domenica 16 settembre 2018

DOVE VANNO I RICORDI




DOVE VANNO I RICORDI?


Me ne stavo sdraiata ad occhi chiusi. Il grande albero frondoso ammorbidiva l’aria con la sua soffusa sinfonia di suono e di silenzio. Era dolce sentire la carezza del tiepido e leggero vento che, oltre a far suonare le foglie mi accarezzava il viso. Un sorriso increspò le mie rughe e le labbra si socchiusero a ringraziare, con un cenno di sorriso quel momento così speciale e piacevole.
Non aprire gli occhi. Pensa! Sentii sussurrarmi nelle orecchie. La mia mente, piano piano sembrò assopirsi. Che cosa vuoi? Sento la voce di Emetiades. Già, che cosa volevo? Allunga la mano e prendilo.
Non aprii gli occhi, perché avevo paura di perdere il contatto con questa voce e con le sensazioni che provavo. Sapevo bene cosa volevo, allungai la mano e afferrai quel ricordo che stava lì, vagante ed evanescente ad aspettare che lo riprendessi.
Un bel ricordo davvero. Il mio primo bacio, il primo vero bacio. Avevo quattordici anni e rubavo il tempo da trascorrere con il ragazzo del mio cuore. Bellissimo, gentile, troppo bello per essere vero, non ci credevo. Lo conoscevo da poco ma mi ero subito innamorata di lui. Era una domenica d’estate e non c’erano molte cose che si potevano fare ai miei tempi! Ma una passeggiata, quella era sempre disponibile.
Ricordo bene quel sentiero sterrato che affiancava la ferrovia e dall’altro lato un semplice fosso separava campi dorati di grano maturo. Camminavamo mano nella mano, in silenzio. Soltanto il cinguettio degli uccelli e il ronzio degli insetti ci faceva da sfondo. Le nostre mani sudate, più per l’emozione di toccarci che per il caldo erano intrecciate e ognuno di noi era perso nei propri pensieri. Due ragazzini, che si erano allontanati dagli altri per respirare un poco del profumo reciproco. Timidezza, imbarazzo per ritrovarci da soli in un luogo così. Camminavamo lentamente per rendere più lungo il tempo da passare da soli, per assaporare quell’emozione che, allora non lo sapevamo, si respira poche volte nella vita. Cosa mi passava nella mente? Non lo so, era attesa, sentimento, Amore. Chi fece la prima mossa? Non lo sapremo mai, un coro di Angeli, i nostri angeli accompagnatori si erano stancati della nostra timidezza e fecero in modo che nello stesso istante i nostri occhi si specchiassero: i miei nei tuoi e i tuoi nei miei. Soltanto un attimo, un’esplosione di energia ci avvolse e tu, sì tu mi avvolgesti in un abbraccio e posasti, per la prima volta le tue labbra sulle mie. Fu un bacio breve e dolcissimo che mi mandò il cuore a mille, un bacio che mise il sigillo sul nostro amore, a volte contrastato, a volte incompreso ma per noi unico e indissolubile. Non so cosa provasti nel tuo cuore in quel momento, ma io impressi la dolcezza di quel bacio come sigillo nel mio cuore da riaprire ogni volta che eri lontano da me. E così è ancora oggi.
Dolci lacrime bussano da sotto le palpebre. Dio quanta forza hanno i ricordi! Sono passati 44 anni da quell’estate, dal nostro primo bacio ma ancora oggi, se voglio, allungo la mano e prendo questo ricordo dall’album dell’Universo. La ragazzina è diventata donna, e il tempo che passa la rende sempre più fragile e scontrosa. Ma nel suo cuore, tenuto ben protetto da quel sigillo, niente altro potrà entrare se non l’Amore che ancora ha per te.
Cosa mi fai, Emetiades? Perché tutto questo?
Perché tu non sei cambiata e il tuo cuore è ancora quello di una ragazzina, perché le tue emozioni non invecchiano mai e perché tu, a volte dimentichi che se anche il cielo spesso si scurisce col temporale tu sai ballare sotto la pioggia e camminare sull’arcobaleno.
Ancora non capisco.
I ricordi sono quello che le persone portano nel loro bagaglio, ma troppo spesso è un bagaglio dimenticato in un magazzino polveroso e umido, MA NON PER TE, ed io sono qui per aiutarti a sorridere, a continuare la tua strada portandoti via il peso che hai nel cuore. Sono io che ho messo al tuo fianco quel ragazzo, l’unico su questa Terra che fosse giusto per te e VOGLIO che tu non perda nemmeno un frammento della felicità così faticosamente conquistata e vissuta. Stai serena, tutto è già stabilito ed io, Emetiades sono con te fin dai tempi dei tempi, e non abbiamo ancora finito. Goditi il resto di questo viaggio, apri gli occhi e sorridi, fa che le tue rughe siano di gioia e non di dolore e riprenditi quello che davvero ti meriti. Non avere mai paura, niente dipende da te, imparalo in fretta e riprendi il sentiero.
Emetiades, l’Aliena che è in me.

proprietà e diritti riservati di Milena Ziletti

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