lunedì 10 settembre 2018

ELOISE


ELOISE
P. 7 E 8




La primavera si sentiva ovunque. Era stata così improvvisa che aveva colto tutti di sorpresa. Le donne cominciarono le grandi pulizie e i grandi bucati da stendere all’aria fresca. Tom aveva molto lavoro e spesso Eloise lo aiutava. Aveva un innato istinto per la creazione delle lame e suo padre la incoraggiava. Rose non ne era molto soddisfatta, avrebbe preferito un lavoro più femminile per sua figlia ma sapeva che Eloise avrebbe fatto solo quello che le piaceva.
La ragazzina stava sbocciando come la primavere di quell’anno, improvvisa e senza preavviso. Il suo corpo si modellava ogni giorno e prendeva forme sinuose e davvero armoniose. Sua madre si chiedeva da chi avesse preso tanta bellezza e come sarebbe stato bello se fosse stata accompagnata da altrettanta grazie femminile. Era un maschiaccio e non si curava del suo aspetto. Amava cavalcare e a malincuore aiutava suo padre.
I papaveri sfogliavano i leggeri petali rossi al passaggio di Beatrice ed Eloise. Finalmente poteva ritornare al castello e non vedeva l’ora di leggere il diario che aveva trovato, o che si era fatto trovare.
Il terreno si era asciugato, la neve era solo un ricordo e gli uccelli avevano nidificato fra le brecce dei muri pericolanti.
Lasciò Beatrice e raggiunse di corsa il pozzo. Tirò un sospiro di sollievo: tutto era come lo aveva lasciato. Si avvicinò al bordo e tolse le pietre che coprivano la scatola, le tremavano le mani mentre la apriva e il profumo di rosa era tutto intorno a lei.
Con molta delicatezza alzò la copertina rosa del quaderno. Il ritratto della bambina, alla luce del sole splendente era ancora più bello. La piccola non poteva avere più di un anno e sorrideva vicino ad un gattino. Chiunque avesse fatto quel ritratto era davvero bravo. Passò alla pagina successiva. Un altro ritratto, questa volta di un uomo che sembrava austero, dal cipiglio aggrottato. Folti baffi incorniciavano labbra carnose e stava seduto osservando lontano. Doveva essere stato in posa e si vedeva bene che era una fatica. Eloise lo osservava in ogni dettaglio. La pagina successiva era dedicata ad una donna sull’altalena, aveva fiori nei capelli e un sorriso incantevole. Avvicinò la pagina per osservarla meglio e vide che i fiori disegnati erano tutte rose. Era facile capire che quella era la famiglia che aveva abitato il castello.
Le due pagine successive erano scritte elegantemente. Eloise si chiese se dovesse leggere quelle pagine scritte sul diario di una sconosciuta, ma non potè resistere. Si mise seduta in terra ed iniziò a leggere.
10 giugno 1531
Oggi è un giorno meraviglioso. La mia piccola Eleonor compie un anno e sono orgogliosa di lei. Reginald non lo vuole ammettere ma stravede per lei. Abbiamo passato tempi durissimi e sono felice che, finalmente possiamo godere di un poco di tranquillità e di serenità. Sono riuscita a ritrarre la mia piccola e mio marito (per me è il mio vero marito) e sono soddisfatta del risultato. Ho eseguito il mio autoritratto per completare la famiglia, una madre, un padre una figlia e tanto amore.
Non voglio pensare al passato, ma è ancora troppo vivo e attuale, anche se è il presente che conta e il futuro ci attende radioso. E’ stata ben strana la vita con me. Obbligata a sposare un uomo che non amavo, violento e ubriacone mi sembrava di essere costretta in una prigione, senza sbarre è vero, ma peggio che essere incatenata al ceppo. Rob aveva pagato i miei genitori e mi aveva portata via. Non li ho mai perdonati per questo. Ci siamo sposati subito e non ho più avuto la possibilità di andarmene: ero sua e poteva farmi ciò che voleva.
Oh! Ricordo quella notte, quando sono fuggita. Era tornato dalla locanda ubriaco e cattivo. Io mi ero nascosta in cucina, lui mi chiamava, urlava e brandiva un bastone, sapevo che mi avrebbe fatto del male.
Fuori scoppiò un furioso temporale. Tuoni e fulmini come non ne avevo mai sentito. Rob si avvicinava al mio nascondiglio ed io ero terrorizzata. Avevo paura dei temporali, fin da piccola ma ancora di più avevo paura di quello che mi poteva fare mio marito. Un colpo di vento spalancò la porta, era un segno. Con un balzo uscii dal mio nascondiglio e corsi fuori nella bufera.
In pochi minuti ero fradicia. Non riuscivo a vedere ad un passo. Il vento ululava e i tuoni rimbombavano come cannoni in battaglia. I lampi squarciavano il buio e vidi mio marito che mi stava raggiungendo. Barcollava ma non mollava il bastone che aveva in mano. Urlava il mio nome ma il vento lo portava lontano. Anch’io devo andare lontano, pensai. Ora o mai più. Cominciai a correre verso il bosco, senza sapere dove andassi e senza curarmi di niente altro che di mettere la maggior distanza da quell’uomo. Corsi a lungo, non so nemmeno per quanto e poi caddi sfinita. Non sentivo più niente, forse ero morta e ne ero felice.
 Fu un tiepido panno sulla fronte che mi risvegliò. Non ero morta, e in quel momento cominciai a piangere lacrime silenziose. “E’ al sicuro, ora.” Era una voce maschile, sconosciuta. Mi stavo risvegliando ed ero consapevole di essere nuda in un letto. Il cuore cominciò a martellarmi nel petto. Avevo paura di essere nelle mani di un altro uomo cattivo. L’uomo si accorse della mia agitazione e si sedette sul bordo del letto. “E’ al sicuro. Non deve avere paura, anche se mi accorgo che deve essere terrorizzata. Sono lord Reginald Popper e lei si trova nel mio capanno di caccia. Posso sapere il suo nome e perché era svenuta davanti alla mia porta?”
Aprii gli occhi e vidi il viso più bello che avessi mai visto. Una dolcezza nello sguardo che mi catturò all’istante, io mi innamorai di Reginald ancora prima di dirgli il mio nome. “Mi chiamo Sara e non voglio essere trovata.”


