sabato 20 ottobre 2018

ELOISE


ELOISE

P. SETTANTOTTO E SETTANTANOVE




Il grande tavolo del salone era stato preparato con grande cura, cameriere e camerieri erano pronti a servire quello che i cuochi della regina avevano preparato.
La sovrana arrivò seguita da Mariclaire. Presero posto vicine invitando sir Power a sedere accanto a loro. Erano gli unici commensali.
Mangiarono in silenzio fino a che i camerieri si ritirarono lasciando una bottiglia di vino sul tavolo e due vassoi di dolciumi.
Sir Power non aveva mangiato gran che, si vuotò il vino e attese che la regina si decidesse a parlare.
Il re mi ha mandata per controllare se tutto era a posto come lei aveva detto, e devo dire che sono piacevolmente impressionata da quello che ho visto. C’è ancora tanto da migliorare, è come un quadro grezzo che ha bisogno di pennellate per diventare un capolavoro, e su questo confido che miss Mariclaire saprà come dirigere gli ultimi ritocchi. La regina osservava l’uomo che aveva davanti e sembrava capace di leggergli perfino nell’anima.
Il re ha stabilito la data del nove settembre ed io gliela confermerò quando torno. Il vescovo celebrerà il matrimonio e faremo il ricevimento all’aperto, questo piccolo castello non può contenere tutti gli invitati che ho in mente. Stava continuando quando il fantasma si fece udire con lamenti talmente dolorosi da far accaponare la pelle.
La regina guardò sir Power dritto in faccia. Mi può spiegare, sir Power? Era un ordine più che una richiesta, stavolta non poteva sorvolare.
Questo palazzo è abitato dal fantasma rosa, così lo chiamano gli abitanti del posto per il forte profumo di rosa che si sente nell’aria. Era già qui quando sono arrivato e non se ne è mai andato. Le rispose.
Lo faccia stare zitto! Finchè io sarò qui non voglio sentirlo! Ordinò perentoria.
Il fantasma, come se avesse udito le sue parole aumentò i lamenti e i sospiri. Sembrava che fosse lì nella stessa stanza, ed era la stessa cosa in tutte le stanze del castello e anche fuori, sembrava un lupo addolorato che ululava alla luna.
Non è in mio potere, mia regina, riuscire a mandarla via. Le rispose serio ma divertito dentro di sé.
Io partirò domani, questo posto non fa per me. Devo dire che non lo trovo adatto nemmeno a miss Mariclaire ma questo è quanto ha deciso il re. Dovrà darsi molto da fare, sir Power per renderlo piacevole, miss Mariclaire è abituata a ben altro e anche lei dovrà essere un “signore” migliore di come è stato fin’ora. Qui si rappresenta il re, e il decoro deve essere più alto. Disse con fare schifato.
Era felice di sapere che se ne andava. Vi assicuro, vostra altezza, che farò del mio meglio da qui a settembre. Le rispose.
Un’altra cosa, sir Power, la sua fidanzata ritorna a palazzo con me, già dovrò lasciarla a lei, ma per il momento ho bisogno di averla al mio fianco. Le assicuro che arriverà per tempo per le nozze. Avrà mie notizie nel frattempo. Aggiunse.
Sir Power trattenne un sospiro di sollievo. Sarebbe stato davvero difficile avere la sua futura moglie al castello, aveva bisogno di pensare ed era felice che se ne andassero.
Brindiamo al vostro matrimonio. Levò il calice la regina.
I due fidanzati fecero altrettanto.
Potete ritirarvi, non la sciupi troppo, sir Power, domattina la rivoglio fresca e pronta a partire. Gracchiò senza degnarli di uno sguardo.
I due fidanzati ebbero il permesso di allontanarsi mentre la regina rimaneva pensosa a bere un altro boccale di vino.
Stavano andando nella stanza della donna e sir Power era davvero imbarazzato. Avrebbe voluto scappare ma, stavolta non ci sarebbe stato nessuno che lo poteva togliere da quella situazione. Inutile non capire, la regina aveva dato loro un ordine: dovevano passare la notte insieme.
Raggiunsero la camera e chiusero la porta.
Mariclaire si voltò verso il suo fidanzato, il sorriso era sparito dal suo viso e appariva ben diversa da come si atteggiava di solito.
Sono molto offesa con lei, sir Power. Non le piaccio? Crede che sia una sprovveduta? Ho visto la sua espressione quando mi sono spogliata per lei, così come mi sono accorta della sua mancanza di passione. Crede che la figlia del fabbro sia migliore di me? Gli sputò in faccia. Crede che la regina non sia al corrente di quello che succede qui? Per quale motivo le ha ordinato di giacere con me questa notte? Non l’ha capito? Gli disse furibonda. Vuole essere sicura che consumiamo il nostro matrimonio prima del tempo, così che lei non possa più tirarsi indietro. Ed è quello che voglio anch’io. Disse ancora.
Era una donna offesa e tutto lo lasciava ben capire.
Lo guardò, lui non si era mosso e lei le si parò davanti.
Deve obbedire alla regina! Gli disse furibonda.
Sir Power stringeva i pugni.
Io obbedisco solo al mio re. Le girò le spalle e uscì.
Leonard lo aspettava e lo accompagnò al loro alloggio.
Domani se ne vanno. Disse alla sua guardia.





