IRINA
P. DUE
La barista
la osservava e ascoltava i commenti di alcuni clienti. Si stavano inventando un
sacco di storie su quella donna.
Ad un
tavolino un po’ appartato c’erano tre uomini che, come ogni domenica si ritrovavano
lì per la colazione. Si conoscevano fin dall’asilo ed erano diventate persone
importanti in paese. Riccardo era architetto, Lorenzo ingegnere, Luca
commercialista, erano amici fin dall’infanzia ed erano rimasti insieme fino
alle superiori dopo di che ognuno aveva seguito la propria inclinazione e si
erano laureati nello stesso periodo. Erano sposati con figli e conducevano una
vita piacevole e agiata. L’architetto e il commercialista avevano il loro
studio in paese, mentre l’ingegnere faceva il pendolare e lavorava in città.
Bevevano e chiacchieravano raccontandosi la
loro settimana, era una routine che andava avanti da sempre, spesso parlavano
sottovoce e si confidavano avventure e scappatelle che solo fra loro potevano
raccontarsi.
Che ne dite di quella bella donna? Chiese Riccardo ai suoi amici. Una gran bella donna! Rispose Luca. Io me la scoperei volentieri. Aggiunse
Lorenzo. Non avevano segreti fra di loro e ognuno conosceva le storie degli
altri e molto spesso si creavano alibi fra di loro per poter uscire dalla
solita vita famigliare. Tutti e tre avevano avuto storie e avventure ma nessuno
di loro avrebbe mai lasciato la propria famiglia, avevano raggiunto un
compromesso fra di loro e non si sarebbero mai traditi. C’era un legame che
nessun altro era mai riuscito a capire fino in fondo.
Sono sicuro che ognuno di noi ci
proverà a portarsela a letto. Disse Riccardo. Vediamo
chi ci riesce per primo. Aggiunse Luca. Al
solito patto che poi dovremo raccontarci l’avventura. Aggiunse Lorenzo.
Ridevano
conversando e raccontando la loro ultima storia di sesso, che spesso era
inventata, ma fra di loro era quasi un gioco che andava avanti da anni.
Le campane
suonarono l’ultima chiamata per la messa e i tre amici si alzarono per
raggiungere le loro mogli in chiesa.
Irina era
rimasta l’unica avventrice e fece cenno a Giada di raggiungerla al tavolino.
Buongiorno signorina, finalmente un
po’ di calma, almeno fino all’ora dell’aperitivo. Le disse sorridendo. La domenica è sempre un caos. Le rispose
la ragazza.
C’è tanta bella gente in questo
paese, molta aggregazione, mi piace questo modo così cameratesco di aiutarsi e
stare insieme, non si vede spesso. Disse Irina.
E’ vero, qui non succede mai niente
di strano a parte qualche scappatella che subito rientra, ci conosciamo tutti e
niente sfugge agli occhi e alle orecchie di tante pettegole e pettegoli.
Sapesse quanto sono pettegoli anche gli uomini! Aggiunse Giada.
Irina
sorrise. Quei tre bei ragazzi sembravano
divertirsi un mondo. Disse senza aggiungere altro.
Noi li chiamiamo i tre amiconi, sono
sempre insieme fin da quando sono nati, un’amicizia che non si è mai assopita.
Sono uomini di prestigio e influenti nel nostro piccolo paese. La informò la barista.
Mi potrebbe indicare una trattoria
dove andare a mangiare qui nei dintorni? Un posto che possa raggiungere a piedi
o in biciletta, avrei voglia di qualcosa di diverso dai soliti panini. Chiese Irina.
C’è un piccolo locale appena fuori il
paese, cucina casalinga e prezzi buoni, glielo garantisco e glielo consiglio,
lo gestisce mia sorella. Le dica che la mando io. Anzi la chiamo e le faccio
riservare un tavolo.
Si offrì.
Irina
aspettò di avere la conferma e la ringraziò. Uscì in strada e il paese era
praticamente deserto, la messa attirava tutti in chiesa.
Raggiunse il
suo appartamento e accese la musica. I ricordi la colpirono come un pugno in
faccia e gli occhi le si inumidirono. Scacciò le immagini dalla sua mente e
riprese il controllo. Dentro di lei ribolliva una rabbia e un dolore che
avrebbe trovato sollievo solo quando avrebbe portato a termine la sua vendetta,
o almeno era quello che sperava.
Cominciò a
prepararsi, avrebbe raggiunto a piedi la trattoria, era un modo come un altro
per passare il tempo di quelle giornata vuote e noiose ma che passo dopo passo
la portavano al traguardo che solo lei conosceva.
La trattoria
era piuttosto piccola, tavoli apparecchiati con tovaglie inamidate, una usanza
che non si trovava molto spesso ora che erano di moda quelle di carta usa e
getta. Fuori, sotto il pergolato un tavolo apparecchiato per varie persone.
Si presentò
alla titolare che la fece accomodare ad un tavolo con vista sul giardino.
Fecero una
breve conoscenza mentre gli avventori iniziavano ad arrivare.
