ELOISE
P. SETTANTA E SETTANTUNO
Anche
febbraio sopraggiunse con bufere di neve e ghiaccio peggio degli anni
precedenti. Era quasi impossibile stare fuori casa e nemmeno i gatti randagi
uscivano dalle loro tane nelle legnaie.
Eloise era
davanti al camino con King sulle gambe. Da tempo era pensierosa e non riusciva
a decidere quello che doveva fare. Il cuore non aveva dubbi, avrebbe voluto
ritornare subito fra le braccia dell’uomo che amava, ma la sua mente non
mollava quella che era l’ineluttabile realtà.
Erano giorni
che ci pensava, avrebbe voluto parlarne liberamente con sua madre, ma una sorta
di vergogna per quello che aveva fatto le impediva di liberarsi dal suo
dilemma, doveva riuscirci da sola.
Erano a
tavola, una cena calda prima di coricarsi. Le notti erano lunghe e fredde e ognuno
anelava al letto come fosse un nascondiglio per pensieri, stanchezza e sogni.
Rose si alzò
per togliere le stoviglie ma sentì sua figlia rivolgersi al padre e si voltò
per capire quello che stavano dicendo.
Padre, ho deciso. Quando vorrai
potrai scegliere per me un fidanzato, non mi importa chi sia. Disse tutto d’un fiato.
Tom alzò lo
sguardo su sua moglie e vide tutto il dolore nei suoi occhi, lo stesso che
anche lui aveva dentro il cuore.
Ne sei sicura, Eloise? Proprio
sicura? Volle essere
certo il padre.
Mai stata così sicura. Ora scusatemi,
vado a dormire. E li
lasciò senza nemmeno girarsi.
Rose e Tom
sospirarono. Non farlo, ti prego, aspetta
ancora. Gli disse la moglie. Sapevano entrambi la tempesta che la loro
figlia stava combattendo e loro desideravano solamente la sua felicità.
Il gelo non
si decideva a mollare, il ghiaccio aveva fatto alcune vittime e quasi nessuno
osava uscire di casa, ci sarebbero state molte nascite quell’anno.
Finalmente,
l’ultima settimana di febbraio le strade cominciarono ad essere praticabili, il
ghiaccio si scioglieva lentamente e la poltiglia scura arrivava fino a metà
garretti dei cavalli.
La vita
cominciava a riprendere il suo corso e presto anche la primavera avrebbe
salutato quel pezzo di terra così fertile e amata.
Anche nella
fucina il lavoro era ripreso ed Eloise stava imparando a forgiare lame di
coltelli e pugnali, era davvero molto brava. Si era raccolta i capelli e
indossava i soliti calzoni e non si accorse di essere osservata.
Sei proprio brava, dolcezza. Si sentì apostrofare.
Un sorriso
le illuminò il viso, da tanto tempo non vedeva Leonard. Si lavò le mani e lo
raggiunse.
Che ci fai da queste parti? Gli chiese mentre uscivano.
Sono venuto a prenderti. Le rispose.
Eloise si
arrestò, gli si mise di fronte e con fare serio gli chiese. Perché?
Leonard non
si aspettava quella risposta, aveva pensato che sarebbe stata felice di tornare
al castello, soprattutto da sir Power.
Rimase un
attimo confuso. Non hai voglia di
rivedere sir Power? Non ti manca?
Porta un messaggio al tuo padrone da
parte mia: che mi lasci in pace e che non mi cerchi più! Le disse senza esitazione.
Cosa ti succede, dolcezza? Leonard non capiva.
Mi sto fidanzando, diglielo, con un
uomo libero di amarmi alla luce del sole. Gli rispose.
Leonard le
prese la mano. Dolcezza ti ho chiesto di
avere fiducia in me, in lui, ti assicuro che farà tutto quello che ha in suo
potere per poter stare con te come meriti, non allontanarlo, datti un po’ di
tempo, non rinunciare all’amore, te ne prego.
Eloise
ritirò la mano. Lo guardò dritto in viso e la sua voce non tremò. Io non sono ai suoi ordini, non vengo al
castello a suo piacimento, su suo ordine solo per allargare le gambe e
scaldargli il letto, io non sono così, preferisco una vita da vivere a testa
alta non di sotterfugi e da poco di buono, mi sono già sporcata abbastanza e la
mia famiglia non lo merita. Riprese fiato. Non ho ancora finito, ti prego di ascoltarmi fino in fondo. Desidero
che anche tu e gli altri stiate lontani da me, non voglio avere più niente a
che fare con nessuno di voi, credo che tu capisca quanto doloroso possa essere
per me. Aggiunse.
Stai sbagliando, Eloise. Insistette l’uomo.
La vita è mia e posso sbagliare come
voglio. Ora ho da fare. Gli voltò le spalle e tornò alla fucina.
Leonard era
esterrefatto, sapeva quanto cocciuta fosse Eloise, ma aveva capito anche quanto
fosse profondo l’amore che aveva scoperto, non si aspettava quel comportamento,
non sarebbero stati facili per nessuno i mesi prossimi a venire.
Rose lo aspettava
sulla veranda. Guardò il viso dell’uomo e capì ogni cosa, fra i due c’era
sempre stata molta intesa e complicità.
Non ne vuole più sapere. Le disse. Soffriranno entrambi per niente, non riusciranno a soffocare i loro
sentimenti. Aggiunse.
Parli come se conoscessi questa
sofferenza. Gli
disse la donna.
Conosco molte cose, miss Rose. La
tenga lontana dalla voglia di farsi del male. Le disse mentre saliva in sella e si
allontanava.
