rosa intriso nei capelli della ragazzina. Era un corpo in esplosione e lei nemmeno se ne accorgeva.
Si comportò da vero gentiluomo e quando raggiunse la casa dei suoi genitori li vide fuori ad aspettarli, li avevano visti arrivare.
Tom prese le redini di Beatrice e Rose accolse sua figlia fra le braccia. Alzò il viso ad incontrare lo sguardo del cavaliere e, faticosamente riuscì a ringraziarlo.
Oliver li salutò, girò il cavallo e tornò al castello. Aveva nella mente il viso della ragazzina, c’era qualcosa di particolare e ancora non riusciva a capire che cosa lo avesse colpito a quel modo, dopotutto aveva posseduto donne di diverso rango ed età, ma questa era davvero speciale. Conquisterò la tua fiducia. Pensò, mentre galoppava.
Rose preparò un bagno di acqua calda e vi adagiò la figlia, cercò di farle recuperare quel calore che aveva perso. L’aiutò a mettersi sotto le coperte e la lasciò riposare.
Oliver raggiunse la baracca di sir Power che era con gli altri suoi compagni.
Alla buon’ora! Credevo di dover mandare qualcuno a cercarti! Lo accolse il suo capo. Lui non rispose, si servì del vino e si sedette con loro.
Hai saputo qualcosa? Andò dritto al punto sir Power. Sei stato assente a lungo! Aggiunse.
La mia assenza è stata proficua. Ora so perché la tua gente ce l’ha con te, avresti dovuto dar retta ad Eloise, o almeno ascoltarla. Gli rispose.
Sir Power gli lanciò uno sguardo di fuoco. Hai conosciuto la mocciosa? Volle sapere.



Oliver bevve prima di rispondere. Il modo in cui il suo capo aveva apostrofato Eloise lo aveva contrariato, cercò di riprendere il controllo. Sì, ho conosciuto miss Eloise e ho cercato di parlarle, lei non mi ha detto una parola ma quello che interessa l’ho saputo nei vari villaggi. Pare che qui viva un fantasma e la ragazzina sembra avere un contatto diretto, io non lo sapevo ma lei, sir Power ne era al corrente. Ultimamente i lamenti di questo fantasma che la gente del posto chiama il Fantasma Rosa ha fatto il giro di tutti i villaggi. Pur non potendo uscire da questi ruderi i suoi lamenti sono arrivati davvero molto lontano, e tutto per i lavori che si stanno eseguendo. Riferì Oliver.
Sono tutte stupidaggini! Questo è il mio castello e se davvero è abitato da un fantasma, beh! Dovrà farsene una ragione e sloggiare. Rispose piuttosto risentito.
Il castello è suo, le terre sono sue, i contadini sono suoi ma non può pensare di possederne anche le usanze e la loro anima! Io ho portato a termine il mio compito, le decisioni spettano al padrone di tutto! Ribadì piuttosto risentito Oliver.
Scese il silenzio. Era innegabile che sir Power era molto risentito e nessuno fiatava. Anche loro la notte precedente avevano udito i lamenti del fantasma, possibile che il loro capo fosse l’unico a non averli sentiti?
Tornate ai vostri compiti. Disse brusco. Le sue guardie uscirono scambiandosi sguardi interrogativi. Oliver era stanco, era stato via due giorni e non vedeva l’ora di sdraiarsi per riposare. Raggiunse la baracca che divideva con gli altri e cadde sulla sua branda addormentandosi quasi all’istante, non prima che il volto della ragazzina e il calore del suo corpo così vicino al suo non tornasse ad allietargli la mente.
Eloise, per la prima volta nella sua vita si ammalò. La febbre le bruciava il corpo e dalla sua bocca uscivano frasi senza senso. Sua madre non la lasciava nemmeno un minuto e, dal delirio di sua figlia capì tante cose che fino ad allora aveva solo sospettato. Ci volle una settimana prima che la ragazzina si alzasse dal letto. Non si era mai sentita così debole. Sua madre la obbligava a mangiare e, finalmente dopo alcuni giorni aveva recuperato le forze se non il colorito.
Erano passate due settimane e, finalmente si poteva dire che Eloise fosse guarita. Suo padre le aveva proibito di andare a bottega, anche se la sua mancanza si faceva sentire, ma lui fu irremovibile.
Oliver raggiunse la casa del fabbro e Rose lo aspettava fuori dalla porta. Buongiorno signora, sono passato a chiedere se miss Eloise sta bene. La donna gli sorrise e, con fatica gli rispose ora si è ripresa, la ringrazio ancora per avercela riportata. Se le vuole parlare la può raggiungere su quel sentiero, è uscita per una passeggiata. Lasci il cavallo qui se vuole.
Raggiunse la ragazzina che si era inoltrata in un boschetto. Sentendo i passi lei si voltò e, per pura cortesia si fermò ad aspettarlo. L’uomo si accorse dello sguardo poco amichevole ma fece un sorriso e la raggiunse.
Buongiorno, miss Eloise. Ero preoccupato per lei ma vedo che sta bene. Esordì l’uomo.
La ragazza non aveva voglia di parlare con nessuno ma gli doveva della riconoscenza. Sto bene, so che non ho avuto modo di ringraziarla e lo faccio ora. Non c’era bisogno che venisse fin qui, credo che abbia altro da fare. Sempre diretta, come al solito.
Oliver cominciava a conoscerla e aveva capito che non sarebbe stato facile conquistare la sua fiducia, ma c’era un argomento che doveva trattare con lei.
Le devo parlare, miss Eloise, può fermarsi? Le chiese gentilmente.
Si sedettero su un masso, vicini ma senza mai sfiorarsi. Il profumo di rosa era delicato ma si sentiva come se fossero circondati da un roseto.
Vorrei sapere cosa intendeva dire ai responsabili dei lavori, le assicuro che mi interessa davvero. Il suo tono era sempre gentile, quella ragazza avrebbe impiegato nemmeno mezzo minuto a lasciarlo nel boschetto se solo avesse sospettato che non era sincero.
Lei lo guardò dritto negli occhi. Non gli era mai capitato che una ragazzina di nemmeno quattordici anni gli incutesse tanta soggezione. Forse era la sua straordinaria bellezza, il suo acerbo fascino e si rese conto che gli sarebbe bastato poco per innamorarsi di lei. Tenne per sé i suoi pensieri ed attese che si decidesse a parlare.
Volevo solo dire a quei signori che c’è un posto, fra quelle rovine che andrebbe preservato. Loro hanno il potere e la capacità per farlo e lei ne sarebbe stata contenta. Sir Oliver, il Fantasma Rosa se ne andrà un giorno dal castello ma solo alle sue condizioni. Non aggiunse altro.
Oliver sapeva che quella ragazzina usava le parole con estrema parsimonia, al contrario delle sue coetanee non si curava del proprio aspetto, diceva sempre quello che pensava e non aveva paura di affrontare nemmeno il padrone del castello e delle Terre. Era una ragazzina unica, e non consapevole delle sue qualità.
E se l’accompagnassi io al castello? Potrebbe dire a me quello che si deve fare, ed io le prometto che farò tutto quello che è in mio potere per riuscirci, ma devo prima sapere di cosa si tratta. Le rispose.
Torniamo a casa, le mostro una cosa. Gli disse. E con estrema semplicità lo prese per mano e ritornarono a casa.
Possibile che non si renda conto dell’emozione che mi trasmette? Pensò Oliver. Non si fece problemi ad essere visto in atteggiamento così intimo.
Raggiunsero la casa ed entrarono. Mi aspetti qui. Gli disse semplicemente.




 foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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