ELOISE
PARTE 1 E 2
Il carro
arrancava in mezzo alla bufera di neve. Il cavallo, quasi stremato affondava le
zampe nella neve.
Tom, a
cassetta teneva le redini con le mani gelate e pensava a sua moglie e sua
figlia rannicchiate sotto il telo. Dovevano trovare un rifugio o sarebbero
morti assiderati. Il tramonto era vicino, e la luce del giorno si sfocava
ballando fra i fiocchi di neve grandi come farfalle.
Astor, il
vecchio ronzino faticava a respirare dal freddo e dalla fatica. Non mollare amico mio, non mollare, lo
rincuorava Tom.
Erano in
viaggio da alcuni giorni e non avevano trovato un riparo decente, soltanto il
vecchio carro, la loro casa fin da quando si erano conosciuti e si erano messi
insieme, lui e Rose.
Il sentiero
si fece più impervio, una leggera salita e la fatica di Astor aumentò. Tom
aveva le ciglia ricoperte di neve e all’inizio non vide quello che si stava
avvicinando.
Lo vide solo
quando fu a pochi metri, un vecchio castello diroccato. Guidò il carro oltre il
grande arco e scese da cassetta. Vado in
perlustrazione. Disse. Torno subito.
Perlustrò il
vecchio rudere, altro non era, e trovò un posto riparato.
Tornò al
carro, prese Astor per le redini e lo condusse in un ampio atrio che aveva
ancora il tetto. Staccò il carro e fece scendere Rose che teneva in braccio
Eloise. Vieni Rose, c’è una stanza con un
camino, accendo subito il fuoco.
Era una
stanza sporca e con piccole finestre senza vetri. L’uomo prese dal carro una
ramazza e ripulì sommariamente il pavimento accanto al camino. Alcuni ciocchi
di legna preziosa e una fiamma cominciò a rischiarare quel luogo. Fece
accomodare sua moglie sulla sua piccola seggiola vicino al fuoco e le mise la
trapunta sulle spalle. Rimani qui, al
resto penso io.
Rose si
scoprì il seno e cominciò ad allattare Eloise, la loro principessa di appena un
mese di vita. Lo sguardo di Tom si scioglieva ogni volta che si posava su di
loro, ma ora non aveva tempo per questo. Sistemò Astor nell’angolo più lontano
e lo coprì con la sua coperta, gli mise davanti al muso avena e acqua ma era
talmente stanco che non toccò niente, si mise acquattato e riposò.
Anche Tom
era molto stanco ma non poteva permettersi di riposare, non ancora. Sul carro
c’era tutto ciò che poteva servire, prese un paiolo e lo riempì di neve
appendendolo alla catena sul fuoco del camino. Tagliò pezzi di pane vecchio e
alcune briciole di formaggio e mise tutto a bollire, quella sera avrebbero
mangiato qualcosa di caldo, ne avevano bisogno. Rose aveva finito di allattare
la bimba e la teneva stretta sotto la trapunta. Osservava Tom che prendeva
scodelle e cucchiai. Il profumo del cibo aveva risvegliato la fame e iniziarono
a mangiare di gusto. Nessuno di loro parlava, cercavano di trattenere le forze
e il calore, avevano davanti una notte fredda da superare, ma stavolta avevano
un tetto sulla testa e un fuoco acceso.
Il buio li
avvolgeva e il vento ululava dalle piccole finestre spandendo fiocchi di neve
all’interno della stanza. Si erano rannicchiati abbracciati con la schiena
appoggiata alla pietra del camino, tenevano fra di loro la piccola Eloise
cercando di trasmetterle tutto il loro calore.
Non ci volle
molto perché Rose ed Eloise si addormentassero. Tom rimaneva sveglio nonostante
la stanchezza. Le mani cominciavano a riscaldarsi e i piedi ghiacciati
cominciavano a prudergli. La poca luce che emanavano le fiamme faceva disegni
sui muri e danzava con i fiocchi che riuscivano ad entrare. Il vento non
smetteva di portare freddo e gelo, era febbraio e l’inverno stava dando il
peggio di sé.
Alla fine,
il sonno ebbe la meglio anche su di lui. Si addormentò abbracciato alle sue
donne, doveva trovare una soluzione. Sì doveva, ma per ora aveva bisogno solo
di dormire.
Qualcosa lo
svegliò, vivendo per strada i suoi sensi erano molto sviluppati e anche quando
dormiva era sempre pronto alla difesa. Stavolta era diverso, non capiva cosa lo
avesse svegliato, non si mosse e socchiuse lentamente gli occhi. Stringeva il
pugnale, pronto ad usarlo per difendere la sua famiglia.
Uno strano
profumo gli arrivò alle narici, sembrava un tenue profumo di rosa, poi sentì
qualcosa che gli toccava il viso ispido di barba. Il suo cuore era in tumulto
perché non riusciva a muoversi. Girò lentamente gli occhi e vide che Rose
dormiva tranquillamente con la bimba stretta.
Shhhh. Shhhh. Un alito caldo gli arrivò sul collo.
Stringeva il pugnale pronto ad usarlo. Aprì gli occhi pronto ad attaccare e
quello che vide lo lasciò paralizzato. Un’ombra gentile che sembrava fatta di
nebbia o di fumo era proprio di fronte a lui. Shhhh. Shhhh. Cantilenava l’ombra. Con un guizzo sparì lasciando
nell’aria un profumo di rose. Scosse la testa. E’ stato solo un sogno, la stanchezza fa brutti scherzi. Si strinse
a sua moglie e a sua figlia e riprese a dormire.
