ELOISE
P. CINQUANTAQUATTRO E CINQUANTACINQUE
La regina,
sembrava annoiata ma faceva di tutto per non darlo a vedere. Anche lei aveva
degli obblighi e quello era uno dei tanti che mal sopportava.
Osservava la
ragazza che si avvicinava con un’espressione che non denotava proprio niente di
quello che le passava nella mente.
Eloise si
inchinò davanti ai reali, mentre in distanza, Oliver cercava di non perdersi
nemmeno una mossa e si avvicinò più che gli fu possibile per essere pronto ad
intervenire in caso di bisogno.
Gli invitati
lanciavano sguardi furtivi ma mai si sarebbero sognati di commentare o di
mancare di creanza.
Buonasera, miss… si sta divertendo? Le chiese il re.
Miss Eloise è il mio nome, sire. Mi
sto divertendo e le sono molto grata per essere qui. Rimaneva tesa e in attesa di scoprire
cosa volesse.
Lo sguardo
del re la trapassava dalla testa ai piedi. Era una bellissima ragazza e per un
attimo si chiese se avesse potuto possederla come era abituato a fare con tante
altre giovinette. La regina, intuendo i pensieri del marito prese la parola. Spero, miss Eloise che la potremo rivedere
anche al matrimonio di sir Power e miss Mariclaire. Le disse con la sua
voce gracchiante dalla erre moscia.
Non credo, mia regina. Sono la figlia
del fabbro, non una nobildonna e so stare al mio posto. Le rispose il più dolcemente
possibile.
La regina
trattenne un sorriso. Lei è la giovinetta
più bella di tutte stasera, e il re sarebbe onorato di ballare con lei.
Eloise aprì
la bocca per dire qualcosa ma la richiuse mentre il re si alzava e la musica
cessava, tutte le coppie si ritirarono ai lati della pista.
Elegantemente
il re prese la mano della ragazza e raggiunse il centro del salone. I suonatori
ricominciarono a suonare e ragazzina e re diedero spettacolo a tutti i
presenti.
Ad Eloise
sembrava di danzare sui carboni ardenti mentre il re era davvero un ottimo
cavaliere e ballerino e la guidava nella danza come se avessero sempre danzato
insieme.
Per fortuna
la musica finì. La dama fece un inchino impeccabile e il re un piccolo cenno
con la testa. Ho l’impressione che lei
sia una ragazza piena di sorprese. Le disse mentre ritornava al suo trono e
dava cenno a che il ballo riprendesse.
Oliver la
raggiunse e la prese per mano. Tutto
bene, Eloise? Le chiese con una
certa apprensione.
Sì, tutto bene, ma non vedo l’ora di
andarmene, non pensavo certo di dare spettacolo in questo modo. Disse col viso arrossato. Penso che sia proprio il caso che tu mi
accompagni in giardino per una boccata d’aria. Gli disse mentre cercavano
di farsi strada fra gli invitati.
Molte coppie
erano sedute sulle panchine o passeggiavano. La serata tendeva a far affiorare
il romanticismo e molti cavalieri ne avrebbero approfittato con le loro dame.
Si sedettero
su una delle tante panchine davanti ad una zampillante fontana. Avresti mai pensato di ballare col re? Le
chiese divertito Oliver.
Certamente no, nemmeno di essere qui
ho mai pensato. Gli
rispose.
Rientrarono
dopo pochi minuti, nessuno abbandonava troppo a lungo la compagnia del re.
Il ballo era
interrotto per il rinfresco che veniva servito su piatti dai disegni dorati. Il
chiacchiericcio era quasi noioso ma nessuno lo dava a vedere. Oliver si era
allontanato per prendere da bere. Alla giovane giunse chiaramente alle orecchie
il commento sprezzante di Mariclaire che parlava con sir Power.
Ci sono davvero delle ragazze carine
in mezzo a tante bifolche. Inutile negarlo. La gioventù gioca sempre a favore.
