ELOISE
P. QUARANTASEI E QUARANTASETTE
Marzo portò
la primavera e il ballo di fine corso.
Tutto era
pronto, il salone addobbato, i ragazzi, emozionati stavano finendo di vestirsi
e le ragazze di acconciarsi i capelli.
Erano dieci
raggi di sole quelle ragazze e anche i cinque ragazzi non erano male. Si era
proceduto al sorteggio delle coppie e, purtroppo ad Eloise sarebbe toccato
ballare con miss Maffy.
Nel suo bel
vestito si sentiva una principessa, aveva messo la coroncina fra i capelli e il
ciondolo di girasole. Sbirciò tra il pubblico e vide tutti i tavoli occupati,
anche sir Power e la sua scorta erano seduti con boccali di birra davanti.
La musica
iniziò e i ragazzi iniziarono a prendere posto. Di lì a poco avrebbero dato il
loro spettacolo, ma già così erano una meraviglia per gli occhi.
Eloise
lasciò la mano di miss Maffy e si avvicinò al tavolo del cavaliere. Si mise di
fronte ad Oliver, gli fece un elegante inchino e gli porse la mano. Vuole concedermi l’onore di questo ballo? Gli
chiese. L’uomo, piuttosto sorpreso le restituì l’inchino, prese la sua mano e raggiunsero
gli altri.
La musica
diede il via. Iniziarono con il ballo di corte e le loro movenze eleganti e
flessuose mettevano in evidenza l’impegno che avevano profuso durante tutte le
lezioni. I cavalieri e le loro dame si sorridevano mentre tutto il pubblico era
in silenzio. Tom e Rose avevano le lacrime agli occhi, mai avrebbero immaginato
che la loro figlia potesse dimostrare tanta femminilità.
La danza
terminò e le dame si inchinarono ai loro cavalieri che a loro volta baciarono
la mano guantata. Sei semplicemente
stupenda. Bisbigliò Oliver prima di raggiungere il suo posto.
I ragazzi
rientrarono per cambiarsi. Ora sì che si sarebbero divertiti con i loro balli
popolari.
Tornarono in
pista ed ognuno di loro si avvicinò al tavolo dei genitori, Eloise prese la
mano di Tom e tornò a ballare, figli e genitori si perdevano in quell’allegria
che solo l’amore può dare. Rose aveva gli occhi lucidi, sua figlia e suo marito
ballavano e, mentre passavano vicino ai tavoli Tom lasciò la mano di sua figlia
e prese quella di sua moglie, e tutti gli altri fecero lo stesso.
Eloise si
sedette e bevve un sorso di birra. Era felice per quella serata. Si stava
rilassando dalla tensione delle prove e del saggio quando sir Power la
raggiunse al tavolo.
I miei complimenti, miss Eloise, le
posso garantire che non avrebbe sfigurato in un vero ballo alla corte reale. Le disse mentre alzava il boccale di
birra e brindava.
Eloise si
sentiva impacciata. Non ho avuto
occasione di ringraziarla per il regalo che mi ha fatto. Beatrice lo ha molto
gradito, e anch’io. Ma non doveva. Gli disse mentre la musica aumentava di
intensità.
Il cavaliere
sembrava volerla magiare con gli occhi. Dio com’era bella. Mentre ballava con
quell’abito così femminile aveva sentito salirgli dentro una voglia
irresistibile di strapparla dalle braccia di Oliver e portarla via. Lo aveva riconosciuto
da tempo che quella mocciosa gli piaceva, ma non lo avrebbe mai ammesso con
nessuno.
Oliver li
osservava e si avvedeva dell’espressione del suo capo e, temendo un gesto
inconsulto da parte dell’uomo si avvicinò e prese Eloise per un braccio
trascinandola in una danza che di femminile aveva davvero poco.
Tutti
ballarono per tutta la notte. Bevvero litri di birra e solo quando il sole era
già spuntato lasciarono il salone.
Tom e Rose
si tenevano per mano mentre Eloise camminava davanti a loro a passo di danza.
Era felice e si voltò verso di loro camminando all’indietro. Fece un inchino sono la vostra principessa. Disse loro
prima di ruzzolare a terra.
Le loro
risate fecero spaventare i primi uccelli, raggiunsero casa e caddero sfiniti
nel letto.
Ci vollero
un paio di giorni per smaltire le sbornie.
La primavera
aveva portato giornate tiepide e soleggiate, i lavori nei campi e al castello
avevano ripreso a pieno ritmo.
Maggio
iniziò con un gran temporale. Era inconsueto per quella stagione e i vecchi non
presagivano niente di buono per l’estate che doveva arrivare.
Era domenica
e Rose aveva appena terminato di preparare il pranzo. Si stavano sedendo a
tavola quando sentirono un cavallo arrivare al galoppo. Si guardarono sorpresi
e Tom andò alla porta.
Oliver entrò
in casa e salutò le signore. Rose aggiunse un piatto e lo invitò a pranzo.
Eloise era felice di vederlo, come sempre, dal ballo non si erano più visti.
L’uomo aveva
gli occhi che brillavano e guardava spesso Eloise che, imbarazzata posò il
cucchiaio e incrociò le braccia. Si può
sapere che ti prende? Sputa il rospo! Gli disse con gli occhi che ridevano.
Oliver prese
un sospiro. Sono venuto per invitarti a
palazzo reale. Disse godendosi l’espressione stupefatta sul volto della
ragazza e dei genitori.
Sì, certamente, il re in persona mi
ha mandato l’invito! Gli
rispose scherzando.
