mercoledì 10 ottobre 2018

ELOISE


ELOISE

P. SESSANTA E SESSANTUNO







Erano entrambi imbarazzati. Non si conoscevano per niente e quello che si sarebbero detti in quel frangente era di vitale importanza.
Fu l’uomo a parlare per primo. Mi chiamo Leonard De Gares e sono al servizio del nostro re.
La ragazza aspettava di ascoltare il seguito ma sul suo viso era evidente un’espressione di dubbio, aveva imparato a sue spese a non fidarsi di nessuno e in quel momento aveva quasi paura di trovarsi di fronte uno di quelli che volevano morto sir Power. Cercò di mantenere la calma mentre la sua mano si spostava sull’elsa del pugnale.
La mossa non sfuggì all’uomo, si aspettava della resistenza. Miss Eloise, non posso darle prova di ciò che dico di essere, voglio solo che lei si fidi di me. Aspettò qualche minuto che lei parlasse ma Eloise rimaneva in silenzio. Va bene, se lei non si fida di me sarò io a fidarmi di lei, ad una semplice condizione: quello che le dirò non dovrà essere riferito a nessuno, ma proprio a nessuno. Mi concede almeno questo? Le disse osservandola attentamente.
Su questo ha la mia parola. Continui. E aspettò di ascoltare il seguito.
Il re è molto preoccupato per gli agguati alla vita di sir Power e ha scelto me per investigare senza dare nell’occhio. Sono una spia del re, così come lo era sir Power. Le disse aspettando una reazione.
Il re non è implicato in questa faccenda? Chiese incredula. Aveva sempre creduto che fosse lui, per motivi sconosciuti a volerlo morto. Se così non era il mistero si infittiva ancora di più. Cosa vuole da me, sir Leonard?
Mi racconti ogni cosa nei dettagli, anche il più piccolo. Le chiese.
Ci volle parecchio tempo per metterlo al corrente. Parecchie cose già le sapeva, i suoi colleghi lo avevano messo a conoscenza di tutto.
Sir Leonard rimase assorto per parecchio tempo. Nessuna emozione passava sul suo viso, sapeva ben celare i suoi pensieri, dopotutto era una spia del re e a quanto pareva una delle migliori.
Miss Eloise, nessuno sa chi sono veramente, io mi sono fidato di lei. Rimarcò l’uomo.
La ragazza gli prese la mano. Inutile negarlo, era un bel ragazzo e le piaceva, forse per la prima volta nella sua vita sentiva qualcosa nascere dentro di lei, qualcosa che aspettava da tempo e questo la lasciava sgomenta. Non era da lei essere timida e impacciata. Sir Leonard, io ho bisogno di un amico più di una guardia del corpo e… non finì nemmeno la frase.
Io sarò il più fedele e sincero amico che possa avere, miss Eloise e non perché me lo ha ordinato il re, ma perché lei mi piace. Le disse tutto d’un fiato.
Rimasero a guardarsi, sorpresi della piega che stavano prendendo le cose. Cominciamo a togliere le formalità, io sono semplicemente Eloise e tu Leonard.
Suggellarono il patto stringendosi la mano.
Ho qualcosa per te, seguimi. E tornarono a casa.
La foschia stava aumentando e il cielo si scuriva velocemente. Eloise portò Beatrice alla stalla mentre Rose faceva entrare Leonard e gli offriva del tè caldo.
Eloise arrivò con alcuni fogli e li mostrò a Leonard. Questi erano nel plico che sir Allen mi ha portato, sono i ritratti dei quattro uomini che ci hanno assaliti, se li vuoi sono tuoi.
Leonard li dispose sul tavolo e li osservò attentamente. Anche stavolta nessuna emozione traspariva dal suo viso.
Questo vuol dire che anch’io mi fido di te. Gli disse sottovoce.
Leonard raggruppò i fogli e li piegò mettendoli sotto la camicia. Che buon profumo di rosa. Si lasciò sfuggire.
Quando avrai tempo ti racconterò la storia del fantasma rosa, ma ora è meglio se torni al castello, si fa buio e non voglio stare in pensiero. Gli disse sincera accompagnandolo fuori.
Sai Leonard, c’è un’altra cosa che mi ha sorpresa quando sono stata a palazzo. E gli raccontò del comportamento di Mariclaire. L’uomo sorrise guardandola dritta in faccia. Questo è facile da capire, tu sei una ragazza bellissima e anche un cieco noterebbe come ti guarda sir Power, queste cose non sfuggono alle donne e lei è gelosa, lo sarà sempre. Le disse sincero. Dovrai raccontarmi anche di lui quando avremo tempo. Ora vado, il mio segreto è nelle tue mani. Ci vediamo presto. Salì agile in groppa al suo cavallo e partì.
Rose aveva preparato il tè anche per sua figlia. La osservava e sorrideva. Quel Leonard è un gran bel ragazzo. Le disse.
Me ne sono resa conto. Le rispose. Ma siamo solo amici, non farti strane idee. Le disse restituendole il sorriso.
Il camino era già acceso e rimase ad osservare le fiamme assimilando quello che aveva saputo quel giorno. La sua mente elaborava i fatti avvenuti cercando frammenti di ricordi che potessero essere importanti ma, chiunque era stato a colpire lo aveva fatto con estrema professionalità e non aveva lasciato nessun indizio dietro di sé.





