mercoledì 26 settembre 2018

ELOISE



ELOISE

P. TRENTASEI E TRENTASETTE





Il re prese due bicchieri con del vino e invitò il suo ospite a sedersi di fronte a lui. Voglio sapere cosa le è successo! E non trascuri i particolari. Gli intimò.
Sono venuto a palazzo senza invito, volevo rivedere la mia fidanzata ma ho avuto questo. Sono quasi morto, non mi sono ancora ripreso del tutto. Non mi sento al sicuro qui, per questo non ho obbedito al suo ordine, aspettavo di aver recuperato le forze. E non aggiunse altro.
Il re era pensieroso. La sua espressione non lasciava trasparire niente, era un ottimo diplomatico e sapeva come mantenere a freno i suoi istinti. La sua mente elaborava quello che aveva saputo, vedeva molto bene che l’uomo che aveva davanti era debilitato e non sarebbe stato in grado di sopportare la missione che gli voleva di nuovo assegnare.
Sir Power avrebbe dato dieci anni della sua vita per conoscere quello che passava nella mente del sovrano, lo conosceva bene ma non ci era mai riuscito, era anche sicuro che la chiamata era per assegnargli un’altra missione, cosa che lui era deciso a non accettare.
Può tornare al suo castello domani mattina. Lasci a me il compito di indagare e quando scoprirò qualcosa glielo comunicherò. Non aggiunse altro.
Sir Power, confuso e sollevato salutò il suo sovrano e andò direttamente negli alloggi dei soldati.
Uscito dalle mura del palazzo fu affiancato da Oliver e Allen. Partiamo immediatamente, non voglio rimanere qui nemmeno un minuto di più!
Uscirono dal portone a notte fonda, fra lucciole luminose e grilli canterini, ma nessuno di loro si soffermò su quanto era bella la natura in una notte di piena estate, ascoltavano solo gli zoccoli dei loro cavalli che galoppavano lontano da lì.
Un furioso temporale salutò il mese di luglio. L’aria rimase fresca solo per poche ore mentre il castello prendeva ogni giorno la sua forma definitiva.
Anche alla fucina si lavorava alacremente. Eloise sudava abbondantemente mentre ferrava un altro cavallo. Tom le si avvicinò e le disse che avrebbe finito lui, aveva una visita.
Aveva le mani sporche e il viso sudato quando fu raggiunta da Oliver. Le sorrise mentre raggiungeva la botte con l’acqua e a lui, mai ragazza gli era sembrata più bella.
Sara portò del cocomero fresco sul tavolo sotto il portico e li lasciò soli. Era ora che venissi, pensavo avessi perso la strada. Gli disse mentre addentava una succulenta fetta di cocomero fresco. Sono stato molto impegnato, come tutti in questo periodo. Ho poche ore a disposizione e volevo invitarti al fiume se i tuoi genitori lo permettono. Le propose.
Ne ho proprio bisogno. Dammi solo pochi minuti.
Fu di parola, in sella a Beatrice si inoltrarono nel boschetto. La piccola insenatura che li aveva fatti incontrare li accolse con la sua bassa acqua fresca.
Eloise immerse i piedi nell’acqua mentre Oliver la osservava divertito, si beava di tanta bellezza e spontaneità, era davvero una ragazza unica nel suo genere, un’altra al suo posto si sarebbe atteggiata in modo differente, ma a lei non interessava essere diversa da come era.
Raggiunse l’uomo seduto all’ombra e si sedette accanto a lui. Oliver avrebbe voluto prenderla fra le braccia ma sapeva che un gesto sbagliato poteva porre fino alla loro amicizia. Da tempo aveva capito se non voleva perderla doveva atteggiarsi solo ad amico e niente di più.
Come procedono i lavori al castello? Gli chiese subito.
Molto velocemente. Le rispose. Hanno un obiettivo da raggiungere prima dell’inverno e ci stanno riuscendo molto bene. Sono brave persone e grandi lavoratori.
Un’ombra passò nello sguardo della ragazza. In pochi mesi avevano rimesso in piedi quei ruderi e lei ne era fiera, nonostante ne fosse stata allontanata sapeva che era giusto quello che stavano facendo.
Da alcuni giorni il fantasma rosa si è quietato. Deve essere successo qualcosa. Sento sospiri e non più lamenti. Disse ad Oliver guardandolo in faccia.
L’uomo rimase in silenzio per alcuni istanti, indeciso su quello che poteva dirle. In effetti qualcosa è successo. Sir Power ha rischiato di morire nell’agguato che ha subìto. Le rivelò. Non posso rivelarti altro, Eloise.
Capisco. Mi dispiace e spero che si riprenda. Gli rispose senza troppa convinzione.
Quest’autunno andrò alla scuola di ballo della signorina Maffy. I miei genitori vogliono che diventi più femminile. Gli disse ridendo. Mia madre ha insistito e me lo ha imposto. Dice che la signorina Maffy è stata a corte e conosce come ci si comporta nell’alta società. Mi viene da ridere al solo pensiero ma l’accontenterò, dopotutto non c’è molto da fare e avrò modo di conoscere altri ragazzi e ragazze.
Un tuffo al cuore gli mozzò il respiro. Doveva assolutamente fare in modo di starle intorno se non voleva correre il pericolo che incontrasse qualcuno e si innamorasse.
Verrò a vederti danzare, allora. Ma ora dobbiamo tornare.
Si salutarono all’uscita del boschetto e ognuno raggiunse la propria meta.





