mercoledì 19 settembre 2018

ELOISE


ELOISE

P. VENTIRE E VENTIQUATTRO





Cavalcavano silenziosi, ognuno di loro aveva un motivo personale per arrivare in fretta.
Sostarono per la notte, mangiando quello che avevano nelle sacche, i quattro uomini aspettavano che il loro capo parlasse.
Sir Power li chiamò più vicini a sé. Oliver, Allen, Leroi, Steven vi comunico che da questo momento siete la mia guardia personale. La mia fiducia è riposta solo in voi e avete la mia vita nelle vostre mani. Dovrete fare attenzione e aiutarmi a tenere tutto sotto controllo, ho paura che il pericolo non sia rimasto a palazzo reale. Finchè non scoprirò il motivo e il mandante di chi mi vuole morto non possiamo abbassare le difese. Sta a voi organizzare i turni di guardia, riferirete solo a me. Avete capito? Disse loro con fare serio. I suoi uomini assentirono. Allen sarà il vostro capitano ma ognuno di voi avrà grandi responsabilità. Aggiunse.
Non servivano altre parole, si distesero per dormire.
Era metà maggio quando arrivarono sulla terra di sir Power. Era una mattina luminosa, senza nuvole. Il viaggio era proseguito senza intoppi e, finalmente erano quasi arrivati al castello.
In lontananza si vedevano spire di fumo salire dal villaggio di baracche. I cinque uomini spronarono i cavalli per coprire l’ultimo tratto il più veloce possibile.
Finalmente, arrivarono in prossimità del castello. Si fermarono stupiti. La muraglia difensiva era quasi terminata. Parecchi uomini stavano lavorando alacremente e, per la prima volta, sir Power entrò nel suo castello dalla volta principale, che ancora non aveva il portone. Sentì una forte emozione mentre osservava gli uomini al lavoro, il re aveva mantenuto la parola, come sempre, e i lavori erano molto più avanti di quello che si aspettava.
In sella al suo cavallo osservava con estrema fierezza la sua proprietà e anelava il momento in cui fosse pronta ad accogliere la sua sposa.
Lasciò liberi i suoi uomini, che sapevano cosa fare e raggiunse la baracca dei responsabili dei lavori. Erano tre uomini piuttosto giovani ma con esperienza e capacità, furono felici di rivedere il loro capo, avevano parecchie questioni da sottoporgli. La giornata terminò che lui non aveva ancora raggiunto la sua baracca. Stanco ma felice si sdraiò sulla branda e si addormentò davvero soddisfatto.
Ci vollero alcuni giorni prima che potesse lasciare i lavori e uscire in perlustrazione nel suo territorio. Due dei suoi uomini lo accompagnavano. I campi erano stati lavorati con estrema perizia e decise di lasciare liberi i contadini di continuare senza ordini e senza costrizioni. Si fidava di quella gente, la sua gente.
La vide per primo. Su una lieve altura la ragazzina era in groppa alla sua cavalla nera. Era ferma e aveva lo sguardo puntato al castello. Gli sarebbe piaciuto immensamente sapere cosa le passava per la mente. Incurante del divieto era sul suo territorio ma lei, nonostante lo avesse visto e riconosciuto non abbandonava la sua postazione. I suoi uomini lo guardavano aspettando un ordine, ci sarebbe voluto poco per allontanarla. Rimanete qui, vado da lei, e ci vado da solo. Disse loro mentre già si allontanava.
Mentre le si avvicinava notò i capelli spettinati e il viso arrossato, doveva essere arrivata da poco. Affiancò il suo cavallo a quello della ragazzina mentre lei non aveva ancora distolto lo sguardo dal castello.
Buongiorno, Eloise. Sei ancora entro i confini che ti sono preclusi, lo sai vero? Le disse in finto tono mieloso.
La ragazzina non rispose e rimase a fissare in lontananza il castello, che ormai non si vedeva più da quando la muraglia era stata costruita.
L’uomo la osservava, avrebbe pagato per leggerle nei pensieri, poi si accorse delle lacrime che le rigavano le guance e si intenerì, dopo tutto era poco più di una bambina.
Qualcosa ti turba, ragazzina? Le chiese in modo educato. Lei girò il viso e lo fulminò con lo sguardo. Fu come ricevere una stilettata per l’uomo che non si aspettava un simile trattamento. La guardò con occhi spalancati, dio ma quanto tempo era che non la vedeva? Possibile che in così poco tempo fosse così cambiata? Ora erano occhi di uomo che osservavano una fanciulla nel pieno della sua giovinezza e sentì uno strappo al cuore, doveva ammetterlo: era bellissima.
Era turbato, anche se non ne capiva il motivo. Come la volta precedente, la ragazzina girò il cavallo, gli passò vicino per andarsene, ma prima di allontanarsi, si voltò che tu sia maledetto, sir Power.
Spronò Beatrice e partì al galoppo con i capelli al vento. Il cavaliere rimase qualche attimo come sospeso poi spronò il suo cavallo e cercò di raggiungerla. Non fu facile riuscire ad affiancare Beatrice, Eloise era davvero un’ottima cavallerizza. Riuscì a bloccarla, scese da cavallo e prese le redini della cavalla nera.
Era arrabbiato, con se stesso e con lei che lo aveva maledetto, aveva il diritto di conoscerne il motivo. Eloise ansimava dalla corsa frenetica e cercava di strattonare la cavalla per allontanarsi dall’uomo che aveva cominciato ad odiare.
Si può sapere che ti prende, ragazzina? Che modi sono? Le disse arrabbiato.
Lo sguardo di Eloise era come fuoco vivo, se fosse stata una strega l’uomo sarebbe morto incenerito all’istante e lui se ne rese conto.
La stai facendo soffrire. Gli disse soltanto. E con un ultimo strattone liberò le briglie e galoppò velocemente verso casa.