Lucia,
cominciò a servirla. Aveva un bel sorriso e un piacevole modo di fare con i
clienti e, cosa molto importante il cibo era veramente ottimo.
Il tavolo
sotto il pergolato cominciò ad animarsi, le famiglie dei tre “amiconi” presero
posto mentre i loro bambini correvano in giardino. Li poteva osservare senza
essere vista.
Erano
tipiche famiglie unite, sembravano felici. Le osservava mentre nel suo cuore e
nella sua mente passavano pensieri che niente avevano di piacevole anche se
dalla sua espressione non trapelava niente di quello che provava.
Lucia arrivò
con il dessert. Irina chiese il caffè e il conto. Lucia era felice che la nuova
cliente le avesse prenotato il tavolo anche per la domenica successiva e le
regalò l’ultima rosa del suo giardino.
Irina uscì
dal locale seguita dagli sguardi di tutti. I tre amici faticavano a distogliere
lo sguardo da quella bella donna, e si rivolsero cortesi alle loro mogli.
Quel giorno
aveva conosciuto le tre famiglie che avrebbe distrutto. C’erano anche dei
bambini ma nel suo cuore questo non contava proprio niente.
Settembre
passò con la sua dolcezza e nella solita routine. Irina aveva imparato le
abitudini di quella gente e non aveva fatto amicizia con nessuno, soltanto
Giada ogni tanto si fermava a scambiare poche parole ma aveva capito che la
signora non amava essere coinvolta con nessuno.
Era il
secondo martedì di ottobre e, come ogni giorno Irina stava correndo nella sua
tuta felpata. Raggiunse il fiume che era quasi il crepuscolo, aveva deciso che
era ora di mettere in pratica il suo piano.
Aspettò di
sentire i passi di quello che stava aspettando e si accasciò fingendo dolore ad
una caviglia. L’uomo la vide e le si avvicinò.
Ha bisogno di aiuto, signora? Si è
fatta male? Le
chiese gentilmente.
Ho preso una storta alla caviglia ed
ho paura di non riuscire a tornare a casa. Gli rispose.
Luca, per la
prima volta sentiva il suono della voce della sconosciuta, una voce bassa e
decisamente sexy, pensò.
Mi chiamo Luca e abito in paese, se
vuole l’accompagno a casa, ho l’auto proprio qui vicino. Le disse preoccupato.
Le sono molto riconoscente, se non
fosse per lei avrei dovuto passare qui la notte! Gli rispose sorridendo faticosamente.
L’uomo
l’aiutò a rialzarsi e la sorresse fino all’auto. Sentiva il calore di quel
corpo femminile e il suo profumo, le sue mani scivolavano noncuranti verso il
suo corpo e lei faceva finta di non accorgersene.
Raggiunsero
l’appartamento di Irina che era quasi buio. Luca scese dall’auto e la sorresse
mentre salivano le scale e raggiunsero il bilocale.
Posso fare qualcosa per lei, signora?
Chiese cortese
l’uomo.
Ho del ghiaccio in frigo, se me lo
porta poi la lascio libero, ho già approfittato anche troppo della sua
gentilezza. Gli
rispose lei.
Irina era
seduta sul piccolo divano con la gamba tesa poggiata sulla sedia e il ghiaccio
sul piede. Luca era titubante e non sapeva come comportarsi.
Ora posso cavarmela da sola, non
vorrei che la sua famiglia si preoccupasse per la sua assenza. Gli disse guardandolo negli occhi.
Non si deve preoccupare, signora. Mia
moglie è di turno in ospedale e mia figlia è dai nonni, come vede non ho
impegni. Si sentì in
dovere di dire.
Vuole fermarsi a mangiare qualcosa
con me? Così posso ricambiare il suo aiuto, c’è poco in frigo ma può bastare. Aveva lanciato l’amo e aspettava che
lui abboccasse.
Solo se ci potremo dare del tu. Gli rispose lui.
Lei gli
sorrise annuendo. Mi chiamo Irina e
voglio che la nostra amicizia, se nascerà rimanga segreta, se non è in grado di
soddisfare la mia richiesta può andarsene subito. Era una richiesta che
richiedeva solo una risposta.
L’uomo si
portò la mano sul cuore. Te lo giuro,
Irina.
In
frigorifero c’erano prosciutto e formaggio, aprirono un pacchetto di patatine e
della birra fresca, mangiarono seduti sul divano ascoltando la musica che si
diffondeva in tutta la stanza.
Sei molto bella, Irina e da quando ti
ho vista mi sento scombussolato. Le disse l’uomo che non era certamente timido con le donne.
Sei un uomo sposato. Gli rispose soltanto.
E’ vero, ma sono soprattutto un uomo
e tu mi piaci molto. Le
disse mentre le sue mani si muovevano sulle lunghe gambe della donna.
Lei lo
guardava in modo languido. Vuoi scopare? Le
sussurrò ad un orecchio.
L’uomo la
prese in braccio e la portò in camera da letto.
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