Agosto spalancò le sue fauci come se provenisse dall’inferno. Il caldo torrido aveva procurato molte malattie nei lavoratori, sia quelli impegnati nei campi sia quelli che lavoravano alla costruzione del castello.
Sir Power non era più uscito dalle mura, osservava e dirigeva i lavori e spesso interveniva ad aiutare.
La ferita si era un po’ scolorita e il dolore era cessato, ora poteva mangiare senza soffrire ad ogni boccone masticato. La sentinella segnalò un temporale in arrivo. Il cielo si scuriva velocemente e tutti gli uomini e le donne raggiunsero in fretta luoghi sicuri.
Sembrava fosse scesa la notte. Il vento ululava e sferzava alberi e piante mentre la pioggia scendeva con un impeto incredibile. La grandine aveva imbiancato viottoli e campi limitrofi al castello e alcuni volatili ritardatari giacevano morti a terra.
Il lamento del vento che entrava nelle stanze non ancora terminate si univa ad un lamento ancora più alto, il fantasma rosa sembrava che, dopo giorni di quiete si fosse risvegliato e urlasse ancora più del vento.
Tutti sentivano. Il vento e il fantasma rosa urlavano in un crescendo che quasi stordiva, perfino il rumore dei grossi chicchi di grandine si faticava a sentire.
Ci fu un tuono assordante da sembrare un boato che fece tremare le fondamenta del castello e alcune baracche furono scoperchiate dal vento. Il fulmine cadde lasciando sul terreno fumo e odore di bruciato, poi, finalmente uno splendido arcobaleno arrivò a portarsi via il temporale.
L’aria era quasi fredda mentre tutti uscivano a constatare i danni. Palline di grandine scricchiolavano sotto i piedi e del fumo saliva in cielo. Sir Power si diresse verso il fumo e si accorse con un certo sgomento che il fulmine era caduto proprio sul pozzo che aveva fatto chiudere, lo aveva riaperto bruciando terra ed erba. Avvertì il profumo di rosa che cercò discacciare con un gesto nervoso.
Raggiunse i responsabili dei lavori che stavano dando ordini per rimettere a posto tutto e riprendere in fretta. Richiudete il pozzo. Disse prima di continuare il controllo dei danni.
La Terra del Green si era rinfrescata. Avrebbe fatto ancora caldo ma il grosso temporale aveva segnato la fine dell’afa. Sembrava che un miracolo avesse risparmiato i raccolti, soltanto al castello e nel suo limitare era caduta la grandine e i contadini erano pronti a riprendere i loro lavori.
Eloise era alla finestra ed osservava le foglie dei grandi alberi piegate verso il basso che lasciavano cadere a terra le ultime gocce trattenute. Si girò verso sua madre. E’ stato un bel temporale, madre, finalmente potremo respirare. La donna si avvicinò alla figlia e le accarezzò i capelli.
Niente cambiò per tutto il mese di agosto. Erano tutti molto impegnati nei loro lavori ma l’autunno si stava avvicinando, l’estate lasciava il posto a giornate che si accorciavano e serata fresche e piacevoli.
