mercoledì 3 ottobre 2018

ELOISE


ELOISE

P. QUARANTOTTO E QUARANTANOVE







I giorni passavano e lei era sempre più indecisa. Rose aveva invitato miss Maffy per parlare della vita a corte, tutto per invogliare sua figlia ad andare.
Oliver, di parola arrivò per sapere cosa avesse deciso. Si fermarono sotto il portico e la guardò con occhi interrogativi.
Eloise sospirò. Va bene, avete vinto. Dimmi solo quando si parte e quando si torna. Gli disse.
Oliver era felice, avrebbe voluto abbracciarla ma si trattenne. Presero gli accordi e, a malincuore tornò al castello.
Rose aveva già preparato l’abito da ballo, ben piegato nella sacca da viaggio insieme ad altri due abiti semplici e a quello che sarebbe servito a sua figlia.
Era ancora buio quando insieme agli altri partiva verso il palazzo reale. Avrebbero cavalcato due giorni sostando in una locanda a metà strada.
Sir Power non parlava quasi mai e la scorta era ben vigile, non si faceva sfuggire niente.
Il viaggio era stato piuttosto piacevole. Eloise indossava le sue braghe e camiciola mentre i suoi lunghi capelli erano acconciati nel solito modo. Videro un drappello di soldati venire loro incontro, erano stati avvistati ed ora li accompagnavano a palazzo.
Le alte torri merlate svettavano con le piccole bandiere al vento. Il cielo era terso e azzurro da sembrare un mare dove piccole imbarcazioni di nuvole dondolavano pigre. Il capo del drappello parlò con sir Power mentre raggiungevano l’entrata.
Eloise si guardava intorno cercando di assimilare tutto ciò che vedeva. Allegre risate femminili giungevano alle sue orecchie e giardini di ogni colore e foggia contornavano i sentieri.
Raggiunsero le stalle e lasciarono i cavalli. Eloise avrebbe voluto strigliare Beatrice ma c’erano i mozzi di stalla pronti a farlo.
Oliver la raggiunse. Che te ne pare? Le chiese.  Ci sono tanti bei colori ed è una bella giornata. Gli rispose.
L’accompagnò agli alloggi degli ospiti meno importanti e la lasciò nelle capaci mani della cameriera responsabile. Quando ci rivediamo? Gli chiese un po’ spaesata. Ci troveremo a cena, verrò a prenderti. Le fece un inchino e tornò dagli altri.
La cameriera la condusse nella sua stanza, una piacevole camera che doveva dividere con una compagna. La ragazza era alla finestra e si voltò incuriosita di conoscere la nuova arrivata.
Sorridendo le andò incontro. Io sono Alice, sono felice di conoscerti. Eloise, piacevolmente sorpresa dell’accoglienza si presentò a sua volta.
La cameriera le lasciò e continuò i suoi lavori.
Non ti preoccupare, ha detto a me cosa fare. Sistema i tuoi vestiti e datti una rinfrescata, abbiamo tutto il giorno per goderci i giardini di palazzo. Disse quasi cinguettando Alice.
Pochi minuti e uscirono come se si conoscessero da sempre. Avevano il permesso di passeggiare nei giardini antistanti il palazzo ma non dovevano varcare l’entrata ben sorvegliata da guardie armate.
C’erano aiuole di vari colori, tanti profumi e fontane con personaggi strani. Panchine in ogni punto per fermarsi ad ammirare o solo per ascoltare il canto degli uccelli.
Era quasi la fine di maggio e il giardino delle rose era un incanto sia per gli occhi che per l’olfatto.
Le due ragazze osservavano rapite ogni cosa, era palese che fossero di un rango inferiore ma erano bellissime: Eloise così bella e fiera ed Alice solare come il biondo dei suoi capelli. Erano una coppia di bellissime e ingenue giovinette.
I sentieri erano molto frequentati e i giardinieri erano curvi sulle aiuole, alcune guardie tenevano sotto controllo ogni movimento ma tutto sembrava procedere nella normalità, dopotutto erano a palazzo reale.
Seduti su una panchina appartata, sir Power e miss Mariclaire osservavano quelle ragazze passeggiare e meravigliarsi di ogni cosa. La donna teneva sottobraccio il suo fidanzato e non si faceva sfuggire nemmeno il suo più piccolo battito di ciglia.
Eloise e Alice passarono loro vicine senza vederli, immerse nel loro chiacchiericcio e se ne avvidero solo all’ultimo istante.
Il sorriso di Eloise si spense quando li vide e sir Power fece finta di niente ma a Mariclaire non sfuggì quell’attimo che passò fra i due.
Conosci quelle ragazzine? Gli chiese accarezzandogli la mano. Soltanto quella dai capelli rossi, è stata invitata da una mia guardia. Le rispose sinteticamente. E’ una bella ragazza, non sapevo che la plebe avesse tali bellezze! Gli rispose con fare suadente.
E’ soltanto una mocciosa cocciuta. Le rispose chiudendo il discorso.
Mariclaire era una donna di mondo, sbuffando si alzò dalla panchina di pietra e prese sottobraccio il suo fidanzato. Passeggiarono per un po’ nei giardini in mezzo a tante ragazze giovani e felici di quell’inaspettata esperienza ma lo sguardo della donna cercava la ragazza delle Terre del Green, era troppo bella per passare inosservata, anche per il suo fidanzato.





