martedì 30 ottobre 2018

IRINA



IRINA

P. DUE





La barista la osservava e ascoltava i commenti di alcuni clienti. Si stavano inventando un sacco di storie su quella donna.
Ad un tavolino un po’ appartato c’erano tre uomini che, come ogni domenica si ritrovavano lì per la colazione. Si conoscevano fin dall’asilo ed erano diventate persone importanti in paese. Riccardo era architetto, Lorenzo ingegnere, Luca commercialista, erano amici fin dall’infanzia ed erano rimasti insieme fino alle superiori dopo di che ognuno aveva seguito la propria inclinazione e si erano laureati nello stesso periodo. Erano sposati con figli e conducevano una vita piacevole e agiata. L’architetto e il commercialista avevano il loro studio in paese, mentre l’ingegnere faceva il pendolare e lavorava in città.
 Bevevano e chiacchieravano raccontandosi la loro settimana, era una routine che andava avanti da sempre, spesso parlavano sottovoce e si confidavano avventure e scappatelle che solo fra loro potevano raccontarsi.
Che ne dite di quella bella donna? Chiese Riccardo ai suoi amici. Una gran bella donna! Rispose Luca. Io me la scoperei volentieri. Aggiunse Lorenzo. Non avevano segreti fra di loro e ognuno conosceva le storie degli altri e molto spesso si creavano alibi fra di loro per poter uscire dalla solita vita famigliare. Tutti e tre avevano avuto storie e avventure ma nessuno di loro avrebbe mai lasciato la propria famiglia, avevano raggiunto un compromesso fra di loro e non si sarebbero mai traditi. C’era un legame che nessun altro era mai riuscito a capire fino in fondo.
Sono sicuro che ognuno di noi ci proverà a portarsela a letto. Disse Riccardo. Vediamo chi ci riesce per primo. Aggiunse Luca. Al solito patto che poi dovremo raccontarci l’avventura. Aggiunse Lorenzo.
Ridevano conversando e raccontando la loro ultima storia di sesso, che spesso era inventata, ma fra di loro era quasi un gioco che andava avanti da anni.
Le campane suonarono l’ultima chiamata per la messa e i tre amici si alzarono per raggiungere le loro mogli in chiesa.
Irina era rimasta l’unica avventrice e fece cenno a Giada di raggiungerla al tavolino.
Buongiorno signorina, finalmente un po’ di calma, almeno fino all’ora dell’aperitivo. Le disse sorridendo. La domenica è sempre un caos. Le rispose la ragazza.
C’è tanta bella gente in questo paese, molta aggregazione, mi piace questo modo così cameratesco di aiutarsi e stare insieme, non si vede spesso. Disse Irina.
E’ vero, qui non succede mai niente di strano a parte qualche scappatella che subito rientra, ci conosciamo tutti e niente sfugge agli occhi e alle orecchie di tante pettegole e pettegoli. Sapesse quanto sono pettegoli anche gli uomini! Aggiunse Giada.
Irina sorrise. Quei tre bei ragazzi sembravano divertirsi un mondo. Disse senza aggiungere altro.
Noi li chiamiamo i tre amiconi, sono sempre insieme fin da quando sono nati, un’amicizia che non si è mai assopita. Sono uomini di prestigio e influenti nel nostro piccolo paese. La informò la barista.
Mi potrebbe indicare una trattoria dove andare a mangiare qui nei dintorni? Un posto che possa raggiungere a piedi o in biciletta, avrei voglia di qualcosa di diverso dai soliti panini. Chiese Irina.
C’è un piccolo locale appena fuori il paese, cucina casalinga e prezzi buoni, glielo garantisco e glielo consiglio, lo gestisce mia sorella. Le dica che la mando io. Anzi la chiamo e le faccio riservare un tavolo. Si offrì.
Irina aspettò di avere la conferma e la ringraziò. Uscì in strada e il paese era praticamente deserto, la messa attirava tutti in chiesa.
Raggiunse il suo appartamento e accese la musica. I ricordi la colpirono come un pugno in faccia e gli occhi le si inumidirono. Scacciò le immagini dalla sua mente e riprese il controllo. Dentro di lei ribolliva una rabbia e un dolore che avrebbe trovato sollievo solo quando avrebbe portato a termine la sua vendetta, o almeno era quello che sperava.
Cominciò a prepararsi, avrebbe raggiunto a piedi la trattoria, era un modo come un altro per passare il tempo di quelle giornata vuote e noiose ma che passo dopo passo la portavano al traguardo che solo lei conosceva.


