lunedì 29 ottobre 2018

IRINA


IRINA


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Aveva destato molta curiosità l’arrivo di quella bella e giovane signora in paese. Non era certo un luogo dove qualcuno potesse venire a villeggiare o in vacanza, non c’erano attrattive particolari e il clima non era dei migliori.
In piena Pianura Padana, col fiume lontano dal centro, la nebbia in inverno e l’afa in estate non era molto accogliente, ma ci abitava tanta brava gente e la vita andava avanti al solito modo.
Aveva preso in affitto il bilocale del farmacista che era vuoto da tempo. In passato era servito per gente che si separava e non sapeva dove andare nell’immediato, ma da tempo non lo usava nessuno, così il farmacista lo aveva dato in gestione ad una società e in poco tempo era arrivata l’inquilina.
Sul campanello aveva scritto solo “Irina” e nient’altro, aveva affittato una casella postale, e nessuno sapeva per quanto si sarebbe fermata.
Era una donna di circa quarant’anni, con un fisico leggermente abbondante e con le curve armoniose, un seno generoso, un tipo di quelli che piacciono molto agli uomini. Il suo viso sembrava rispecchiare una certa tristezza, aveva i capelli lunghi e leggermente mossi, scuri come scuri erano i suoi occhi che ancora nessuno aveva avuto il piacere di osservare da vicino o avrebbe notato la profondità e l’abisso in cui potevano trascinare.
Era arrivata a fine agosto e aveva portato con sé poche cose, nessuno sapeva quanto si sarebbe fermata e cosa era venuta a fare, aveva destato molte chiacchiere e pettegolezzi.
Aveva scelto il bar delle “Due sorelle” per la colazione e ogni mattina, col suo portatile si sedeva ad un tavolino a consumare il cappuccino e la brioche. Usava la connessione e rimaneva un’oretta a leggere e scrivere velocemente sulla tastiera mentre intorno a lei uomini e donne andavano e venivano con la voglia di fermarsi al suo tavolo e cercare di conoscerla, ma lei non dava confidenza a nessuno.
Giada, la barista le portò un bicchiere d’acqua e si sedette di fronte a lei. La osservava aspettando il momento giusto per iniziare una conversazione ma Irina batteva velocemente sulla tastiera ed era immersa in quello che faceva.
Sentendosi osserva, alzò lo sguardo e sorrise alla ragazza. Giada rimase incantata, per la prima volta la osservava così da vicino e non poteva non vedere la dolcezza di quel viso e la profondità degli occhi neri.
“Voleva dirmi qualcosa, signorina?” Le chiese gentilmente. Anche la sua voce, così sussurrata era gradevole, così diverso l’accento e il modo di parlare da quelli del posto.
“Viene qui ogni mattina da due settimane e la osservo, le chiedo scusa per la mia curiosità ma qui, ormai tutti si chiedono chi sia lei e che cosa sia venuta a fare in questo posto. Anch’io me lo chiedo e se non sono indiscreta mi piacerebbe saperlo.”
Irina abbassò il monitor del portatile e poggiò le braccia al tavolino. Aveva un sorriso appena accennato, si aspettava che qualcuno prima o poi le rivolgesse delle domande. Sorseggiò l’acqua.
“Non nascondo niente di speciale, sono una scrittrice e avevo bisogno di un posto dove concentrarmi per poter trovare l’ispirazione per il romanzo che sto scrivendo. Un posto tranquillo dove poter trascorrere le mie giornate senza distrazioni e l’agenzia mi ha proposto il suo paese.”
Giada le sorrise. Ora avrò qualcosa da raccontare a chi mi farà domande su di lei, se non se ne è accorta il mio lavoro è aumentato da quando lei frequenta il mio bar per la colazione, oggi offro io e la prego, torni ogni mattina e non la disturberò più! Le disse tornando ai suoi compiti.
Irina riaprì il pc e riprese a leggere le notizie che le interessavano.
Rimase per un’altra ora prima di salutare e uscire. Il negozio di alimentari era a due passi, comprò qualcosa per pranzo e cena e ritornò nel suo appartamento.
Scelse una chiavetta e accese la sua musica preferita. Non aveva molto da fare durante le giornate che si stavano accorciando e regalavano un clima veramente piacevole. Indossò una tuta e scarpe da ginnastica e uscì per la solita corsa giornaliera.
Si sentiva osservata ma le cuffie che portava la tenevano isolata dal resto del mondo, correva ascoltando musica e spesso arrivava fino al fiume prima di fermarsi, fare qualche allungamento e tornare a casa.
Si sentiva sola, aveva un buco nel cuore e una missione da compiere e niente e nessuno l’avrebbe distolta dal suo piano, ed era lì, proprio in quel paese che l’avevano portata le sue ricerche.
Doveva coltivare la conoscenza con la barista, aveva bisogno di informazioni e chi più di una persona che gestisce il bar della piazza era più adatta?
La mattina dopo si presentò al solito tavolino per la colazione e Giada la servì sorridendole. Era domenica e quasi tutta la popolazione sarebbe andata a messa, ma lei no, aprì il suo pc e iniziò la lettura dei giornali.



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