giovedì 25 ottobre 2018

ELOISE


ELOISE

P. OTTANTASEI OTTANTASETTE OTTANTOTTO






Era notte fonda quando Leonard uscì furtivo dall’alloggio. Scuro come il buio si diresse all’alloggio delle false guardie reali. Si avvicinò cercando di scoprire se stessero parlando di qualcosa e vide che fuori c’erano due di loro seduti di guardia. Doveva cambiare il piano che aveva pensato.
Tirò un sospiro e si avvicinò a loro. Quelli si alzarono immediatamente e sfoderarono le spade.
Calma, calma. Sono uno di voi. Sono uscito per ispezionare i dintorni dopo che ho sentito rumori sospetti. Avete sentito qualcosa? Chiese loro.
I due uomini erano sospettosi ma si comportarono da professionisti. Parlarono poco ma dissero che sarebbero stati ancora più attenti e vigili. Poi lo salutarono tornando a sedersi davanti alla porta.
Leonard aprì la fialetta e, senza essere visto ne versò buona parte nell’acqua della botte che usavano per lavarsi.
 Ritornò sui suoi passi e ne versò una goccia in altre quattro botti, in modo che non si potesse sospettare un attacco alle guardie reali.
Sapeva di cosa si trattava, difficilmente avrebbe ucciso qualcuno ma non sapeva se era stato aggiunto dell’altro.
Ritornò all’alloggio e si mise a dormire.
Ci vollero due giorni prima che i primi sintomi dell’epidemia si facessero sentire. Tutte le false guardie erano costrette a stare a riposo per la febbre alta e brividi accompagnati da diarrea incontenibile.
Altri lavoranti furono colpiti ma si ripresero in fretta.
Due settimane passarono senza che le false guardie potessero uscire di nuovo. Nel frattempo, Leonard e il suo collega non avevano smesso di perlustrare il territorio in cerca di altri nemici ma non ne avevano trovati.
I preparativi per il matrimonio erano quasi conclusi. Le cucine pronte a lavorare a pieno ritmo, le stalle pulite e fornite di foraggio, varie postazioni pronte per contenere le carrozze e lo spiazzo ripulito e pronto per essere sistemato per la cerimonia.
Sir Power stava osservando tutto quanto. Sentì un grande vuoto dentro di lui. Aveva tanto sperato di poter portare nel suo castello e nella sua vita la donna che amava che si sentì morire. Ancora si chiedeva per quale motivo il suo re non lo avesse ascoltato. Non gli aveva mai chiesto niente e, davvero non se lo aspettava.
Raddrizzò le spalle e chiamò alcuni operai. Diede istruzioni su come procedere e rientrò nella sua camera.
Allen e Leonard, si scambiarono uno sguardo eloquente mentre stavano fuori dalla porta.
Che ne pensi? Chiese Allen.
Che sta soffrendo molto. Gli rispose Leonard.
Non possiamo farci niente, purtroppo. Continuò il capo scorta.
Forse. Rispose con un sorrisetto l’altro.
Si era fatta sera e sir Power non era più uscito. Steven e Leroi vennero a dare loro il cambio che ancora il buio non era sceso del tutto.
Sul tavolo del loro alloggio c’era la cena pronta ma Leonard non si fermò. Dovrai coprire la mia assenza questa notte. Disse prima di uscire.
Prese il cavallo e senza preoccuparsi di non essere visto cavalcò fino alla casa del fabbro.
Era notte quando arrivò e legò il cavallo prima di bussare.
Fu King il primo a sentirlo e cominciò a guaire fino a che Tom aprì la porta.
Il collega di Leonard lo aveva visto arrivare e sorrise al pensiero di quello che il suo amico era venuto a fare, si mise comodo e, per alcune ore potè dormire tranquillo.
Leonard era a tavola con la famiglia al completo. Rimase a parlare con loro fino all’alba e, quando uscì per tornare al castello aveva il cuore leggero e contento.
Mentre rientrava al castello incrociò le false guardie reali che uscivano, ne mancavano due che non si erano riprese del tutto dal malore. Non alzarono lo sguardo mentre lui passava loro accanto.
Raggiunse il loro alloggio ed entrò. Due uomini erano addormentati. Si avvicinò, li osservò attentamente, poi uno alla volta li pugnalò al cuore. Teneva la sua mano premuta sulla bocca e nessuno si accorse di niente.
Uscì stando attento a chi incontrava e andò alla stalla a consegnare il cavallo.
Ci sarebbe stato del bel movimento da quel giorno.
Raggiunse il suo alloggio che Allen era pronto a uscire per il suo turno. Temevo non saresti arrivato. Gli disse. Ho avuto da fare. Gli rispose quasi sorridendo Leonard.
Mancava una settimana al nove di settembre e tutto era pronto per il matrimonio.





