martedì 11 settembre 2018

ELOISE


ELOISE

P. 9 E 10




Eloise non stava nella pelle. Aveva promesso a sua madre che le avrebbe raccontato la storia e, a cena finita le si mise di fronte. Gli occhi le brillavano mentre le raccontava quello che aveva scoperto, dei ritratti bellissimi di quei signori vissuti tanti anni prima, e di quella bambina che non aveva potuto crescere e conoscere la vita. Mi chiedo, madre del perché il fantasma sia di Sara e non di Eleonor. Dopotutto quella che ha perso di più è stata lei, così piccola e innocente. Sua madre leggeva le labbra di Eloise, l’amava immensamente, era giovane e stava diventando una donna, era davvero molto bella e soprattutto anche molto intelligente. Sarebbe stato difficile trovare un uomo adeguato a lei, era troppo libera e non si sarebbe adattata a niente di meno che ad un grande amore. Forse perché Sara ha conosciuto il vero Amore e vuole lasciarlo in eredità a chi abiterà quel castello. Le rispose. Ma quel castello non esiste più! Rimarcò la ragazzina.  Potresti ricostruirlo nei tuoi sogni e trovare un cavaliere che ti rapisce e ti porta a vivere là! Le disse sorridendo. Mamma! Lo sai che io non mi sposerò mai!
Tom le aveva ascoltate senza intervenire, erano cose da donne e lui amava le sue donne. Te ne andrai da questa casa prima ancora che te ne renda conto, seguirai un uomo del villaggio, lo sposerai e farai dieci figli! Si prese gioco di lei suo padre.
Eloise si alzò e con le mani sui fianchi e un piglio severo si mise di fronte a suo padre. Nemmeno se tu mi cacciassi da casa! Lo abbracciò e lui, come sempre si sciolse. Anche lui l’amava immensamente e l’avrebbe protetta fino alla morte, da tutto e da tutti, solo la sua felicità contava per lui.
L’estate si avvicinava e i prati si coloravano di tanti colori. Eloise andava spesso ai ruderi, li conosceva benissimo. Aveva letto le ultime pagine del diario ma non le aveva riportate a sua madre, le teneva per sé. Anche ora si trovava lì, con il quaderno rosa in mano e osservava i ritratti. Era assorta e non si accorse che un cavallo si avvicinava. Lo sentì in tempo per riporre la scatola e nascondersi.
Era strano, non era mai venuto nessuno. Era il castello dei suoi sogni e quanto ci fantasticava, anche se non l’avrebbe mai ammesso. Beatrice era tranquillamente nel boschetto all’ombra a brucare erba e margherite.
Sentiva gli zoccoli di un unico cavallo, forse qualcuno del villaggio aveva deviato per la scorciatoia. Sbirciò con circospezione e vide un cavaliere sconosciuto su un bellissimo cavallo. La sua attenzione fu catturata più dal cavallo che da chi lo montava. Il cavaliere indossava una specie di uniforme che lei non conosceva. Era a testa scoperta, in pieno sole e lei lo poteva osservare senza essere vista. Sembrava giovane, quasi biondo con i capelli spettinati che gli arrivavano alle spalle. Chissà chi era quello sconosciuto.
