ELOISE
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Eloise non
stava nella pelle. Aveva promesso a sua madre che le avrebbe raccontato la
storia e, a cena finita le si mise di fronte. Gli occhi le brillavano mentre le
raccontava quello che aveva scoperto, dei ritratti bellissimi di quei signori
vissuti tanti anni prima, e di quella bambina che non aveva potuto crescere e
conoscere la vita. Mi chiedo, madre del
perché il fantasma sia di Sara e non di Eleonor. Dopotutto quella che ha perso
di più è stata lei, così piccola e innocente. Sua madre leggeva le labbra
di Eloise, l’amava immensamente, era giovane e stava diventando una donna, era
davvero molto bella e soprattutto anche molto intelligente. Sarebbe stato
difficile trovare un uomo adeguato a lei, era troppo libera e non si sarebbe
adattata a niente di meno che ad un grande amore. Forse perché Sara ha conosciuto il vero Amore e vuole lasciarlo in
eredità a chi abiterà quel castello. Le rispose. Ma quel castello non esiste più! Rimarcò la ragazzina. Potresti
ricostruirlo nei tuoi sogni e trovare un cavaliere che ti rapisce e ti porta a
vivere là! Le disse sorridendo. Mamma!
Lo sai che io non mi sposerò mai!
Tom le aveva
ascoltate senza intervenire, erano cose da donne e lui amava le sue donne. Te ne andrai da questa casa prima ancora che
te ne renda conto, seguirai un uomo del villaggio, lo sposerai e farai dieci
figli! Si prese gioco di lei suo padre.
Eloise si
alzò e con le mani sui fianchi e un piglio severo si mise di fronte a suo
padre. Nemmeno se tu mi cacciassi da
casa! Lo abbracciò e lui, come sempre si sciolse. Anche lui l’amava
immensamente e l’avrebbe protetta fino alla morte, da tutto e da tutti, solo la
sua felicità contava per lui.
L’estate si
avvicinava e i prati si coloravano di tanti colori. Eloise andava spesso ai
ruderi, li conosceva benissimo. Aveva letto le ultime pagine del diario ma non
le aveva riportate a sua madre, le teneva per sé. Anche ora si trovava lì, con
il quaderno rosa in mano e osservava i ritratti. Era assorta e non si accorse
che un cavallo si avvicinava. Lo sentì in tempo per riporre la scatola e
nascondersi.
Era strano,
non era mai venuto nessuno. Era il castello dei suoi sogni e quanto ci
fantasticava, anche se non l’avrebbe mai ammesso. Beatrice era tranquillamente
nel boschetto all’ombra a brucare erba e margherite.
Sentiva gli
zoccoli di un unico cavallo, forse qualcuno del villaggio aveva deviato per la
scorciatoia. Sbirciò con circospezione e vide un cavaliere sconosciuto su un
bellissimo cavallo. La sua attenzione fu catturata più dal cavallo che da chi
lo montava. Il cavaliere indossava una specie di uniforme che lei non
conosceva. Era a testa scoperta, in pieno sole e lei lo poteva osservare senza
essere vista. Sembrava giovane, quasi biondo con i capelli spettinati che gli
arrivavano alle spalle. Chissà chi era quello sconosciuto.
Il cavallo
avanzava lentamente sui cocci e fra i ruderi. Era comandato da mani esperte,
questo era facile riconoscerlo, ma le insidie di quel terreno erano troppe. Il
cavallo inciampò e l’uomo, distratto ruzzolò a terra imprecando.
Eloise non
si trattenne e cominciò a ridere di gusto, la scena era esilarante e vedere un
uomo sbalzato da sella da un cavallo quasi fermo le faceva venire le lacrime
agli occhi dalle risate.
Chi è là! Urlò l’uomo che si teneva il
ginocchio dolorante.
Eloise non
rispose, si alzò di scatto e raggiunse Beatrice. Galoppava nel bosco, aveva
preso la scorciatoia e ora sentiva l’altro cavallo che galoppava ancora più
veloce del suo e la stava raggiungendo.
