martedì 16 ottobre 2018

ELOISE


ELOISE

P. SETTANTA E SETTANTUNO




Anche febbraio sopraggiunse con bufere di neve e ghiaccio peggio degli anni precedenti. Era quasi impossibile stare fuori casa e nemmeno i gatti randagi uscivano dalle loro tane nelle legnaie.
Eloise era davanti al camino con King sulle gambe. Da tempo era pensierosa e non riusciva a decidere quello che doveva fare. Il cuore non aveva dubbi, avrebbe voluto ritornare subito fra le braccia dell’uomo che amava, ma la sua mente non mollava quella che era l’ineluttabile realtà.
Erano giorni che ci pensava, avrebbe voluto parlarne liberamente con sua madre, ma una sorta di vergogna per quello che aveva fatto le impediva di liberarsi dal suo dilemma, doveva riuscirci da sola.
Erano a tavola, una cena calda prima di coricarsi. Le notti erano lunghe e fredde e ognuno anelava al letto come fosse un nascondiglio per pensieri, stanchezza e sogni.
Rose si alzò per togliere le stoviglie ma sentì sua figlia rivolgersi al padre e si voltò per capire quello che stavano dicendo.
Padre, ho deciso. Quando vorrai potrai scegliere per me un fidanzato, non mi importa chi sia. Disse tutto d’un fiato.
Tom alzò lo sguardo su sua moglie e vide tutto il dolore nei suoi occhi, lo stesso che anche lui aveva dentro il cuore.
Ne sei sicura, Eloise? Proprio sicura? Volle essere certo il padre.
Mai stata così sicura. Ora scusatemi, vado a dormire. E li lasciò senza nemmeno girarsi.
Rose e Tom sospirarono. Non farlo, ti prego, aspetta ancora. Gli disse la moglie. Sapevano entrambi la tempesta che la loro figlia stava combattendo e loro desideravano solamente la sua felicità.
Il gelo non si decideva a mollare, il ghiaccio aveva fatto alcune vittime e quasi nessuno osava uscire di casa, ci sarebbero state molte nascite quell’anno.
Finalmente, l’ultima settimana di febbraio le strade cominciarono ad essere praticabili, il ghiaccio si scioglieva lentamente e la poltiglia scura arrivava fino a metà garretti dei cavalli.
La vita cominciava a riprendere il suo corso e presto anche la primavera avrebbe salutato quel pezzo di terra così fertile e amata.
Anche nella fucina il lavoro era ripreso ed Eloise stava imparando a forgiare lame di coltelli e pugnali, era davvero molto brava. Si era raccolta i capelli e indossava i soliti calzoni e non si accorse di essere osservata.
Sei proprio brava, dolcezza. Si sentì apostrofare.
Un sorriso le illuminò il viso, da tanto tempo non vedeva Leonard. Si lavò le mani e lo raggiunse.
Che ci fai da queste parti? Gli chiese mentre uscivano.
Sono venuto a prenderti. Le rispose.
Eloise si arrestò, gli si mise di fronte e con fare serio gli chiese. Perché?
Leonard non si aspettava quella risposta, aveva pensato che sarebbe stata felice di tornare al castello, soprattutto da sir Power.
Rimase un attimo confuso. Non hai voglia di rivedere sir Power? Non ti manca?
Porta un messaggio al tuo padrone da parte mia: che mi lasci in pace e che non mi cerchi più! Le disse senza esitazione.
Cosa ti succede, dolcezza? Leonard non capiva.
Mi sto fidanzando, diglielo, con un uomo libero di amarmi alla luce del sole. Gli rispose.
Leonard le prese la mano. Dolcezza ti ho chiesto di avere fiducia in me, in lui, ti assicuro che farà tutto quello che ha in suo potere per poter stare con te come meriti, non allontanarlo, datti un po’ di tempo, non rinunciare all’amore, te ne prego.
Eloise ritirò la mano. Lo guardò dritto in viso e la sua voce non tremò. Io non sono ai suoi ordini, non vengo al castello a suo piacimento, su suo ordine solo per allargare le gambe e scaldargli il letto, io non sono così, preferisco una vita da vivere a testa alta non di sotterfugi e da poco di buono, mi sono già sporcata abbastanza e la mia famiglia non lo merita. Riprese fiato. Non ho ancora finito, ti prego di ascoltarmi fino in fondo. Desidero che anche tu e gli altri stiate lontani da me, non voglio avere più niente a che fare con nessuno di voi, credo che tu capisca quanto doloroso possa essere per me. Aggiunse.
Stai sbagliando, Eloise. Insistette l’uomo.
La vita è mia e posso sbagliare come voglio. Ora ho da fare. Gli voltò le spalle e tornò alla fucina.
Leonard era esterrefatto, sapeva quanto cocciuta fosse Eloise, ma aveva capito anche quanto fosse profondo l’amore che aveva scoperto, non si aspettava quel comportamento, non sarebbero stati facili per nessuno i mesi prossimi a venire.
Rose lo aspettava sulla veranda. Guardò il viso dell’uomo e capì ogni cosa, fra i due c’era sempre stata molta intesa e complicità.
Non ne vuole più sapere. Le disse. Soffriranno entrambi per niente, non riusciranno a soffocare i loro sentimenti. Aggiunse.
Parli come se conoscessi questa sofferenza. Gli disse la donna.
Conosco molte cose, miss Rose. La tenga lontana dalla voglia di farsi del male. Le disse mentre saliva in sella e si allontanava.
Avrebbe avuto una brutta sorpresa sir Power, ma non poteva farci niente.





