ELOISE
P. TRENTASEI E TRENTASETTE
Il re prese
due bicchieri con del vino e invitò il suo ospite a sedersi di fronte a lui. Voglio sapere cosa le è successo! E non
trascuri i particolari. Gli intimò.
Sono venuto a palazzo senza invito,
volevo rivedere la mia fidanzata ma ho avuto questo. Sono quasi morto, non mi
sono ancora ripreso del tutto. Non mi sento al sicuro qui, per questo non ho
obbedito al suo ordine, aspettavo di aver recuperato le forze. E non aggiunse altro.
Il re era
pensieroso. La sua espressione non lasciava trasparire niente, era un ottimo
diplomatico e sapeva come mantenere a freno i suoi istinti. La sua mente
elaborava quello che aveva saputo, vedeva molto bene che l’uomo che aveva
davanti era debilitato e non sarebbe stato in grado di sopportare la missione
che gli voleva di nuovo assegnare.
Sir Power
avrebbe dato dieci anni della sua vita per conoscere quello che passava nella
mente del sovrano, lo conosceva bene ma non ci era mai riuscito, era anche
sicuro che la chiamata era per assegnargli un’altra missione, cosa che lui era
deciso a non accettare.
Può tornare al suo castello domani
mattina. Lasci a me il compito di indagare e quando scoprirò qualcosa glielo
comunicherò. Non
aggiunse altro.
Sir Power,
confuso e sollevato salutò il suo sovrano e andò direttamente negli alloggi dei
soldati.
Uscito dalle
mura del palazzo fu affiancato da Oliver e Allen. Partiamo immediatamente, non voglio rimanere qui nemmeno un minuto di
più!
Uscirono dal
portone a notte fonda, fra lucciole luminose e grilli canterini, ma nessuno di
loro si soffermò su quanto era bella la natura in una notte di piena estate,
ascoltavano solo gli zoccoli dei loro cavalli che galoppavano lontano da lì.
Un furioso
temporale salutò il mese di luglio. L’aria rimase fresca solo per poche ore
mentre il castello prendeva ogni giorno la sua forma definitiva.
Anche alla
fucina si lavorava alacremente. Eloise sudava abbondantemente mentre ferrava un
altro cavallo. Tom le si avvicinò e le disse che avrebbe finito lui, aveva una
visita.
Aveva le
mani sporche e il viso sudato quando fu raggiunta da Oliver. Le sorrise mentre
raggiungeva la botte con l’acqua e a lui, mai ragazza gli era sembrata più
bella.
Sara portò
del cocomero fresco sul tavolo sotto il portico e li lasciò soli. Era ora che venissi, pensavo avessi perso la
strada. Gli disse mentre addentava una succulenta fetta di cocomero fresco.
Sono stato molto impegnato, come tutti in
questo periodo. Ho poche ore a disposizione e volevo invitarti al fiume se i
tuoi genitori lo permettono. Le propose.
Ne ho proprio bisogno. Dammi solo
pochi minuti.
Fu di
parola, in sella a Beatrice si inoltrarono nel boschetto. La piccola insenatura
che li aveva fatti incontrare li accolse con la sua bassa acqua fresca.
Eloise
immerse i piedi nell’acqua mentre Oliver la osservava divertito, si beava di
tanta bellezza e spontaneità, era davvero una ragazza unica nel suo genere,
un’altra al suo posto si sarebbe atteggiata in modo differente, ma a lei non
interessava essere diversa da come era.
Raggiunse
l’uomo seduto all’ombra e si sedette accanto a lui. Oliver avrebbe voluto
prenderla fra le braccia ma sapeva che un gesto sbagliato poteva porre fino
alla loro amicizia. Da tempo aveva capito se non voleva perderla doveva
atteggiarsi solo ad amico e niente di più.
Come procedono i lavori al castello? Gli chiese subito.
Molto velocemente. Le rispose. Hanno un obiettivo da raggiungere prima dell’inverno e ci stanno
riuscendo molto bene. Sono brave persone e grandi lavoratori.
