IRINA
1
Aveva
destato molta curiosità l’arrivo di quella bella e giovane signora in paese.
Non era certo un luogo dove qualcuno potesse venire a villeggiare o in vacanza,
non c’erano attrattive particolari e il clima non era dei migliori.
In piena
Pianura Padana, col fiume lontano dal centro, la nebbia in inverno e l’afa in
estate non era molto accogliente, ma ci abitava tanta brava gente e la vita
andava avanti al solito modo.
Aveva preso
in affitto il bilocale del farmacista che era vuoto da tempo. In passato era
servito per gente che si separava e non sapeva dove andare nell’immediato, ma
da tempo non lo usava nessuno, così il farmacista lo aveva dato in gestione ad
una società e in poco tempo era arrivata l’inquilina.
Sul
campanello aveva scritto solo “Irina” e nient’altro, aveva affittato una
casella postale, e nessuno sapeva per quanto si sarebbe fermata.
Era una
donna di circa quarant’anni, con un fisico leggermente abbondante e con le
curve armoniose, un seno generoso, un tipo di quelli che piacciono molto agli
uomini. Il suo viso sembrava rispecchiare una certa tristezza, aveva i capelli
lunghi e leggermente mossi, scuri come scuri erano i suoi occhi che ancora
nessuno aveva avuto il piacere di osservare da vicino o avrebbe notato la
profondità e l’abisso in cui potevano trascinare.
Era arrivata
a fine agosto e aveva portato con sé poche cose, nessuno sapeva quanto si
sarebbe fermata e cosa era venuta a fare, aveva destato molte chiacchiere e
pettegolezzi.
Aveva scelto
il bar delle “Due sorelle” per la colazione e ogni mattina, col suo portatile
si sedeva ad un tavolino a consumare il cappuccino e la brioche. Usava la
connessione e rimaneva un’oretta a leggere e scrivere velocemente sulla
tastiera mentre intorno a lei uomini e donne andavano e venivano con la voglia
di fermarsi al suo tavolo e cercare di conoscerla, ma lei non dava confidenza a
nessuno.
Giada, la
barista le portò un bicchiere d’acqua e si sedette di fronte a lei. La
osservava aspettando il momento giusto per iniziare una conversazione ma Irina
batteva velocemente sulla tastiera ed era immersa in quello che faceva.
Sentendosi
osserva, alzò lo sguardo e sorrise alla ragazza. Giada rimase incantata, per la
prima volta la osservava così da vicino e non poteva non vedere la dolcezza di
quel viso e la profondità degli occhi neri.
“Voleva dirmi qualcosa, signorina?” Le chiese gentilmente. Anche la sua
voce, così sussurrata era gradevole, così diverso l’accento e il modo di
parlare da quelli del posto.
“Viene qui ogni mattina da due
settimane e la osservo, le chiedo scusa per la mia curiosità ma qui, ormai
tutti si chiedono chi sia lei e che cosa sia venuta a fare in questo posto.
Anch’io me lo chiedo e se non sono indiscreta mi piacerebbe saperlo.”
Irina
abbassò il monitor del portatile e poggiò le braccia al tavolino. Aveva un
sorriso appena accennato, si aspettava che qualcuno prima o poi le rivolgesse
delle domande. Sorseggiò l’acqua.
“Non nascondo niente di speciale,
sono una scrittrice e avevo bisogno di un posto dove concentrarmi per poter trovare
l’ispirazione per il romanzo che sto scrivendo. Un posto tranquillo dove poter
trascorrere le mie giornate senza distrazioni e l’agenzia mi ha proposto il suo
paese.”
Giada le
sorrise. Ora avrò qualcosa da raccontare
a chi mi farà domande su di lei, se non se ne è accorta il mio lavoro è
aumentato da quando lei frequenta il mio bar per la colazione, oggi offro io e
la prego, torni ogni mattina e non la disturberò più! Le disse tornando ai
suoi compiti.
Irina riaprì
il pc e riprese a leggere le notizie che le interessavano.
Rimase per
un’altra ora prima di salutare e uscire. Il negozio di alimentari era a due
passi, comprò qualcosa per pranzo e cena e ritornò nel suo appartamento.
Scelse una
chiavetta e accese la sua musica preferita. Non aveva molto da fare durante le
giornate che si stavano accorciando e regalavano un clima veramente piacevole.
Indossò una tuta e scarpe da ginnastica e uscì per la solita corsa giornaliera.
Si sentiva
osservata ma le cuffie che portava la tenevano isolata dal resto del mondo,
correva ascoltando musica e spesso arrivava fino al fiume prima di fermarsi,
fare qualche allungamento e tornare a casa.
Si sentiva
sola, aveva un buco nel cuore e una missione da compiere e niente e nessuno
l’avrebbe distolta dal suo piano, ed era lì, proprio in quel paese che
l’avevano portata le sue ricerche.
Doveva
coltivare la conoscenza con la barista, aveva bisogno di informazioni e chi più
di una persona che gestisce il bar della piazza era più adatta?
La mattina
dopo si presentò al solito tavolino per la colazione e Giada la servì
sorridendole. Era domenica e quasi tutta la popolazione sarebbe andata a messa,
ma lei no, aprì il suo pc e iniziò la lettura dei giornali.
immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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