Lo sconosciuto si alzò e mi girò le spalle. “Si vesta, i suoi abiti si sono asciugati”. Era di poche parole, lo sarebbe sempre stato. Avrei voluto fargli un milione di domande ma abituata ad obbedire lo feci anche in quel frangente. Fuori era tornato il sole, ero stupita, non mi ero resa conto di quanto avessi dormito. Uno splendido cavallo ci aspettava. Con gesto deciso mi aiutò a salire in sella e poi si mise alle mie spalle. Percorremmo sentieri che io non conoscevo, mi sentivo così bene stretta fra le sue braccia. “Mi chiamo Reginald Popper. Lord Popper. Disse di nuovo. Sono sicuro che nel mio palazzo troveremo qualcosa per lei. Non abbia timore.” Cavalcammo per almeno un paio d’ore prima di intravedere il suo palazzo. Spalancai la bocca dallo stupore, era immenso. Entrammo e ci venne incontro lo stalliere. “Ron, avvisa la governante di raggiungermi nel mio studio, e accompagna la signora negli alloggi della servitù.” Mi fece un timido sorriso e si allontanò.
Iniziai così una nuova vita. Mi vennero dati abiti e istruzioni sul lavoro che dovevo svolgere. Passarono quasi due mesi e la mia vita era davvero cambiata. Pensavo spesso al mio salvatore, il mio cuore era colmo d’amore per lui anche se non lo avevo più visto. Parlai alla governante e le chiesi se potevo avere un incontro col lord, volevo ringraziarlo di persona. Mi disse che avrebbe provveduto ma di non farmi troppe illusioni. Alludeva alla mia infatuazione, lo aveva capito benissimo. Passarono tre settimane prima che un servitore del lord venisse a cercarmi. Io non ci speravo più, ero sicura che mi avesse dimenticata. Mi accompagnò dal suo e mio padrone, bussò e mi fece entrare prima di chiudere la porta.
Lord Popper era seduto ad una grande scrivania e leggeva alcuni fogli. “Sono subito da lei.” Disse senza alzare gli occhi. Io ero immobile con le mani che mi sudavano, lo rivedevo dopo tre mesi ed era più affascinante che mai. Mi chiesi se avesse una moglie, dei figli e cercai di darmi un contegno. Ero solo una serva, una donna che aveva salvato per pietà e non dovevo farmi illusioni. Passarono pochi minuti e mise nel cassetto quello che aveva letto. Alzò lo sguardo e finalmente mi guardò. Indossavo un semplice abito che mi ero cucita da sola, non avevo fatto in tempo a sistemarmi i capelli come avrei voluto ed ero immobile sotto il suo sguardo che mi metteva soggezione. Si alzò e mi venne vicino. “Sono contento di vedere che si è adattata, so che ha voluto vedermi.” Io ero impacciata. “Sono qui per ringraziarla, senza di lei avrei fatto una brutta fine, in tutti i sensi.” E senza rendermene conto gli raccontai tutto. Mi ascoltò in silenzio senza staccare lo sguardo da me. Versò da bere in due bicchieri e me ne porse uno. Non smetteva di fissarmi ed io non potevo fare a meno di arrossire. “Lei è una donna bellissima”. Mi disse. In quel momento ricordai che mi aveva spogliata e chissà quanto tempo aveva passato a guardare il mio corpo nudo. Con gesto delicato mi alzò il mento, era talmente vicino il suo viso al mio che sentivo il suo fiato caldo che mi accarezzava. “Perché ha aspettato così tanto a venire da me?” Soffiarono le sue labbra. Io ero confusa, non capivo. Mi tolse il bicchiere di mano e lo posò sul mobile, aveva occhi bellissimi, tutto di lui era bellissimo ed io mi sentivo sciogliere e