ELOISE
P. QUARANTADUE E QUARANTATRE
Varcò la
soglia della baracca delle guardie con lo sguardo ancora imbronciato. Oliver se
ne accorse ma fece finta di niente.
Il tuo padrone ha bisogno di imparare
parecchio su quella che ritiene la sua gente! Non si farà amare, non serve
essere obbedito o temuto se non hai il rispetto di chi lavora per le tue
ricchezze! Sbottò
bevendo un sorso di birra fresca.
Non ti piace sir Power? Le chiese Oliver. La ragazza rimase
silenziosa per qualche attimo. No, non mi
piace ma non è importante. Importa che sia un buon padrone. Noi siamo gente
semplice, gran lavoratori e non ci serve essere comandati a bacchetta per fare
il nostro dovere. Spero che quando sarà sposato possa formare il capostipite di
una nuova generazione di castellani amati dal popolo. Gli rispose convinta.
Spero di non dover sedare una rivolta
con te a capo! Scherzò
Oliver.
Eloise si
accorse del pallore e della stanchezza del suo amico, si alzò e si congedò con
la promessa che sarebbe tornata ancora.
L’autunno
quell’anno era più dolce del precedente. Le giornate erano ancora tiepide e i
campi erano pronti per il grande freddo. Tutto stava rallentando, soltanto i
lavori al castello continuavano frenetici ed erano davvero avanzati.
In casa,
Rose ed Eloise stavano riposando davanti al camino acceso. Il cane cominciò a
ringhiare e la ragazza andò alla porta. Fu davvero sorpresa di trovarsi di
fronte sir Power, non lo aveva più visto. Lo osservava attentamente, era un suo
difetto cercare di scoprire sul viso delle persone le emozioni che portavano
dentro.
Buon pomeriggio, miss Eloise, anche a
lei missis Rose. Posso avere il permesso di parlare con sua figlia? Chiese educatamente.
La ragazza
prese uno scialle e uscì di casa, incuriosita. Il cavaliere rimaneva in
silenzio e lei non lo agevolava per niente. Avevano fatto alcuni passi e l’uomo
si fermò. I suoi occhi si immersero nel viso bellissimo di Eloise e dovette
faticare parecchio per non prenderla fra le braccia. Il ricordo del bacio che
si erano scambiati era impresso indelebile nei suoi più bei ricordi, e questo
lo innervosiva oltre ogni limite.
Voleva parlarmi? Chiese la ragazza. Si stava spazientendo.
Ho pensato di portarle un piccolo
regalo. Lo so che non vuole niente in cambio dell’aiuto che ci ha dato, ma la
prego, lasci che possa donarle un piccolo oggetto, solo per dimostrarle la mia
gratitudine e quella di Oliver. Prese un piccolo astuccio e glielo porse. Ho pensato a lei quando l’ho visto, era di
mia madre e credo che sarebbe felice che lo donassi alla ragazza che mi ha
salvato la vita. Le disse tutto d’un fiato.
Eloise aprì
l’astuccio che conteneva una sottile catenella e un ciondolo a forma di
girasole. Pietre preziose ne rendevano i colori meravigliosi, era piccolo ma doveva
avere un grande valore e lei non aveva mai posseduto gioielli. Era senza parole
mentre lo osservava, le piaceva davvero ma non sapeva se fosse opportuno
accettarlo.
Vedendo la
sua titubanza sir Power le prese le mani. La
prego di accettarlo, mi renderebbe felice.
E’ davvero molto bello, io non ho mai
posseduto gioielli, è il primo, così come è stato il primo bacio quello che mi
ha rubato. Cosa vuole da me, sir Power? Gli chiese alzando lo sguardo sul viso dell’uomo.
La ragazza
rivide le stesse emozioni che l’uomo aveva in riva al fiume e si allontanò di
un passo.
Il cavaliere
rimase in silenzio. Il suo intento era stato soltanto quello di ringraziarla e
di farsi perdonare per il modo brusco in cui l’aveva trattata l’ultima volta,
ma si rese conto, e questo lo spaventò che avrebbe voluto portarla con sé e
scappare lontano, dove non esistevano pericoli, e vivere con lei tutta la vita.
