ELOISE
P. CINQUANTA E CINQUANTUNO
Il re si
volse verso Mariclaire. La donna aveva il viso pallido e gli occhi cerchiati,
una sofferenza che era davvero brava a simulare. Si teneva aggrappata al
braccio del fidanzato come se dovesse perdere le forze da un momento all’altro.
Teneva gli occhi pudicamente bassi e sospirava come se cercasse il fiato per
respirare.
Non conosco il motivo per il quale
hai fatto una simile ignobile azione, ma ce ne possono essere molti. Rispose il re. Sta di fatto che la dama preferita dalla regina ha subito un infortunio
per tua imperizia. Aggiunse.
Eloise
ribolliva e non si trattenne. Vostra
maestà, sono figlia di fabbro e accudisco i cavalli fin da quando ho imparato a
camminare, mai poteri sbagliare a chiudere i finimenti. Disse
semplicemente.
Vuoi dire che è caduta da sola? Aggiunse il re piuttosto irritato.
Io non lo so. Gli rispose la ragazza.
Sir Power
tremava dall’ansia, le cose non si mettevano bene per quella mocciosa
impertinente. Avrebbe voluto intervenire ma sapeva bene quale era il suo posto
e il braccio di Mariclaire sembrava stritolarlo in una morsa che gli impediva
di muoversi.
Si fece
silenzio. Il re stava pensando.
Miss Mariclaire ha chiesto che ti
vengano date tre frustate per quello che hai fatto, e si ritiene soddisfatta. Pronunciò il re.
Sir Power
era allibito ma non poteva muoversi.
Vista la tua giovane età e
inesperienza, e visto l’invito di questo palazzo riduco le frustate ad una. Sentenziò il re passando con lo
sguardo sui pochi astanti.
Ti sembra una punizione equa? Aggiunse.
Eloise alzò
i suoi splendidi occhi in faccia al re. Mi
rimetto alla vostra saggezza, sire.
Il re
sospirò, non gli piaceva quella storia ma doveva far rispettare ogni persona
che abitava a palazzo.
Farò di più. Esclamò ad un tratto. Se qualcuno dei presenti si fa avanti e
decide di prendere il tuo posto io accetterò!
Oliver
raggiunse il fianco della ragazza. Vostra
maestà, io ho invitato miss Eloise a palazzo, prendo il suo posto. Disse.
Sir Power
non voleva, quell’uomo non si era ancora ripreso del tutto dalle ferite che
aveva subìto per salvargli la vita. Non poteva permetterlo. Miss Mariclaire
intuendo le sue intenzioni gemette prima di cadere svenuta, e il suo fidanzato
fu costretto a sorreggerla e portarla nella sua stanza. Tremava dal
risentimento ma non poteva abbandonare la sua fidanzata.
Allen si
fece avanti. Vostra maestà, concedetemi
la possibilità di prendere io il posto della ragazza. Il mio amico è reduce da
gravi ferite e non si è ancora ripreso del tutto, anche una sola frustata
potrebbe essergli fatale. E’ un valoroso uomo della scorta di sir Power che ha
quasi perso la vita per salvarlo, e non solo una volta. Disse con piglio
deciso.
Il re alzò
un sopracciglio e si avvide dell’assenza di sir Power. Toccava a lui
intervenire in favore della sua gente, sarebbe bastata una sua richiesta e
tutto sarebbe stato appianato, ma se n’era andato senza nemmeno dire una parola
in loro favore. Il re fu molto contrariato da questo fatto ma non lo diede a
vedere.
Così sia fatto. Così ho deciso.
Guardie provvedete immediatamente alla punizione e che la ragazza assista al
fatto. Comandò.
Tutti si
inchinarono e uscirono scortati dalle guardie del re.
Nessuno
osava fiatare. Eloise prese la mano di Allen. Non deve farlo. Gli disse. Il
re ha dato l’ordine e non si torna indietro. Le rispose.
Scesero di
alcune scale e l’aria era quasi irrespirabile. Una grande stanza conteneva vari
strumenti di tortura. Un uomo grande e grosso fu istruito sul da farsi. Non
fece domande, non perse tempo e fece schioccare la frusta sulla schiena di
Allen che non si lasciò sfuggire nemmeno un gemito.
Eloise aveva
gli occhi pieni di lacrime. Maledetta,
che tu sia maledetta. Pensò con una rabbia incontrollabile.
Stavano
risalendo quando sir Power arrivò trafelato. Fu salutato con un semplice cenno
della testa dai suoi uomini e da uno sguardo fulminante dalla ragazza.
Lo superò
senza dire una parola, non ce n’era bisogno si leggeva bene sul suo viso quello
che provava: un disprezzo enorme.
Arrivarono
in superficie e Oliver accompagnò Eloise nella sua stanza. Fra un paio d’ore passo a prenderti. Fatti trovare pronta per la cena. Le
strinse la mano e raggiunse i suoi compagni.
La
scudisciata sulla schiena di Allen sanguinava. Fu medicato mentre i suoi
compagni lo aiutavano a rimettersi la camicia. Sir Power non aveva ancora detto
una parola e loro evitavano di guardarlo in faccia.
Uscì. Steven, Leroi, seguitelo e fate il vostro
dovere. Ordinò Allen. Cosa ne pensi? Chiese
ad Oliver.
Quella donna non mi è mai piaciuta. Rispose soltanto.
Alice
accolse Eloise senza fiatare. Lei non sapeva cosa fosse successo.
Tutto bene, Eloise? Le chiese.
E’ tutto a posto. Va tutto bene. Rispose sdraiandosi sul letto.
