mercoledì 5 settembre 2018

ELOISE



ELOISE
PARTE 1 E 2

Il carro arrancava in mezzo alla bufera di neve. Il cavallo, quasi stremato affondava le zampe nella neve.
Tom, a cassetta teneva le redini con le mani gelate e pensava a sua moglie e sua figlia rannicchiate sotto il telo. Dovevano trovare un rifugio o sarebbero morti assiderati. Il tramonto era vicino, e la luce del giorno si sfocava ballando fra i fiocchi di neve grandi come farfalle.
Astor, il vecchio ronzino faticava a respirare dal freddo e dalla fatica. Non mollare amico mio, non mollare, lo rincuorava Tom.
Erano in viaggio da alcuni giorni e non avevano trovato un riparo decente, soltanto il vecchio carro, la loro casa fin da quando si erano conosciuti e si erano messi insieme, lui e Rose.
Il sentiero si fece più impervio, una leggera salita e la fatica di Astor aumentò. Tom aveva le ciglia ricoperte di neve e all’inizio non vide quello che si stava avvicinando.
Lo vide solo quando fu a pochi metri, un vecchio castello diroccato. Guidò il carro oltre il grande arco e scese da cassetta. Vado in perlustrazione. Disse. Torno subito.
Perlustrò il vecchio rudere, altro non era, e trovò un posto riparato.
Tornò al carro, prese Astor per le redini e lo condusse in un ampio atrio che aveva ancora il tetto. Staccò il carro e fece scendere Rose che teneva in braccio Eloise. Vieni Rose, c’è una stanza con un camino, accendo subito il fuoco.
Era una stanza sporca e con piccole finestre senza vetri. L’uomo prese dal carro una ramazza e ripulì sommariamente il pavimento accanto al camino. Alcuni ciocchi di legna preziosa e una fiamma cominciò a rischiarare quel luogo. Fece accomodare sua moglie sulla sua piccola seggiola vicino al fuoco e le mise la trapunta sulle spalle. Rimani qui, al resto penso io.
Rose si scoprì il seno e cominciò ad allattare Eloise, la loro principessa di appena un mese di vita. Lo sguardo di Tom si scioglieva ogni volta che si posava su di loro, ma ora non aveva tempo per questo. Sistemò Astor nell’angolo più lontano e lo coprì con la sua coperta, gli mise davanti al muso avena e acqua ma era talmente stanco che non toccò niente, si mise acquattato e riposò.
Anche Tom era molto stanco ma non poteva permettersi di riposare, non ancora. Sul carro c’era tutto ciò che poteva servire, prese un paiolo e lo riempì di neve appendendolo alla catena sul fuoco del camino. Tagliò pezzi di pane vecchio e alcune briciole di formaggio e mise tutto a bollire, quella sera avrebbero mangiato qualcosa di caldo, ne avevano bisogno. Rose aveva finito di allattare la bimba e la teneva stretta sotto la trapunta. Osservava Tom che prendeva scodelle e cucchiai. Il profumo del cibo aveva risvegliato la fame e iniziarono a mangiare di gusto. Nessuno di loro parlava, cercavano di trattenere le forze e il calore, avevano davanti una notte fredda da superare, ma stavolta avevano un tetto sulla testa e un fuoco acceso.
Il buio li avvolgeva e il vento ululava dalle piccole finestre spandendo fiocchi di neve all’interno della stanza. Si erano rannicchiati abbracciati con la schiena appoggiata alla pietra del camino, tenevano fra di loro la piccola Eloise cercando di trasmetterle tutto il loro calore.
Non ci volle molto perché Rose ed Eloise si addormentassero. Tom rimaneva sveglio nonostante la stanchezza. Le mani cominciavano a riscaldarsi e i piedi ghiacciati cominciavano a prudergli. La poca luce che emanavano le fiamme faceva disegni sui muri e danzava con i fiocchi che riuscivano ad entrare. Il vento non smetteva di portare freddo e gelo, era febbraio e l’inverno stava dando il peggio di sé.
Alla fine, il sonno ebbe la meglio anche su di lui. Si addormentò abbracciato alle sue donne, doveva trovare una soluzione. Sì doveva, ma per ora aveva bisogno solo di dormire.
Qualcosa lo svegliò, vivendo per strada i suoi sensi erano molto sviluppati e anche quando dormiva era sempre pronto alla difesa. Stavolta era diverso, non capiva cosa lo avesse svegliato, non si mosse e socchiuse lentamente gli occhi. Stringeva il pugnale, pronto ad usarlo per difendere la sua famiglia.
Uno strano profumo gli arrivò alle narici, sembrava un tenue profumo di rosa, poi sentì qualcosa che gli toccava il viso ispido di barba. Il suo cuore era in tumulto perché non riusciva a muoversi. Girò lentamente gli occhi e vide che Rose dormiva tranquillamente con la bimba stretta.
Shhhh. Shhhh. Un alito caldo gli arrivò sul collo. Stringeva il pugnale pronto ad usarlo. Aprì gli occhi pronto ad attaccare e quello che vide lo lasciò paralizzato. Un’ombra gentile che sembrava fatta di nebbia o di fumo era proprio di fronte a lui. Shhhh. Shhhh. Cantilenava l’ombra. Con un guizzo sparì lasciando nell’aria un profumo di rose. Scosse la testa. E’ stato solo un sogno, la stanchezza fa brutti scherzi. Si strinse a sua moglie e a sua figlia e riprese a dormire.