In pochi
minuti, ancora prima di uscire dal boschetto il cavaliere la raggiunse e, con
estrema destrezza la costrinse a fermarsi. Beatrice, presa alla sprovvista si
impennò ed Eloise cadde a terra.
Il cavaliere
scese da cavallo con un balzo e raggiunse la ragazzina che era ancora a terra,
ansimante per la corsa.
Eloise si
dibatteva, era spaventata, lo sconosciuto poteva essere pericoloso. L’uomo la
immobilizzò senza fatica e i loro visi ora erano a pochi centimetri.
Gli occhi
dell’uomo si spalancarono dalla sorpresa, non si aspettava di vedere una
ragazzina, mentre Eloise lo osservava. Il seno della ragazzina si alzava ed
abbassava ad un ritmo sostenuto e il cavaliere non poteva fare a meno di notare
la donna che stava sbocciando.
Se prometti di stare ferma ti libero.
Le disse. E lei fece
un cenno con la testa.
Si misero
seduti, sospettosi l’uno dell’altra. Eloise avrebbe voluto scappare ma era
curiosa di sapere chi fosse quello sconosciuto. Non aveva paura, aveva il suo
pugnale e lo avrebbe usato in caso di necessità.
Cercò di
sistemarsi la camiciola e si sedette di fronte a lui.
E chi è lei? Gli chiese.
Sono sir Andrew Leonard Power, il
proprietario del castello e di tutto il territorio che mi compete.
Eloise
scoppiò di nuovo a ridere. Ha un bel
castello, sir!
L’uomo
aggrottò le ciglia e la guardò severamente. Lo
diventerà, vedrai se non lo diventerà, piccola impertinente. E tu chi sei? Che
ci facevi qui?
Eloise si
alzò di scatto e raggiunse Beatrice. Il cavaliere zoppicava e non poteva
raggiungerla. Lei saltò in sella alla sua cavalla e la spronò a partire. Si
voltò verso l’uomo che era ancora seduto in terra. Dovrà scoprirlo da solo, sir Andrew Leonard Power. E galoppò via
ridendo.
Arrivò a
casa ansimante e spettinata. Portò Beatrice nella sua stalla e la sistemò.
Sentiva il martello di suo padre battere sul ferro prima di entrare in casa.
Sua madre
l’aspettava con acqua e sapone pronti per l’uso. Sei tornata presto, come mai? Le chiese la madre. Eloise si voltò
verso di lei. C’erano troppi insetti e mi
sono stancata. Non sapeva nemmeno lei perché le aveva taciuto dell’incontro
con lo sconosciuto cavaliere.
La ragazzina
trascorse due giorni ad aiutare il padre prima di avere il permesso di tornare
al castello. Scese da cavallo prima di inoltrarsi fra i ruderi. Lasciò Beatrice
al solito posto e, con circospezione si addentrò tra le rovine. Era attenta a
scoprire impronte o rumori ma, dopo aver ispezionato ogni angolo non vide traccia
del cavaliere.
Non sapeva
se essere felice o delusa, le sarebbe piaciuto scoprire di più su quel bel
cavaliere. Alzò le spalle e si diresse al pozzo. Si accovacciò per terra e
lasciò spaziare lo sguardo dal cielo alle mura diroccate, immaginando ancora
una volta come doveva essere quel posto nel pieno del suo splendore. Forse si
appisolò. Nemmeno il forte profumo di rosa, al quale ormai era abituata le dava
fastidio, anzi lo amava ogni volta di più. Sentì sul viso una leggera e fresca
carezza. Un’ombra chiara si mise al suo fianco. Le sembrava di percepire un
leggero battito di cuore, ma sapeva bene che i fantasmi non hanno né corpo né
cuore. Oh come avrebbe voluto poter parlare con Sara! Alcune foglie si
staccarono da un ramo e le scesero delicatamente in grembo. Aprì gli occhi e si
guardò intorno, con la speranza che non la lasciava mai di poter vedere meglio
il fantasma e di poterle parlare, ma non c’era nessuno, soltanto il profumo
sempre più intenso di rose.
