lunedì 17 settembre 2018

ELOISE


ELOISE

P. DICIANNOVE E VENTI





Dal campanile arrivarono i rintocchi, erano le dieci e il buio era fitto. La luna era una piccolissima falce ma le stelle sembravano illuminare la terra per dispetto.
Vado al porto e cerco il nostro battello. Non muoverti fino al mio ritorno, prima dell’alba sarò di nuovo qui. Disse sir Power.
Perché non andiamo insieme? Se il battello è pronto partiremo, altrimenti aspetteremo in qualche bettola, sarà certamente più sicuro che qui. Fece presente il capitano.
Sir Power rimase pensieroso per qualche istante, forse aveva ragione il suo compagno. Sella in fretta il tuo cavallo.
Si tenevano ai bordi della strada evitando i centri abitati. Erano in pericolo, davvero in pericolo ora, se fossero stati catturati sarebbe stata la loro fine.
Sir Power sentì il capitano bestemmiare e fermare il cavallo. Lo raggiunse, piuttosto contrariato. Cosa succede? Volle sapere. Il mio cavallo sta zoppicando, devo scoprire di cosa si tratta. Gli rispose.
Avevano entrambi i sensi all’erta, erano su un viottolo secondario ma la distanza da coprire era ancora lunga. Sir Power scese da cavallo per aiutare il capitano che era curvo sulla zampa posteriore del suo cavallo. Ti do una mano. Gli disse, e si abbassò.
Fu un lampo, il capitano estrasse il suo pugnale e con uno scatto lo conficcò nel costato dell’altro. Sir Power si scansò ma non riuscì ad evitare di essere ferito. Impugnò il suo pugnale e i due lottarono nel silenzio della notte. Erano entrambi allenati e non era facile per nessuno dei due sopraffare l’avversario.
Perché mi fai questo? Ansimò sir Power mentre lottava. Ho ricevuto degli ordini. Gli rispose l’altro. Sir Power era con la schiena a terra mentre il suo avversario era sopra di lui e gli bloccava le gambe con le sue. Aveva una morsa d’acciaio nelle braccia e nelle mani e spingeva il pugnale sempre più vicino alla gola di sir Power. Al capitano bastava davvero poco per finire il suo lavoro ma un guizzo improvviso dell’uomo a terra ribaltò la situazione e per un solo attimo il capitano perse la lucidità e la concentrazione, gli fu fatale. Sir Power con un gesto ben studiato e già usato in passato gli recise la giugulare. Il capitano si afflosciò mentre i sensi lo abbandonavano.
Chi ti ha dato l’ordine di uccidermi? Chi è stato? Aveva gli occhi fissi sulla faccia cadaverica del suo nemico, gli bastava un sussurro ma quello morì portandosi nella tomba il suo segreto.
Dannazione, dannazione, dannazione! Imprecò sir Power ad alta voce. Trascinò il corpo lontano dal sentiero, lo spogliò completamente, non doveva correre il rischio che fosse riconosciuto. Sotterrò poco lontano i suoi abiti tenendo per se una piccola medaglia che quello portava al collo. Prese le briglie del cavallo del capitano e, più corrucciato che mai riprese la sua strada.
La ferita gli doleva, ma ancora di più gli faceva male scoprire che qualcuno lo aveva tradito. Non voleva ammetterlo ma soltanto il re poteva aver dato quell’ordine. Ora non sapeva più di chi fidarsi.
Giunse al porto e fu fortunato, il battello era lì ed era pronto a salpare. Fece solo in tempo a salire a bordo prima di cadere svenuto dal cavallo.
Lo svegliarono in vista dell’approdo. Era stato medicato e fasciato. Gli girava la testa ma si alzò e si vestì con molta fatica.
Scese dal battello e non perse tempo a tornare a palazzo.
Qui era su terra amica e non doveva continuamente guardarsi le spalle ma, dopo la brutta avventura che aveva passato la sua prudenza non lo abbandonava nemmeno qui.
Non si fermò fino a che giunse a destinazione. Aveva di fronte il palazzo reale e si chiese, mentre si avvicinava cosa lo aspettasse, e come lui stesso dovesse comportarsi. Lo avrebbe scoperto molto presto.
Lasciò il cavallo alla stalla e fu accompagnato nella sua stanza. Si sdraiò cercando di riposare. Un paggio del re lo raggiunse e lo accompagnò dal sovrano.
Bentornato, sir Power. Ha la mia risposta? Chiese il re.
Sir Power gliela consegnò.
Il paggio versò da bere a entrambi e uscì.
Lei mi ha reso un grande servigio, sir Power ed io ho mantenuto la mia parola. I lavori al suo castello procedono più spediti che mai e presto vi farà ritorno. Dov’è il capitano Carrel? Volle sapere il re.
Sir Power misurò bene parole prima di rispondere. Abbiamo subito un’imboscata e il capitano non ce l’ha fatta. Ho provveduto a che niente portasse a noi. Rispose osservando la reazione dell’altro.
Non capisco perché non abbia voluto con sé il capitano Wollen, mi sarei sentito più sicuro, sono rimasto sorpreso quando ho saputo che non l’ha voluto. Ribadì.
Sir Power era confuso. Il suo re si stava forse prendendo gioco di lui? Stava dicendo la verità? Se così era chi aveva fatto lo scambio dando ordine di ucciderlo? Era sempre più confuso ma tenne per sé i suoi dubbi. Qui ho finito, sire. Ho portato a termine la missione, voglio solo tornare al castello e vedere di persona i lavori. Sono stato lontano fin troppo a lungo. Gli ricordò.
Ci tornerà presto, sir Power. Prima c’è un’altra cosa da portare a termine, l’annuncio ufficiale del suo fidanzamento nel ballo che si terrà la prossima settimana. Intanto si riposi, passi del tempo con miss Mariclaire e si conceda i lussi che ancora là non si può permettere, se l’è meritato.
A malincuore, lo ringraziò e si congedò.





