ELOISE
P. SETTANTAQUATTRO E SETTANTACINQUE
Arrivarono
al castello e Leonard mandò Steven ad avvisare i genitori di Eloise.
Allen
osservava il suo padrone e la ragazza che si teneva stretta, guardò Leonard e
gli fece un cenno con la testa.
I due
sembravano avvolti da una bolla che li isolava da tutto e da tutti. Entrarono
nel castello e sir Power accompagnò la donna del suo cuore nella stanza da
letto.
Erano
passati alcuni mesi da quando si erano amati proprio lì, in quel letto.
Sembravano timidi, timorosi di rompere un incantesimo, o di svegliarsi da un
sogno. Eloise si sedette sul letto e lui la raggiunse. Non servivano parole,
bastavano i gesti, gli sguardi e tutta la sofferenza che avevano accumulato
svanì quando si abbracciarono nudi e si amarono raggiungendo tutte le vette
della passione.
Eloise
rimase al castello alcuni giorni, la primavera con i suoi tenui colori sembrava
avesse dipinto la natura come un quadro dove lei era la protagonista. Era
felice, per la prima volta da tanto tempo si sentiva appagata, serena,
nonostante il dubbio che ancora le stringeva il cuore.
Erano alla
spiaggetta, Eloise stava tornando a casa. Lì dove tutto era cominciato si
trovavano a loro agio.
Quando saprai la risposta del re? Non glielo aveva più chiesto.
A questa domanda non so rispondere.
Confido nella sua saggezza. Ma non ti devi preoccupare, qualunque risposta
arrivi io so già quello che farò. E la strinse a sé.
Aprile,
maggio passarono e per i due innamorati tutto procedeva all’insegna dell’amore
e della passione. Non si nascondevano, tutti sapevano e molti pettegolezzi e
cattiverie nascevano ogni giorno. Eloise diventava sempre più bella e sir Power
sentiva il cuore che gli scoppiava d’amore ogni volta che la vedeva, che la
sfiorava, e tutte le volte che facevano l’amore scoprivano la gioia di fondersi
l’uno nell’altra.
Era un
giugno che preannunciava una calda estate e i campi erano uno splendore di
verde.
Eloise e sir
Power erano in riva al fiume, come spesso facevano. Amavano rimanere soli a
parlare dei loro desideri, della vita futura che li aspettava. Non avevano più
nominato la risposta del re anche se il dubbio era sempre fra di loro, lo
avevano relegato in un angolo.
Erano seduti
e abbracciati quando sentirono arrivare qualcuno. Abituati ai soldati della
scorta non si mossero.
Era Leonard,
e dal suo viso non traspariva niente di buono.
Sir Leonard, deve tornare subito al
castello. La regina con la sua delegazione è appena arrivata e ha chiesto di
lei. Disse.
Il suo capo
alzò un sopracciglio.
Sì, signore, c’è anche miss
Mariclaire. E non
aggiunse altro prima di allontanarsi.
Il sorriso e
la bolla che li aveva sempre circondati sembrò svanire all’istante.
Devo andare, Eloise. Forse è arrivata
la risposta del re.
Le disse cercando di infonderle un po’ di fiducia.
E l’ha portata la regina con miss
Mariclaire? Gli
rispose mesta.
Lui avrebbe
voluto aggiungere qualcosa ma si limitò ad abbracciarla. Abbi fiducia in me. Le sussurrò mentre le baciava i capelli prima
di salire in sella e galoppare veloce verso il castello.
Eloise
rimase ad osservare l’acqua che sembrava avesse smesso di cantare la sua
canzone. Nemmeno il cinguettio degli uccelli riusciva a sentire. Forse era
tutto svanito, tutto sparito. Forse tutto era stata una parentesi che non si
sarebbe più riaperta, forse il suo incubo peggiore aveva preso vita. Lacrime di
dolore le solcarono il viso, aveva la certezza nel cuore che niente sarebbe più
stato come prima, il re non aveva acconsentito alla richiesta di sir Power.
Che ne
sarebbe stato di lei? Non aveva più una reputazione e nessuno che la proteggesse.
Abbassò il viso fra le ginocchia e pianse come non aveva mai fatto in tutta la
sua vita. Avrebbe voluto sparire dalla faccia della terra. Perché aveva
ascoltato il suo cuore? Piangeva senza ritegno senza accorgersi che Leonard era
tornato. La osservava col cuore gonfio di pena, avrebbe voluto parlarle, dirle
quello che sapeva ma era conscio di non poterlo fare. Sarebbe stata un’ardua
impresa cercare di portare un po’ di serenità nel cuore di quella fanciulla.
Si sedette
vicino a lei e le prese una mano. Non
piangere, Eloise.
La ragazza
alzò il viso devastato dalle lacrime e dal dolore. L’uomo la trasse a se e
lasciò che sfogasse il suo dolore sulla sua spalla mentre lui continuava a
ripeterle di non piangere. Piano piano la ragazza si calmò e guardò il suo
amico.
E’ tutto finito, Leonard. E’ stato
solo un bel sogno e nient’altro. Sono stata un’illusa ma molto felice. Niente
sarà più come prima ed io me ne andrò da questo posto, non posso più stare qui,
non lo sopporterei. E
ricominciò a piangere.
Anche il
cuore di Leonard piangeva mentre la consolava, dio com’era difficile mantenere
il controllo davanti a tanto dolore ma sapeva che non poteva fare altro.
Non piangere più, Eloise. Abbi
fiducia. Ti chiedo solo di avere fiducia in me.
