ELOISE
P. SESSANTOTTO E SESSANTANOVE
Raggiunsero
il loro alloggio ed Eloise si ritirò dietro la tenda.
Nessuno
sapeva quello che era successo quella notte, soltanto Leonard che era stato di
guardia, nessuno sapeva ma qualcuno lo immaginava.
Quando sir
Power si svegliò allungando la mano in cerca del corpo di Eloise fu sorpreso di
ritrovarsi da solo. Per un momento pensò di avere sognato ogni cosa, come
spesso gli succedeva ma le gocce di sangue sul lenzuolo erano lì a confermare
che tutto era stato reale.
Si alzò ad
aggiungere legna nel camino e rimase pensieroso davanti alle fiamme che stavano
riprendendo vigore. Sapeva bene dove fosse ora Eloise, era al sicuro e per il
momento questo gli bastava.
Allen aveva
preparato il tè e del pane dolce affettato. Steven e Leroi erano di guardia.
Eloise raggiunse i due amici e si scaldò le mani gelide con la tazza fumante.
Era
imbarazzante il silenzio che era caduto fra loro. La ragazza sapeva di essere
in presenza dei suoi due più grandi amici, alzò lo sguardo e sospirò.
Intanto che non ha ripreso a nevicare
è meglio se torno a casa. Posso andarci anche da sola, conosco la strada. Disse ai due uomini.
Allen le
prese la mano e la costrinse a guardarlo in viso. Non avere mai timore di perdere la nostra amicizia, qualunque cosa
accada tu sei dei nostri e noi saremo sempre dalla tua parte. Le disse
sincero. Fra poco Leonard ti
riaccompagnerà. Aggiunse.
Fuori si
sentirono dei passi e sir Power entrò. Rimase immobile per qualche istante a
guardare la ragazza. Gli passarono fin dentro le viscere emozioni talmente
forti che dovette fare forza su se stesso per non correre da lei e prenderla di
nuovo fra le braccia.
Buon giorno, miss Eloise. Le disse mentre Allen e Leonard
uscivano in silenzio. Le si avvicinò e le prese una mano. Va tutto bene? le chiese mentre la scrutava fin dove poteva
spingersi lo sguardo.
E’ tutto a posto, sir Power. Gli rispose in un soffio.
L’uomo aprì
le braccia e le si lasciò stringere mentre cominciava a piangere, avrebbe
voluto fermare singhiozzi e lacrime ma la realtà di quello che era successo le
era piombata addosso in tutta la sua consapevolezza di quello che aveva fatto e
del dolore acuto col quale avrebbe dovuto convivere.
Sir Power la
teneva stretta e avrebbe voluto portare via dal suo cuore tutto il dolore che
la stava lacerando.
Non piangere, Eloise. Farò di tutto
perché il re annulli la mia promessa di matrimonio. Andrò a palazzo appena le
strade saranno praticabili. Sei tu il mio amore. Le disse aspirando il profumo dei
suoi capelli.
Ora è meglio che vada. Gli rispose asciugandosi gli occhi.
Prese la sua
sacca, si avvolse nel mantello e uscì. Beatrice era già lì che aspettava con
Leonard. Montò in groppa alla sua cavalla e partì senza voltarsi indietro.
Erano a metà
strada quando la neve riprese a cadere, lenta e fitta. I due non avevano ancora
detto una parola.
Giunsero a
casa di Eloise che la bufera di neve si era scatenata. Leonard scese da cavallo
e l’aiutò a smontare. Lei lo asciò fare e consegnò le redini a suo padre.
Ricordati dolcezza, ti ho fatto una
promessa e sono deciso a mantenerla, ma tu ne devi fare una a me. Le disse.
Lei lo
guardava con occhi tristi. Promettimi che
farai di tutto per essere felice con sir Power, non allontanarlo, segui il tuo
cuore, quello non sbaglia mai. L’uomo alzò lo sguardo e vide il viso preoccupato
di Rose che gli aveva letto le labbra. Le fece un cenno. Vieni, ti accompagno in casa. La prese per mano ed entrarono.
Erano seduti
con tazze di tè caldo. Leonard doveva tornare. E’ stata una bella festa, Eloise è stata la nostra principessa per un
giorno, siamo stati lieti di averla avuta in nostra compagnia. Spero che possa
ritornare ancora. Disse a Tom e Rose.
Dopo averlo
salutato, Eloise andò nella sua stanza e Rose accompagnò Leonard. Parli con lei, miss Rose, ora non sa se ha
il cuore spezzato o i sogni infranti. Avevamo ragione, il loro è un grande
amore e farò di tutto perché trovi il suo naturale sbocco. Si avvolse nel
mantello e ritornò al castello.
Rose
raggiunse sua figlia che stava sdraiata con lo sguardo al soffitto. Il volto
dolce di sua madre le fece capire che sapeva ogni cosa, e come avesse fatto non
riusciva ad immaginarlo anche se sospettava lo zampino di Leonard.
Rose le
accarezzò il viso e le prese la mano. Va
tutto bene, piccolina? Non aveva mai smesso quel nomignolo quando erano
sole. Eloise la guardò e vide uno sguardo pieno d’amore. Non lo so, madre, sono molto confusa, molto triste e angosciata. Le
rispose.
L’amore a volte fa questo effetto ma
alla fine rende molto felici. Le disse.
Madre, niente di buono può venire da
tutto questo, io sono la figlia del fabbro e lui il padrone del castello e
delle terre, nonché promesso sposo alla corte del re, non c’è speranza per me,
per noi, ma non sono riuscita a dirgli di no. E cominciò a piangere di nuovo. Perdonami, madre. Le disse mentre i
singhiozzi le squassavano il petto.