Il cavaliere risalì in sella con la mente in subbuglio. Non si capacitava di quanto era appena successo. Era vero che non avevano mai legato, ma lui era un uomo e lei una bambina. Si soffermò col pensiero su Eloise, doveva ammetterlo che non era più una bambina, ma una splendida fanciulla che stava sbocciando ed era davvero molto bella.
Immerso nei suoi pensieri raggiunse i suoi uomini e continuarono la loro perlustrazione.
Molti contadini, sia uomini che donne lavoravano la terra con passione e i frutti che raccoglievano erano lì a dimostrare quanto quella gente amasse il territorio. Si accorse che mentre passava le chiacchiere venivano interrotte, e se non fosse stato per gli sguardi poco amichevoli che riceveva non ci avrebbe fatto caso.
Chiese ai suoi uomini di raggiungerlo nella sua baracca. Versò per tutti una coppa di vino. Credo che vi siate accorti che non abbiamo ricevuto una buona accoglienza, e quello che mi ha detto quella mocciosa mi ha fatto riflettere. C’è qualcosa che non va ed io non voglio turbare la mia gente senza saperne nemmeno il motivo, voglio che siano liberi e felici per quanto posso loro concedere. Oliver, tu sei il più estroverso di tutti, va nei villaggi e cerca di capire quello che succede. Sono sicuro che tornerai con la risposta. Ora al lavoro.  E li congedò.
Sir Power raggiunse i responsabili dei lavori e aggiunse delle variazione ai disegni che gli avevano sottoposto. Uscì e si diresse al pozzo dove Eloise aveva fatto cadere qualcosa ma ormai non lo poteva più recuperare. Era ubicato in mezzo ad un piccolo pezzo di terra incolta e doveva essere abbattuto e chiuso per far posto ad altro. In quel momento sentì il profumo di rosa e si rammentò del fantasma. Alzò lo sguardo sulle rovine che lo circondavano e gli parve di vedere qualcosa, era impossibile che, se davvero esisteva un fantasma si sarebbe fatto vedere di giorno, e poi lui non ci credeva proprio.
Nella bottega del fabbro il lavoro non mancava, era il periodo di maggior lavoro e per tutta l’estate sarebbe stato così. Eloise stava ferrando un cavallo e il sudore le scendeva copioso. Indossava una camicia senza maniche e pantaloni sotto al ginocchio quando entrò Oliver.
Tom lo raggiunse, era un forestiero e loro avevano sempre timore di chi non conoscevano. Il nuovo venuto si presentò e chiese dove trovare una taverna, si guardò intorno senza dare nell’occhio e se ne andò.
Ad Oliver non era sfuggito niente, la ragazzina non lo aveva degnato di uno sguardo ma lui l’aveva osservata bene, si era accorto della bellezza acerba che stava germogliando, decise che sarebbe tornato ancora nei paraggi, era la prima ragazza che vedeva in quel posto e gli sarebbe piaciuto conoscerla meglio.
Rose chiamò sua figlia e gli altri, aveva preparato una bibita fresca per tutti e un dolce. Chi era lo straniero? Chiese al marito. Un uomo di sir Power, cercava solo la taverna. Le rispose. Eloise mangiava in silenzio, suo padre e sua madre non capivano più la loro figlia, da un po’ di tempo era taciturna più del solito, avrebbe avuto bisogno di trovare qualche amica o amico, qualcuno con cui passare del tempo, invece lei quando aveva del tempo libero sellava Beatrice e spariva per delle ore. Ormai avevano smesso di preoccuparsi per lei anche se sua madre capiva che c’era qualcosa che la turbava.