Un’ombra
passò nello sguardo della ragazza. In pochi mesi avevano rimesso in piedi quei
ruderi e lei ne era fiera, nonostante ne fosse stata allontanata sapeva che era
giusto quello che stavano facendo.
Da alcuni giorni il fantasma rosa si
è quietato. Deve essere successo qualcosa. Sento sospiri e non più lamenti. Disse ad Oliver guardandolo in
faccia.
L’uomo
rimase in silenzio per alcuni istanti, indeciso su quello che poteva dirle. In effetti qualcosa è successo. Sir Power ha
rischiato di morire nell’agguato che ha subìto. Le rivelò. Non posso rivelarti altro, Eloise.
Capisco. Mi dispiace e spero che si
riprenda. Gli rispose
senza troppa convinzione.
Quest’autunno andrò alla scuola di
ballo della signorina Maffy. I miei genitori vogliono che diventi più
femminile. Gli disse
ridendo. Mia madre ha insistito e me lo
ha imposto. Dice che la signorina Maffy è stata a corte e conosce come ci si
comporta nell’alta società. Mi viene da ridere al solo pensiero ma
l’accontenterò, dopotutto non c’è molto da fare e avrò modo di conoscere altri
ragazzi e ragazze.
Un tuffo al
cuore gli mozzò il respiro. Doveva assolutamente fare in modo di starle intorno
se non voleva correre il pericolo che incontrasse qualcuno e si innamorasse.
Verrò a vederti danzare, allora. Ma
ora dobbiamo tornare.
Si
salutarono all’uscita del boschetto e ognuno raggiunse la propria meta.
Agosto
spalancò le sue fauci come se provenisse dall’inferno. Il caldo torrido aveva
procurato molte malattie nei lavoratori, sia quelli impegnati nei campi sia
quelli che lavoravano alla costruzione del castello.
Sir Power
non era più uscito dalle mura, osservava e dirigeva i lavori e spesso
interveniva ad aiutare.
La ferita si
era un po’ scolorita e il dolore era cessato, ora poteva mangiare senza
soffrire ad ogni boccone masticato. La sentinella segnalò un temporale in
arrivo. Il cielo si scuriva velocemente e tutti gli uomini e le donne
raggiunsero in fretta luoghi sicuri.
Sembrava
fosse scesa la notte. Il vento ululava e sferzava alberi e piante mentre la
pioggia scendeva con un impeto incredibile. La grandine aveva imbiancato
viottoli e campi limitrofi al castello e alcuni volatili ritardatari giacevano
morti a terra.
Il lamento
del vento che entrava nelle stanze non ancora terminate si univa ad un lamento
ancora più alto, il fantasma rosa sembrava che, dopo giorni di quiete si fosse
risvegliato e urlasse ancora più del vento.
Tutti sentivano.
Il vento e il fantasma rosa urlavano in un crescendo che quasi stordiva,
perfino il rumore dei grossi chicchi di grandine si faticava a sentire.
Ci fu un
tuono assordante da sembrare un boato che fece tremare le fondamenta del
castello e alcune baracche furono scoperchiate dal vento. Il fulmine cadde
lasciando sul terreno fumo e odore di bruciato, poi, finalmente uno splendido
arcobaleno arrivò a portarsi via il temporale.
L’aria era
quasi fredda mentre tutti uscivano a constatare i danni. Palline di grandine
scricchiolavano sotto i piedi e del fumo saliva in cielo. Sir Power si diresse
verso il fumo e si accorse con un certo sgomento che il fulmine era caduto
proprio sul pozzo che aveva fatto chiudere, lo aveva riaperto bruciando terra
ed erba. Avvertì il profumo di rosa che cercò discacciare con un gesto nervoso.
Raggiunse i
responsabili dei lavori che stavano dando ordini per rimettere a posto tutto e
riprendere in fretta. Richiudete il
pozzo. Disse prima di continuare il controllo dei danni.