Se Dio ha benedetto me e tuo padre
regalandoci una figlia splendida e una vita felice, perché non dovrebbe farlo
anche per te? Le
disse stringendole la mano. Noi siamo la
tua famiglia, hai amici sinceri e un grande amore da far sbocciare, sii felice,
io lo sono per te. E le baciò le guance bagnate di lacrime.
Madre, non avrei mai creduto che
l’amore facesse così soffrire. Le rispose.
Gennaio era
come ogni altro anno, gelido e con tanta neve da rendere le strade veramente
impraticabili.
Erano
passate un paio di settimane e anche il mese stava per finire. Eloise non aveva
più rivisto nessuno e cercava di dare un senso a quello che le era successo,
soprattutto voleva credere che alla fine il loro amore avrebbe trionfato e il
re avrebbe acconsentito a sciogliere i voti matrimoniali di sir Power e miss
Mariclaire.
Al castello
tutto procedeva come al solito. I lavori progredivano velocemente e molti
interni erano quasi finiti, quei ruderi avevano ripreso vita, soltanto il
fantasma rosa si lamentava in continuazione.
Allen e
Leonard erano da soli nel loro alloggio. Si stavano rifocillando dopo il loro
turno di guardia. Allen osservava il suo compagno che era assorto e da alcuni
giorni più silenzioso del solito. Sentendosi osservato Leonard sollevò lo
sguardo e incontrò lo sguardo di Allen.
Ti devo parlare, Allen. Gli disse rompendo ogni indugio.
L’altro alzò un sopracciglio senza parlare e Leonard avvicinò lo sgabello a
quello dell’altro e gli parlò sottovoce.
Ho bisogno di un favore, di un grosso
favore. Devo allontanarmi per alcuni giorni ma nessuno deve sospettare niente,
ho bisogno che tu copra questa assenza, che mi dia una mano. Finalmente lo aveva detto.
Allen lo
osservava cercando di leggergli qualcosa nello sguardo ma niente traspariva da
quel viso. Aveva capito da tempo che Leonard nascondeva qualcosa ma non aveva
mai voluto scoprire di più, gli bastava avere in squadra un uomo valido e leale
e lui lo aveva tenuto sott’occhio senza trovare niente che non andasse. Di quanti giorni si tratta? Volle
sapere.
Leonard
sospirò, non gli aveva chiesto il motivo, gli sarebbe dispiaciuto mentire
proprio a lui. Al massimo una settimana,
forse meno. Gli rispose.
Quando vuoi partire? Gli chiese di nuovo.
Anche ora, se fosse possibile. Avrebbe voluto aggiungere altro ma il
suo compito consisteva anche nel non divulgare nessuna informazione su se
stesso e sul suo compito.
Partirai domani mattina, coprirò la
tua assenza con gli altri, farò in modo che nessuno si accorga che non ci sei,
ma devi tornare al più presto. Comprendi, vero? Gli chiarì.
Ti ringrazio, per tutto. Gli rispose cominciando a preparare
la sacca per il viaggio.
Leonard
partì sotto una nevicata leggera e sottile, nessuno sentì il rumore degli
zoccoli del suo cavallo.
Fu veloce a
raggiungere il palazzo reale e ad essere ricevuto dal re, era piena notte
quando si incontrarono nelle stanze private del sovrano.
Hai qualcosa per me, Leonard? Andò al sodo il re.
Ho molti sospetti. E lo mise al corrente di quello che
aveva scoperto. Ora c’è bisogno che voi,
sire mettiate in moto altri ingranaggi o non ne verremo a capo. Vi ho
comunicato tutto quello che ho scoperto ma non ho il potere di andare oltre, e
voi lo capite benissimo, sire. Aggiunse senza timore.
Il re rimase
pensieroso, quello che aveva saputo lo rendeva conscio che a palazzo anche la
sua stessa vita era in pericolo.
Dovete aumentare la vostra sicurezza,
sire. Gli
raccomandò.
Sir Power come sta? Sospetta
qualcosa? Volle
sapere il re.
Sir Power non sa dove sbattere la
testa, ora più che mai, sire. Aggiunse.
Il re sollevò
lo guardò cercando di capire.
Sir Power si è innamorato e verrà a
perorare la sua causa, chiederà l’annullamento del giuramento matrimoniale, voi
sapete cosa fare. Gli
disse mentre beveva del buon vino.
Ricordate, sire la ragazza con la
quale avete danzato? Quella che voi avete fatto frustare? E’ proprio lei, miss
Eloise. Disse al suo
re.
Il re
sorrise. La ricordo molto bene, ricordo
il suo sguardo fiero e il portamento di una combattente, era un pesce fuor
d’acqua in mezzo a degli squali: troppo bella, troppo giovane, troppo leale,
troppo vera, per questo mi sono opposto alla regina quando mi ha chiesto di
trattenerla a corte. Gli rispose.
E bene ha fatto, sire. Non è questo
il suo posto. Devo tornare indietro, un amico ha coperto la mia assenza ma non
può farlo a lungo. Fece
un inchino al re e uscì diretto alle stalle.
Guardingo,
sempre all’erta non gli era sfuggito che da quanto era arrivato qualcuno lo
sorvegliava. Sorrise fra sé, presto tutto questo sarebbe finito e qualcuno
avrebbe pagato caro il tradimento che aveva messo in atto.
Fischiettò
avvolgendosi il mantello e balzò in sella al cavallo. Uscì al trotto senza dar
segno di avere fretta, lasciando a chiunque lo stesse sorvegliando l’illusione
di essere passato inosservato.
Quando fu
più lontano spronò il cavallo e galoppò veloce verso il castello, dove ancora
non aveva terminato il suo compito.
Foto dal web- diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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