sabato 13 ottobre 2018

ELOISE



ELOISE

P. SESSANTASEI E SESSANTASETTE





Si svegliò e riconobbe le voci aldi là della tenda. Leonard ed Allen stavano facendo colazione e li raggiunse.
Buongiorno. Li salutò con un sorriso mentre le veniva offerta una fumante tazza di tè.
Buon compleanno, miss Eloise. Che la vita le possa sempre sorridere. Le dissero i suoi amici porgendole un pacchetto. Questo è a nome di tutti noi. Le disse Leonard.
Con mani tremanti ruppe delicatamente la carta. Un astuccio di velluto scuro che aprì quasi con timore. Un pendente a forma di mezza luna con una pietra luminosa era posato al centro del raso bianco.
E’ bellissimo. Grazie. Disse con gli occhi umidi dall’emozione.
Allen e Leonard si guardarono, avevano deciso di non dirle che era il regalo che Oliver aveva preparato per lei, sarebbe stato troppo doloroso.
Eloise li abbracciò entrambi, non riusciva a parlare dalla sorpresa.
E non è ancora finita. Le disse Leonard. Stasera ceneremo nel salone del castello, sarà la prima cena ufficiale della storia di questo nuovo inizio. Aggiunse.
La giornata trascorse serena, Eloise e Leonard visitarono ancora il castello e la ragazza notava ogni particolare, con quanta cura e amore era stato ricostruito ed ora lo avrebbero abbellito. Molti artigiani, apprendisti e semplici lavoranti stavano dando un’anima a quel posto, ognuno apportando qualcosa che sarebbe rimasto nei secoli a venire.
Eloise si fermò e Leonard la guardò in attesa. Non noti niente di diverso? Gli chiese. Lui scosse la testa. Il fantasma rosa non si sta lamentando, c’è un insolito silenzio.
Era vero, non ci aveva ancora fatto caso ma da quando Eloise era arrivata al castello il fantasma si era quietato. Sarà felice che tu sia qui. Le disse Leonard.
Anche il cielo aveva deciso di tornare sereno quel giorno.
Era ora di recarsi al castello per la cena. Erano tutti e cinque ben vestiti, si coprirono bene e raggiunsero l’entrata principale che era illuminata da alcune torce.
Una cameriera li accolse e prese i loro mantelli, poi li accompagnò nel salone. I tre camini erano accesi e varie torce illuminavano ogni angolo.
Al centro un tavolo apparecchiato per cinque. Eloise era emozionata. La cameriera avrebbe servito loro le varie portate mentre un ragazzo si sarebbe occupato del vino.
Eloise aveva le mani che le tremavano, si sentiva una principessa, così come le aveva raccontato suo padre quando erano arrivati in quel posto. Si guardò intorno con occhi umidi, mai avrebbe immaginato quel cambiamento e che lei vi potesse entrare come un’ospite di riguardo.
Era immersa nei suoi pensieri e non si era accorta che sir Power era entrato e con sguardo attento controllava che tutto fosse in ordine.
Miss Eloise. Si sentì chiamare e riconobbe la voce.
Sir Power. Gli rispose con un inchino. La ringrazio per questo bellissimo regalo, farò in modo di farne tesoro. Gli disse.
Il cavaliere le porse un pacchetto. Spero sia di suo gradimento, miss Eloise. Le faccio tanti auguri di buon compleanno e le auguro una vita lunga e felice. Le disse porgendoglielo.
L’uomo se ne stava andando. Sir Power perché non rimane con noi? Si sorprese a chiedere.
Ci furono alcuni attimi di silenzio, era un invito inaspettato. Fu Leonard che intervenne e aggiunse una sedia mentre la cameriera aggiungeva un altro piatto.
Eloise aprì il regalo e vide un paio di orecchini con pendenti a forma di girasole, completavano il collier che le aveva regalato in precedenza.
Grazie, sir Power. Sono davvero molto belli.
L’atmosfera si era un po’ raffreddata, la presenza del capo rendeva meno cameratesca la cena ma l’imbarazzo durò poco. Iniziarono le portate e anche la conversazione prese vita.
Le ore passavano spensierate. Steven aveva iniziato a suonare una delle ballate popolari e tutti insieme avevano cominciato a ballare sotto gli occhi divertiti di sir Power.
Era molto tardi quando si ritirarono, felici che la serata fosse andata così bene.
Le quattro guardie uscirono e lasciarono Eloise e sir Power da soli. Accompagni lei miss Eloise, noi facciamo un giro di controllo. E uscirono.
Un imbarazzante silenzio cadde fra i due.
Erano soli ed Eloise aveva il cuore che le martellava a mille. Ora che aveva preso consapevolezza dei propri sentimenti le risultava oltremodo difficoltoso guardare in faccia l’uomo, non voleva tradirsi e cercava disperatamente qualcosa di dire.
Miss Eloise, ha perso l’uso della parola? Non è da lei! Le disse sorridendo e prendendola in giro.
La ragazza alzò lo sguardo e lo puntò direttamente negli occhi dell’uomo. Una scossa passò fra i due. I meravigliosi occhi della ragazza non potevano nascondere quello che lei provava e lui ne se accorse, da troppo tempo aspettava il miracolo ed ora era lì, davanti a lui, gli sarebbe bastato aprire le braccia e stringerla sul petto.
Fece un passo avanti e lei non si mosse. Una sola lacrima le solcò il viso, combatteva dentro di sé una battaglia difficile, doveva resistere, non poteva venirne niente di buono.
Miss Eloise. La voce di sir Power sembrava un lamento. Non ci fu né tempo né luogo, solo le braccia dell’uomo che la stringevano. E’ tutto sbagliato. Ebbe la forza di dirgli.