Accarezzò le
foglie e si mise a parlare ad alta voce come faceva sempre. Hai visto il cavaliere? Dice che questo
castello è suo. Chissà da dove viene e cosa intendeva. Beata te che lì dove ti
trovi conosci ogni cosa. Perché non parli con me? Si guardava intorno
cercando di captare anche il minimo movimento ma era inutile.
Shsss. Shsss. Shsss.
Allora ci sei! Perché sei ancora qui?
Non ti mancano tuo marito e tua figlia?
Un vortice
piccolo e rabbioso fece alzare alcune foglie secche.
Ormai ho capito che se ti parlo di
loro ti arrabbi. Ma vorrei solo capire.
Cos’è che vorresti capire, piccola
impicciona?
Eloise fece
un salto e si alzò di scatto. Non aveva sentito arrivare il cavaliere, era
giunto a piedi.
Le ci
vollero alcuni secondi per riprendersi. Sir
Andrew Leonard Power che ci fa qui? Disse cercando di prendere tempo per
allontanarsi dallo sconosciuto.
Ti ho già detto che questa è casa
mia. Le rispose. Rimettiti a sedere e non temere, perché non
facciamo conoscenza?
Eloise era
guardinga, ancora non si fidava ma stavolta lui era in vantaggio.
La ragazzina
si sedette di fronte al cavaliere tenendo una debita distanza. Lo osservava e
non si lasciava sfuggire niente. Portava una spada dall’elsa decorata. Il
cavaliere si accorse del suo sguardo e del timore che provava. Sfoderò la spada
e la conficcò nel terreno, proprio fra di loro. Sono certo che sei più veloce di me e che la sai usare. Ti ripeto di
non aver timore di me, voglio solo sapere che ci fari sulla mia proprietà e chi
sei, io mi sono già presentato.
Eloise prese
un profondo respiro. Aveva capito le mosse dell’altro e aveva anche calcolato
come avrebbe fatto in fretta ad impossessarsi della spada in caso di pericolo.
Mi chiamo Eloise e abito al
villaggio. Mi piace questo posto e ci vengo spesso per parlare col fantasma
rosa. Gli disse.
Il fantasma rosa? E di che parli? In
questo castello c’è un fantasma? Si meravigliò il cavaliere.
Lei continua a chiamarlo castello, ma
è solo un rudere vecchio e malandato. Sì, qui c’è il fantasma della signora che
lo ha abitato. Non
voleva dirgli molto.
Il cavaliere
era assorto e girava lo sguardo in ogni angolo.
Non sente il profumo di rosa? Gli chiese.
Certamente, ma non è il profumo che
usi? Le rispose.
No, cavaliere. Il profumo di rosa
appartiene al fantasma. Ribadì.
Rimasero
alcuni minuti in silenzio, soltanto gli uccelli, i piccioni e i corvi
continuavano tranquilli la loro vita.
Io lo ricostruirò, il re me lo ha
donato per i servigi che gli ho reso. Mi ha promesso che entro tre anni lo
riporterò al suo antico splendore. E porterò la mia sposa a vivere qui. Il re
mantiene sempre le promesse. Disse quasi fra se e se.
Dovrà prendersi anche il fantasma, è
sicuro che la sua fidanzata lo voglia? Lo prese in giro Eloise. E
al fantasma piacerà la nuova signora? Sa, il fantasma rosa sa essere molto
dispettoso!
Il cavaliere
sorrise. Era chiaro che la ragazzina si stava solo divertendo. Tutti amano Mariclaire, anche il fantasma
l’amerà.
Eloise si
chiese come fosse quella dama. Mi dica,
cavaliere, di che colore ha i capelli la sua Mariclaire?
Biondi come il grano maturo. Le rispose con occhi sognanti.
In quel
momento un vortice sollevò della polvere che entrò negli occhi del cavaliere.
Ora sa che al fantasma rosa non piace
la sua futura moglie. Ridendo di gusto, Eloise raggiunse Beatrice e tornò a casa.
Foto dal web - PROPRIETA' E DIRITTI RISERVATI DI MILENA ZILETTI
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