ELOISE
P. SESSANTA E SESSANTUNO
Erano
entrambi imbarazzati. Non si conoscevano per niente e quello che si sarebbero
detti in quel frangente era di vitale importanza.
Fu l’uomo a
parlare per primo. Mi chiamo Leonard De
Gares e sono al servizio del nostro re.
La ragazza
aspettava di ascoltare il seguito ma sul suo viso era evidente un’espressione
di dubbio, aveva imparato a sue spese a non fidarsi di nessuno e in quel
momento aveva quasi paura di trovarsi di fronte uno di quelli che volevano
morto sir Power. Cercò di mantenere la calma mentre la sua mano si spostava
sull’elsa del pugnale.
La mossa non
sfuggì all’uomo, si aspettava della resistenza. Miss Eloise, non posso darle prova di ciò che dico di essere, voglio
solo che lei si fidi di me. Aspettò qualche minuto che lei parlasse ma
Eloise rimaneva in silenzio. Va bene, se
lei non si fida di me sarò io a fidarmi di lei, ad una semplice condizione:
quello che le dirò non dovrà essere riferito a nessuno, ma proprio a nessuno.
Mi concede almeno questo? Le disse osservandola attentamente.
Su questo ha la mia parola. Continui.
E aspettò di
ascoltare il seguito.
Il re è molto preoccupato per gli
agguati alla vita di sir Power e ha scelto me per investigare senza dare
nell’occhio. Sono una spia del re, così come lo era sir Power. Le disse aspettando una reazione.
Il re non è implicato in questa
faccenda? Chiese
incredula. Aveva sempre creduto che fosse lui, per motivi sconosciuti a volerlo
morto. Se così non era il mistero si infittiva ancora di più. Cosa vuole da me, sir Leonard?
Mi racconti ogni cosa nei dettagli,
anche il più piccolo. Le chiese.
Ci volle
parecchio tempo per metterlo al corrente. Parecchie cose già le sapeva, i suoi
colleghi lo avevano messo a conoscenza di tutto.
Sir Leonard
rimase assorto per parecchio tempo. Nessuna emozione passava sul suo viso,
sapeva ben celare i suoi pensieri, dopotutto era una spia del re e a quanto
pareva una delle migliori.
Miss Eloise, nessuno sa chi sono
veramente, io mi sono fidato di lei. Rimarcò l’uomo.
La ragazza
gli prese la mano. Inutile negarlo, era un bel ragazzo e le piaceva, forse per
la prima volta nella sua vita sentiva qualcosa nascere dentro di lei, qualcosa
che aspettava da tempo e questo la lasciava sgomenta. Non era da lei essere
timida e impacciata. Sir Leonard, io ho
bisogno di un amico più di una guardia del corpo e… non finì nemmeno la
frase.
Io sarò il più fedele e sincero amico
che possa avere, miss Eloise e non perché me lo ha ordinato il re, ma perché
lei mi piace. Le
disse tutto d’un fiato.
Rimasero a
guardarsi, sorpresi della piega che stavano prendendo le cose. Cominciamo a togliere le formalità, io sono
semplicemente Eloise e tu Leonard.
Suggellarono
il patto stringendosi la mano.
Ho qualcosa per te, seguimi. E tornarono a casa.
La foschia
stava aumentando e il cielo si scuriva velocemente. Eloise portò Beatrice alla
stalla mentre Rose faceva entrare Leonard e gli offriva del tè caldo.
Eloise
arrivò con alcuni fogli e li mostrò a Leonard. Questi erano nel plico che sir Allen mi ha portato, sono i ritratti dei
quattro uomini che ci hanno assaliti, se li vuoi sono tuoi.
Leonard li
dispose sul tavolo e li osservò attentamente. Anche stavolta nessuna emozione
traspariva dal suo viso.
Questo vuol dire che anch’io mi fido
di te. Gli disse
sottovoce.
