lunedì 8 ottobre 2018

ELOISE



ELOISE

P. CINQUANTASEI E CINQUANTASETTE








Sir Power scese da cavallo, la fronte corrucciata. Aveva passato una notte poco piacevole e non aveva intenzione di ascoltare altre storie, ma era la sua scorta e di loro si fidava.
Si radunarono tutti intorno al loro capo e lo misero al corrente di ogni cosa. I suoi occhi corsero al viso della ragazza. Quella mocciosa si stava confermando molto diversa dalle ragazze snob che lui conosceva.
Passarono alcuni minuti prima che sir Power si decidesse a parlare. Li ringraziò per la vigilanza che non abbassavano mai e propose il suo piano.
Ci vollero solo pochi minuti, poi ripresero il viaggio, mancavano ancora almeno un paio d’ore per giungere al punto cruciale.
Sir Power affiancò Eloise. Alla fine dovrà mettermi al corrente di tutto, miss Eloise, ora è imperativo uscire vivi da questa situazione. Le ordino di tenersi in disparte e di non scendere da cavallo per nessun motivo. Se le cose si mettessero male corra via più veloce del vento. Mi sono spiegato bene? Vorrei che almeno questa volta si attenesse ai miei ordini. Le disse.
La ragazza non lo guardava. Io non sono un suo soldato ma cercherò di adeguarmi a quanto mi ha ordinato, sarò io a decidere come comportarmi, non sono una sprovveduta e so usare bene il pugnale. Gli alzò gli occhi in faccia. A differenza della sua fidanzata io so come ci si comporta in situazioni di pericolo, non lo dimentichi, così come so come si preparano i finimenti per un cavallo. Gli sputò in faccia. Diede uno strattone a Beatrice e si mise al centro della fila.
Nessuno parlava. Eloise si guardava intorno ma sembrava tutto normale. Si voltò e si accorse che Leroi era sparito. Erano molto vicini al posto dell’attacco e il suo cuore cominciava a galoppare come un cavallo spaventato. Si costrinse a tenerlo a freno, non serviva il panico se si voleva uscire da quella situazione. In lontananza si vedeva il sentiero ostruito e Sir Power la affiancò di nuovo. Si ricordi quello che le ho detto. Diede uno strattone alle briglie e si mise davanti ai suoi uomini.
 Erano in fila indiana e gli zoccoli dei loro cavalli calpestavano una fanghiglia nera che puzzava di marcio. Si tenevano molto vicini al bordo che rasentava il fianco della collina, non c’era spazio che per un cavallo alla volta se non si voleva correre il rischio di cadere in qualche pozza paludosa che li avrebbe inghiottiti.
Avevano superato il punto più stretto quando videro venire loro incontro alcuni uomini a cavallo. Sembravano viandanti obbligati al quel tragitto per l’interruzione del sentiero.
Uno spiazzo provvidenziale permise a sir Power e alla sua scorta di fermarsi per lasciar passare il gruppo di uomini. Era consapevole di essere in trappola, l’agguato era stato ben studiato e, ancora una volta si chiese chi fosse a volerlo morto e per quale motivo. Scacciò il pensiero e si concentrò sul da farsi.
Gli uomini che stavano arrivando erano cinque. Si avvicinavano con lentezza, come se facessero una passeggiata ma un occhio attento come il loro aveva già individuato la mano sulla spada.
Passarono al loro fianco e il primo della fila fece un cenno di saluto. Sir Power cercò di capire se lo avesse già conosciuto ma il suo viso era in ombra e non ci riuscì.
Fu questione di un attimo. Gli aggressori estrassero le spade e si gettarono su di loro. Furono sorpresi di vedere quanto fossero pronti a rispondere e cominciarono a lottare. Scesero da cavallo e le spade si incrociavano mentre Eloise rimaneva in disparte cercando di tenere calma la sua cavalla.
Due assalitori duellavano con sir Power, felici di non avere incontrato tutta la squadra.
Il sangue cominciava a imbrattare le divise, le lame non risparmiavano niente e nessuno. Il più in difficoltà era Oliver che ancora non era nel pieno della forma ma si difendeva con tenacia, Eloise non lo perdeva di vista.
Sir Power aveva un ginocchio a terra e del sangue gli colava dal braccio che teneva la spada. I due assalitori aumentarono l’intensità della lotta e l’uomo sembrava in serie difficoltà. Poi, finalmente una freccia saettò nell’aria e colpì un assalitore. Sir Power riuscì a rialzarsi e riprese a incrociare la spada col suo nemico.
Un’altra freccia colpì un altro assalitore ma lo ferì soltanto e continuò a menare fendenti.
Il sudore copriva il volto di tutti loro mentre altre frecce fendevano l’aria ma non centravano il bersaglio.
Erano in parità numerica ed erano uomini ben addestrati, era una lotta per la vita e nessuno di loro avrebbe mollato facilmente.
Il rumore delle lame lacerava il silenzio di quel posto così nascosto al resto del mondo.
Gli uomini sbuffavano dalla stanchezza ma non diminuivano gli affondi, consapevoli che niente era scontato e che alla fine soltanto i migliori sarebbero sopravvissuti.
Non si erano ancora scambiati nemmeno una parola, concentrati e impegnati a risparmiare ogni briciola di forza.
Oliver stava cedendo, le sue forze lo stavano abbandonando ed era in difficoltà. Se il suo assalitore lo avesse ucciso sarebbe stata la fine per tutti. Dov’era finito Leroi?
Eloise scalpitava come la sua cavalla, non poteva rimanere in disparte.
Sfoderò il suo pugnale e scese da cavallo come un fulmine. Oliver era sopraffatto dal suo assalitore, con la schiena a terra cercava di tenere lontano dalla sua gola la lama del nemico.
La ragazza arrivò di corsa e senza porre indugiò conficcò il suo pugnale del collo dell’assalitore.
Il corpo senza vita dell’uomo cadde a peso morto su Oliver che quasi non riusciva a respirare dalla stanchezza e dal dolore.