Il cavallo avanzava lentamente sui cocci e fra i ruderi. Era comandato da mani esperte, questo era facile riconoscerlo, ma le insidie di quel terreno erano troppe. Il cavallo inciampò e l’uomo, distratto ruzzolò a terra imprecando.
Eloise non si trattenne e cominciò a ridere di gusto, la scena era esilarante e vedere un uomo sbalzato da sella da un cavallo quasi fermo le faceva venire le lacrime agli occhi dalle risate.
Chi è là! Urlò l’uomo che si teneva il ginocchio dolorante.
Eloise non rispose, si alzò di scatto e raggiunse Beatrice. Galoppava nel bosco, aveva preso la scorciatoia e ora sentiva l’altro cavallo che galoppava ancora più veloce del suo e la stava raggiungendo.
In pochi minuti, ancora prima di uscire dal boschetto il cavaliere la raggiunse e, con estrema destrezza la costrinse a fermarsi. Beatrice, presa alla sprovvista si impennò ed Eloise cadde a terra.
Il cavaliere scese da cavallo con un balzo e raggiunse la ragazzina che era ancora a terra, ansimante per la corsa.
Eloise si dibatteva, era spaventata, lo sconosciuto poteva essere pericoloso. L’uomo la immobilizzò senza fatica e i loro visi ora erano a pochi centimetri.
Gli occhi dell’uomo si spalancarono dalla sorpresa, non si aspettava di vedere una ragazzina, mentre Eloise lo osservava. Il seno della ragazzina si alzava ed abbassava ad un ritmo sostenuto e il cavaliere non poteva fare a meno di notare la donna che stava sbocciando.
Se prometti di stare ferma ti libero. Le disse. E lei fece un cenno con la testa.
Si misero seduti, sospettosi l’uno dell’altra. Eloise avrebbe voluto scappare ma era curiosa di sapere chi fosse quello sconosciuto. Non aveva paura, aveva il suo pugnale e lo avrebbe usato in caso di necessità.
Cercò di sistemarsi la camiciola e si sedette di fronte a lui.
E chi è lei? Gli chiese.
Sono sir Andrew Leonard Power, il proprietario del castello e di tutto il territorio che mi compete.
Eloise scoppiò di nuovo a ridere. Ha un bel castello, sir!
L’uomo aggrottò le ciglia e la guardò severamente. Lo diventerà, vedrai se non lo diventerà, piccola impertinente. E tu chi sei? Che ci facevi qui?
Eloise si alzò di scatto e raggiunse Beatrice. Il cavaliere zoppicava e non poteva raggiungerla. Lei saltò in sella alla sua cavalla e la spronò a partire. Si voltò verso l’uomo che era ancora seduto in terra. Dovrà scoprirlo da solo, sir Andrew Leonard Power. E galoppò via ridendo.