Leonard
raggruppò i fogli e li piegò mettendoli sotto la camicia. Che buon profumo di rosa. Si lasciò sfuggire.
Quando avrai tempo ti racconterò la
storia del fantasma rosa, ma ora è meglio se torni al castello, si fa buio e
non voglio stare in pensiero. Gli disse sincera accompagnandolo fuori.
Sai Leonard, c’è un’altra cosa che mi
ha sorpresa quando sono stata a palazzo. E gli raccontò del comportamento di Mariclaire. L’uomo
sorrise guardandola dritta in faccia. Questo
è facile da capire, tu sei una ragazza bellissima e anche un cieco noterebbe
come ti guarda sir Power, queste cose non sfuggono alle donne e lei è gelosa,
lo sarà sempre. Le disse sincero. Dovrai
raccontarmi anche di lui quando avremo tempo. Ora vado, il mio segreto è nelle
tue mani. Ci vediamo presto. Salì agile in groppa al suo cavallo e partì.
Rose aveva
preparato il tè anche per sua figlia. La osservava e sorrideva. Quel Leonard è un gran bel ragazzo. Le
disse.
Me ne sono resa conto. Le rispose. Ma siamo solo amici, non farti strane idee. Le disse restituendole
il sorriso.
Il camino
era già acceso e rimase ad osservare le fiamme assimilando quello che aveva
saputo quel giorno. La sua mente elaborava i fatti avvenuti cercando frammenti
di ricordi che potessero essere importanti ma, chiunque era stato a colpire lo
aveva fatto con estrema professionalità e non aveva lasciato nessun indizio
dietro di sé.
L’autunno
era iniziato in anticipo. Foschia e nebbia bagnavano i campi ormai nudi e le
foglie degli alberi cadevano a terra gravate dal peso.
I vecchi,
quell’anno non si erano pronunciati e nessuno aveva idea di come sarebbe stato
l’inverno. Qualcuno diceva che i segni erano contrastanti e che per questo si
aspettavano qualcosa di brutto.
Eloise
decise di andare all’ansa, sarebbe stata l’ultima volta prima del ritorno della
primavera. Era iniziato ottobre e il sole, pallido e nascosto rischiarava debolmente
il pomeriggio.
Il livello
dell’acqua era già salito ma la piccola spiaggia di sassi era ancora agibile.
Doveva stare attenta a non scivolare. Osservava le piccole onde che sembravano
accarezzare i grossi sassi del letto, era musica per le sue orecchie, amava
quel posto, lì aveva conosciuto Oliver, sir Power le aveva rubato il suo primo
bacio, lì aveva fatto conoscenza con Leonard. Sorrise a tutti questi ricordi.
Poi il buio.
Si ritrovò
col viso premuto nell’acqua e una mano grande e ferma la teneva immobile,
aspettando che finisse di dimenarsi. Aveva gli occhi sbarrati e vedeva soltanto
i sassi grigi come l’acqua che scorreva e che le entrava nei polmoni. Si
dibatteva, ben conscia che non sarebbe sopravvissuta. Il buio la inghiottì,
mentre i lunghi capelli facevano da contorno al suo corpo immobile sul pelo
dell’acqua ancora molto bassa.
Non si
accorse di niente, nemmeno che due mani amorose la sollevavano e la
distendevano sui sassi della riva. Era incosciente e la morte sembrava l’avesse
portata con sé.
Sir Power,
con occhi sbarrati osservava il copro di Eloise rimanendo immobile, scioccato e
senza sapere cosa fare.
Sentì
arrivare di corsa qualcuno, Leonard si fiondò letteralmente accanto al corpo
quasi freddo di Eloise. Osservò il suo capo e capì che da lui non avrebbe avuto
nessun aiuto, talmente era bloccato. Le posò l’orecchio sul petto e si accorse
che il cuore batteva ancora. Agì veloce come un fulmine.
