lunedì 15 ottobre 2018

ELOISE


ELOISE

P. SESSANTOTTO E SESSANTANOVE





Raggiunsero il loro alloggio ed Eloise si ritirò dietro la tenda.
Nessuno sapeva quello che era successo quella notte, soltanto Leonard che era stato di guardia, nessuno sapeva ma qualcuno lo immaginava.
Quando sir Power si svegliò allungando la mano in cerca del corpo di Eloise fu sorpreso di ritrovarsi da solo. Per un momento pensò di avere sognato ogni cosa, come spesso gli succedeva ma le gocce di sangue sul lenzuolo erano lì a confermare che tutto era stato reale.
Si alzò ad aggiungere legna nel camino e rimase pensieroso davanti alle fiamme che stavano riprendendo vigore. Sapeva bene dove fosse ora Eloise, era al sicuro e per il momento questo gli bastava.
Allen aveva preparato il tè e del pane dolce affettato. Steven e Leroi erano di guardia. Eloise raggiunse i due amici e si scaldò le mani gelide con la tazza fumante.
Era imbarazzante il silenzio che era caduto fra loro. La ragazza sapeva di essere in presenza dei suoi due più grandi amici, alzò lo sguardo e sospirò.
Intanto che non ha ripreso a nevicare è meglio se torno a casa. Posso andarci anche da sola, conosco la strada. Disse ai due uomini.
Allen le prese la mano e la costrinse a guardarlo in viso. Non avere mai timore di perdere la nostra amicizia, qualunque cosa accada tu sei dei nostri e noi saremo sempre dalla tua parte. Le disse sincero. Fra poco Leonard ti riaccompagnerà. Aggiunse.
Fuori si sentirono dei passi e sir Power entrò. Rimase immobile per qualche istante a guardare la ragazza. Gli passarono fin dentro le viscere emozioni talmente forti che dovette fare forza su se stesso per non correre da lei e prenderla di nuovo fra le braccia.
Buon giorno, miss Eloise. Le disse mentre Allen e Leonard uscivano in silenzio. Le si avvicinò e le prese una mano. Va tutto bene? le chiese mentre la scrutava fin dove poteva spingersi lo sguardo.
E’ tutto a posto, sir Power. Gli rispose in un soffio.
L’uomo aprì le braccia e le si lasciò stringere mentre cominciava a piangere, avrebbe voluto fermare singhiozzi e lacrime ma la realtà di quello che era successo le era piombata addosso in tutta la sua consapevolezza di quello che aveva fatto e del dolore acuto col quale avrebbe dovuto convivere.
Sir Power la teneva stretta e avrebbe voluto portare via dal suo cuore tutto il dolore che la stava lacerando.
Non piangere, Eloise. Farò di tutto perché il re annulli la mia promessa di matrimonio. Andrò a palazzo appena le strade saranno praticabili. Sei tu il mio amore. Le disse aspirando il profumo dei suoi capelli.
Ora è meglio che vada. Gli rispose asciugandosi gli occhi.
Prese la sua sacca, si avvolse nel mantello e uscì. Beatrice era già lì che aspettava con Leonard. Montò in groppa alla sua cavalla e partì senza voltarsi indietro.
Erano a metà strada quando la neve riprese a cadere, lenta e fitta. I due non avevano ancora detto una parola.
Giunsero a casa di Eloise che la bufera di neve si era scatenata. Leonard scese da cavallo e l’aiutò a smontare. Lei lo asciò fare e consegnò le redini a suo padre.
Ricordati dolcezza, ti ho fatto una promessa e sono deciso a mantenerla, ma tu ne devi fare una a me. Le disse.
Lei lo guardava con occhi tristi. Promettimi che farai di tutto per essere felice con sir Power, non allontanarlo, segui il tuo cuore, quello non sbaglia mai. L’uomo alzò lo sguardo e vide il viso preoccupato di Rose che gli aveva letto le labbra. Le fece un cenno. Vieni, ti accompagno in casa. La prese per mano ed entrarono.
Erano seduti con tazze di tè caldo. Leonard doveva tornare. E’ stata una bella festa, Eloise è stata la nostra principessa per un giorno, siamo stati lieti di averla avuta in nostra compagnia. Spero che possa ritornare ancora. Disse a Tom e Rose.
Dopo averlo salutato, Eloise andò nella sua stanza e Rose accompagnò Leonard. Parli con lei, miss Rose, ora non sa se ha il cuore spezzato o i sogni infranti. Avevamo ragione, il loro è un grande amore e farò di tutto perché trovi il suo naturale sbocco. Si avvolse nel mantello e ritornò al castello.
Rose raggiunse sua figlia che stava sdraiata con lo sguardo al soffitto. Il volto dolce di sua madre le fece capire che sapeva ogni cosa, e come avesse fatto non riusciva ad immaginarlo anche se sospettava lo zampino di Leonard.
Rose le accarezzò il viso e le prese la mano. Va tutto bene, piccolina? Non aveva mai smesso quel nomignolo quando erano sole. Eloise la guardò e vide uno sguardo pieno d’amore. Non lo so, madre, sono molto confusa, molto triste e angosciata. Le rispose.
L’amore a volte fa questo effetto ma alla fine rende molto felici. Le disse.
Madre, niente di buono può venire da tutto questo, io sono la figlia del fabbro e lui il padrone del castello e delle terre, nonché promesso sposo alla corte del re, non c’è speranza per me, per noi, ma non sono riuscita a dirgli di no. E cominciò a piangere di nuovo. Perdonami, madre. Le disse mentre i singhiozzi le squassavano il petto.
Se Dio ha benedetto me e tuo padre regalandoci una figlia splendida e una vita felice, perché non dovrebbe farlo anche per te? Le disse stringendole la mano. Noi siamo la tua famiglia, hai amici sinceri e un grande amore da far sbocciare, sii felice, io lo sono per te. E le baciò le guance bagnate di lacrime.
Madre, non avrei mai creduto che l’amore facesse così soffrire. Le rispose.