Domani torneranno nelle loro case ma avranno un ricordo di questa serata. Poi si avvide di Eloise che
ascoltava.
Chissà in quante hanno perso la loro
virtù allargando le gambe pur di essere qui. La tua guardia del corpo non deve
aver faticato per ottenere i favori della bella ragazza campagnola. Gli disse sorridendo. E’ la vita che è così per chi non è del
nostro rango. Aggiunse con perfidia.
Eloise
tremava dalla rabbia ma mantenne il contegno. Oliver la raggiunse e si
allontanarono dalla coppia.
Erano in
piedi insieme ad altri quando il re prese congedo insieme alla regina.
Ringraziò i convenuti e disse loro di continuare la festa. La musica riprese
quando se ne furono andati.
Sir Power e
miss Mariclaire passarono loro vicino. La donna lanciò uno sguardo malefico
alla ragazza che lo sostenne senza imbarazzo. La nobildonna commise uno
sbaglio, alzò il calice in segno di brindisi che Eloise male interpretò e, a
sua volta alzò il calice che le cadde malamente sul bel vestito della donna.
Mariclaire
lanciò un grido soffocato. Ecco come sono
le bifolche che non conoscono come ci si comporta in società. Prese il
braccio del suo fidanzato e lo trascinò via non prima dia vere inveito di nuovo
contro la ragazza. Se fossi un uomo la
sfiderei a duello. Le disse adirata.
E perderebbe la sfida. Le rispose serafica Eloise.
Oliver
sospirò, finalmente anche quella serata stava finendo e tutto sommato non
c’erano stati incidenti di rilievo.
Cosa vuoi fare ora, Eloise? Le chiese.
Di sicuro non allargare le gambe con
te. Gli rispose
piccata. Posò il bicchiere e se ne andò, lasciandolo sconvolto.
Era
arrabbiata e non ne capiva nemmeno bene il motivo. Teneva sollevata da terra la
gonna mentre a lunghe falcate attraversava il giardino per arrivare alla sua
stanza.
Ancora prima
di entrare dalla porta si era già disfatta della complicata acconciatura. Si
spogliò velocemente e indossò i calzoni e la camiciola. Ficcò tutto nella sacca
e, senza nemmeno un ultimo sguardo alla stanza uscì e si diresse alle stalle.
Preferiva passare la notte con Beatrice piuttosto che un altro solo minuto in
quel posto. Era ferita dalle parole di Mariclaire, e più ferita ancora per il
silenzio di sir Power, quell’uomo era davvero ottuso se non si accorgeva di
come la sua fidanzata lo manipolava.
Trovò il box
di Beatrice e vi entrò. Calma, amica mia.
Dovrai farmi un po’ di spazio per stanotte. Le disse accarezzandole il
muso.
Posò la
sacca in un angolo e si sedette con la schiena contro la parete. Non sarebbe
stata comoda ma mancavano solo poche ore alla partenza e lei voleva stare sola.
I rumori
erano attutiti, soltanto lo sbuffare degli animali riempivano il silenzio della
notte, per questo fu sorpresa quando si accorse che qualcuno era entrato nelle
stalle. Pensando che si trattasse di Oliver venuto a cercarla spostò lentamente
la cavalla che le fece da scudo, nessuno poteva vederla. Sentì distintamente i
passi di alcuni uomini, potevano essere quattro o cinque e si appiattì ancora
di più contro la parete.
Il gruppo si
fermò molto vicino al box di Beatrice.
Parlavano a
voce bassa ma Eloise sentì ogni parola, e le venne la pelle d’oca.
Hai preparato tutto? Chiese una voce. Secondo gli ordini che ho ricevuto.
Rispose un altro.