Il mattino arrivò senza portare nulla di nuovo. La bufera non accennava a diminuire. Tom si decise ad alzarsi e pulì l’angolo di Astor, doveva trovargli un altro posto al più presto. Mise legna sul fuoco e la fiamma si riavvivò rischiarando la piccola stanza.
Eloise cominciò a lamentarsi e Rose si svegliò. Sorrise a suo marito che la stava guardando. Cominciò ad allattare la piccola mentre sul viso dell’uomo comparve il solito sguardo d’amore.
Esco, vado a vedere se c’è qualcosa che ci può servire. Quando torno mangiamo insieme. Le disse. Lei gli sorrise.
Fuori il vento era gelido come la mano del diavolo, Tom sprofondava nella neve fino al ginocchio, neve fresca che rendeva incantato anche un luogo così tetro. Ispezionò il posto, non c’era tetto su nessuna parete, chissà da quanto tempo quel posto era abbandonato. Doveva essere stato un bel castello una volta, e si chiese come mai lo avessero lasciato così. Trovò della legna vecchia, bagnata e marcia ma sarebbe servita lo stesso sul camino. Ne prese più che poteva e rientrò. Era intirizzito, affamato e scoraggiato.
Sul fuoco il paiolo stava riscaldando gli avanzi della zuppa e iniziarono a mangiare. Rose chiese di portarle una pentola con della neve e la mise a riscaldare vicino alla fiamma. Prese una pezza e lavò il viso e il corpicino di Eloise, le mise un cambio pulito e si lavò anche lei come poteva.
Tom le si sedette di fronte. Siamo in un castello, Rose. Io sono il re e tu la regina, e la nostra principessa diventerà la padrona del regno. Sposerà un grande cavaliere e vivremo tutti felici e contenti. Rose sorrise e baciò la sua principessa. Aveva bisogno di uscire e gli lasciò la piccola.
Faceva veramente freddo, la neve danzava senza sosta da parecchi giorni. Un corvo nero e silenzioso era fermo su un muro diroccato e la guardava curioso. Volò via lanciando il suo gracchiare nel rumore del vento.
Rientrò e si mise davanti al fuoco, se non avessero trovato quel riparo era convinta che sarebbero morte, lei e la bimba, suo marito era forte ma lei aveva quasi esaurito le forze.
Riposarono ancora, la stanchezza che avevano accumulato li aveva quasi distrutti. Tom si alzò e cominciò a ripulire la stanza, se dovevano rimanere lì per un po’ voleva almeno che fosse decente.
Eloise si era riaddormentata e Rose si alzò per dare una mano al marito. C’era ben poco da fare. La donna controllò le provviste, ne avevano davvero poche. Prese dei fagioli secchi e li mise nel paiolo sul fuoco.
Tom la raggiunse e la strinse fra le braccia, le poggiò le labbra all’orecchio ce la faremo, Rose. Adesso siamo in un castello, il re e la regina non possono morire e nessuno verrà a mandarci via. La donna tenne il viso appoggiato alla spalla del suo uomo, sapeva che scegliere di seguirlo avrebbe comportato dei sacrifici, e lo aveva fatto senza rimpianti, ma ora c’era Eloise, e avevano bisogno di trovare stabilità.
Mise altra legna sul fuoco e si sedettero abbracciati coperti dalla trapunta. Eloise dormiva beata. Anche Rose si addormentò.
Tom la teneva stretta, dio come l’amava, e come amava la sua bambina. Doveva dirglielo che la sua vita senza di lei non avrebbe avuto senso ma non era mai riuscito a dirle quello che aveva nel cuore.
Pensò al giorno in cui l’aveva conosciuta.
Tom era un vagabondo, girava col suo carro e si fermava in vari villaggi facendo lavori saltuari che gli permettevano di vivere come gli piaceva.
Era nella taverna, in quel piccolo villaggio aveva finito i suoi vari compiti e il giorno dopo sarebbe ripartito. Non gli piaceva quel posto ed era felice di lasciarselo alle spalle.
Rose era una cameriera e serviva a vari tavoli, dove uomini grezzi e volgari le rivolgevano complimenti ed epiteti poco gentili. Lui osservava e se ne stava in dispare, felice di poter allontanarsi da quel miserevole villaggio.
 Rose gli portò della birra e un piatto di carne. Lui la guardò senza dire niente, era una donna non più giovane, con una lunga treccia che le pendeva sulla schiena. Dai commenti degli avventori aveva capito che aveva dei problemi, non sorrideva mai e sembrava sempre sul punto di scappare. Gli giunse l’ennesimo commento di alcuni uomini seduti lì vicino. Nessuno le ha insegnato a parlare ma capisce ogni cosa, chissà se le hanno insegnato ad usare la bocca ed aprire le gambe? E ridevano come porci stracolmi di cibo e di vino scadente.
Tom si alzò dal suo posto e raggiunse la compagnia che si stava divertendo in quel modo. Non disse niente, prese per il bavero quello che aveva appena parlato, lo alzò dalla panca e gli mollò un gran pugno, gli spaccò due denti e si ferì alle nocche, ma era davvero soddisfatto.
Raggiunse Rose che aveva gli occhi lucidi e le chiese vuoi partire con me? Lei non si aspettava una simile richiesta. Si guardò intorno e decise di sì.
Si ritrovarono in viaggio che il sole non era ancora spuntato.

(immagine dal web)

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