ALESSIO
Mi chiamo Alessio, ho nove
anni e sono stanco.
Sono stanco di sentire
litigare sempre i miei genitori. Non riesco a capire; non è sempre stato così.
Non so perché hanno cominciato né
ricordo quando è iniziato, so
soltanto che sono stanco di questa situazione.
Era così bello prima. E’
vero, ogni tanto succedeva che alzassero la voce o bisticciassero, ma poi,
tutto tornava come prima, ed io mi mettevo sul divano in mezzo a loro e
guardavamo insieme la tv.
Ora non è più così. Sul
divano tutti insieme non ci stiamo più da tanto tempo. Io guardo sempre da solo
la tv e posso guardare quello che voglio. Mi sento molto solo, anche se mamma e
papà sono in casa, perché ognuno sta in una stanza diversa e non ci parliamo
più come prima. Non scherziamo insieme e non ci facciamo dispetti. Non ci
raccontiamo le nostre giornate e non interessa a nessuno i voti che prendo a
scuola. Mi chiedo a cosa serve che continui a studiare e a fare i compiti. A
volte avrei bisogno di un aiuto, ma non lo chiedo più, faccio come posso, e la
maestra Marcella mi ha già detto che devo migliorare o mi darà un brutto voto.
A me piace la maestra
Marcella: è molto dolce, non alza mai la voce e ci aiuta quando siamo in
difficoltà. Ci conosce da due anni, è giovane e molto carina, sorride spesso e
ci tiene di buon umore. Mi dispiace darle un dispiacere, non voglio un brutto
voto e, per lei, mi sforzo di studiare bene.
Oggi è sabato e siamo in
casa. Veramente in casa ci sono mamma e papà che urlano. Si dicono cose brutte.
Non le capisco tutte ma mi feriscono profondamente. Io non voglio che il mio
papà se ne vada da casa, ma la mamma glielo ha già chiesto più volte. Le sue
parole esatte sono state: “Sei un bastardo, tu e la tua puttana non l’avrete
vinta. Vattene da lei.”
La risposta di papà è sempre
la stessa: “Non voglio far soffrire Alessio, lo voglio con me, ti devi
rassegnare!”
Ed io sono qui, seduto sui
gradini che guardo lontano e mi sento male nel cuore. Cosa è successo a mamma e
papà? Sarà colpa mia? Cosa posso fare perché tutto torni come prima? Sento
sbattere le porte e papà esce di casa molto arrabbiato. Mi vede sui gradini e
mi si avvicina. Mi abbraccia e mi dice “povero Alessio, non ti meriti tutto
questo, ti prometto che farò di tutto per risolvere la situazione. Fa il bravo,
io devo andare, ci vediamo domani sera.” Mi dà un bacio e se ne va con la sua
auto.
Dove sta andando? Non si ricorda che mi aveva promesso la pizza?
Ho l’impressione che sarà un brutto fine settimana: la mamma sarà nella sua
camera con il mal di testa, ed io sarò da solo ancora una volta davanti alla tv
con un panino. Mi viene voglia di
piangere, ma io non piango mai.
Chiudo gli occhi per
trattenere le lacrime: io non piango mai.
E, mentre chiudo gli occhi e mi tappo le orecchie per non sentire e vedere
niente e nessuno vedo un bambino molto strano. Ha la mia età, non ha capelli né
sopracciglia, ha due occhi grandi ed espressivi, un bel sorriso e sembra
vestito di luce. Apro immediatamente gli occhi e tutto è sparito. Richiudo gli
occhi e lo rivedo. Cosa mi sta succedendo? Lui sorride ma io sono stralunato,
che cos’è questa roba? Tengo gli occhi chiusi, sono curioso di sapere chi è
questo bambino così strano. “Chi sei?” “Mi chiamo Poncio, e diventerò il tuo
amico del cuore.” Che bello! Ho proprio bisogno di un amico così,” ma come
faccio se devo chiudere gli occhi per vederti?”