Le stesse
parole che le aveva sussurrato sir Power.
Non posso prometterti niente. Gli disse mentre si lavava il viso
con l’acqua fresca del fiume prima di tornare a casa. Avrebbe dovuto parlare
anche coi suoi genitori e questo le spezzava ancora di più il cuore.
Sir Power
arrivò al castello accompagnato da mille pensieri, nessuno dei quali gli
risollevava il morale. Come mai la regina era giunta senza preavviso? Cosa
c’era in ballo?
Arrivò e
consegnò il cavallo. Una carovana di carri e decine di persone animavano quella
corte come non era mai successo prima. Col volto corrucciato entrò e gli fu
indicato il salone, dove la regina lo attendeva.
Entrò e le
fece un cortese inchino. Vostra maestà,
che sorpresa!
Alla buon’ora, sir Power! Non sono
abituata a fare anticamera, dov’eravate finito? Gli chiese piuttosto seccata. Gli
fece cenno di sedersi di fronte a lei, dall’altro lato del tavolo.
Il re mi ha detto che il castello era
praticamente finito, sono venuta a rendermi conto personalmente di come stanno
le cose. Ho portato vari arredamenti come regalo per le vostre nozze.
Renderanno queste stanze più armoniose e abitabili, dopotutto qui siete il
facente funzione del re e serve un certo decoro. Disse senza cambiare mai espressione.
Mi tratterrò il minimo indispensabile,
questo posto è tetro e il clima non è dei più gradevoli, i miei servi stanno
già preparando le stanze e le cucine, spero non abbia niente in contrario. Aggiunse,
anche se non le importava niente.
E’ il re che vi manda? Le chiese quasi titubante.
Certamente, ci sono le nozze da
organizzare entro la fine dell’estate e non c’è molto tempo per tutti i
preparativi. Anche il re sarà presente e tutto deve essere pronto per
accoglierlo come si deve. Gli disse senza perdersi in inutili giri di parole.
Voglio che lei mi accompagni a
visitare questo posto, e non tralasci niente. Domani mattina dopo che sarò
pronta inizieremo l’ispezione insieme a miss Mariclaire. Sarà felice di
rivederla dopo tutto questo tempo, ancora un po’ di pazienza poi sarà tutta sua
e vivrete felici e contenti in questo posto. Aggiunse con una smorfia di disgusto. Ora può andare. E lo liquidò senza
preamboli.
Sir Power
fece un inchino e uscì.
Cosa gli
aveva fatto il suo re? Non era stato abbastanza chiaro? Era in un bel guaio. La
regina mandata da lui era un segnale incontrovertibile: doveva obbedire.
Leonard lo
seguì fuori e raggiunsero gli alloggi delle guardie.
Erano lì, in
silenzio e in attesa di sapere cosa fosse tutto quel caos.
La regina è venuta per preparare le
mie nozze con Mariclaire. Disse soltanto.
I quattro
uomini rimasero in silenzio. Allen osservò il volto di Leonard ma era
impassibile, come sempre. La domanda rimaneva sospesa e non espressa fra di
loro, ma tutti si chiedevano cosa ne sarebbe stato di Eloise quando fosse
venuta a conoscenza delle ultime novità.
Lei vuole questo matrimonio? Gli chiese Allen.
Sono stato a colloquio col re,
proprio per chiedergli di sciogliere la promessa, sono stato chiaro, sono
pronto a rinunciare al castello e a tutto quello che ci è legato ma, con questa
mossa mi ha messo con le spalle al muro, disobbedire ora significherebbe
rischiare la galera se non addirittura la forca. Disse ai suoi uomini. Non si va impunemente contro il suo volere.
Il silenzio
calò come una cappa. Allen non staccava lo sguardo da Leonard ma non riusciva a
leggere niente, quel ragazzo era sempre stato un enigma.
Cosa dobbiamo fare, sir Power? Gli chiese il suo capo scorta.
Dovete essere ancora più vigili, ci
saranno molti uomini e donne sconosciuti in più che gireranno e ai quali non
possiamo chiedere di fare diversamente, sono agli ordini diretti della regina. Spiegò loro.
Si fermeranno a lungo? Chiese ancora Allen.
Mi piacerebbe saperlo. Mi piacerebbe
proprio saperlo, mi sento un estraneo in casa mia, questo castello sta
diventando una prigione ed io non voglio diventare il suo prigioniero. Si passò la mano sulla fronte. Cosa
avrebbe pensato Eloise quando avesse saputo? E sarebbe avvenuto fin troppo
presto! Le aveva chiesto di avere fiducia e la stava tradendo. Doveva trovare
un modo per uscire da quella situazione ma, al momento non sapeva proprio come
fare.
Arrivò una
cameriera e avvisò sir Power che era atteso.
Uscì
lasciando i suoi uomini senza parole. Steven e Leroi seguirono il loro capo.
Allen e
Leonard rimasero in piedi, ancora non si erano ripresi.
Hai niente da dire, Leonard? Si sentì domandare.
Siamo in un bel casino, non riesco a
vedere una via d’uscita, speriamo che sir Power riesca a trovarla. Gli rispose.
Allen non
toglieva lo sguardo dal suo sottoposto. Mi
dirai mai chi sei veramente e cosa ci fai qui? Gli chiese.
Leonard lo
guardò, nemmeno un muscolo del viso, un battito di ciglia tradì quello che
sapeva e che pensava. Vado ad avvisare
Eloise prima che lo venga a sapere da altri. E uscì lasciando il compagno
con le sue domande inevase.
foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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