Il mattino
arrivò senza portare nulla di nuovo. La bufera non accennava a diminuire. Tom
si decise ad alzarsi e pulì l’angolo di Astor, doveva trovargli un altro posto
al più presto. Mise legna sul fuoco e la fiamma si riavvivò rischiarando la
piccola stanza.
Eloise
cominciò a lamentarsi e Rose si svegliò. Sorrise a suo marito che la stava
guardando. Cominciò ad allattare la piccola mentre sul viso dell’uomo comparve
il solito sguardo d’amore.
Esco, vado a vedere se c’è qualcosa
che ci può servire. Quando torno mangiamo insieme. Le disse. Lei gli sorrise.
Fuori il
vento era gelido come la mano del diavolo, Tom sprofondava nella neve fino al
ginocchio, neve fresca che rendeva incantato anche un luogo così tetro.
Ispezionò il posto, non c’era tetto su nessuna parete, chissà da quanto tempo
quel posto era abbandonato. Doveva essere stato un bel castello una volta, e si
chiese come mai lo avessero lasciato così. Trovò della legna vecchia, bagnata e
marcia ma sarebbe servita lo stesso sul camino. Ne prese più che poteva e
rientrò. Era intirizzito, affamato e scoraggiato.
Sul fuoco il
paiolo stava riscaldando gli avanzi della zuppa e iniziarono a mangiare. Rose
chiese di portarle una pentola con della neve e la mise a riscaldare vicino
alla fiamma. Prese una pezza e lavò il viso e il corpicino di Eloise, le mise
un cambio pulito e si lavò anche lei come poteva.
Tom le si
sedette di fronte. Siamo in un castello,
Rose. Io sono il re e tu la regina, e la nostra principessa diventerà la
padrona del regno. Sposerà un grande cavaliere e vivremo tutti felici e
contenti. Rose sorrise e baciò la sua principessa. Aveva bisogno di uscire
e gli lasciò la piccola.
Faceva
veramente freddo, la neve danzava senza sosta da parecchi giorni. Un corvo nero
e silenzioso era fermo su un muro diroccato e la guardava curioso. Volò via
lanciando il suo gracchiare nel rumore del vento.
Rientrò e si
mise davanti al fuoco, se non avessero trovato quel riparo era convinta che
sarebbero morte, lei e la bimba, suo marito era forte ma lei aveva quasi
esaurito le forze.
Riposarono
ancora, la stanchezza che avevano accumulato li aveva quasi distrutti. Tom si
alzò e cominciò a ripulire la stanza, se dovevano rimanere lì per un po’ voleva
almeno che fosse decente.
Eloise si
era riaddormentata e Rose si alzò per dare una mano al marito. C’era ben poco
da fare. La donna controllò le provviste, ne avevano davvero poche. Prese dei
fagioli secchi e li mise nel paiolo sul fuoco.
Tom la
raggiunse e la strinse fra le braccia, le poggiò le labbra all’orecchio ce la faremo, Rose. Adesso siamo in un
castello, il re e la regina non possono morire e nessuno verrà a mandarci via.
La donna tenne il viso appoggiato alla spalla del suo uomo, sapeva che scegliere
di seguirlo avrebbe comportato dei sacrifici, e lo aveva fatto senza rimpianti,
ma ora c’era Eloise, e avevano bisogno di trovare stabilità.
Mise altra
legna sul fuoco e si sedettero abbracciati coperti dalla trapunta. Eloise
dormiva beata. Anche Rose si addormentò.
Tom la
teneva stretta, dio come l’amava, e come amava la sua bambina. Doveva dirglielo
che la sua vita senza di lei non avrebbe avuto senso ma non era mai riuscito a
dirle quello che aveva nel cuore.
Pensò al
giorno in cui l’aveva conosciuta.
Tom era un
vagabondo, girava col suo carro e si fermava in vari villaggi facendo lavori
saltuari che gli permettevano di vivere come gli piaceva.
Era nella
taverna, in quel piccolo villaggio aveva finito i suoi vari compiti e il giorno
dopo sarebbe ripartito. Non gli piaceva quel posto ed era felice di lasciarselo
alle spalle.
Rose era una
cameriera e serviva a vari tavoli, dove uomini grezzi e volgari le rivolgevano
complimenti ed epiteti poco gentili. Lui osservava e se ne stava in dispare,
felice di poter allontanarsi da quel miserevole villaggio.
Rose gli portò della birra e un piatto di
carne. Lui la guardò senza dire niente, era una donna non più giovane, con una
lunga treccia che le pendeva sulla schiena. Dai commenti degli avventori aveva
capito che aveva dei problemi, non sorrideva mai e sembrava sempre sul punto di
scappare. Gli giunse l’ennesimo commento di alcuni uomini seduti lì vicino. Nessuno le ha insegnato a parlare ma capisce
ogni cosa, chissà se le hanno insegnato ad usare la bocca ed aprire le gambe?
E ridevano come porci stracolmi di cibo e di vino scadente.
Tom si alzò
dal suo posto e raggiunse la compagnia che si stava divertendo in quel modo.
Non disse niente, prese per il bavero quello che aveva appena parlato, lo alzò
dalla panca e gli mollò un gran pugno, gli spaccò due denti e si ferì alle
nocche, ma era davvero soddisfatto.
Raggiunse
Rose che aveva gli occhi lucidi e le chiese vuoi
partire con me? Lei non si aspettava una simile richiesta. Si guardò
intorno e decise di sì.
Si ritrovarono
in viaggio che il sole non era ancora spuntato.
Nessun commento:
Posta un commento