“Non dovrai tenerli chiusi a lungo, imparerai
molto presto a vedermi anche con gli occhi aperti, ma ti avverto, potrai
vedermi e sentirmi solo tu, sarò il tuo amico del cuore invisibile”.
Incomincio subito a
parlargli. “Da dove vieni?” “Da qui, come te.” “Sei un extraterrestre?” “No,
sono un bambino, come te.” “Ce li hai una mamma e un papà?” “Certamente,
proprio come te:” “E dove sono?” “Non sono qui con me, ma posso vederli quando voglio,
quasi come te:” “E dimmi, sarai sempre vicino a me?” “Non sempre, ma molto
spesso, quando mi chiamerai e avrai voglia di parlarmi.” “E quando non sarai
qui, dove andrai?” “Quante domande che mi fai, ci conosciamo da cinque minuti e
vuoi sapere tutto subito, vedrai, abbiamo molto tempo e ci conosceremo molto
bene noi due. Adesso rientra in casa che comincia a fare freddo, non ti devi
ammalare, io so cosa vuol dire stare male!” “Va bene, ma dopo prometti che ci
rivediamo:”
Apro gli occhi e Poncio è sparito.
Entro in casa e la mamma sta
facendo le pulizie. Lei lavora tutta la settimana e non ha molto tempo da
dedicare alla casa. Veramente, ultimamente, ha poco tempo da dedicare anche a
me.
Ha gli occhi rossi e gonfi.
Mi accorgo che ha pianto. Ma se piange vuol dire che non vuole che papà se ne
vada. Allora perché vuole mandarlo via? Vorrei chiederglielo ma ho paura che mi
sgridi ancora, così preferisco non parlare.
Io sono un bambino, ma
capisco molto bene che i miei genitori non si amano più. Anche quelli del mio
amico Enrico, dopo avere tanto litigato, si sono separati, ed ho paura che
succeda anche ai miei.
Enrico ha pianto molto quando
è successo. Non voleva che il padre se ne andasse. Io ho visto quando piangeva
di nascosto, ed è stato allora che ho deciso che io non avrei mai pianto, ma a
volte è difficile resistere alle lacrime.
Se i miei genitori si
vogliono separare, perché non lo fanno? Io non lo so. Desidero tanto che tutto
ritorni come prima. Eravamo così felici.
Anche i nonni vengono poche volte.
Mamma non vuole che li veda spesso. Sono i genitori di papà e sembra che le dia
fastidio quando vengono a trovarmi. A me piace stare da loro durante le
vacanze, ma l’anno scorso ci sono stato per poco tempo, poi sono andato al mare
con altri bambini, ma non mi sono divertito. Avrei preferito stare dai nonni,
li vedo così poco!
Mamma sembra arrabbiata non
solo con papà, ma anche con me, con i nonni, e non vuole più vedere altre
persone. Prima andavamo a trovare altri amici, mangiavamo insieme, passavamo
alcune domeniche in compagnia fra grigliate e giochi, ma ora, sembra che tutto
queste cose debbano essere cancellate. A me mancano molto. E papà, come passa
le domeniche? Lui vedrà ancora gli amici? E’ da tanto che non passiamo insieme
una domenica. Se prima si faceva festa, ora è diventata il giorno peggiore
della settimana: sono così solo!
“Mamma, papà mi aveva
promesso la pizza; possiamo andarci noi in pizzeria?” Mi guarda e “devi
imparare che tuo padre non sa mantenere le promesse, nemmeno quelle che fa a
te, prima impari e prima cresci. Niente pizza, stasera si mangia un panino, non
ho tempo per cucinare.” Mentre lei continua a brontolare me ne vado nella mia
camera.
Mi siedo sul letto e mi
guardo intorno. I poster li ho appesi con papà e la mamma mi ha sistemato i
cuscini con i personaggi dei cartoni. Nella mia stanza e in tutta la mia casa
ogni cosa parla di mamma e papà: dalla pianta finta che abbiamo comprato alla
pesca di beneficenza, al vaso dipinto a mano così brutto ma che piaceva a
mamma; del divano a strisce che sembra una zebra: tutto è famiglia, la mia
famiglia, perché adesso deve essere così diverso? E’ diverso perché manca
l’allegria che ha sempre accompagnato ogni cosa che facevamo. Cosa è cambiato?