Arrivò a casa ansimante e spettinata. Portò Beatrice nella sua stalla e la sistemò. Sentiva il martello di suo padre battere sul ferro prima di entrare in casa.
Sua madre l’aspettava con acqua e sapone pronti per l’uso. Sei tornata presto, come mai? Le chiese la madre. Eloise si voltò verso di lei. C’erano troppi insetti e mi sono stancata. Non sapeva nemmeno lei perché le aveva taciuto dell’incontro con lo sconosciuto cavaliere.
La ragazzina trascorse due giorni ad aiutare il padre prima di avere il permesso di tornare al castello. Scese da cavallo prima di inoltrarsi fra i ruderi. Lasciò Beatrice al solito posto e, con circospezione si addentrò tra le rovine. Era attenta a scoprire impronte o rumori ma, dopo aver ispezionato ogni angolo non vide traccia del cavaliere.
Non sapeva se essere felice o delusa, le sarebbe piaciuto scoprire di più su quel bel cavaliere. Alzò le spalle e si diresse al pozzo. Si accovacciò per terra e lasciò spaziare lo sguardo dal cielo alle mura diroccate, immaginando ancora una volta come doveva essere quel posto nel pieno del suo splendore. Forse si appisolò. Nemmeno il forte profumo di rosa, al quale ormai era abituata le dava fastidio, anzi lo amava ogni volta di più. Sentì sul viso una leggera e fresca carezza. Un’ombra chiara si mise al suo fianco. Le sembrava di percepire un leggero battito di cuore, ma sapeva bene che i fantasmi non hanno né corpo né cuore. Oh come avrebbe voluto poter parlare con Sara! Alcune foglie si staccarono da un ramo e le scesero delicatamente in grembo. Aprì gli occhi e si guardò intorno, con la speranza che non la lasciava mai di poter vedere meglio il fantasma e di poterle parlare, ma non c’era nessuno, soltanto il profumo sempre più intenso di rose.
Accarezzò le foglie e si mise a parlare ad alta voce come faceva sempre. Hai visto il cavaliere? Dice che questo castello è suo. Chissà da dove viene e cosa intendeva. Beata te che lì dove ti trovi conosci ogni cosa. Perché non parli con me? Si guardava intorno cercando di captare anche il minimo movimento ma era inutile.
Shsss. Shsss. Shsss.
Allora ci sei! Perché sei ancora qui? Non ti mancano tuo marito e tua figlia?
Un vortice piccolo e rabbioso fece alzare alcune foglie secche.
Ormai ho capito che se ti parlo di loro ti arrabbi. Ma vorrei solo capire.
Cos’è che vorresti capire, piccola impicciona?
Eloise fece un salto e si alzò di scatto. Non aveva sentito arrivare il cavaliere, era giunto a piedi.
Le ci vollero alcuni secondi per riprendersi. Sir Andrew Leonard Power che ci fa qui?  Disse cercando di prendere tempo per allontanarsi dallo sconosciuto.
Ti ho già detto che questa è casa mia. Le rispose. Rimettiti a sedere e non temere, perché non facciamo conoscenza?
Eloise era guardinga, ancora non si fidava ma stavolta lui era in vantaggio.
La ragazzina si sedette di fronte al cavaliere tenendo una debita distanza. Lo osservava e non si lasciava sfuggire niente. Portava una spada dall’elsa decorata. Il cavaliere si accorse del suo sguardo e del timore che provava. Sfoderò la spada e la conficcò nel terreno, proprio fra di loro. Sono certo che sei più veloce di me e che la sai usare. Ti ripeto di non aver timore di me, voglio solo sapere che ci fari sulla mia proprietà e chi sei, io mi sono già presentato.
Eloise prese un profondo respiro. Aveva capito le mosse dell’altro e aveva anche calcolato come avrebbe fatto in fretta ad impossessarsi della spada in caso di pericolo.
Mi chiamo Eloise e abito al villaggio. Mi piace questo posto e ci vengo spesso per parlare col fantasma rosa. Gli disse.
Il fantasma rosa? E di che parli? In questo castello c’è un fantasma? Si meravigliò il cavaliere.
Lei continua a chiamarlo castello, ma è solo un rudere vecchio e malandato. Sì, qui c’è il fantasma della signora che lo ha abitato. Non voleva dirgli molto.
Il cavaliere era assorto e girava lo sguardo in ogni angolo.
Non sente il profumo di rosa? Gli chiese.
Certamente, ma non è il profumo che usi? Le rispose.
No, cavaliere. Il profumo di rosa appartiene al fantasma. Ribadì.
Rimasero alcuni minuti in silenzio, soltanto gli uccelli, i piccioni e i corvi continuavano tranquilli la loro vita.
Io lo ricostruirò, il re me lo ha donato per i servigi che gli ho reso. Mi ha promesso che entro tre anni lo riporterò al suo antico splendore. E porterò la mia sposa a vivere qui. Il re mantiene sempre le promesse. Disse quasi fra se e se.
Dovrà prendersi anche il fantasma, è sicuro che la sua fidanzata lo voglia? Lo prese in giro Eloise. E al fantasma piacerà la nuova signora? Sa, il fantasma rosa sa essere molto dispettoso!
Il cavaliere sorrise. Era chiaro che la ragazzina si stava solo divertendo. Tutti amano Mariclaire, anche il fantasma l’amerà.
Eloise si chiese come fosse quella dama. Mi dica, cavaliere, di che colore ha i capelli la sua Mariclaire?
Biondi come il grano maturo. Le rispose con occhi sognanti.
In quel momento un vortice sollevò della polvere che entrò negli occhi del cavaliere.
Ora sa che al fantasma rosa non piace la sua futura moglie. Ridendo di gusto, Eloise raggiunse Beatrice e tornò a casa.


 Foto dal web - PROPRIETA' E DIRITTI RISERVATI DI MILENA ZILETTI

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