Avrebbe
avuto una brutta sorpresa sir Power, ma non poteva farci niente.
Leonard
arrivò al castello e riferì subito il messaggio a sir Power.
Io sono l’ultimo a poter dare
consiglio, ma mi permetto di darle un suggerimento, la lasci in pace per un
po’, non la assilli o davvero non avrà più possibilità di riaverla. Disse Leonard al suo capo prima di
uscire.
Sir Power
doveva assolutamente chiedere udienza al re, ancora un paio di settimane e
tutte le strade sarebbero state praticabili, non avrebbe aspettato un giorno in
più del necessario e andò ad informare la sua scorta di preparare quello che
serviva alla partenza.
Intanto la
primavera era giunta coi suoi profumi e col suo vento delicato, ancora
piuttosto freddo ma piacevole dopo mesi così lunghi e gelidi.
Eloise sellò
Beatrice, era la prima cavalcata della stagione. Montò in sella e la cavalla
stava prendendo la solita strada ma uno strattone alle redini la informò del
nuovo tragitto.
C’erano
parecchi boschetti, casolari isolati e una campagna che meritava tutto l’amore
che i contadini riuscivano a darle. Anche il fiume deviava e lo ritrovò più
avanti. Sentiva il gorgoglio dell’acqua ancora impetuosa ma non riusciva ancora
a vederlo. Si inoltrò fra gli alberi e giunse sulla riva. Era ben diversa
dall’ansa che era il suo posto preferito. Gli alberi arrivavano fin sulle sponde
del fiume e non c’era una riva dove poter sostare, forse con la stagione secca,
ma non ora.
Girò
Beatrice. E proseguì la sua cavalcata.
La vita
stava riprendendo vigore. Le donne si ritrovavano sulla piccola piazza a
scambiarsi consigli e barattare tutto quello che potevano.
Eloise
continuava a lavorare con suo padre ed ogni giorno lo assillava con la
richiesta che gli aveva fatto. Lui tergiversava ma si trovava in seria
difficoltà, erano molti i giovani che avevano chiesto la sua mano ma non
riusciva a decidersi. Sua moglie lo avrebbe strozzato se avesse dato seguito
alla richiesta di sua figlia.
Quel giorno,
Eloise non potè resistere e si lasciò condurre da Beatrice all’ansa del fiume.
Lasciò libera la cavalla e si sedette sul grande masso. L’acqua era ancora
abbondante e la spiaggia di pietre molto ridotta.
Era un luogo
che le facilitava i pensieri. Ricordò il suo primo bacio, proprio lì. La notte
di passione passata con l’uomo che aveva scoperto di amare, la lotta con se
stessa che stava combattendo per fare la cosa giusta. I suoi genitori che
sembravano non sapere che pesci pigliare, e lei che voleva porre fine a tutto
questo. Se si fosse fidanzata e poi sposata tutto sarebbe finito, il suo dolore
sarebbe finito. O no? Se lo chiedeva ogni giorno.
Com’era
arrivata a quel punto? Era ben cosciente di quello che era successo fra lei e
sir Power, non se ne pentiva, sarebbe stato l’unico vero atto d’amore di tutta
la sua vita. Non poteva negare a se stessa che stava soffrendo in modo atroce
ma che avrebbe rifatto ogni cosa, questo se lo concedeva, anche una sola notte
d’amore le sarebbe bastata per tutta la vita. Lo sapeva ancora prima di farsi
trascinare nel letto e dare all’unico uomo della sua vita la sua verginità.
Non voleva
piangere, ma si era trattenuta troppo a lungo ed ora, nella solitudine di quel
luogo, diede sfogo alle lacrime, sperando che con esse se ne andasse anche quel
vuoto che sentiva in mezzo al petto.
Si alzò
lentamente e immerse le mani nell’acqua ancora gelida. Si rinfrescò il viso e
promise a se stessa che non si sarebbe più fatta trascinare dai ricordi e dai
sentimenti. Sapeva di mentire a se stessa.
Sono stato a casa tua, sapevo di
trovarti qui. Le
disse sir Power facendola trasalire.
Per un
attimo il suo cuore saltò di felicità ma si ricompose subito.
Buon pomeriggio, sir Power. Me ne sto
andando. Gli disse
senza avere il coraggio di guardarlo in faccia.
Ti devo parlare, Eloise. Devi solo
ascoltarmi. Insistette
l’uomo guardandosi bene a non avvicinarsi troppo. La prossima settimana vado a palazzo, parlerò col re e gli chiederò di
annullare la mia promessa di matrimonio. Gli dirò che non voglio questo
castello se tu non puoi essere mia moglie. Mi deve molto, ma è pur sempre il re
e solo lui può decidere. Quello che ti prometto è che non mi serve il castello
se non posso viverci con te. Si era messo a nudo, ora toccava a lei.
Queste
parole penetrarono nel muro che si era costruita intorno al cuore, ma non lo
fece crollare.
Le auguro buona fortuna, sir Power. E si allontanò prima che il suo cuore
prendesse il sopravvento sulla ragione.
Beatrice
l’aspettava. Montò in groppa con la voglia di voltarsi ma sapeva che se lo
avesse fatto tutta la sua determinazione sarebbe svanita. No, si disse, non
voglio sperare invano.
L’uomo
rimase ammutolito a guardare l’acqua del fiume che sembrava cantare una canzone
d’amore. Il suo amore. Strinse i pugni e la sua determinazione aumentò ancora
di più. Presto sarebbe andato incontro al suo destino, destino che era nelle
mani del re.
foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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