ELOISE
P. QUARANTOTTO E QUARANTANOVE
I giorni
passavano e lei era sempre più indecisa. Rose aveva invitato miss Maffy per
parlare della vita a corte, tutto per invogliare sua figlia ad andare.
Oliver, di
parola arrivò per sapere cosa avesse deciso. Si fermarono sotto il portico e la
guardò con occhi interrogativi.
Eloise
sospirò. Va bene, avete vinto. Dimmi solo
quando si parte e quando si torna. Gli disse.
Oliver era
felice, avrebbe voluto abbracciarla ma si trattenne. Presero gli accordi e, a
malincuore tornò al castello.
Rose aveva
già preparato l’abito da ballo, ben piegato nella sacca da viaggio insieme ad
altri due abiti semplici e a quello che sarebbe servito a sua figlia.
Era ancora
buio quando insieme agli altri partiva verso il palazzo reale. Avrebbero
cavalcato due giorni sostando in una locanda a metà strada.
Sir Power
non parlava quasi mai e la scorta era ben vigile, non si faceva sfuggire
niente.
Il viaggio
era stato piuttosto piacevole. Eloise indossava le sue braghe e camiciola
mentre i suoi lunghi capelli erano acconciati nel solito modo. Videro un
drappello di soldati venire loro incontro, erano stati avvistati ed ora li
accompagnavano a palazzo.
Le alte
torri merlate svettavano con le piccole bandiere al vento. Il cielo era terso e
azzurro da sembrare un mare dove piccole imbarcazioni di nuvole dondolavano
pigre. Il capo del drappello parlò con sir Power mentre raggiungevano
l’entrata.
Eloise si
guardava intorno cercando di assimilare tutto ciò che vedeva. Allegre risate
femminili giungevano alle sue orecchie e giardini di ogni colore e foggia
contornavano i sentieri.
Raggiunsero
le stalle e lasciarono i cavalli. Eloise avrebbe voluto strigliare Beatrice ma
c’erano i mozzi di stalla pronti a farlo.
Oliver la
raggiunse. Che te ne pare? Le chiese.
Ci
sono tanti bei colori ed è una bella giornata. Gli rispose.
L’accompagnò
agli alloggi degli ospiti meno importanti e la lasciò nelle capaci mani della
cameriera responsabile. Quando ci
rivediamo? Gli chiese un po’ spaesata. Ci
troveremo a cena, verrò a prenderti. Le fece un inchino e tornò dagli
altri.
La cameriera
la condusse nella sua stanza, una piacevole camera che doveva dividere con una
compagna. La ragazza era alla finestra e si voltò incuriosita di conoscere la
nuova arrivata.
Sorridendo
le andò incontro. Io sono Alice, sono felice
di conoscerti. Eloise, piacevolmente sorpresa dell’accoglienza si presentò
a sua volta.
La cameriera
le lasciò e continuò i suoi lavori.
Non ti preoccupare, ha detto a me
cosa fare. Sistema i tuoi vestiti e datti una rinfrescata, abbiamo tutto il giorno
per goderci i giardini di palazzo. Disse quasi cinguettando Alice.
Pochi minuti
e uscirono come se si conoscessero da sempre. Avevano il permesso di
passeggiare nei giardini antistanti il palazzo ma non dovevano varcare
l’entrata ben sorvegliata da guardie armate.
C’erano
aiuole di vari colori, tanti profumi e fontane con personaggi strani. Panchine
in ogni punto per fermarsi ad ammirare o solo per ascoltare il canto degli
uccelli.
Era quasi la
fine di maggio e il giardino delle rose era un incanto sia per gli occhi che
per l’olfatto.
Le due
ragazze osservavano rapite ogni cosa, era palese che fossero di un rango
inferiore ma erano bellissime: Eloise così bella e fiera ed Alice solare come
il biondo dei suoi capelli. Erano una coppia di bellissime e ingenue
giovinette.
I sentieri
erano molto frequentati e i giardinieri erano curvi sulle aiuole, alcune
guardie tenevano sotto controllo ogni movimento ma tutto sembrava procedere
nella normalità, dopotutto erano a palazzo reale.
Seduti su
una panchina appartata, sir Power e miss Mariclaire osservavano quelle ragazze
passeggiare e meravigliarsi di ogni cosa. La donna teneva sottobraccio il suo
fidanzato e non si faceva sfuggire nemmeno il suo più piccolo battito di
ciglia.
Eloise e
Alice passarono loro vicine senza vederli, immerse nel loro chiacchiericcio e
se ne avvidero solo all’ultimo istante.
Il sorriso
di Eloise si spense quando li vide e sir Power fece finta di niente ma a
Mariclaire non sfuggì quell’attimo che passò fra i due.
Conosci quelle ragazzine? Gli chiese accarezzandogli la mano. Soltanto quella dai capelli rossi, è stata
invitata da una mia guardia. Le rispose sinteticamente. E’ una bella ragazza, non sapevo che la
plebe avesse tali bellezze! Gli rispose con fare suadente.
E’ soltanto una mocciosa cocciuta. Le rispose chiudendo il discorso.
Mariclaire
era una donna di mondo, sbuffando si alzò dalla panchina di pietra e prese
sottobraccio il suo fidanzato. Passeggiarono per un po’ nei giardini in mezzo a
tante ragazze giovani e felici di quell’inaspettata esperienza ma lo sguardo
della donna cercava la ragazza delle Terre del Green, era troppo bella per
passare inosservata, anche per il suo fidanzato.
