ELOISE
P. CINQUANTASEI E CINQUANTASETTE
Sir Power
scese da cavallo, la fronte corrucciata. Aveva passato una notte poco piacevole
e non aveva intenzione di ascoltare altre storie, ma era la sua scorta e di
loro si fidava.
Si
radunarono tutti intorno al loro capo e lo misero al corrente di ogni cosa. I
suoi occhi corsero al viso della ragazza. Quella mocciosa si stava confermando
molto diversa dalle ragazze snob che lui conosceva.
Passarono
alcuni minuti prima che sir Power si decidesse a parlare. Li ringraziò per la
vigilanza che non abbassavano mai e propose il suo piano.
Ci vollero
solo pochi minuti, poi ripresero il viaggio, mancavano ancora almeno un paio
d’ore per giungere al punto cruciale.
Sir Power
affiancò Eloise. Alla fine dovrà mettermi
al corrente di tutto, miss Eloise, ora è imperativo uscire vivi da questa
situazione. Le ordino di tenersi in disparte e di non scendere da cavallo per
nessun motivo. Se le cose si mettessero male corra via più veloce del vento. Mi
sono spiegato bene? Vorrei che almeno questa volta si attenesse ai miei ordini.
Le disse.
La ragazza
non lo guardava. Io non sono un suo
soldato ma cercherò di adeguarmi a quanto mi ha ordinato, sarò io a decidere
come comportarmi, non sono una sprovveduta e so usare bene il pugnale. Gli
alzò gli occhi in faccia. A differenza
della sua fidanzata io so come ci si comporta in situazioni di pericolo, non lo
dimentichi, così come so come si preparano i finimenti per un cavallo. Gli
sputò in faccia. Diede uno strattone a Beatrice e si mise al centro della fila.
Nessuno
parlava. Eloise si guardava intorno ma sembrava tutto normale. Si voltò e si
accorse che Leroi era sparito. Erano molto vicini al posto dell’attacco e il
suo cuore cominciava a galoppare come un cavallo spaventato. Si costrinse a
tenerlo a freno, non serviva il panico se si voleva uscire da quella
situazione. In lontananza si vedeva il sentiero ostruito e Sir Power la
affiancò di nuovo. Si ricordi quello che
le ho detto. Diede uno strattone alle briglie e si mise davanti ai suoi
uomini.
Erano in fila indiana e gli zoccoli dei loro
cavalli calpestavano una fanghiglia nera che puzzava di marcio. Si tenevano
molto vicini al bordo che rasentava il fianco della collina, non c’era spazio
che per un cavallo alla volta se non si voleva correre il rischio di cadere in
qualche pozza paludosa che li avrebbe inghiottiti.
Avevano
superato il punto più stretto quando videro venire loro incontro alcuni uomini
a cavallo. Sembravano viandanti obbligati al quel tragitto per l’interruzione
del sentiero.
Uno spiazzo
provvidenziale permise a sir Power e alla sua scorta di fermarsi per lasciar
passare il gruppo di uomini. Era consapevole di essere in trappola, l’agguato
era stato ben studiato e, ancora una volta si chiese chi fosse a volerlo morto
e per quale motivo. Scacciò il pensiero e si concentrò sul da farsi.
Gli uomini
che stavano arrivando erano cinque. Si avvicinavano con lentezza, come se
facessero una passeggiata ma un occhio attento come il loro aveva già individuato
la mano sulla spada.
Passarono al
loro fianco e il primo della fila fece un cenno di saluto. Sir Power cercò di
capire se lo avesse già conosciuto ma il suo viso era in ombra e non ci riuscì.
Fu questione
di un attimo. Gli aggressori estrassero le spade e si gettarono su di loro.
Furono sorpresi di vedere quanto fossero pronti a rispondere e cominciarono a
lottare. Scesero da cavallo e le spade si incrociavano mentre Eloise rimaneva
in disparte cercando di tenere calma la sua cavalla.
Due
assalitori duellavano con sir Power, felici di non avere incontrato tutta la
squadra.
Il sangue
cominciava a imbrattare le divise, le lame non risparmiavano niente e nessuno.
Il più in difficoltà era Oliver che ancora non era nel pieno della forma ma si
difendeva con tenacia, Eloise non lo perdeva di vista.
Sir Power
aveva un ginocchio a terra e del sangue gli colava dal braccio che teneva la
spada. I due assalitori aumentarono l’intensità della lotta e l’uomo sembrava
in serie difficoltà. Poi, finalmente una freccia saettò nell’aria e colpì un
assalitore. Sir Power riuscì a rialzarsi e riprese a incrociare la spada col
suo nemico.
Un’altra
freccia colpì un altro assalitore ma lo ferì soltanto e continuò a menare
fendenti.
Il sudore
copriva il volto di tutti loro mentre altre frecce fendevano l’aria ma non
centravano il bersaglio.
Erano in
parità numerica ed erano uomini ben addestrati, era una lotta per la vita e
nessuno di loro avrebbe mollato facilmente.
Il rumore
delle lame lacerava il silenzio di quel posto così nascosto al resto del mondo.
Gli uomini
sbuffavano dalla stanchezza ma non diminuivano gli affondi, consapevoli che
niente era scontato e che alla fine soltanto i migliori sarebbero
sopravvissuti.
Non si erano
ancora scambiati nemmeno una parola, concentrati e impegnati a risparmiare ogni
briciola di forza.
Oliver stava
cedendo, le sue forze lo stavano abbandonando ed era in difficoltà. Se il suo
assalitore lo avesse ucciso sarebbe stata la fine per tutti. Dov’era finito
Leroi?
Eloise
scalpitava come la sua cavalla, non poteva rimanere in disparte.