Trascorsero alcuni giorni prima che Eloise avesse il permesso di andarsene con Beatrice. Era giorno di festa e tutti lo rispettavano.
Andava al passo in sella alla cavalla, faceva caldo e non c’era nessuno in giro, tutti amavano stare nelle proprie case al fresco ogni volta che potevano. Raggiunse uno dei suoi posti preferiti, una piccola ansa del fiume dove l’acqua era bassa e limpida. Era nascosta al sentiero da alberi folti e raggiungerla era difficoltoso, per questo doveva tenere Beatrice per le briglie e andare a piedi. Lasciò la cavalla, si tolse le scarpe e immerse i piedi nell’acqua. Era davvero piacevole, incurante di tutto si sedette nell’acqua e si sdraiò, lasciando che i capelli seguissero il suo leggero ondeggiare. Aveva gli occhi chiusi. Pensava a quello che era successo durante i lavori al castello. Si irrigidì pensando al padrone di quel posto che non aveva rispetto per niente, lei ci aveva provato a parlare con i responsabili ma non aveva mai potuto nemmeno raggiungerli, era sempre stata respinta, e l’ultima volta le guardie l’avevano insultata e strattonata. Erano gli ordini del loro padrone, lei lo sapeva, le aveva proibito di mettere piedi vicino al castello, ma lei non lo aveva ascoltato.
Ora si limitava ad osservare dall’altura dove lui l’aveva scoperta, non riusciva più a distinguere niente dei ruderi che l’avevano accolta da piccola e che aveva imparato a conoscere col tempo. Il fantasma aveva bisogno di essere protetto, ma nessuno la voleva ascoltare, così che spesso, di notte tutti i villaggi nei dintorni, sebbene distanti ne sentivano i lamenti, e lei più di tutti.
Si accorse che un’ombra aveva oscurato il cielo. Aprì gli occhi e vide grosse nuvole che arrivavano quasi correndo. In distanza si vedevano già i lampi e i tuoni arrivavano soffusi.
Si rialzò bagnata fradicia, raggiunse la riva sassosa e cercò di strizzare l’acqua dai vestiti. Un vento piuttosto freddo le fece venire la pelle d’oca. Raggiunse Beatrice e le salì in groppa, non avrebbe fatto in tempo a raggiungere casa ma sapeva dove potersi riparare.
La grotta verde, così chiamata per le pareti ricoperte di muschio era poco distante, la raggiunse ed entrò con la cavalla, avrebbero atteso che il temporale passasse.
Dall’apertura si sentiva il vento ululare e la pioggia battere con forza contro la roccia. La sorprese vedere entrare un uomo a cavallo, lo riconobbe appena scese dalla sella. Era l’uomo di sir Power che aveva chiesto informazioni a suo padre.
Chiedo scusa, signorina, ma fuori sembra che si sia scatenato l’inferno. Le disse gentilmente.
C’è posto anche per lei, ma non si avvicini. Le rispose.
L’uomo le sorrise e si sedette al lato opposto.

foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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