Leonard arrivò al castello e riferì subito il messaggio a sir Power.
Io sono l’ultimo a poter dare consiglio, ma mi permetto di darle un suggerimento, la lasci in pace per un po’, non la assilli o davvero non avrà più possibilità di riaverla. Disse Leonard al suo capo prima di uscire.
Sir Power doveva assolutamente chiedere udienza al re, ancora un paio di settimane e tutte le strade sarebbero state praticabili, non avrebbe aspettato un giorno in più del necessario e andò ad informare la sua scorta di preparare quello che serviva alla partenza.
Intanto la primavera era giunta coi suoi profumi e col suo vento delicato, ancora piuttosto freddo ma piacevole dopo mesi così lunghi e gelidi.
Eloise sellò Beatrice, era la prima cavalcata della stagione. Montò in sella e la cavalla stava prendendo la solita strada ma uno strattone alle redini la informò del nuovo tragitto.
C’erano parecchi boschetti, casolari isolati e una campagna che meritava tutto l’amore che i contadini riuscivano a darle. Anche il fiume deviava e lo ritrovò più avanti. Sentiva il gorgoglio dell’acqua ancora impetuosa ma non riusciva ancora a vederlo. Si inoltrò fra gli alberi e giunse sulla riva. Era ben diversa dall’ansa che era il suo posto preferito. Gli alberi arrivavano fin sulle sponde del fiume e non c’era una riva dove poter sostare, forse con la stagione secca, ma non ora.
Girò Beatrice. E proseguì la sua cavalcata.
La vita stava riprendendo vigore. Le donne si ritrovavano sulla piccola piazza a scambiarsi consigli e barattare tutto quello che potevano.
Eloise continuava a lavorare con suo padre ed ogni giorno lo assillava con la richiesta che gli aveva fatto. Lui tergiversava ma si trovava in seria difficoltà, erano molti i giovani che avevano chiesto la sua mano ma non riusciva a decidersi. Sua moglie lo avrebbe strozzato se avesse dato seguito alla richiesta di sua figlia.
Quel giorno, Eloise non potè resistere e si lasciò condurre da Beatrice all’ansa del fiume. Lasciò libera la cavalla e si sedette sul grande masso. L’acqua era ancora abbondante e la spiaggia di pietre molto ridotta.
Era un luogo che le facilitava i pensieri. Ricordò il suo primo bacio, proprio lì. La notte di passione passata con l’uomo che aveva scoperto di amare, la lotta con se stessa che stava combattendo per fare la cosa giusta. I suoi genitori che sembravano non sapere che pesci pigliare, e lei che voleva porre fine a tutto questo. Se si fosse fidanzata e poi sposata tutto sarebbe finito, il suo dolore sarebbe finito. O no? Se lo chiedeva ogni giorno.
Com’era arrivata a quel punto? Era ben cosciente di quello che era successo fra lei e sir Power, non se ne pentiva, sarebbe stato l’unico vero atto d’amore di tutta la sua vita. Non poteva negare a se stessa che stava soffrendo in modo atroce ma che avrebbe rifatto ogni cosa, questo se lo concedeva, anche una sola notte d’amore le sarebbe bastata per tutta la vita. Lo sapeva ancora prima di farsi trascinare nel letto e dare all’unico uomo della sua vita la sua verginità.
Non voleva piangere, ma si era trattenuta troppo a lungo ed ora, nella solitudine di quel luogo, diede sfogo alle lacrime, sperando che con esse se ne andasse anche quel vuoto che sentiva in mezzo al petto.
Si alzò lentamente e immerse le mani nell’acqua ancora gelida. Si rinfrescò il viso e promise a se stessa che non si sarebbe più fatta trascinare dai ricordi e dai sentimenti. Sapeva di mentire a se stessa.
Sono stato a casa tua, sapevo di trovarti qui. Le disse sir Power facendola trasalire.
Per un attimo il suo cuore saltò di felicità ma si ricompose subito.
Buon pomeriggio, sir Power. Me ne sto andando. Gli disse senza avere il coraggio di guardarlo in faccia.
Ti devo parlare, Eloise. Devi solo ascoltarmi. Insistette l’uomo guardandosi bene a non avvicinarsi troppo. La prossima settimana vado a palazzo, parlerò col re e gli chiederò di annullare la mia promessa di matrimonio. Gli dirò che non voglio questo castello se tu non puoi essere mia moglie. Mi deve molto, ma è pur sempre il re e solo lui può decidere. Quello che ti prometto è che non mi serve il castello se non posso viverci con te. Si era messo a nudo, ora toccava a lei.
Queste parole penetrarono nel muro che si era costruita intorno al cuore, ma non lo fece crollare.
Le auguro buona fortuna, sir Power. E si allontanò prima che il suo cuore prendesse il sopravvento sulla ragione.
Beatrice l’aspettava. Montò in groppa con la voglia di voltarsi ma sapeva che se lo avesse fatto tutta la sua determinazione sarebbe svanita. No, si disse, non voglio sperare invano.
L’uomo rimase ammutolito a guardare l’acqua del fiume che sembrava cantare una canzone d’amore. Il suo amore. Strinse i pugni e la sua determinazione aumentò ancora di più. Presto sarebbe andato incontro al suo destino, destino che era nelle mani del re.


foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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