Io sono sempre Alessio, il loro bambino, ma loro non sembrano più essere i miei
genitori.
Nella mia stanza ci sono
molti giochi, ma non mi va di giocare. Mi sdraio sul letto e a poco a poco mi
addormento.
E’ già domenica mattina e mi
alzo per la colazione. Mamma è ancora a letto ma io sono capace di prepararmi
il latte con le fette biscottate. Anche questo una volta facevamo tutti insieme
la domenica mattina. Dove sarà adesso papà? Con chi farà colazione? Possibile
che non si accorga della mia mancanza? Lui sì che mi manca tanto! Credo che non
mi voglia più bene, altrimenti sarebbe qui o mi avrebbe portato con sè. Lui sa
che la mamma la domenica dorme fino a tardi ed io rimango da solo davanti alla
tv. “Papà, dove sei?” E mentre cerco di scacciare queste stupide lacrime vedo
Poncio, e sono con gli occhi aperti. “Che sorpresa, cosa ci fai qui Poncio?”
“Ho visto che eri triste e sono venuto per farti compagnia. Lo so perché sei
triste, ti manca il tuo papà, oppure ti manca l’amore di una vera famiglia.”
Non rispondo, perché non so cosa dire. “Avanti Alessio, sfogati con me, è a
questo che servono gli amici.” Lo guardo e mi sembra così strano tutto pelato e
con gli occhi così grandi che sembra davvero un extraterrestre e con quella
luce che lo circonda tutto, possibile che lo veda solo io? “Sono qui per te
Alessio, avanti, parlami, non fare il riccio.”
Le lacrime mi pungono gli
occhi ma io riesco ancora una volta a mandarle via, non le voglio, io non
piango mai.
“Non so cosa dirti, lo vedi
anche tu che è domenica e sono solo come un cane. Non so dove sia andato papà
ma vorrei essere con lui. Sono sicuro che mi piacerebbe di più che stare da
solo con mamma sempre arrabbiata e nervosa. Non si ricorderà nemmeno che devo
andare all’oratorio, vedrai che non mi ci porta e starò tutto il giorno su questo
divano a mangiare patatine. Non ne posso più!”
“Perché non vuoi parlare a
tua mamma? Vai da lei e parlaci.”
“No. Non le voglio parlare.”
E batto un pugno sul tavolo.
Bevo il mio latte e guardo
Poncio. Lui vuole che parli con mamma, ma io non voglio. E’ colpa sua se papà
non è qui, è lei che vuole mandarlo via, è lei che non vuole che veda i nonni,
è lei che non mi porta in pizzeria, è lei che non mi prepara la cena, è lei che
non mi aiuta con i compiti, è lei che si chiude nella sua stanza e ci sta delle
ore, è lei che è capace solo di sgridarmi, sì
è lei la colpevole di tutto e io sono molto arrabbiato con lei.
Io non le ho dette ad alta
voce tutte queste cose, ma mi sembra di averle gridate, tanto mi pesano nel
cuore, e vedo mamma entrare in cucina.
“Con chi stavi parlando
Alessio? Adesso cominci anche a parlare da solo?” “Meglio parlare da solo che
parlare con te!” Mi alzo e scappo via.
Mi prende per un braccio e mi
fa sedere vicino a lei. “Sei pieno di rabbia e di rancore contro di me mentre
dovresti prendertela con tuo padre. E’ colpa sua se ci stiamo separando, è
stato lui che si è trovato un’altra donna, e pensa, piccolo pulcino di papà,
questa donna ha anche un bambino, tuo padre passa con loro i sabati e le
domeniche e tu stai qui con me, mentre so che vorresti essere con lui.