La Terra del
Green si era rinfrescata. Avrebbe fatto ancora caldo ma il grosso temporale
aveva segnato la fine dell’afa. Sembrava che un miracolo avesse risparmiato i
raccolti, soltanto al castello e nel suo limitare era caduta la grandine e i
contadini erano pronti a riprendere i loro lavori.
Eloise era
alla finestra ed osservava le foglie dei grandi alberi piegate verso il basso
che lasciavano cadere a terra le ultime gocce trattenute. Si girò verso sua
madre. E’ stato un bel temporale, madre,
finalmente potremo respirare. La donna si avvicinò alla figlia e le
accarezzò i capelli.
Niente
cambiò per tutto il mese di agosto. Erano tutti molto impegnati nei loro lavori
ma l’autunno si stava avvicinando, l’estate lasciava il posto a giornate che si
accorciavano e serata fresche e piacevoli.
Eloise non
aveva più rivisto Oliver e non era più stata sulla sua altura. Si era imposta
di stare lontana dal castello, perché ogni volta che lo osservava provava
dolore in fondo al cuore anche se non ne conosceva il motivo.
Era l’ultima
domenica di agosto e il sole splendeva gradevole. Eloise sellò Beatrice senza
avere una meta precisa. Il suo istinto le diceva di tornare all’altura ma la
ragione le suggeriva di no. La cavalla, lasciata libera di decidere la condusse
nel loro posto preferito, l’ansa del fiume. L’acqua era più fredda e tornò
subito a riva dopo aver immerso i piedi.
Era
pensierosa e osservava il paesaggio che ormai conosceva a memoria. Il profumo
di rosa non l’abbandonava mai e lei era consapevole che il fantasma di Sara
l’aveva adottata, non c’erano altre spiegazioni.
Cosa vuoi da me, Sara? Io non posso
fare proprio niente. Sussurrò
a bassa voce. Il castello ha il suo
padrone e dovresti essere contenta di come sta avanzando. Potrai rimanere
quanto vorrai, ma io penso sempre che dovresti raggiungere i tuoi cari.
Adesso parla da sola, miss Eloise? Il rumore dell’acqua aveva coperto
l’avvicinarsi di sir Power. Eloise, che non si aspettava nessuno si alzò in
piedi con uno scatto nervoso e aveva già in mano il suo pugnale.
Le ci
vollero solo pochi istanti per riprendersi e rinfoderò la sua arma.
Buongiorno, sir Power, non mi
aspettavo nessuno ed io parlo col vento e con l’acqua. Gli rispose risentita di essere stata
presa alla sprovvista.
L’uomo la
osservava, la ragazza era in pieno sole e aveva i capelli sciolti, braccia e
gambe scoperte fino alle ginocchia e il seno che si alzava e abbassava sotto la
sottile camiciola. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, era una
visione. Dio com’era cambiata! Ora non si poteva più definire una mocciosa, ma
era pur sempre una ragazzina impertinente.
Visto che lei è il padrone delle
terre le lascio il posto, sir Power. Gli disse facendogli un ridicolo inchino prima di
allontanarsi.
Non se ne vada, miss Eloise, c’è
posto per entrambi. E sono stanco di essere solo, aggiunse solo
nei suoi pensieri.
Guardinga,
Eloise si rimise le scarpe e finalmente potè osservarlo. La cicatrice gli
deturpava la guancia, ma non era solo quello che gli aveva cambiato il volto. I
suoi occhi, la sua espressione, il suo atteggiarsi era troppo diverso da quando
si erano incontrati la prima volta. Non smetteva di osservarlo e lui si
inalberò.
Le fa così orrore la mia faccia? Le ringhiò rabbioso.
Lei scosse
la testa e gli si avvicinò. Passò il suo dito sulla ferita e una lacrima le
scese dagli occhi. Non è la sua ferita
che mi disturba, ma quello che non riesco a leggere nei suoi occhi, perché se è
vero quello che vedo lei è molto triste e solo. Conscia di quello che stava
facendo si ritirò imbarazzata.
Il cavaliere
non lasciò che si allontanasse, la prese con forza fra le braccia e la baciò
ardentemente sulla bocca.
Il primo
bacio di Eloise.
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