Aveva bisogno di riposare, la ferita gli doleva ma non tornò nella sua stanza, andò direttamente all’alloggiamento delle guardie in cerca dei suoi uomini.
Fu un sollievo ritrovarsi, e si appartarono per poter parlare liberamente. Come sta, sir Power? Avevano notato che si teneva il costato. Oliver dà un’occhiata alla ferita, ha bisogno di essere medicata. Chiese a uno di loro. Ci vollero solo pochi minuti per preparare bende e medicamenti.
Cosa avete fatto in queste settimane? Chiese loro mentre lo medicavano. Abbiamo oziato, mio signore, ci siamo tenuti in allenamento fra di noi ma non siamo mai stati chiamati ad unirci al corpo delle guardie reali. Ci hanno trattati bene, ma ci siamo sentiti come pesci fuor d’acqua. Gli rispose Allen, il più vicino a sir Power.
Avete ascoltato pettegolezzi? Voci? Qualcosa che possa interessarmi? Non poteva e non voleva essere più esplicito, da una parte non li voleva attirare in qualche tranello, da un’altra aveva cominciato ad essere sospettoso con tutti, e questo non gli piaceva.
Mio signore, l’unica cosa che abbiamo notato è stato un via vai di soldati e guardie ma non sappiamo per dove, nessuno ci ha mai né interpellati né coinvolti. Abbiamo l’impressione che ci siano soldati che obbediscono ad altri che non è il re. Era una cosa grave da riportare, ma si fidavano del loro capo.
Tenete gli occhi e le orecchie aperte e se notate qualcosa di anomalo venite subito a riferirmelo. Ci fermeremo ancora una decina di giorni, poi potremo ritornare a casa nostra. Si rivestì e tornò nella sua stanza.
Trovò abiti nuovi e un valletto pronto a rispondere ad ogni suo ordine. Il paggio del re lo aspettava con una missiva e gliela consegnò direttamente prima di allontanarsi.
Aprì il foglio. Era l’invito ufficiale per il ballo e l’annuncio pubblico del suo fidanzamento con Mariclaire per il fine settimana successivo. Avrebbe dovuto essere felice ma qualcosa lo tormentava e lui non riusciva a godere di quello che il re gli stava dando.
Il valletto gli disse che miss Mariclaire lo aspettava nel giardino dei tulipani e uscì anche lui.
Si sedette sulla poltrona a sorseggiare un boccale di vino, pensieroso. Di cosa parlavano i messaggi che aveva portato? Maledisse la sua lealtà per non averli aperti, ora almeno avrebbe avuto qualche indizio in più. A quanto pareva nello stesso palazzo del re c’erano spie e congiure, tradimenti che non trovavano mai fine e lui non vedeva l’ora di allontanarsene, aveva chiuso con quella vita.
Poggiò il boccale e raggiunse la sua futura sposa.