La ragazza spinse da parte il corpo e aiutò Oliver a rialzarsi. A fatica lo trascinò vicino ad un albero e lo appoggiò con la schiena al tronco. L’uomo ansimava ed era ricoperto di sangue. Riprese fiato e guardò Eloise. Non è grave come sembra, ho avuto di peggio. Le disse prima di perdere i sensi.
Eloise raccolse la sua spada con entrambe le mani, accecata dalla rabbia si avvicinò ad Allen che ansimava dalla stanchezza. Non perse tempo a pensare, ruotò la lama e con tutta la forza che aveva la conficcò nel fianco del nemico. L’uomo cadde e Allen lo finì senza rimorso. Col viso sporco di sudore e sangue ringraziò con un cenno la ragazza e corse ad aiutare Steven e sir Power che stavano soccombendo. In quel momento arrivò al galoppo anche Leroi e in men che non si dica fu tutto finito.
Eloise era al fianco di Oliver che si stava riprendendo. Gli uomini erano lì vicini, sporchi, stanchi, feriti ma tutti vivi.
Rifiatavano cercando di recuperare le forze, i corpi dei loro assalitori erano scompostamente sdraiati nell’erba e nel fango. Sir Power puntò il dito verso Eloise. Vedo che non sa proprio obbedire agli ordini, miss Eloise, ne riparleremo.
Riposarono solo alcuni minuti e si dissetarono togliendosi la sporcizia dalla faccia e controllando le ferite. Non c’era niente di grave ed era un miracolo.
Misero vicini i corpi degli assalitori e li osservarono bene in viso. Nessuno di loro li conosceva e il mistero rimaneva ancora fitto. Sir Power scosse la testa. Qualcuno di voi li ha mai visti? Ha qualche sospetto? Disse più all’aria che ai suoi uomini. Eloise li osservava cercando di scoprire qualcosa ma era impossibile. Se non lo sa lei, sir Power chi la vuole morto di certo non possiamo saperlo noi. Gli rispose.
Oliver rimase parecchi minuti ad osservare quei volti prima di raggiungere i suoi compagni.
Leroi portò i massi e la corda che gli altri avevano preparato e cominciò a legarli fra di loro. Li perquisirono ma non trovarono niente di rilevante. Eloise osservava e stava in silenzio, aveva ucciso un uomo e ancora non si rendeva conto del fatto.
Oliver la raggiunse tenendosi la mano sul ventre ferito e le posò una mano sulla spalla. Grazie Eloise, ti sono debitore della mia vita, spero non diventi un’abitudine. Cercò di scherzare.
Con notevole sforzo li portarono in un punto che reputavano profondo e li scaraventarono nella palude. Brividi passarono sulla schiena di Eloise, se pensava che dovevano essere loro a scomparire nella palude…
Per un attimo credette di perdere i sensi ma si sforzò di riprendere il controllo. Aveva salvato la vita a tutti, aveva salvato la vita ad Oliver e niente era più importante della vita dei suoi amici. Ci sarebbe voluto del tempo ma avrebbe superato anche questo.
Tutti i corpi furono inghiottiti dal fango. Legarono fra di loro i cavalli e ripresero la loro strada. Li lasciarono liberi vicini ad una fattoria fatiscente, ne avrebbero fatto buon uso.
Continuarono la loro strada e si fermarono solo vicino ad un corso d’acqua per ripulirsi e mangiare qualcosa.
Erano stanchi e, soprattutto Oliver aveva bisogno di riposo e di cure.
Sir Power li chiamò tutti intorno a sé.
Nessuno di noi dovrà mai dire una parola su quanto è successo. Guardò negli occhi la ragazza. Mi sono spiegato bene, miss Eloise? Questo è un ordine! Ne va della nostra vita e dell’incolumità anche della sua famiglia. Noi siamo soldati ma lei è vulnerabile e avrebbe bisogno di avere una scorta. Continuò.
La ragazza ebbe un breve sorriso. Ho l’impressione che sia lei, sir Power a non saper vivere senza una scorta, io fin’ora me la sono cavata bene e continuerò a farlo. Pensi alla sua incolumità e cerchi di scoprire chi è l’artefice di tutto questo o nessuno di voi sarà mai al sicuro. Gli rispose senza timore.
Doveva ammettere che quella mocciosa aveva ragione, era assolutamente indispensabile scoprire chi fomentava tutto questo ma non sapeva da che parte cominciare, soprattutto se era il re a manovrare le fila, anche se non ci voleva credere.
Alzò il viso quando Eloise riprese a parlare. Vorrei che lei sapesse, sir Power che io non ho allargato le gambe con nessuno e che noi campagnole conosciamo il significato dell’amicizia, sono una bifolca ma a quanto pare l’unico che ha approfittato di me è stato solo lei, lo ha detto questo alla sua fidanzata? Gli disse con asprezza.
Gli uomini erano senza parole e guardarono il loro capo in cagnesco.
Sir Power si ammutolì. La ragazza aveva ragione.
Riposarono alcuni minuti e, in silenzio ripresero la strada del ritorno.


foto dal web - proprietà e diritti riservati di Milena Ziletti

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