Sfoderò il
suo pugnale e scese da cavallo come un fulmine. Oliver era sopraffatto dal suo
assalitore, con la schiena a terra cercava di tenere lontano dalla sua gola la
lama del nemico.
La ragazza
arrivò di corsa e senza porre indugiò conficcò il suo pugnale del collo
dell’assalitore.
Il corpo
senza vita dell’uomo cadde a peso morto su Oliver che quasi non riusciva a
respirare dalla stanchezza e dal dolore.
La ragazza
spinse da parte il corpo e aiutò Oliver a rialzarsi. A fatica lo trascinò
vicino ad un albero e lo appoggiò con la schiena al tronco. L’uomo ansimava ed
era ricoperto di sangue. Riprese fiato e guardò Eloise. Non è grave come sembra, ho avuto di peggio. Le disse prima di
perdere i sensi.
Eloise
raccolse la sua spada con entrambe le mani, accecata dalla rabbia si avvicinò
ad Allen che ansimava dalla stanchezza. Non perse tempo a pensare, ruotò la
lama e con tutta la forza che aveva la conficcò nel fianco del nemico. L’uomo
cadde e Allen lo finì senza rimorso. Col viso sporco di sudore e sangue
ringraziò con un cenno la ragazza e corse ad aiutare Steven e sir Power che
stavano soccombendo. In quel momento arrivò al galoppo anche Leroi e in men che
non si dica fu tutto finito.
Eloise era
al fianco di Oliver che si stava riprendendo. Gli uomini erano lì vicini,
sporchi, stanchi, feriti ma tutti vivi.
Rifiatavano
cercando di recuperare le forze, i corpi dei loro assalitori erano
scompostamente sdraiati nell’erba e nel fango. Sir Power puntò il dito verso
Eloise. Vedo che non sa proprio obbedire
agli ordini, miss Eloise, ne riparleremo.
Riposarono
solo alcuni minuti e si dissetarono togliendosi la sporcizia dalla faccia e
controllando le ferite. Non c’era niente di grave ed era un miracolo.
Misero
vicini i corpi degli assalitori e li osservarono bene in viso. Nessuno di loro
li conosceva e il mistero rimaneva ancora fitto. Sir Power scosse la testa. Qualcuno di voi li ha mai visti? Ha qualche
sospetto? Disse più all’aria che ai suoi uomini. Eloise li osservava
cercando di scoprire qualcosa ma era impossibile. Se non lo sa lei, sir Power chi la vuole morto di certo non possiamo
saperlo noi. Gli rispose.
Oliver
rimase parecchi minuti ad osservare quei volti prima di raggiungere i suoi
compagni.
Leroi portò
i massi e la corda che gli altri avevano preparato e cominciò a legarli fra di
loro. Li perquisirono ma non trovarono niente di rilevante. Eloise osservava e
stava in silenzio, aveva ucciso un uomo e ancora non si rendeva conto del
fatto.
Oliver la
raggiunse tenendosi la mano sul ventre ferito e le posò una mano sulla spalla. Grazie Eloise, ti sono debitore della mia
vita, spero non diventi un’abitudine. Cercò di scherzare.
Con notevole
sforzo li portarono in un punto che reputavano profondo e li scaraventarono
nella palude. Brividi passarono sulla schiena di Eloise, se pensava che
dovevano essere loro a scomparire nella palude…
Per un
attimo credette di perdere i sensi ma si sforzò di riprendere il controllo.
Aveva salvato la vita a tutti, aveva salvato la vita ad Oliver e niente era più
importante della vita dei suoi amici. Ci sarebbe voluto del tempo ma avrebbe
superato anche questo.
Tutti i
corpi furono inghiottiti dal fango. Legarono fra di loro i cavalli e ripresero
la loro strada. Li lasciarono liberi vicini ad una fattoria fatiscente, ne
avrebbero fatto buon uso.
Continuarono
la loro strada e si fermarono solo vicino ad un corso d’acqua per ripulirsi e
mangiare qualcosa.
Erano
stanchi e, soprattutto Oliver aveva bisogno di riposo e di cure.
Sir Power li
chiamò tutti intorno a sé.
Nessuno di noi dovrà mai dire una
parola su quanto è successo. Guardò negli occhi la ragazza. Mi sono spiegato bene, miss Eloise? Questo è un ordine! Ne va della
nostra vita e dell’incolumità anche della sua famiglia. Noi siamo soldati ma
lei è vulnerabile e avrebbe bisogno di avere una scorta. Continuò.
La ragazza
ebbe un breve sorriso. Ho l’impressione
che sia lei, sir Power a non saper vivere senza una scorta, io fin’ora me la
sono cavata bene e continuerò a farlo. Pensi alla sua incolumità e cerchi di
scoprire chi è l’artefice di tutto questo o nessuno di voi sarà mai al sicuro. Gli
rispose senza timore.
Doveva
ammettere che quella mocciosa aveva ragione, era assolutamente indispensabile
scoprire chi fomentava tutto questo ma non sapeva da che parte cominciare,
soprattutto se era il re a manovrare le fila, anche se non ci voleva credere.
Alzò il viso
quando Eloise riprese a parlare. Vorrei
che lei sapesse, sir Power che io non ho allargato le gambe con nessuno e che
noi campagnole conosciamo il significato dell’amicizia, sono una bifolca ma a
quanto pare l’unico che ha approfittato di me è stato solo lei, lo ha detto
questo alla sua fidanzata? Gli disse con asprezza.
Gli uomini
erano senza parole e guardarono il loro capo in cagnesco.
Sir Power si
ammutolì. La ragazza aveva ragione.
Riposarono
alcuni minuti e, in silenzio ripresero la strada del ritorno.
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