L’autunno era iniziato in anticipo. Foschia e nebbia bagnavano i campi ormai nudi e le foglie degli alberi cadevano a terra gravate dal peso.
I vecchi, quell’anno non si erano pronunciati e nessuno aveva idea di come sarebbe stato l’inverno. Qualcuno diceva che i segni erano contrastanti e che per questo si aspettavano qualcosa di brutto.
Eloise decise di andare all’ansa, sarebbe stata l’ultima volta prima del ritorno della primavera. Era iniziato ottobre e il sole, pallido e nascosto rischiarava debolmente il pomeriggio.
Il livello dell’acqua era già salito ma la piccola spiaggia di sassi era ancora agibile. Doveva stare attenta a non scivolare. Osservava le piccole onde che sembravano accarezzare i grossi sassi del letto, era musica per le sue orecchie, amava quel posto, lì aveva conosciuto Oliver, sir Power le aveva rubato il suo primo bacio, lì aveva fatto conoscenza con Leonard. Sorrise a tutti questi ricordi. Poi il buio.
Si ritrovò col viso premuto nell’acqua e una mano grande e ferma la teneva immobile, aspettando che finisse di dimenarsi. Aveva gli occhi sbarrati e vedeva soltanto i sassi grigi come l’acqua che scorreva e che le entrava nei polmoni. Si dibatteva, ben conscia che non sarebbe sopravvissuta. Il buio la inghiottì, mentre i lunghi capelli facevano da contorno al suo corpo immobile sul pelo dell’acqua ancora molto bassa.
Non si accorse di niente, nemmeno che due mani amorose la sollevavano e la distendevano sui sassi della riva. Era incosciente e la morte sembrava l’avesse portata con sé.
Sir Power, con occhi sbarrati osservava il copro di Eloise rimanendo immobile, scioccato e senza sapere cosa fare.
Sentì arrivare di corsa qualcuno, Leonard si fiondò letteralmente accanto al corpo quasi freddo di Eloise. Osservò il suo capo e capì che da lui non avrebbe avuto nessun aiuto, talmente era bloccato. Le posò l’orecchio sul petto e si accorse che il cuore batteva ancora. Agì veloce come un fulmine.
Sollevò il corpo della ragazza e lo appoggiò a sé, teneva la schiena della giovane appoggiata e con le braccia a intorno al suo petto. Il viso e i capelli lunghi e bagnati ricadevano da un lato, sembrava un fantoccio ormai privo di vita, ma lui non si arrese. Davanti allo sguardo vuoto di sir Power cominciò a darle piccoli colpi al centro del petto. Avanti Eloise, non mollare, sputa l’acqua, avanti ti prego, non posso lasciarti andare proprio ora.  Le sue mani unite continuavano a premere ritmicamente fino a che si accorse di un lieve movimento. La rimise a terra e la girò su un fianco. Avanti, avanti dolcezza, sputa l’acqua e prendi fiato. Entrambi gli uomini sembravano in attesa di un miracolo, e poi, finalmente colpi di tosse squassarono il petto di Eloise. Sputò parecchia acqua e cercò di respirare cercando di riaprire i polmoni. Le girava la testa e aveva nelle orecchie il suono del battito del suo cuore.
Apri gli occhi, Eloise. Ci sono io. E finalmente la ragazza riprese conoscenza. Si aggrappò alle mani di Leonard come se ancora stesse affogando e l’uomo la strinse a sé sussurrandole parole che ancora lei non riusciva a sentire.
Sir Power osservava la scena, vedere l’intimità di quei due gli stava dando una stretta al cuore che lo riscosse. Si rivolse alla sua guardia in modo scortese. Dovresti andare in cerca del delinquente… ma Leonard non lo lasciò finire. Gli ho lasciato un bel segno, lo riconoscerò di sicuro. Teneva fra le braccia la ragazza che tremava di freddo e di paura. La strinse ancora di più per infonderle un po’ del suo calore.
Ti devi spogliare o ti prenderai un malanno. Le disse gentilmente. A fatica la ragazza si avvolse nel mantello del suo salvatore e si tolse le vesti bagnate. Portami a casa. Gli disse.
Leonard la fece salire in sella davanti a sé mentre teneva le redini di Beatrice che seguiva docilmente. Sir Power non si era mosso, aveva una pietra sul cuore e sembrava non battere. Osservò i due che si allontanavano, aveva la mente vuota e un dolore pazzesco gli attanagliava le viscere.
Anche lui salì in sella al suo cavallo e tornò al castello.
Leonard sentiva Eloise tremare. E’ passata, è tutto finito. Le ripeteva per tranquillizzarla. Lei teneva il capo appoggiato a lui, si sentiva bene accanto a Leonard, sicura e protetta, l’aveva salvata e lei gliene era grata.
Cosa diremo a tua madre? Le chiese. Non possiamo raccontarle la verità.
Le dirò semplicemente che sono caduta mentre giocavo con te sulla riva. Gli rispose.
Che ci facevi da quelle parti, a proposito? Volle sapere lei.
Avevo finito il mio turno di guardia e gli altri stavano cercando sir Power, ancora una volta era sfuggito alla loro attenzione e stavo venendo da te, ho delle novità. E’ stata una sorpresa trovare sir Power, è stato lui a tirarti fuori dall’acqua. Dovevi vedere la sua faccia quando sono arrivato! Cercò di scherzare Leonard.
Era quasi buio quando arrivarono a casa. Sotto il portico Rose era in ansia, sua figlia mancava da tempo e non rimaneva mai fuori col buio. Si accorse subito dei capelli fradici e corse loro incontro.
Ci siamo scontrati nel fiume, mi dispiace che si sia inzuppata. Meglio se entra subito e si mette vicino al fuoco. Passerò a vedere come sta. Disse con un sorriso.
Depositò gentilmente a terra Eloise che era ancora frastornata.
Ci vediamo presto, Leonard.


foto dal web - proprietà e diritti riservati di Milena Ziletti

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