I due uscirono dal castello, sembrava che sir Power soffocasse lì dentro da quando era arrivata la regina.
Raggiunsero l’alloggio ed entrarono. Steven e Leroi stavano dormendo. Allen offrì la branda di Leonard al suo capo, visibilmente stanco. Quello non se lo fece ripetere due volte e si sdraiò, sprofondando in un sonno ristoratore.
Allen osservava Leonard.
Mi hai chiesto se avrei mai avuto bisogno del tuo aiuto, ebbene è arrivato il momento. Sir Power non deve mai essere lasciato solo, è in pericolo, molto in pericolo. Gli disse Leonard. Io esco. Aggiunse.
Il suo compagno fece un cenno con la testa e si mise di guardia davanti all’entrata.
Fuori il pomeriggio era quasi rovente. Leonard stava ispezionando il terreno in cerca di qualcosa che lo aveva messo in allerta.
Ci fu una saetta e una freccia incendiaria colpì vicino al loro alloggio. Fu svelto a spegnerla e un’altra arrivò subito dopo. Cercò di capire da dove arrivassero e in quel mentre una terza freccia trapassò l’aria. Ora sapeva da dove partivano. Spense le poche fiamme e si mise a correre a schiena bassa.
Sapeva bene che non avrebbe potuto raggiungere in tempo l’arciere ma conosceva bene il territorio e si diresse nel punto in cui quello doveva passare. Aveva il fiatone e il viso ferito da alcuni rami troppo bassi ma non sentiva né fatica né dolore.
In mano teneva il pugnale, pronto ad usarlo. Arrivò e vide un cavallo legato ad un albero. Sorrise fra sé, chiunque fosse era stato troppo prevedibile, lui non avrebbe mai commesso un simile errore.
Si nascose dietro un cespuglio cercando di riprendere fiato, aveva bisogno delle sue forze per sopraffare chiunque fosse. Ci vollero solo pochi minuti e sentì i passi che, cauti e leggeri arrivavano. Il cavallo si innervosì e quello capì che c’era qualcuno. Estrasse il proprio pugnale e abbandonò a terra la faretra con l’ultima freccia che non aveva scoccato.
Cauto, si avvicinò al cavallo guardandosi intorno. Sentiva il pericolo.
Leonard con un balzo gli fu addosso e cominciarono a lottare. Erano entrambi preparati e lottavano silenziosi, concentrati per avere la meglio. Leonard sferrò un pugno in faccia allo sconosciuto e sentì un gemito che, per un attimo lo bloccò. Quello ne approfittò e riprese il pugnale, ma non fu abbastanza veloce e Leonard non perse altro tempo e glielo infilò dritto nel cuore. Avrebbe preferito prenderlo vivo ma non poteva rischiare. Tolse il fazzoletto che ricopriva il volto del nemico ed ebbe la conferma di quello che aveva sospettato: era una donna.
La osservò attentamente ma non l’aveva mai vista. Doveva fare in fretta, sicuramente aveva dei complici. La caricò sul cavallo e indirizzò lo stesso verso il castello.
Rinfoderò il pugnale e tornò di corsa al suo alloggio. Tutto era tranquillo. Soltanto Allen era sveglio e notò le macchie di sangue sulla camicia.
Leonard si tolse il sangue dalle mani e si cambiò sotto lo sguardo attento del suo compagno. Io non mi sono mai mosso da qui. Gli disse. E quello gli rispose con un cenno.
Mi dirai mai quello che sta succedendo? Gli chiese.
Appena potrò sarai il primo a sapere. Rispose sedendosi e prendendo un boccale di birra.
Passò poco e fuori si sentì un trambusto. I due uomini si guardarono negli occhi ma non si mossero, il loro compito era stare dove stava il loro capo.
Arrivò una guardia cercando sir Power e lo accompagnò alle stalle, il cavallo era tornato a casa sua.
In terra giaceva il corpo della donna e sir Power si inginocchiò ad osservarla. Non l’aveva mai vista. Qualcuno la riconosce? Chiese ai presenti. Ma nessuno sapeva chi fosse. Si fece avanti un giovane stalliere. Signore, credo che sia una donna che lavorava in cucina, l’ho incontrata mentre consegnavo delle uova, ma non so altro. Disse piuttosto imbarazzato.
Diede ordine di portare il corpo nella cappella e lasciò due guardie. Non vedeva l’ora che tutta quella gente se ne andasse.
Fu felice di non essere invitato a cena dalla regina. Aspettò che la notte passasse senza chiudere occhio.
Era ancora notte fonda quando i servi cominciarono a caricare i carri e a preparare tutto quello che serviva per ritornare a palazzo reale.
La regina e Mariclaire si presentarono alla partenza a metà mattina. Sir Leonard le aspettava vicino alla loro carrozza. Le due donne salirono senza degnarlo di uno sguardo.
Sospirò di sollevo quando vide anche l’ultimo carro lasciare il castello. Andò alla cappella e vide che Leonard lo aveva preceduto.
Cosa stai facendo? Gli chiese vedendo il corpo denudato della donna.
Cerco di scoprire qualcosa, signore. Gli rispose.
Sir Power rimase ad osservarlo. La sua guardia stava togliendo gli stivali e da uno cadde un foglio. Lo aprì e vide una piantina della zona fatta con dovizia di particolari. Qualcuno si era dato molto da fare per prepararla così bene.
La consegnò al suo capo, lui aveva già visto quello che gli serviva sapere.
Sir Power la guardò e alzò lo sguardo incontrando gli occhi del suo sottoposto.
Quello è un segnale di pericolo, sir Power. E non aggiunse altro.


foto dal web - proprietà e diritti riservati di Milena Ziletti

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