L’agente del re sentì arrivare i cavalli ancora da lontano. Si mise comodo e vide le false guardie reali arrivare e fermarsi davanti alla casa del fabbro.
In due scesero da cavallo, entrarono circospetti in casa e non trovarono nessuno. Richiamarono anche gli altri e cominciarono a ispezionare ogni angolo. Il fuoco della fucina era spento, tutte le stanze erano in ordine ma non c’era nessuno.
Quello che doveva essere il capo uscì per osservare i dintorni. Sembrava impossibile ma qualcuno doveva averli avvisati, e se davvero era così anche la loro copertura era saltata. Richiamò i suoi uomini, risalirono a cavallo e tornarono velocemente al castello.
Ora che sapevano di essere stati scoperti erano molto guardinghi e sospettosi ma nessuno sembrava trattarli in modo diverso dal solito. Raggiunsero il loro alloggio e scoprirono i cadaveri degli altri due. Dovevano andarsene in fretta se non volevano essere scoperti. I loro ordini erano chiari, oltre a portare a termine l’uccisione di sir Power o della ragazza, meglio se di entrambi, era tassativo che non si facessero scoprire. La fonte non doveva essere rivelata per nessun motivo o tutto sarebbe stato inutile.
Raccolsero velocemente le loro cose, avvolsero i due cadaveri nelle lenzuola e uscirono dal castello come se niente fosse.
Leonard era seduto fuori dall’alloggio quando arrivò il solito ragazzino. Non aspettò che parlasse, prese le sue armi e uscì dal castello galoppando veloce.
Il suo collega lo stava aspettando. Non ce la faremo mai a ucciderli tutti. Sono ben addestrati e sanno di essere stati scoperti. Disse Leonard.
Seguivano le tracce del gruppo che avanzava piuttosto velocemente. Li avevano quasi raggiunti e quelli se ne accorsero. Incitarono i loro cavalli ad aumentare l’andatura, dovevano raggiungere il fiume ed attraversarlo il più in fretta possibile, sull’altra sponda avrebbero trovato i loro complici ad aiutarli.
Leonard e l’altro li raggiunsero e cominciarono a menare colpi con la spada. Due caddero a terra, feriti gravemente. Ne rimanevano quattro ed erano molto allenati. Tre di loro si misero di mezzo per lasciare libero il loro capo di raggiungere la salvezza mentre loro erano disposti a dare la vita per farlo.
Fu una battaglia davvero dura, ebbero la meglio sulle finte guardie ma il loro capo era già lontano.
Leonard guardò il suo compagno. Che facciamo? Gli chiese ansimando. Non preoccuparti. Finiamo questi ora. Gli rispose.
Due erano morti e gli altri agonizzanti. Non ebbero pietà nel finirli, erano spie nemiche e il loro compito era di tenere al sicuro il re e tutto il regno. Chi era responsabile di tutto questo l’avrebbe pagata molto cara.