A fine maggio ci sarà una grande
festa per il suo compleanno e sir Power e tutta la scorta siamo stati invitati,
ed ognuno può portare chi vuole, ed io voglio te! Sarà
un’esperienza indimenticabile e parteciperemo al ballo, e tu sarai la più
bella. Le disse speranzoso.
Tu sei pazzo se credi che io venga a
corte. Gli rispose
semplicemente.
A fine
pranzo Oliver chiese il permesso di portare Eloise a fare una cavalcata. La
ragazza non capiva il senso della richiesta fatta a suo padre, ma alzò le
spalle e in pochi minuti era in sella a Beatrice.
L’aria era
tiepida e una leggera brezza le scompigliava i lunghi capelli. Erano ancora in
silenzio mentre oltrepassavano il boschetto. L’insenatura del fiume, che ancora
aveva acque un po’ agitate era come l’aveva lasciata l’ultima volta che ci era
stata. Inutile mentire a se stessa, anche il ricordo del bacio le tornava alla
mente ogni volta che era lì.
Verrai a corte con me? Ci saremo
tutti e non dovrai temere niente e nessuno. Le chiese titubante.
Non sono fatta per la corte reale, io
sono la figlia del fabbro e preferisco ferrare i cavalli piuttosto che stare in
quella società. Gli
rispose sincera.
Ma non la conosci. Potrebbe piacerti
e, soprattutto a me farebbe molto piacere. I miei compagni mi hanno assicurato
che avrò tempo da dedicarti e sono molto felici di poterti fare da scorta. Insistette l’uomo.
Eloise
sospirò. Quello non è il mio ambiente,
non voglio poter creare problemi. Non era per niente convinta.
Parla con i tuoi, chiedi loro
consiglio. Partiremmo fra due settimane e ci fermeremo solo pochi giorni,
saremo di ritorno prima che te ne accorga ma avrai un’avventura da ricordare
per tutta la vita. Le
disse ancora.
L’acqua del
fiume sembrava cantare per lei. Rimasero in silenzio per un po’ prima di
rientrare.
L’accompagnò
fino alla stalla aspettando un cenno. Non
verrò, Oliver, non fa per me. Ribadì di nuovo.
Io spero che tu possa cambiare idea. Tornerò
fra una settimana e spero proprio che tu possa accettare il mio invito. Si salutarono e Oliver ritornò
galoppando al castello.
Sua madre
l’aspettava. Ci andrai? Le chiese, ben sapendo già cosa le avrebbe
risposto. No, madre, sono la figlia del
fabbro non una dama di corte, conosco i miei limiti. Le rispose con un
bacio.
Rose le
prese il viso e lo tenne vicinissimo al suo. I suoi grandi occhi sinceri
contornati da rughe profonde la scrutavano come non aveva mai fatto. Conosceva
bene sua figlia ma non era mai riuscita a raggiungere il centro del suo cuore. Lo faresti per me? Se te lo chiedessi io? Le
sussurrò tenendo il viso della figlia fra le ruvide mani.
Perché vorresti che io andassi, madre?
Dammi un motivo. Le
rispose.
Io sono la figlia illegittima di un
aristocratico. Mio padre sapeva di me ma non mi ha mai voluta conoscere. Mia
madre era una serva alla corte reale, una donna bellissima che si innamorò
dell’uomo sbagliato. Fu scacciata quando il suo pancione crebbe e morì di
crepacuore per essersi fatta illudere come una sciocca. Mi raccontava sempre
della vita in quel posto, ero molto piccola e credo che mi abbia detto tante
favole più che la realtà. Avrebbe voluto che io prendessi il posto che
meritavo, ma a me non è mai interessato. Vorrei che tu ci andassi per me, sono
sicura che tua nonna ne sarebbe contenta. Le raccontò con molta fatica.
Quanto c’è di vero in questa storia? Le chiese restituendole una carezza.
Il desiderio di una madre di vedere
felice la propria figlia. Le rispose semplicemente.
Io sono felice qui, non mi serve
altro. Ribadì
convinta.
Lo sarai ancora di più dopo che sarai
stata a corte. E’ un’esperienza da vivere e non capita a molte ragazze e poi
Oliver ne sarebbe dispiaciuto. Insistette.
Ci penserò, madre. Le disse raggiungendo la sua camera.
Era davvero
combattuta, non voleva deludere Oliver e non credeva a tutto quello che sua
madre le aveva raccontato, capiva soltanto che le persone a cui lei teneva di
più desideravano che ci andasse.
Prese in
mano la pagina del diario di Sara. Osservava quel disegno ogni giorno, stava
sbiadendo e lei lo aveva impresso nella mente. Cosa devo fare, Sara? Bisbigliò più a se stessa.
Il profumo
di rosa si intensificò. Vorrei tanto che
tu mi parlassi. Disse sempre a voce bassa. Un lieve sussurro le giunse
all’orecchio, ma anche stavolta non riuscì a capirla. Si distese sul letto e si
addormentò.
Sognò la
corte reale, il re e la regina, il ballo e poi… Si svegliò di soprassalto, col
sudore che le colava in mezzo ai seni. Ansimava e ricordò l’incubo che l’aveva
colta, per la prima volta nella sua vita scoprì come si stava con la paura di
qualcosa di sconosciuto. L’incubo l’aveva travolta all’improvviso: cavalli in corsa,
armi e sangue, tanto sangue e lei che combatteva per salvare il mondo.
Cercò di
calmare il respiro. Si asciugò la fronte e si portò la mano al petto ordinando
al suo cuore di calmarsi.
Avrebbe
tanto voluto sapere cosa significava quel sogno, anzi quell’incubo mentre
sentiva nelle orecchie il sibilo di Sara sìììììì,
sìììììì.
Rimase
immobile per alcuni minuti mentre cercava di dare un senso a tutto.
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