Per la prima volta ammise a se stesso che si era innamorato di una ragazzina
sfacciata che non sarebbe mai stata sua.
Il suo umore
cambiò, così come il suo sguardo. Dalle
mie parti si usa fare un dono per ricambiare. Imparerò a seguire le usanze di
questo posto da domani in poi, per oggi sarei davvero felice se lo accettasse. Riuscì
a dirle.
Va bene, è davvero molto bello e
sento che è donato col cuore, lo accetto, ora siamo pari. Entri, mia madre
vorrà essere messa al corrente di questo dono, non capita tutti i giorni di
ricevere un gioiello come questo e potrebbe fraintendere.
Rose ed
Eloise osservavano il cavaliere che si allontanava. Deve essere molto solo il nostro padrone. Disse alla figlia. Ognuno si sceglie la propria vita. Le
rispose semplicemente.
Finalmente
era giunto il giorno dell’inizio della scuola di ballo di miss Maffy. Eloise
era pronta e sua madre l’accompagnò alla scuola. C’erano una decina di ragazze
e solo cinque ragazzi, avrebbero dovuto litigarseli.
Miss Maffy
li mise al corrente delle regole della scuola e iniziarono il corso.
All’inizio
impararono a muoversi più elegantemente nei loro balli tradizionali, era
davvero una grande allegria, soprattutto per la musica stonata che mister
Gunnas elargiva a piene mani.
Miss Maffy
chiamò a raccolta i suoi allievi. Per il
saggio di fine anno dovrete munirvi
di un abito da ballo, poi vi insegnerò ad acconciarvi i capelli e imparerete
come si balla alla corte del re.
Rimasero
tutti sorpresi, chi mai sarebbe andato a corte? Ma lo sguardo della maestra non
prometteva niente di buono e rimasero zitti.
Uscirono scherzando
su quello che li aspettava ed Eloise corse a casa a raccontare le novità a sua
madre. Ci sarebbe stato da ridere al saggio di fine anno.
Ottobre
aveva portato con sé le prime nebbie. Il fumo usciva da ogni comignolo e gli
abiti pesanti erano stati tolti dalle casse. Tutto era rallentato, come ogni
anno all’arrivo della stagione fredda.
Le donne del
villaggio si erano organizzate a casa di una di loro e si ritrovavano insieme
per cucire gli abiti da ballo per il saggio di fine corso.
Era un bel
modo di passare insieme un paio di pomeriggi alla settimana. Si era creato un
bell’ambiente e si confidavano come non era mai successo. La sordità di Rose le
impediva di partecipare vivacemente ai discorsi ma riusciva a capirne la
maggior parte. Erano tutte mamme che adoravano i propri figli e figlie e i
discorsi, inevitabilmente erano principalmente su di loro.
Il mese era
quasi finito e la neve aveva cominciato a cadere leggera. Era un pomeriggio di
quelli in cui Rose era impegnata con le amiche del cucito ed Eloise si stava
annoiando. Il profumo di rosa si era intensificato. Guardò fuori dalla finestra
il leggero manto bianco sul sentiero e seguì l’impulso del momento. Sellò
Beatrice e sotto lo sguardo rassegnato di suo padre si allontanò al galoppo.
Raggiunse
l’altura. La leggera foschia le impediva di vedere chiaramente le mura che si
stagliavano verso il cielo. Non poteva vedere niente altro ma sapeva che i
lavori erano proseguiti e che ancora non si erano fermati. Molte baracche erano
vuote in attesa della bella stagione quando i lavoranti sarebbero ritornati.
Non vedeva
Oliver da parecchio e lei non era più andata a trovarlo, pur avendogli promesso
che ci sarebbe tornata. Beatrice percepiva il nervosismo della sua padrona e
scalciava impaziente.