avevo paura che lui lo capisse. Era molto serio, allungò le sue mani e mi accarezzò i seni. “Li ricordo molto bene questi seni. Così come ricordo le sue lacrime mentre era priva di sensi. Completamente nuda nel mio letto mi ha lasciato senza fiato, ma io sono un uomo per bene e non avrei mai fatto niente che potesse offenderla. Ma ora è qui, sveglia e perfettamente cosciente.” Io ero col fiato corto e chiusi gli occhi. Mi prese per mano e oltrepassammo una porta. La sua camera da letto era lì, col letto rifatto. “Solo se lo vuoi anche tu”. Mi disse. Non riuscivo a parlare e feci solo cenno con la testa. Mi spogliò con estrema gentilezza, una sensazione che non avevo mai provato nella vita. Lo lasciai fare e mi ritrovai nuda davanti a lui che si spogliava. Non eravamo due ragazzini e non tergiversammo nemmeno un attimo in più del necessario. Passammo le due ore successive scoprendo una passione e un accordo totale fra i nostri corpi e le nostre menti. Non mi importava quello che sarebbe venuto dopo, ma in quel momento ero una donna fra le braccia di un uomo, un uomo che desideravo. Mi decisi ad alzarmi e a rivestirmi, avevo passato i più bei momenti della mia vita e glielo dissi, sicura che tutto sarebbe finito lì, visto che avevo soddisfatto il suo desiderio oltre al mio. “Non puoi andartene così, il destino ci ha fatti incontrare e non ho nessuna intenzione di lasciarti andare via.” Cominciò così la nostra storia, col tempo mi raccontò che si era innamorato di me quella notte che mi aveva spogliata, che non si era mai sposato e che ora aveva capito il perché: aspettava me. Non fu facile la nostra vita, io ero una donna sposata, ma lui era un lord e aveva il re dalla sua parte. Ci assegnarono questo castello e ci trasferimmo prima che nascesse Eleonor. Non fui mai più felice di così.
Eloise si accorse di avere gli occhi lucidi. Era entrata nell’intimità di una coppia e nella loro vita. Ora osservava quello che era rimasto di quel castello, della loro dimora, solo macerie e un fantasma che non lo voleva abbandonare. Perché non se ne era andata col suo uomo e la sua bambina? Cosa le impediva di lasciare quei ruderi e raggiungere i suoi amori?
Lei era una ragazzina ma sapeva che al posto della signora non avrebbe abbandonato il suo amore.
Alzò lo sguardo e cercò il fantasma ma c’era solo un grande profumo di rose. Perché sei qui? Cosa posso fare per te?  Chiese al vento. E il vento le rispose facendole cadere il quaderno. Lo raccolse e una pagina si strappò, era l’ultima pagina del diario. Un bellissimo disegno raffigurava un cavaliere e una damigella con alle spalle il castello nel suo pieno splendore. La damigella era circondata da tante rose e tutto ispirava ad un grande amore, e un’altra bella immagine era stata disegnata sul lato opposto.
Eloise era giovane ma capì immediatamente quel ritratto: tutto sarebbe ricominciato in quel castello, l’amore sarebbe ritornato e lei avrebbe potuto raggiungere i suoi cari, solo quando il vero amore avesse di nuovo abitato quelle mura.
Chissà quando succederà! Disse Eloise. Ripose tutto come lo aveva trovato e tornò verso casa, aveva promesso a sua madre di raccontarle la storia. Beatrice la raggiunse e galopparono verso casa.



Foto dal web - proprietà e diritti riservati di Milena Ziletti

Nessun commento:

Posta un commento