Il primo,
che doveva essere il capo riprese la parola. Rivediamo un’ultima volta il piano prima di partire. Massi e corde sono
nascosti fra i rovi. Voi avete provveduto a ostruire il passaggio? Sir Power e
la sua scorta saranno costretti a deviare verso le Paludi Nere e noi saremo lì,
pronti ad attaccarli. Gli ordini sono chiari: tutti devono morire, compresa la
ragazza, dopo di che verranno legati insieme con i massi e gettati nella
palude, nessuno sentirà più parlare di loro. Ai cavalli penserò io. E’ tutto
chiaro? Avete già ricevuto la vostra ricompensa, ora tocca a noi. Dobbiamo
sfruttare la sorpresa, sono guardie ben addestrate ma noi lo siamo altrettanto.
Ci vorranno pochi minuti per sopraffarli poi ognuno per la propria strada, ci
ritroveremo oltre confine, come d’accordo. Ci sono domande? Nessuno
rispose. Allora andiamo.
Gli uomini
si allontanarono e la ragazza sentì aprirsi alcuni box. Molto silenziosamente
uomini e cavalli uscirono nella notte.
Eloise tremava,
si era ficcata in bocca il pugno chiuso per la paura che la potessero sentire.
Cercò di ascoltare i rumori per accertarsi che non ci fosse più nessuno. Attese
ancora qualche minuto che il suo cuore tornasse alla normalità, poi
silenziosamente uscì e corse all’alloggio delle guardie tenendosi il più
nascosta possibile.
Cercò
l’alloggio della scorta di sir Power e vi entrò prima che qualcuno la vedesse.
Oliver,
Allen e Steven stavano dormendo, evidentemente Leroi era di guardia al capo.
Si avvicinò
a Oliver e lo chiamò sottovoce. Fu come se avesse suonato una tromba, tutti e
tre gli uomini scattarono in piedi con un’arma in mano.
Che ci fai qui? Non è un posto per
donne. Le disse
Oliver. La ragazza tremava visibilmente e solo in quel momento si avvidero del
suo viso sconvolto.
Siediti, calmati e racconta cosa ti è
successo. La
sollecitò Allen. Steven le diede dell’acqua e la circondarono con i loro corpi.
Eloise prese
fiato e raccontò loro quello che aveva sentito. Nessuno le chiese cosa ci
facesse nelle stalle talmente erano preoccupati.
Rimani qui con noi, ora andiamo da
Leroi e svegliamo sir Power, dobbiamo preparare un piano di difesa. Le disse Oliver mentre Allen era già
uscito, era lui il capo della scorta e toccava a lui pianificare il ritorno a
casa.
Nessuno deve sapere quello che vi ho
detto, nemmeno sir Power. Lo informerete durante il tragitto. Questo posto è
pieno di spie che sono più velenose delle vipere. Disse loro la ragazza. Allen si
bloccò e tornò indietro.
Gli uomini
rimasero pensierosi. Non aveva tutti i torti, era impossibile capire di chi
potevano fidarsi, forse perfino il re era coinvolto, troppi agguati avevano
subìto senza capire chi fosse il mandante.
Passarono le
ore successive a mettere a punto un piano, anche se non c’era molto che
potessero fare se non essere vigili e sfruttare loro la sorpresa.
Oliver prese
da parte Eloise. Quando saremo tornati a
casa dovrai darmi alcune spiegazioni, non si tratta così un amico. Le
disse.
Eloise
provava vergogna, sapeva che lui non aveva meritato la sua collera. Va bene, dovrò certamente scusarmi. Gli
rispose.
Le ore
passavano lente. Era quasi ora di partire e i cavalli erano già sellati.
Aspettavano solo l’arrivo di Sir Power per mettersi in viaggio.
Il sole
stava spuntando quando il loro capo li raggiunse. Aveva ancora gli occhi
assonnati, sembrava avere dormito poco ma non interessava a nessuno.
Si misero in
marcia e lasciarono il palazzo reale.
Erano
distanti alcune miglia quando Allen fermò la comitiva e chiese a sir Power di
ascoltarlo.
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