Era arrivata
fino a lì, tanto valeva proseguire e andare al castello. Fu una grande sorpresa
trovare il portone già montato, non era chiuso e lei lo varcò in sella a
Beatrice.
Erano ancora
tanti gli uomini al lavoro, la fucina andava a pieno ritmo, così come i
falegnami, c’erano molti lavori che si potevano fare anche col cattivo tempo e
l’inverno era ancora di là a venire.
Che ci faccio qui? Pensò non sapendo cosa fare. Allen la vide e
la raggiunse.
Buongiorno miss Eloise, che sorpresa!
Venga, qui fa troppo freddo. L’accompagnò nella loro baracca e le offrì da bere del vino
caldo. Steven stava riposando sulla sua branda e le sorrise. Mi dispiace ma Oliver è di turno col
padrone, si dispiacerà di non essere stato qui. Le disse.
Sono venuta senza preavviso, se è
fuori significa che sta bene. E’ questo l’importante. Bevve un sorso e andò a riprendersi
la cavalla.
Ritornò
all’altura mentre il crepuscolo cominciava a scurire la foschia che stava
diventando nebbia. Voltò Beatrice e riprese la strada di casa.
Cosa mi è venuto in mente di venire
fino a qui? Pensava
mentre lasciava le briglie sciolte.
Il rumore di
zoccoli di un cavallo che arrivava al galoppo la fece fermare. Era sicura che
Oliver la stesse raggiungendo e il suo sorriso si spense quando vide che si
trattava di sir Power.
Il fiato del
cavallo dell’uomo si condensava mescolandosi alla foschia. Affiancò il cavallo
a quello della ragazza.
Buon pomeriggio, miss Eloise. Sembrava non trovasse le parole per
continuare il discorso. Quella ragazza gli rimescolava il sangue ogni volta che
la vedeva ed ora si pentiva di averla seguita.
Buon pomeriggio a lei, sir Power. Lo
so che non devo venire al castello ma non ho più visto Oliver e gli avevo
promesso che sarei tornata. Lo osservava rendendosi conto dello sguardo dell’uomo che non
si staccava dal suo viso.
L’accompagno per un pezzo di strada,
non è sicuro stare da sola. E spronarono i cavalli.
Il silenzio
era imbarazzante. Eloise non lo agevolava e lui si innervosiva. D’un tratto
prese le briglie di Beatrice e fermò la cavalla. Smontò da cavallo e
altrettanto dovette fare anche lei.
Il cavaliere
aveva il battito accelerato e tratteneva a stento la voglia di stringerla fra
le braccia.
Deve dirmi qualcosa, sir Power? Ruppe il silenzio.
Avrei tante cose da dirle, miss
Eloise, ma convenienza esige che non lo possa fare. Una cosa però non posso
tacerle: lei è bellissima, fortunato chi riuscirà a conquistare il suo cuore. Le rivelò con voce emozionata.
La ragazza
non si aspettava questa dichiarazione. Rimase in silenzio alcuni attimi. Lei è molto gentile, nessuno me lo aveva mai
detto. Non so cosa si dice in queste circostanze, perciò è meglio se riprendo
la strada di casa. Gli rispose.
Miss Eloise, voglio che lei sappia
che ha un posto speciale nel mio cuore. Aggiunse senza guardarla. Risalì sul cavallo e, senza ulteriori
spiegazioni tornò al castello.
La ragazza
era arrivata a casa, l’oscurità era quasi totale. Era turbata per le parole di
sir Power, proprio non riusciva a capire cosa volesse dire. Non sarebbe potuta
essere sua amica come con Oliver, lui era il padrone delle terre e di tutti gli
abitanti, lei era una ragazza di umile famiglia che non aveva grandi sogni nel
cuore.
Finì di
strigliare Beatrice e raggiunse i genitori che l’aspettavano per la cena.
Sua madre si
accorse subito che qualcosa turbava la sua amata figlia. Tutto bene, piccola? Le chiese mentre le accarezzava i capelli
ancora umidi di nebbia.
Non lo so, madre, non lo so.
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