La giovane
provava il vestito che avrebbe indossato per cena. Nessuna delle due aveva
molta scelta ed Eloise non capiva tutto quel darsi da fare per niente. La sua
compagna era pronta già da un po’ quando si decise ad alzarsi e indossare la
sua veste. Si sistemò i capelli e uscirono insieme.
Una ventina
di ragazze erano in attesa dei loro cavalieri. Giovanissime, bellissime e con
tanto entusiasmo per l’inattesa avventura che era loro capitata.
Uno alla volta arrivarono i loro cavalieri e
Oliver si presentò con una rosa gialla. Le fece un inchino e, insieme si
incamminarono nel salone messo a loro disposizione.
Come sta Allen? Volle sapere.
Allen ti manda i suoi saluti e ci
augura buon divertimento. Non devi darti pensiero, abbiamo passato di peggio. Le rispose sincero.
Nel salone
c’era un allegro chiacchiericcio. Alcuni servitori portavano in tavola cibi e
bevande e su una pedana c’erano alcuni strumenti musicali pronti all’uso.
Quella sera avrebbero ballato le loro ballate popolari e si sarebbero divertiti
lontani da occhi reali.
La musica
iniziò e alcune coppie presero posto in pista. Era una musica allegra e ben
presto la pista fu invasa da ballerine e ballerini allegri e festanti.
Sui tavoli
il cibo veniva continuamente servito con vino e birra. Eloise non si era mossa
ed Oliver la osservava dubbioso. Non vuoi
ballare? Le chiese offrendole il braccio. Vorrei uscire da qui, non sono dell’umore giusto per tutto questo.
Gli rispose alzandosi.
Uscirono
nella sera rischiarata da lucciole e stelle. Il frinire delle cicale nascoste
fra le foglie degli alberi era più piacevole della baldoria che aveva lasciato.
Oliver era preoccupato.
Eloise, domani sera ci sarà il gran
ballo al cospetto dei reali e dei nobili. Dovrai sorridere e mostrarti felice.
Avrai molti occhi puntati su di te, e sai cosa intendo. Le raccomandò l’uomo.
Vorrei che fosse già tutto passato.
Vorrei essere a casa mia e non in questo nido di vipere. Tu mi credi, vero se
ti dico che ho preparato a dovere il cavallo di miss Mariclaire! Disse tutto d’un fiato.
Certo che ti credo. Non devi
dubitarlo. Le
rispose sincero.
Passeggiavano
nei giardini e il profumo delle rose ricordò ad Eloise il fantasma rosa,
possibile che il suo spirito arrivasse fino a lì?
Dal giardino
si sentiva arrivare musica e chiacchiere soffuse, anche la nobiltà aveva la sua
serata. Si sedettero e rimasero in silenzio. Non dovevi invitare me, te lo avevo detto che non sono fatta per questo
posto. Disse sottovoce.
Oliver le
prese la mano e le baciò il palmo. Tu sei
una ragazza splendida e domani sarò l’uomo più invidiato della festa. Sono
onorato che tu abbia accettato il mio invito. Le rispose.
Eloise
sospirò. Avrebbe fatto di tutto per comportarsi bene. Per te, e solo per te domani sera sarò la dama perfetta. Gli disse
ritirando la mano dalle sue. Ora portami
da Allen, voglio assicurarmi che stia bene.
Cocciuta
come sempre. L’uomo sospirò e si avviarono verso gli alloggi delle guardie.
Steven e
Leroi erano di turno. Allen era fuori e sembrava tenere tutto sotto controllo.
Sorrise quando li vide arrivare. Che ci
fate qui? Chiese ridendo. Conosci la
risposta. Gli disse Oliver. Non è
facile da gestire, vero amico mio? Gli disse battendogli una mano sulla
spalla.
Rimasero
insieme per parecchio tempo. Ognuno raccontava qualcosa della propria vita ed
Eloise era felice di stare coi suoi amici. Era quasi l’alba quando rientrò e
Alice non era ancora arrivata. Si spogliò e si mise a letto, finalmente domani
sarebbe stato l’ultimo giorno a corte, pensò prima di addormentarsi.
Il sole era
alto quando si svegliò. Alice era distesa sul letto ancora vestita, non l’aveva
sentita rientrare. Cercò di non fare rumore e scese a colazione. Era tutta sola
nella mensa, le altre ragazze dormivano ancora e si stavano preparando per il
gran ballo.
Si servì di
un po’ di cibo e si sedette vicino alla finestra. Osservava quel posto che era
davvero bellissimo. La natura veniva accudita e curata da mani esperte ed
amorevoli. Le fontane, sparse in ogni angolo sembravano cantare insieme agli
uccelli. Molte persone erano già al lavoro: sguattere, cameriere, giardinieri,
stallieri e chissà chi altri. Ripensò a casa sua, al suo piccolo angolo di
bosco e di fiume. Era felice di tornarci. Alcune ragazze entrarono
raccontandosi l’avventura della sera precedente, di come per qualcuna di loro
fosse stata la prima volta sia per la festa che per quello che era seguito. Non
era difficile immaginare a cosa si riferissero. Per un attimo le comparve nella
mente il dubbio che anche Oliver l’avesse invitata sperando di avere qualcosa
in cambio. Si adombrò al pensiero. Se così aveva pensato ci sarebbe rimasto
male, lei non aveva nessuna intenzione di andare oltre l’amicizia.
Entrarono
altre ragazze e l’atmosfera si fece più allegra. Eloise rimase in disparte ad
osservare ed ascoltare i pettegolezzi e i segreti che si scambiavano.
Dopotutto
era il compleanno del re e loro avevano il privilegio di essere presenti alla
grande festa. Sospirò e uscì a respirare aria fresca, presto avrebbe dovuto
passare sotto le mani esperte della cameriera che avrebbe preparato Alice e
lei.
Sbuffando
lasciò la mensa.
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