Gennaio era come ogni altro anno, gelido e con tanta neve da rendere le strade veramente impraticabili.
Erano passate un paio di settimane e anche il mese stava per finire. Eloise non aveva più rivisto nessuno e cercava di dare un senso a quello che le era successo, soprattutto voleva credere che alla fine il loro amore avrebbe trionfato e il re avrebbe acconsentito a sciogliere i voti matrimoniali di sir Power e miss Mariclaire.
Al castello tutto procedeva come al solito. I lavori progredivano velocemente e molti interni erano quasi finiti, quei ruderi avevano ripreso vita, soltanto il fantasma rosa si lamentava in continuazione.
Allen e Leonard erano da soli nel loro alloggio. Si stavano rifocillando dopo il loro turno di guardia. Allen osservava il suo compagno che era assorto e da alcuni giorni più silenzioso del solito. Sentendosi osservato Leonard sollevò lo sguardo e incontrò lo sguardo di Allen.
Ti devo parlare, Allen. Gli disse rompendo ogni indugio. L’altro alzò un sopracciglio senza parlare e Leonard avvicinò lo sgabello a quello dell’altro e gli parlò sottovoce.
Ho bisogno di un favore, di un grosso favore. Devo allontanarmi per alcuni giorni ma nessuno deve sospettare niente, ho bisogno che tu copra questa assenza, che mi dia una mano. Finalmente lo aveva detto.
Allen lo osservava cercando di leggergli qualcosa nello sguardo ma niente traspariva da quel viso. Aveva capito da tempo che Leonard nascondeva qualcosa ma non aveva mai voluto scoprire di più, gli bastava avere in squadra un uomo valido e leale e lui lo aveva tenuto sott’occhio senza trovare niente che non andasse. Di quanti giorni si tratta? Volle sapere.
Leonard sospirò, non gli aveva chiesto il motivo, gli sarebbe dispiaciuto mentire proprio a lui. Al massimo una settimana, forse meno. Gli rispose.
Quando vuoi partire? Gli chiese di nuovo.
Anche ora, se fosse possibile. Avrebbe voluto aggiungere altro ma il suo compito consisteva anche nel non divulgare nessuna informazione su se stesso e sul suo compito.
Partirai domani mattina, coprirò la tua assenza con gli altri, farò in modo che nessuno si accorga che non ci sei, ma devi tornare al più presto. Comprendi, vero? Gli chiarì.
Ti ringrazio, per tutto. Gli rispose cominciando a preparare la sacca per il viaggio.
Leonard partì sotto una nevicata leggera e sottile, nessuno sentì il rumore degli zoccoli del suo cavallo.
Fu veloce a raggiungere il palazzo reale e ad essere ricevuto dal re, era piena notte quando si incontrarono nelle stanze private del sovrano.
Hai qualcosa per me, Leonard? Andò al sodo il re.
Ho molti sospetti. E lo mise al corrente di quello che aveva scoperto. Ora c’è bisogno che voi, sire mettiate in moto altri ingranaggi o non ne verremo a capo. Vi ho comunicato tutto quello che ho scoperto ma non ho il potere di andare oltre, e voi lo capite benissimo, sire. Aggiunse senza timore.
Il re rimase pensieroso, quello che aveva saputo lo rendeva conscio che a palazzo anche la sua stessa vita era in pericolo.
Dovete aumentare la vostra sicurezza, sire. Gli raccomandò.
Sir Power come sta? Sospetta qualcosa? Volle sapere il re.
Sir Power non sa dove sbattere la testa, ora più che mai, sire. Aggiunse.
Il re sollevò lo guardò cercando di capire.
Sir Power si è innamorato e verrà a perorare la sua causa, chiederà l’annullamento del giuramento matrimoniale, voi sapete cosa fare. Gli disse mentre beveva del buon vino.
Ricordate, sire la ragazza con la quale avete danzato? Quella che voi avete fatto frustare? E’ proprio lei, miss Eloise. Disse al suo re.
Il re sorrise. La ricordo molto bene, ricordo il suo sguardo fiero e il portamento di una combattente, era un pesce fuor d’acqua in mezzo a degli squali: troppo bella, troppo giovane, troppo leale, troppo vera, per questo mi sono opposto alla regina quando mi ha chiesto di trattenerla a corte. Gli rispose.
E bene ha fatto, sire. Non è questo il suo posto. Devo tornare indietro, un amico ha coperto la mia assenza ma non può farlo a lungo. Fece un inchino al re e uscì diretto alle stalle.
Guardingo, sempre all’erta non gli era sfuggito che da quanto era arrivato qualcuno lo sorvegliava. Sorrise fra sé, presto tutto questo sarebbe finito e qualcuno avrebbe pagato caro il tradimento che aveva messo in atto.
Fischiettò avvolgendosi il mantello e balzò in sella al cavallo. Uscì al trotto senza dar segno di avere fretta, lasciando a chiunque lo stesse sorvegliando l’illusione di essere passato inosservato.
Quando fu più lontano spronò il cavallo e galoppò veloce verso il castello, dove ancora non aveva terminato il suo compito.




Foto dal web- diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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