Eloise non aveva più rivisto Oliver e non era più stata sulla sua altura. Si era imposta di stare lontana dal castello, perché ogni volta che lo osservava provava dolore in fondo al cuore anche se non ne conosceva il motivo.
Era l’ultima domenica di agosto e il sole splendeva gradevole. Eloise sellò Beatrice senza avere una meta precisa. Il suo istinto le diceva di tornare all’altura ma la ragione le suggeriva di no. La cavalla, lasciata libera di decidere la condusse nel loro posto preferito, l’ansa del fiume. L’acqua era più fredda e tornò subito a riva dopo aver immerso i piedi.
Era pensierosa e osservava il paesaggio che ormai conosceva a memoria. Il profumo di rosa non l’abbandonava mai e lei era consapevole che il fantasma di Sara l’aveva adottata, non c’erano altre spiegazioni.
Cosa vuoi da me, Sara? Io non posso fare proprio niente. Sussurrò a bassa voce. Il castello ha il suo padrone e dovresti essere contenta di come sta avanzando. Potrai rimanere quanto vorrai, ma io penso sempre che dovresti raggiungere i tuoi cari.
Adesso parla da sola, miss Eloise?  Il rumore dell’acqua aveva coperto l’avvicinarsi di sir Power. Eloise, che non si aspettava nessuno si alzò in piedi con uno scatto nervoso e aveva già in mano il suo pugnale.
Le ci vollero solo pochi istanti per riprendersi e rinfoderò la sua arma.
Buongiorno, sir Power, non mi aspettavo nessuno ed io parlo col vento e con l’acqua. Gli rispose risentita di essere stata presa alla sprovvista.
L’uomo la osservava, la ragazza era in pieno sole e aveva i capelli sciolti, braccia e gambe scoperte fino alle ginocchia e il seno che si alzava e abbassava sotto la sottile camiciola. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, era una visione. Dio com’era cambiata! Ora non si poteva più definire una mocciosa, ma era pur sempre una ragazzina impertinente.
Visto che lei è il padrone delle terre le lascio il posto, sir Power. Gli disse facendogli un ridicolo inchino prima di allontanarsi.
Non se ne vada, miss Eloise, c’è posto per entrambi.  E sono stanco di essere solo, aggiunse solo nei suoi pensieri.
Guardinga, Eloise si rimise le scarpe e finalmente potè osservarlo. La cicatrice gli deturpava la guancia, ma non era solo quello che gli aveva cambiato il volto. I suoi occhi, la sua espressione, il suo atteggiarsi era troppo diverso da quando si erano incontrati la prima volta. Non smetteva di osservarlo e lui si inalberò.
Le fa così orrore la mia faccia?  Le ringhiò rabbioso.
Lei scosse la testa e gli si avvicinò. Passò il suo dito sulla ferita e una lacrima le scese dagli occhi. Non è la sua ferita che mi disturba, ma quello che non riesco a leggere nei suoi occhi, perché se è vero quello che vedo lei è molto triste e solo. Conscia di quello che stava facendo si ritirò imbarazzata.
Il cavaliere non lasciò che si allontanasse, la prese con forza fra le braccia e la baciò ardentemente sulla bocca.
Il primo bacio di Eloise.



 foto dal web - proprietà e diritti riservati di Milena Ziletti

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