La trattoria era piuttosto piccola, tavoli apparecchiati con tovaglie inamidate, una usanza che non si trovava molto spesso ora che erano di moda quelle di carta usa e getta. Fuori, sotto il pergolato un tavolo apparecchiato per varie persone.
Si presentò alla titolare che la fece accomodare ad un tavolo con vista sul giardino.
Fecero una breve conoscenza mentre gli avventori iniziavano ad arrivare.
Lucia, cominciò a servirla. Aveva un bel sorriso e un piacevole modo di fare con i clienti e, cosa molto importante il cibo era veramente ottimo.
Il tavolo sotto il pergolato cominciò ad animarsi, le famiglie dei tre “amiconi” presero posto mentre i loro bambini correvano in giardino. Li poteva osservare senza essere vista.
Erano tipiche famiglie unite, sembravano felici. Le osservava mentre nel suo cuore e nella sua mente passavano pensieri che niente avevano di piacevole anche se dalla sua espressione non trapelava niente di quello che provava.
Lucia arrivò con il dessert. Irina chiese il caffè e il conto. Lucia era felice che la nuova cliente le avesse prenotato il tavolo anche per la domenica successiva e le regalò l’ultima rosa del suo giardino.
Irina uscì dal locale seguita dagli sguardi di tutti. I tre amici faticavano a distogliere lo sguardo da quella bella donna, e si rivolsero cortesi alle loro mogli.
Quel giorno aveva conosciuto le tre famiglie che avrebbe distrutto. C’erano anche dei bambini ma nel suo cuore questo non contava proprio niente.
Settembre passò con la sua dolcezza e nella solita routine. Irina aveva imparato le abitudini di quella gente e non aveva fatto amicizia con nessuno, soltanto Giada ogni tanto si fermava a scambiare poche parole ma aveva capito che la signora non amava essere coinvolta con nessuno.
Era il secondo martedì di ottobre e, come ogni giorno Irina stava correndo nella sua tuta felpata. Raggiunse il fiume che era quasi il crepuscolo, aveva deciso che era ora di mettere in pratica il suo piano.
Aspettò di sentire i passi di quello che stava aspettando e si accasciò fingendo dolore ad una caviglia. L’uomo la vide e le si avvicinò.
Ha bisogno di aiuto, signora? Si è fatta male? Le chiese gentilmente.
Ho preso una storta alla caviglia ed ho paura di non riuscire a tornare a casa. Gli rispose.
Luca, per la prima volta sentiva il suono della voce della sconosciuta, una voce bassa e decisamente sexy, pensò.
Mi chiamo Luca e abito in paese, se vuole l’accompagno a casa, ho l’auto proprio qui vicino. Le disse preoccupato.
Le sono molto riconoscente, se non fosse per lei avrei dovuto passare qui la notte! Gli rispose sorridendo faticosamente.
L’uomo l’aiutò a rialzarsi e la sorresse fino all’auto. Sentiva il calore di quel corpo femminile e il suo profumo, le sue mani scivolavano noncuranti verso il suo corpo e lei faceva finta di non accorgersene.
Raggiunsero l’appartamento di Irina che era quasi buio. Luca scese dall’auto e la sorresse mentre salivano le scale e raggiunsero il bilocale.
Posso fare qualcosa per lei, signora? Chiese cortese l’uomo.
Ho del ghiaccio in frigo, se me lo porta poi la lascio libero, ho già approfittato anche troppo della sua gentilezza. Gli rispose lei.
Irina era seduta sul piccolo divano con la gamba tesa poggiata sulla sedia e il ghiaccio sul piede. Luca era titubante e non sapeva come comportarsi.
Ora posso cavarmela da sola, non vorrei che la sua famiglia si preoccupasse per la sua assenza. Gli disse guardandolo negli occhi.
Non si deve preoccupare, signora. Mia moglie è di turno in ospedale e mia figlia è dai nonni, come vede non ho impegni. Si sentì in dovere di dire.
Vuole fermarsi a mangiare qualcosa con me? Così posso ricambiare il suo aiuto, c’è poco in frigo ma può bastare. Aveva lanciato l’amo e aspettava che lui abboccasse.
Solo se ci potremo dare del tu. Gli rispose lui.
Lei gli sorrise annuendo. Mi chiamo Irina e voglio che la nostra amicizia, se nascerà rimanga segreta, se non è in grado di soddisfare la mia richiesta può andarsene subito. Era una richiesta che richiedeva solo una risposta.
L’uomo si portò la mano sul cuore. Te lo giuro, Irina.
In frigorifero c’erano prosciutto e formaggio, aprirono un pacchetto di patatine e della birra fresca, mangiarono seduti sul divano ascoltando la musica che si diffondeva in tutta la stanza.
Sei molto bella, Irina e da quando ti ho vista mi sento scombussolato. Le disse l’uomo che non era certamente timido con le donne.
Sei un uomo sposato. Gli rispose soltanto.
E’ vero, ma sono soprattutto un uomo e tu mi piaci molto. Le disse mentre le sue mani si muovevano sulle lunghe gambe della donna.
Lei lo guardava in modo languido. Vuoi scopare? Le sussurrò ad un orecchio.
L’uomo la prese in braccio e la portò in camera da letto.

immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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