Sollevò il
corpo della ragazza e lo appoggiò a sé, teneva la schiena della giovane
appoggiata e con le braccia a intorno al suo petto. Il viso e i capelli lunghi
e bagnati ricadevano da un lato, sembrava un fantoccio ormai privo di vita, ma
lui non si arrese. Davanti allo sguardo vuoto di sir Power cominciò a darle
piccoli colpi al centro del petto. Avanti
Eloise, non mollare, sputa l’acqua, avanti ti prego, non posso lasciarti andare
proprio ora. Le sue mani unite
continuavano a premere ritmicamente fino a che si accorse di un lieve
movimento. La rimise a terra e la girò su un fianco. Avanti, avanti dolcezza, sputa l’acqua e prendi fiato. Entrambi gli
uomini sembravano in attesa di un miracolo, e poi, finalmente colpi di tosse
squassarono il petto di Eloise. Sputò parecchia acqua e cercò di respirare
cercando di riaprire i polmoni. Le girava la testa e aveva nelle orecchie il
suono del battito del suo cuore.
Apri gli occhi, Eloise. Ci sono io. E finalmente la ragazza riprese
conoscenza. Si aggrappò alle mani di Leonard come se ancora stesse affogando e
l’uomo la strinse a sé sussurrandole parole che ancora lei non riusciva a
sentire.
Sir Power
osservava la scena, vedere l’intimità di quei due gli stava dando una stretta
al cuore che lo riscosse. Si rivolse alla sua guardia in modo scortese. Dovresti andare in cerca del delinquente…
ma Leonard non lo lasciò finire. Gli ho
lasciato un bel segno, lo riconoscerò di sicuro. Teneva fra le braccia la
ragazza che tremava di freddo e di paura. La strinse ancora di più per
infonderle un po’ del suo calore.
Ti devi spogliare o ti prenderai un
malanno. Le disse gentilmente.
A fatica la ragazza si avvolse nel mantello del suo salvatore e si tolse le
vesti bagnate. Portami a casa. Gli
disse.
Leonard la
fece salire in sella davanti a sé mentre teneva le redini di Beatrice che
seguiva docilmente. Sir Power non si era mosso, aveva una pietra sul cuore e
sembrava non battere. Osservò i due che si allontanavano, aveva la mente vuota
e un dolore pazzesco gli attanagliava le viscere.
Anche lui
salì in sella al suo cavallo e tornò al castello.
Leonard
sentiva Eloise tremare. E’ passata, è
tutto finito. Le ripeteva per tranquillizzarla. Lei teneva il capo
appoggiato a lui, si sentiva bene accanto a Leonard, sicura e protetta, l’aveva
salvata e lei gliene era grata.
Cosa diremo a tua madre? Le chiese. Non possiamo raccontarle la verità.
Le dirò semplicemente che sono caduta
mentre giocavo con te sulla riva. Gli rispose.
Che ci facevi da quelle parti, a
proposito? Volle
sapere lei.
Avevo finito il mio turno di guardia
e gli altri stavano cercando sir Power, ancora una volta era sfuggito alla loro
attenzione e stavo venendo da te, ho delle novità. E’ stata una sorpresa
trovare sir Power, è stato lui a tirarti fuori dall’acqua. Dovevi vedere la sua
faccia quando sono arrivato! Cercò di scherzare Leonard.
Era quasi
buio quando arrivarono a casa. Sotto il portico Rose era in ansia, sua figlia
mancava da tempo e non rimaneva mai fuori col buio. Si accorse subito dei
capelli fradici e corse loro incontro.
Ci siamo scontrati nel fiume, mi
dispiace che si sia inzuppata. Meglio se entra subito e si mette vicino al
fuoco. Passerò a vedere come sta. Disse con un sorriso.
Depositò
gentilmente a terra Eloise che era ancora frastornata.
Ci vediamo presto, Leonard.
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