Eloise e la sua famiglia? Volle sapere Leonard. Sono al sicuro. Gli rispose mentre trasportavano i corpi e li gettavano in un anfratto scosceso e nascosto. Saranno cibo per gli animali selvatici, non meritano altro. Disse l’amico.
Non conosco il tuo nome ma conosco il tuo valore. Gli disse Leonard. Nemmeno io ti conosco, non ci siamo mai incontrati. Gli rispose.
Io devo rientrare. Tu che farai? Chiese Leonard.
Lo scoprirai. Gli rispose già in sella al suo cavallo mentre spariva.
Leonard arrivò al castello e raggiunse subito il suo alloggio. Aveva bisogno di darsi una ripulita. Ce l’hai fatta anche stavolta. Sbrigati che dobbiamo dare il cambio agli altri. Gli disse Allen mentre gli porgeva una camicia pulita.
Quel giorno iniziarono ad arrivare carovane colme di tutto quello che poteva servire, dal cibo agli arredi, al fieno per i cavalli e molto personale che i vari signori avevano mandato per preparare e controllare i loro alloggi e anticipare le loro necessità.
C’era un movimento incredibile. Era impossibile controllare tutti ma anche i soldati erano stati avvisati di tenere sotto controllo ogni movimento e di riferire ad Allen qualsiasi sospetto sorgesse, anche il più piccolo.
Sir Power era indaffarato. Controllava le stanze destinate agli invitati più illustri che sarebbero arrivati il giorno precedente al matrimonio. Non sapeva quando Mariclaire sarebbe arrivata ma i suoi bauli erano già nella sua stanza, la stessa che sarebbe diventata la loro camera nuziale.
Era lì, solitario che osserva tutta quella roba cercando di abituarsi all’idea. Non aveva più rivisto Eloise ma non passava giorno che non fosse nei suoi pensieri. Come stava? Cosa pensava? E quel maledetto fantasma che continuava a lamentarsi, a sospirare, era diventato insopportabile e non sapeva come liberarsene.
Uscì rabbioso e mandò alcune cameriere a sistemare quel caos, rivoleva la sua stanza ma sapeva che non sarebbe più stato così.
Furono giorni convulsi e caotici, ma in quel caos tutto procedeva regolarmente. Le cucine erano attive giorno e notte.
Mancavano due giorni al matrimonio quando arrivò il vescovo. Andò a consacrare la piccola cappella e il cimitero in compagnia solo di sir Power e della sua scorta. Era un uomo alto e magro, sorrideva raramente e non era abituato a stare con le mani in mano. Diede disposizione su come posizionare l’altare e le sedie, lasciando abbastanza spazio fra una parte e l’altra per far passare gli sposi.
Ancora un giorno, e sir Power era sempre più triste e intrattabile.
Era primo pomeriggio quando la carrozza reale arrivò al castello. La regina scese seguita da Mariclaire. Aveva la faccia schifata e osservava ogni cosa come se niente fosse di suo gradimento. Sorrise solo quando il vescovo le andò incontro.
Sir Power accolse la sua futura sposa e l’accompagnò nella sua stanza.