Scordatelo, tu con lui non ci andrai, io mi opporrò fino alla morte: tu starai
con me, che ti piaccia o no, non gliela darò vinta, mi batterò finchè posso, ma
tu non andrai con lui.”
Sto per risponderle con una
parolaccia ma Poncio interviene e mi prende per mano. “Andiamo fuori, non dire
niente”. “Va bene, esco con te”.
“Se continui a parlare da
solo dovrò farti visitare!”
E’ proprio vero quello che mi
ha detto mamma? Papà è con un’altra donna e un altro bambino? E’ per questo che
non mi vuole più? Adesso fa colazione con lui la domenica mattina? Non ci
riesco questa volta a trattenere le lacrime. Mi sento ferito, tradito anche da
mio padre e non mi sento più il bambino di nessuno.
Poncio è seduto sui gradini vicino a me. E’
strano vederlo senza sorriso. Mi guarda e mi tiene la mano “Sono il tuo amico
del cuore, io non ti abbandonerò mai, di me ti puoi fidare, sono qui per te, è
solo per te che sono arrivato fin qui.”
Non ho voglia di parlare
nemmeno a lui. Papà, papà dimmi che non
è vero, dimmi che non hai scelto un altro bambino, dimmi che mi vuoi ancora
bene. Io non ci riesco a stare senza di te e tu stai con un altro bambino, dimmi che non è vero, fa che non sia
vero.
Mi chiamo Alessio, ho nove
anni, e sono stanco. Poncio mi guarda “Non pensarci nemmeno” mi dice.
Alzo lo sguardo e lo vedo
bene in viso, gli occhi sono ancora più grandi e mi dice “ascoltami, adesso ti
parlo di me, il mio vero nome è Stefano, ho nove anni come te e sono stato
molto malato. Ho avuto la leucemia, per questo sono senza capelli e sono morto
da cinque mesi. Poncio è il nomignolo che mi hanno dato i miei genitori e da
quando sono entrato nella luce ho desiderato tanto poter aiutare qualcuno.
Quando ho visto te, ho capito che avevi bisogno di un amico e sono arrivato di
corsa per te. Adesso stai soffrendo e ti sembra che tutto sia perduto, ma non è
vero. Nemmeno per me che sono morto è tutto perduto, visto che sono qui con te.
Ti sembra di essere solo e di aver perso la voglia di vivere, ho visto i tuoi
pensieri quando prima ti ho fermato. Ascoltami bene amico mio, ti prometto che
io starò sempre al tuo fianco, ti prometto che mentre crescerai e imparerai che
la verità non è mai solamente da una parte imparerai che ognuno di noi ha molto
da soffrire e molto da gioire. Guarda la tua mamma e cerca di amarla, non è
colpa sua se tuo padre se ne vuole andare, così come non è colpa tua: è la
vita. LA VITA.
E ’ molto imprevedibile: oggi sei triste ma domani non sai che
può essere migliore. LA VITA è una lunga strada e non è per niente
agevole. Tu sei forte, tu sei un bambino, tu sei la persona che crescendo
porterà amore ad altre persone, io lo so, sono venuto apposta per dirtelo ed io
sono il tuo amico del cuore e mi puoi credere. Adesso puoi piangere, le lacrime
servono e non devono essere respinte. Ama la mamma, ama il papà, abbi pazienza
non rimarrai bambino ancora per molto, vivi anche per quello che non ho potuto
io, non sprecare la tua occasione, fallo anche per me. Guardami Alessio, la mia
luce non deve essere ancora la tua luce, tu sei lì ed io sono qui e ci
incontriamo nei nostri cuori. Sono il tuo amico invisibile, ti ho scelto io e
non ti lascerò mai.”
Lacrime, dolci e salate
lacrime, da quanto tempo le respingevo e le desideravo. Mamma esce e mi prende
fra le braccia, mi culla e mi consola, mi bacia i capelli e mi dice parole
d’amore, mi chiede perdono e piange insieme a me.
Mi chiamo Alessio, ho nove
anni e ho deciso di vivere. Grazie Poncio, amico di vita e di cuore.
Alessio
foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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