ELOISE
P. SETTANTADUE E SETTANTATRE
Sir Power e
la sua scorta giunsero a palazzo senza incontrare impedimenti. I quattro
soldati erano particolarmente all’erta, sapevano che il pericolo si annidava
proprio dove erano diretti.
Quando
giunsero, sir Power fu accompagnato nella sua stanza. Leonard e Allen lo
seguivano come un’ombra, non tentavano nemmeno di nascondersi, anzi rimanevano
ben in vista, come monito per chiunque avesse cattive intenzioni.
Era quasi
notte quando il paggio del re venne a chiamarlo per accompagnarlo nelle stanze
private del sovrano.
Mentre attraversava
quei corridoi semi bui teneva ben salda la mano sull’elsa della spada e tutti i
sensi ben svegli, non si sarebbe fatto prendere di sorpresa un’altra volta.
Giunsero a
destinazione e il paggio bussò prima di far entrare il cavaliere.
Il re era
comodamente seduto sul suo scranno, era un ambiente spartano dove in pochi
erano stati ammessi.
Fece
avvicinare il suo ospite e lo invitò a sedere di fronte a lui. Sir Power fece
un decoroso inchino e prese posto accettando il boccale di vino. Aspettò che
fosse il re a parlare per primo. Si sentiva sotto esame e non capiva per quale
motivo si sentisse così indifeso, non gli era mai capitato.
Il re si
decise a parlare. Che ci fa qui, sir Power?
Non avevamo incontri in programma. Gli chiese.
Sire, lo so bene ma ho urgenza di
parlare con voi. Ho una richiesta che non potevo affidare a nessun altro. Gli disse con la voce ferma e con lo
sguardo fisso e attento.
Parli in libertà. Gli rispose il re.
Vi chiedo umilmente di rompere le mie
promesse matrimoniali con miss Mariclaire. Disse soltanto.
E perché mai? Chiese stupito il re.
Amo un’altra e non posso legarmi alla
donna che voi mi avete così generosamente concesso. Fu ciò che disse.
Ah l’amore! L’amore non conta niente.
Se le serve una donna che le scaldi un letto fuori dal matrimonio non sarò
certo io ad avere qualcosa in contrario. Ma le apparenze devono sempre essere
rispettate, soprattutto nel suo caso, dove tutto quello che le è stato donato è
arrivato direttamente dal re! Gli rispose piccato.
Ne sono consapevole, sire. Anche se
so molto bene che anch’io ho fatto tanto per il mio re. Si azzardò a rispondere.
Il silenzio
cadde fra di loro. Sapevano bene entrambi quello che l’uno aveva fatto per
l’altro e viceversa.
Il re
riprese la parola. Quelle Terre hanno
bisogno di un padrone giusto e leale e lei è sempre stato la mia scelta
principale, insieme a miss Mariclaire sarete un ottimo esempio di famiglia e di
rispetto per la casa reale. Perché dovrei cambiare le mie decisioni? Aggiunse.
Sire, le Terre del Green hanno
bisogno di tutto quello che voi sostenete, ed io sono pronto a darlo con tutto
me stesso ma solo se al mio fianco c’è la donna giusta e non può essere miss
Mariclaire. Disse
sicuro.
Mi sta chiedendo molto, sir Power, lo
sa vero? Gli disse
serio.
Ne sono consapevole, sire e se non
fosse così importante per me non sarei qui a prostrarmi per avere il diritto di
amare la donna che il mio cuore ha scelto. Rispose quasi timido. Il pensare ad Eloise gli
riempiva il cuore anche al cospetto del re.
Chi è questa ragazza che le ha rubato
il cuore? Volle
sapere.
L’ha conosciuta, sire. Ha danzato con
lei e l’ha punita con una frustata. Lo so non è docile come dovrebbe essere una
ragazza ma lei è diversa, e per di più non ne vuole saperne di me se non posso
amarla davanti a Dio e agli uomini. Dovrebbe conoscerla, sire, apprezzerebbe le
sue doti. Gli ripose
col cuore in mano.
Il re era
pensieroso, meditava e non parlava. Sir Power era angosciato.
Quelle terre mi stanno molto a cuore.
La scelta di darle in sposa miss Mariclaire è stata molto ponderata ed è stata
quella più giusta che ho trovato. Cosa dovrei fare secondo lei, sir Power? Chiese sarcastico il re.
Io sono venuto a chiedere di essere
libero di scegliere la donna che amo, voi avete il potere di fare quello che
riterrete giusto, ma… io sono disposto a rinunciare a tutto per Eloise. Ecco, lo aveva detto.
Il re alzò
un sopracciglio, questo non se l’aspettava. I suoi piani erano stati elaborati da
tempo e molte energie, soldi e tempo erano stati impiegati per la ricostruzione
di quel castello.
Il castello a che punto è? Volle sapere il re.
Sire, il castello è praticamente
finito. E’ una meraviglia di ingegneria e artigianato. Chiunque lo abiterà avrà
tutto quello che si possa desiderare. Disse con gli occhi che gli luccicavano dalla fierezza.
E vorrebbe rinunciare a tutto questo?
Per una donna? Gli
chiese sarcastico il re.
Sir Power si
alzò in piedi e portò la mano al cuore. Sì,
sire. Abbassò il capo, finalmente lo aveva detto.
Il silenzio
si prolungò parecchio. Il re tamburellava con le dita sul suo luccicante tavolo
mentre il cuore di sir Power martellava allo stesso ritmo.
Il re si
decise a riprendere la parola. Prenderò
in considerazione la sua richiesta. Ora può andare. E lo congedò.