Mariclaire seguì in silenzio il suo futuro sposo. Chiusero la porta alle loro spalle. Le cameriere avevano dato una parvenza di ordine alla stanza ma c’erano bauli in ogni angolo.
La donna raggiunse il letto e vi si sedette. Finalmente si decise a guardare sir Power. Dobbiamo parlare. Gli disse facendogli segno di avvicinarsi.
L’uomo rimaneva in attesa di scoprire cosa avesse da dire la sua fidanzata e si sedette su una poltroncina di fronte a lei.
La donna sospirò. Nessuno di noi due ha deciso questo matrimonio ma non possiamo andare contro il volere del re. So che è innamorato di un’altra, e questo mi rattrista. Disse col volto addolorato. Quello che voglio dirle, sir Power, è che farò di tutto per essere una buona moglie solo se anche lei sarà un buon marito. Me lo può promettere? Aggiunse allungando le mani per prendere quelle dell’uomo che rimase immobile.
Io sono e sarò sempre leale al re, e se questo comporta la mia fedeltà matrimoniale sono disposto ad obbedire. Le rispose serio.
Impareremo a vivere in questo meraviglioso castello, daremo una discendenza a questo posto e, sono sicura che sapremo anche essere felici. Si alzò e gli prese il viso fra le mani, gli sorrise e gli baciò delicatamente le labbra.
E’ quello che credo anch’io. Si sforzò di rispondere. Ora la lascio a sistemare le sue cose, le mando le cameriere, io devo provvedere ad altro. E uscì impettito.
Il vescovo era in compagnia della regina nel salone e parlavano fitto fra di loro. L’uomo di chiesa si accorse dell’arrivo del padrone del castello e lo invitò ad unirsi a loro.
Stavo spiegando a sua altezza come si svolgerà la cerimonia religiosa e come ho destinato i posti a sedere. Alle undici di domani mattina celebrerò il vostro matrimonio. E’ tutto pronto, dovremo solo attendere l’arrivo del re per iniziare. Gli comunicò il vescovo.
E’ tutto in ordine. Rispose rivolto alla regina. Il nostro re è stato trattenuto? Volle sapere.
Di malavoglia la regina gli rispose. Il re aveva un impegno improrogabile ma mi ha assicurato che sarà presente all’ora stabilita.
Sir Power fece un inchino e se ne andò.
Doveva controllare le varie stanze, alcune erano già occupate dagli ospiti più importanti. Si intrattenne con ciascuno di loro per sincerarsi che tutto fosse in ordine e per informare che ci sarebbe stata una cena informale nel salone.
Andò alle cucine e vide un gran movimento. Rimase sulla porta solo qualche secondo e si avviò alle stalle. Anche qui era tutto in ordine, sembrava che tutto girasse nel verso giusto e che non ci fosse bisogno di lui.
Prese il suo cavallo e, seguito dalle sue guardie uscì dal castello.
Era facile capire dove fosse diretto, per l’ultima volta voleva stare sull’ansa del fiume dove aveva sperimentato il vero amore.
Vi giunse e lasciò il cavallo. Leonard lo seguiva a distanza, non lo avrebbe disturbato in quei momenti così dolorosi.
Dove sei, Eloise? Pensò fra sé. Dirti addio è stato ciò che di più doloroso abbia dovuto fare. Resterai l’unico vero amore della mia vita. Spero che, ovunque andrai tu possa trovare la felicità, perché nel mio castello è sceso un velo di tristezza che lo ammanta in ogni angolo. Perfino il fantasma rosa è più triste del solito e, nonostante tutto spero che non se ne vada mai finchè io vivrò lì, sarà il suo lamento e il suo sospiro quello che mi ricorderà ciò che ho perso con te. Addio, amore mio. Non lo avrebbe mai creduto possibile, ma aveva gli occhi lucidi e il cuore che sanguinava.
Rimase ancora qualche minuto, ben sapendo che non sarebbe mai più tornato lì. Accarezzò il piccolo masso dove si era tanto spesso seduto con lei e ritornò al cavallo.
Rientrò al castello come un prigioniero che va al patibolo.
Prima di raggiungere l’entrata della sua dimora raddrizzò le spalle e cancellò tutto quello che aveva nella mente. Era ora di pensare al futuro, comunque fosse doveva onorare la sua fedeltà al re, che era stato molto generoso con lui.
Era ora di scendere a cena e raggiunse il salone che era già parecchio affollato. La regina era seduta a capotavola e lo guardò storto. Gli fece cenno di sedersi a fianco di Mariclaire e la cena iniziò.
Fu una cena fredda sotto tutti i punti di vista. Sir Power accompagnò Mariclaire nella sua stanza ma lui non si fermò, per quella notte poteva ancora dormire come un uomo libero e raggiunse l’alloggio delle sue guardie.
Lo fecero accomodare e gli offrirono un boccale di birra. Gli misero davanti un piatto di carne e verdura e si sedettero con lui mentre, in silenzio consumava il primo pasto della giornata.
Domani è il grande giorno. Gli disse Allen, ma sir Power nemmeno gli rispose.
Avete una branda per me? Chiese.
I suoi uomini più fidati lo fecero sdraiare e montarono la guardia senza dire una parola.
Il destino si stava compiendo.

foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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