I giardini reali erano un incanto. Ettari di terreno dove giardinieri davano libero sfogo alla loro arte. Attraversò un sentiero bordato di fiori piccoli, fiori teneri che sembravano occhieggiare dispettosi verso il cielo. Gli tornò in mente Eloise, ecco se doveva paragonarla ad un fiore sarebbe stato quello. Si fermò e chiese ad un giardiniere che fiore fosse. Non ti scordar di me. Gli rispose gentilmente. Sorrise fra sé, poi tornò corrucciato, il primo pensiero era stato per quella mocciosa mentre andava all’appuntamento con la sua fidanzata. Scacciò il pensiero mentre in lontananza si scorgevano aiuole di tulipani di ogni colore e Mariclaire con un abito giallo seduta su una panchina in ombra.
Lo sentì arrivare e gli sorrise alzandosi e allungando le braccia. Sir Power le baciò le mani e si sedettero ad ammirare il giardino.
Sono felice che lei sia tornato, mi è mancata la sua dolce compagnia. Gli disse quasi cinguettando. Anche lei, miss Mariclaire mi è mancata, è stato il suo pensiero che mi ha tenuto compagnia in queste lunghe settimane, il suo sorriso e il nostro castello che ci aspetta. Gli rispose sincero.
Gli occhi della donna brillavano mentre lui le parlava. Era come sempre impeccabile e chiese di fare una passeggiata.
Fra pochi giorni il nostro fidanzamento sarà ufficiale, ne sono onorata e felice. Mi dispiace solo che dovremo aspettare a lungo prima del matrimonio, quando il castello sarà terminato. Il re mi ha costretta a rimanere a corte fino ad allora, spero soltanto che possiamo vederci di tanto in tanto o mi scorderò del suo stupendo viso. Gli disse con fare suadente.
Purtroppo è così, ma le prometto che verrò spesso a corte e niente e nessuno potrà tenermi lontano dalla mia futura meravigliosa moglie. Lei gli strinse la mano e lo baciò castamente sulla guancia. Ancora una volta il suo persistente profumo gli disturbò l’olfatto. Farò in modo di anticipare i tempi, non vedo l’ora di iniziare la nostra vita, spero che verrà in visita non appena le condizioni lo permetteranno, avrò modo di mostrarle quelle che sono le nostre terre. Aggiunse l’uomo.
Furono raggiunti da una dama della regina. Miss Mariclaire, la regina chiede di lei. I due si guardarono. Sospirando di delusione lo salutò. Mi dispiace di aver avuto così poco tempo, ma devo proprio andare. E si allontanò con la dama.
Sir Power era deluso, se doveva passare in solitudine i prossimi giorni senza la compagnia della sua fidanzata tanto valeva stare coi suoi uomini. Li raggiunse, sellarono i cavalli e uscirono dal palazzo.
Gli sembrava di tornare a vivere, qui si sentiva a casa e con i suoi uomini al fianco si sentiva anche al sicuro.
Nessuno se ne accorse fino a che non sentirono il tonfo di un corpo che cadeva. Leroi, ultimo della fila era stato raggiunto da una freccia e giaceva a terra sanguinante.


foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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