Sotto un lungo pergolato c’erano tavoli imbanditi con cibo per tutte le ragazze. Alcune cameriere servivano da bere ed era una schietta allegria come poco si vedeva in quel posto.
Eloise ed Alice mangiavano sedute su una panchina all’ombra. Stasera ceneremo con i nostri cavalieri e domani potremo passare del tempo con loro, e la sera… dio non sto nella pelle al pensiero del gran ballo, nel palazzo del re e in presenza dei reali. Disse Alice con gli occhi che le brillavano.
Posarono il piatto vuoto. Io vado alle stalle, voglio controllare la mia cavalla. Disse allontanandosi. Alice la salutò e continuò la sua perlustrazione, facendo amicizia con tutte le ragazze presenti.
Le stalle erano distanti dal palazzo ed Eloise ci arrivò sudata e spettinata. Chiese informazioni e trovò Beatrice ben accudita che mangiava. Si fermò ad accarezzarla ed a parlarle come faceva spesso.
Un breve trambusto la distrasse momentaneamente, prese in mano una spazzola e cominciò a spazzolarla, non le andava di tornare ai giardini.
Avete strigliato per bene il mio cavallo? Sentì chiedere da una voce femminile. Eloise uscì dal box e vide la fidanzata di sir Power in completo da cavallerizza.
Tu, preparami il cavallo, svelta. Ordinò ad Eloise. Un mozzo si presentò alla signora dicendo che era lui il responsabile del cavallo. L’ho chiesto a lei. Datti da fare che il mio fidanzato mi aspetta.
Eloise non si mosse. Miss Mariclaire fece saettare il frustino colpendo l’aria vicino alla ragazza. I mozzi arrivati erano spaventati osservando la scena. Un robusto ragazzo si fece avanti per prendere il cavallo dal box ma il frustino della signora lo colpì alla spalla.
Vedendo la camicia insanguinarsi, Eloise si mosse e prese il cavallo richiesto. Lo sellò e lo consegnò a Mariclaire senza dire una parola.
Quando dò un ordine, esigo che venga eseguito all’istante. Disse sprezzante mentre saliva in groppa al cavallo.
Un sospiro di sollievo seguì la sua uscita. Eloise raggiunse il ragazzo ferito mentre da fuori si udiva un grido di dolore.
Mariclaire era caduta a terra e si teneva il braccio mentre sir Power la raggiungeva di corsa.
E’ colpa sua, quella piccola plebea non ha stretto le cinghie e l’ha fatto apposta. Si lamentava, mentre gli occhi di sir Power mandavano scintille nella direzione di Eloise.
Non la passerai liscia, piccola furfantella, avrai presto mie notizie. E si aggrappò al suo fidanzato mentre grosse lacrime le inondavano il bel viso e i capelli erano spettinati dopo aver perso il cappello.
I ragazzi della stalla avevano visto ogni cosa e sapevano che quello che la signora aveva detto non corrispondeva al vero.
Ti sei messa in un bel guaio, quella donna sa essere molto vendicativa. Le disse il ragazzo che aveva vicino.
Piuttosto frastornata, Eloise tornò ad occuparsi di Beatrice e raggiunse la sua stanza a pomeriggio inoltrato.
Alice si stava provando per l’ennesima volta il suo vestito da ballo, era elettrizzata in quanto avrebbero avuto una cameriera a disposizione per acconciare i capelli e si stava trastullando con la chioma lunga e bionda quando bussarono alla porta.
Eloise, si era ripulita e indossava uno dei semplici abiti che sua madre le aveva preparato.
Due guardie entrarono, guardarono le due ragazze. Miss Eloise ci deve seguire.
Alice era allibita mentre la sua compagna veniva accompagnata fuori.
Attraversarono vari corridoi prima di giungere a destinazione. Una guardia aprì la porta e fece entrare i nuovi venuti.
Una grande e bellissima stanza illuminata da finestre dai vetri colorati con tanti fiori e piante sparse in ogni angolo. La ragazza osservava tutto e poi capì. Davanti a lei, seduti sui loro troni c’erano il re e la regina. A fianco di quest’ultima miss Mariclaire con il braccio al collo tenuto immobile da una sciarpa di seta, l’altro braccio infilato in quello del suo fidanzato. Sul lato opposto le guardie del corpo di sir Power.
Eloise era intimidita e fu condotta di fronte ai reali. Tutto era silenzio mentre il re e la regina scrutavano quella giovane come se fosse una incallita delinquente. La regina scosse la testa e fece un cenno al re.
Sai perché sei stata condotta al mio cospetto? Le chiese il re.
Lei nemmeno rispose, scosse solo la testa. Il re si indispettì dal suo silenzio.
La dama della regina ti accusa di aver attentato alla sua vita e le hai quasi spezzato il braccio. Corrisponde al vero? Le chiese il re.
Sir Power tremava dalla paura che la ragazza potesse essere irrispettosa verso il sovrano, e non sapendo a cosa poteva andare incontro.
E di grazia, sire, perché lo avrei fatto? La domanda rimbombò come un tuono nella sala silenziosa.

foto dal web - Diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

Nessun commento:

Posta un commento