Sotto un
lungo pergolato c’erano tavoli imbanditi con cibo per tutte le ragazze. Alcune
cameriere servivano da bere ed era una schietta allegria come poco si vedeva in
quel posto.
Eloise ed
Alice mangiavano sedute su una panchina all’ombra. Stasera ceneremo con i nostri cavalieri e domani potremo passare del
tempo con loro, e la sera… dio non sto nella pelle al pensiero del gran ballo,
nel palazzo del re e in presenza dei reali. Disse Alice con gli occhi che
le brillavano.
Posarono il
piatto vuoto. Io vado alle stalle, voglio
controllare la mia cavalla. Disse allontanandosi. Alice la salutò e
continuò la sua perlustrazione, facendo amicizia con tutte le ragazze presenti.
Le stalle
erano distanti dal palazzo ed Eloise ci arrivò sudata e spettinata. Chiese
informazioni e trovò Beatrice ben accudita che mangiava. Si fermò ad
accarezzarla ed a parlarle come faceva spesso.
Un breve
trambusto la distrasse momentaneamente, prese in mano una spazzola e cominciò a
spazzolarla, non le andava di tornare ai giardini.
Avete strigliato per bene il mio
cavallo? Sentì
chiedere da una voce femminile. Eloise uscì dal box e vide la fidanzata di sir
Power in completo da cavallerizza.
Tu, preparami il cavallo, svelta. Ordinò ad Eloise. Un mozzo si
presentò alla signora dicendo che era lui il responsabile del cavallo. L’ho chiesto a lei. Datti da fare che il mio
fidanzato mi aspetta.
Eloise non
si mosse. Miss Mariclaire fece saettare il frustino colpendo l’aria vicino alla
ragazza. I mozzi arrivati erano spaventati osservando la scena. Un robusto
ragazzo si fece avanti per prendere il cavallo dal box ma il frustino della
signora lo colpì alla spalla.
Vedendo la
camicia insanguinarsi, Eloise si mosse e prese il cavallo richiesto. Lo sellò e
lo consegnò a Mariclaire senza dire una parola.
Quando dò un ordine, esigo che venga
eseguito all’istante. Disse sprezzante mentre saliva in groppa al cavallo.
Un sospiro
di sollievo seguì la sua uscita. Eloise raggiunse il ragazzo ferito mentre da
fuori si udiva un grido di dolore.
Mariclaire
era caduta a terra e si teneva il braccio mentre sir Power la raggiungeva di
corsa.
E’ colpa sua, quella piccola plebea
non ha stretto le cinghie e l’ha fatto apposta. Si lamentava, mentre gli occhi di
sir Power mandavano scintille nella direzione di Eloise.
Non la passerai liscia, piccola
furfantella, avrai presto mie notizie. E si aggrappò al suo fidanzato mentre grosse lacrime le
inondavano il bel viso e i capelli erano spettinati dopo aver perso il
cappello.
I ragazzi
della stalla avevano visto ogni cosa e sapevano che quello che la signora aveva
detto non corrispondeva al vero.
Ti sei messa in un bel guaio, quella
donna sa essere molto vendicativa. Le disse il ragazzo che aveva vicino.
Piuttosto
frastornata, Eloise tornò ad occuparsi di Beatrice e raggiunse la sua stanza a
pomeriggio inoltrato.
Alice si
stava provando per l’ennesima volta il suo vestito da ballo, era elettrizzata
in quanto avrebbero avuto una cameriera a disposizione per acconciare i capelli
e si stava trastullando con la chioma lunga e bionda quando bussarono alla
porta.
Eloise, si
era ripulita e indossava uno dei semplici abiti che sua madre le aveva
preparato.
Due guardie
entrarono, guardarono le due ragazze. Miss
Eloise ci deve seguire.
Alice era
allibita mentre la sua compagna veniva accompagnata fuori.
Attraversarono
vari corridoi prima di giungere a destinazione. Una guardia aprì la porta e
fece entrare i nuovi venuti.
Una grande e
bellissima stanza illuminata da finestre dai vetri colorati con tanti fiori e
piante sparse in ogni angolo. La ragazza osservava tutto e poi capì. Davanti a
lei, seduti sui loro troni c’erano il re e la regina. A fianco di quest’ultima
miss Mariclaire con il braccio al collo tenuto immobile da una sciarpa di seta,
l’altro braccio infilato in quello del suo fidanzato. Sul lato opposto le
guardie del corpo di sir Power.
Eloise era
intimidita e fu condotta di fronte ai reali. Tutto era silenzio mentre il re e
la regina scrutavano quella giovane come se fosse una incallita delinquente. La
regina scosse la testa e fece un cenno al re.
Sai perché sei stata condotta al mio
cospetto? Le chiese
il re.
Lei nemmeno
rispose, scosse solo la testa. Il re si indispettì dal suo silenzio.
La dama della regina ti accusa di
aver attentato alla sua vita e le hai quasi spezzato il braccio. Corrisponde al
vero? Le chiese il
re.
Sir Power
tremava dalla paura che la ragazza potesse essere irrispettosa verso il
sovrano, e non sapendo a cosa poteva andare incontro.
E di grazia, sire, perché lo avrei
fatto? La domanda rimbombò
come un tuono nella sala silenziosa.
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