Le braccia dell’uomo la stringevano mentre teneva il viso premuto sul collo delicato aspirando il profumo dei capelli. Aveva gli occhi chiusi, timoroso di aprirli per scoprire che si trattava del sogno che troppe volte lo aveva lasciato spossato.
La ragazza era rigida fra le sue braccia e teneva il capo sul petto dell’uomo, respirava a fatica e nella sua mente passavano tutte le emozioni che aveva provato quando l’aveva baciata in riva al fiume.
I loro cuori battevano veloci e all’unisono, era come se aspettassero da sempre di trovarsi così vicini da poter passare da un corpo all’altro.
Soltanto le poche fiamme rimaste nei camini disturbavano col loro scoppiettare il silenzio di quel momento così intimo.
I due rimasero abbracciati a lungo, in silenzio, ascoltando soltanto i loro cuori che si parlavano più delle parole che avrebbero potuto dire.
Sir Power si staccò delicatamente dall’abbraccio, abbassò il viso per immergersi negli occhi umidi di Eloise, le alzò il mento e richiuse gli occhi, non poteva resistere oltre e lui cercò la bocca di lei.
I loro corpi erano incatenati, gli occhi chiusi e le lingue si volevano, passione pura passava fra i loro corpi e non riuscivano a staccarsi.
Sir Power la sollevò da terra e la portò nella sua camera da letto. Chiuse la porta e la adagiò sul letto. Si sedette al suo fianco. Era indeciso, lottava contro se stesso, contro quello che la sua mente gli diceva e quello che il suo cuore pretendeva. Le accarezzò il viso. Era un gentiluomo e non avrebbe mai fatto qualcosa che la potesse offendere, ma era lì, nel suo letto e lui spasimava dal desiderio.
Cosa dobbiamo fare, ora? Le sussurrò stringendole una mano.
Qualunque cosa facciamo ce ne pentiremo amaramente. Gli rispose.
Le mani dell’uomo cominciarono a sbottonare la veste di Eloise, pronto a fermarsi se lei gli avesse fatto un cenno, ma non avvenne.
L’accarezzava e la spogliava e si riempiva gli occhi di tale bellezza. Aveva sempre saputo che era bellissima ma non fino a tal punto.
Ci volle tempo per toglierle anche l’ultimo indumento. Era fermo, seduto al suo fianco, quasi ipnotizzato e imbarazzato da quello che stava facendo. Fu lei a prendere l’iniziativa. Gli prese la mano e se la posò sul seno.
Fu come se esplodessero mille battaglie. Sir Power si spogliò senza sapere come fece e si distese al suo fianco. Cominciò a baciarla, a baciarle tutto il corpo mentre la sua erezione sembrava esplodere. Lei non aveva mai visto un uomo nudo ma conosceva ogni cosa.
La bocca dell’uomo risalì fino ad imprigionarle le labbra.
Non poteva più aspettare e, con estrema delicatezza entrò in lei. Non le permise di lamentarsi mentre la sua verginità veniva lacerata lasciando gocce di sangue sul lenzuolo. Le braccia di Eloise lo circondarono e poi fu solo il paradiso.
Fu una notte infinita, poi si addormentarono, sfiniti.
Fu Eloise la prima a svegliarsi. Guardò l’uomo addormentato al suo fianco, sapeva di amarlo e sapeva che non avrebbe mai potuto averlo. Si alzò piano e si rivestì. Il lenzuolo portava il segno della sua verginità perduta, si sarebbe pentita più avanti, non ora che aveva ancora sulla pelle il sapore di ogni istante passato con l’uomo che aveva scoperto di amare.
Silenziosamente uscì mentre fuori l’alba non era ancora spuntata. Non fu sorpresa di trovare Leonard fuori dalla porta.
Il suo amico la guardò. Va tutto bene, dolcezza? Le chiese.
Per ora sì, ma non so fino a quando. Gli rispose.
Leonard l’avvolse nel mantello e, in silenzio uscirono nell’aria fredda.
Non c’era nessuno in giro mentre raggiungevano il loro alloggio.
Si fermarono vicino al cimitero. Il fiato si condensava in spirali che salivano al cielo.
Cosa dirò a mia madre? Come posso fare finta che non sia successo niente? Porterò il disonore nella mia famiglia ma sono pronta a rifare ogni cosa, e ne sono spaventata. Gli confidò.
Non preoccuparti, Eloise, tua madre capirà appena poserà gli occhi su dite. Lei aveva già capito, così come avevo capito io che siete fatti per stare insieme. La rassicurò.
Ma non potremo mai stare insieme, lui ha una fidanzata che dovrà sposare, il re non permetterà che sciolga il voto del matrimonio. E cominciò a piangere, rendendosi conto di quello che fino a quell’istante aveva tenuto lontano dai suoi pensieri.
Leonard la prese fra le braccia. Cercava di consolarla e avrebbe voluto trovare le parole giuste. Non disperare, dolcezza. Parlerò al re e perorerò la vostra causa. Non allontanarlo, godetevi ogni istante, vi amate e questa è la sola cosa che conta.
Eloise si asciugò le lacrime. Non credo sarà mai possibile la nostra unione agli occhi di Dio e della gente, sarò solo una svergognata quando si saprà. Conosco la gente di questo posto, mi dispiace solo per i miei genitori, per lo scandalo che porterò nella nostra casa. Gli disse sincera.
Non disperare, dolcezza, non disperare. Gli soffiò fra i capelli.


foto dal web - proprietà e diritti riservati di Milena Ziletti

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