Sir Power
lasciò le stanze del re. Il paggio e Allen lo accompagnarono alla sua stanza.
Aspettarono
che il paggio si allontanasse e, Leonard e Allen entrarono con loro capo.
Che ordini abbiamo sir Power? Gli chiese il capo scorta.
Partiamo subito. Rispose soltanto.
I suoi
uomini erano pronti, avrebbero dato un braccio per sapere come era andato
l’incontro ma, ufficialmente nessuno di loro era a conoscenza del vero motivo e
dovevano continuare a fare finta di niente.
Allen e
Leonard si scambiarono uno sguardo e, in silenzio andarono alle stalle a
prendere cavalli e sacche per il viaggio di ritorno.
Finalmente
la primavera era sbocciata nelle Terre del Green e tutto era rinascita.
Leonard
bussò alla casa di Tom. Fu Rose ad aprire. I due si scambiarono un eloquente
sguardo senza dirsi niente. La donna andò a chiamare sua figlia che, come vide
l’uomo sulla porta si adirò parecchio.
Vai tesoro, è ancora il tuo amico,
dopo tutto. Le disse
la madre.
Eloise sellò
Beatrice senza dire nemmeno una parola e seguì l’uomo. Erano in prossimità
dell’ansa del fiume quando la ragazza riconobbe il cavallo di sir Power.
Mi hai teso un tranello, Leonard? Non
sono stata abbastanza chiara con te? Gli disse stizzita.
Ti prego, Eloise, ascoltalo soltanto.
In nome della nostra amicizia ti chiedo solo di ascoltarlo. Le rispose Leonard prendendo le
redini di Beatrice.
Senza
aggiungere una parola la ragazza raggiunse sir Power sulla spiaggetta di
pietre. Un brivido la percorse mentre lo osservava. Aveva il viso pallido e
tirato e la cicatrice risaltava ancora di più. Cercò di tenere a freno il
battito del suo cuore ma i suoi occhi la tradivano, per questo evitava di
guardarlo in viso mentre si avvicinava a lui.
Voleva vedermi, sir Power? Gli chiese freddamente.
Ti prego, Eloise, guardami. Le chiese senza avvicinarsi troppo.
La ragazza
alzò lo sguardo sul viso dell’uomo che amava immensamente ma che voleva,
assolutamente voleva tenere a distanza.
Sono stato a palazzo reale, ho
parlato col re. Gli ho detto di noi e del mio desiderio di prenderti in moglie.
Di liberarmi dalla promessa di matrimonio con miss Mariclaire. Ho fatto tutto
quello che era in mio potere. Le disse senza muovere un passo.
Scommetto che le ha risposto subito
di sì! Gli rispose
sarcastica. Sir Power io sono una
semplice campagnola, figlia di un fabbro e di una donna dal dubbio passato,
crede davvero che il re possa sostituire miss Mariclaire con me? Vorrei che lei
ponesse fine a questo stillicidio di speranze, sa bene quanto me che non
potremo mai sposarci, e che io non ho nessuna intenzione di diventare la sua
puttana! Aggiunse rabbiosa.
L’uomo la
guardava, vedeva la sua fierezza, la sua bellezza, il suo carattere onesto e
sincero, e la rivide con la mente nuda nel suo letto. Alla notte d’amore che
avevano passato, alla verginità che gli aveva donato. Il suo cuore traboccava
d’amore e non aveva il coraggio nemmeno di sfiorarla ora, per la paura che lei
se ne andasse e non volesse più nemmeno parlare con lui. Aveva il cuore che
sanguinava, doveva trovare il modo di far breccia nel suo cuore.
Gli ho detto che rinuncerò a tutto,
ma sei tu la donna che amo! Le disse.
Eloise era
sbalordita. E cosa le ha risposto? Volle
sapere.
Ha preso in considerazione la mia
richiesta. Non poteva dire subito sì o no, è il re e non obbedisce agli ordini
di nessuno, tanto meno alle richieste come la mia. Le rispose.
Un sorriso
amaro spuntò sulle labbra della ragazza.
Non mi ha detto di no. C’è speranza,
è un re giusto e mi conosce molto bene. Aggiunse.
Non ha detto nemmeno di sì. E’ la
stessa cosa, non cambia niente. Gli rispose tagliente.
Sir Power le
si avvicinò. Erano talmente vicini che i loro respiri si fondevano nella
foschia umida del fiume che, indifferente a tutto continuava la sua canzone.
Hai la mia parola, Eloise, il mio
cuore, il mio amore. Ti prego dammi la possibilità di dimostrartelo. Le disse prendendole le mani.
Aveva paura
che lei si allontanasse, non lo avrebbe sopportato. Si era messo a nudo, era
stato sincero e lei doveva saperlo che di più non poteva fare.
La ragazza
sospirò. Il muro che circondava il suo cuore si stava sgretolando. L’amore che
provava era troppo forte e stava abbattendo tutti i mattoni che aveva usato per
isolarsi dai sentimenti. Alcune lacrime le bagnarono le guance, si sentiva una
stupida, piangeva senza motivo.
Va bene, se entro l’anno non sarò sua
moglie non mi vedrà mai più. Gli disse volando fra le sue braccia.
Finalmente
potevano tornare ad amarsi. Le loro bocche si cercarono avidamente. La passione
li prese come se fossero affamati. L’uomo le bisbiglio qualcosa all’orecchio e
lei ridacchiò. Da troppo tempo non sorrideva.
Tornarono ai
cavalli e anche lo sguardo di Leonard era finalmente sereno.
Sir Power la
fece salire sul suo cavallo e, abbracciati tornarono al castello.
Tutti
sentirono il fantasma rosa ridere.
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