martedì 2 ottobre 2018

ELOISE


ELOISE

P. QUARANTASEI E QUARANTASETTE





Marzo portò la primavera e il ballo di fine corso.
Tutto era pronto, il salone addobbato, i ragazzi, emozionati stavano finendo di vestirsi e le ragazze di acconciarsi i capelli.
Erano dieci raggi di sole quelle ragazze e anche i cinque ragazzi non erano male. Si era proceduto al sorteggio delle coppie e, purtroppo ad Eloise sarebbe toccato ballare con miss Maffy.
Nel suo bel vestito si sentiva una principessa, aveva messo la coroncina fra i capelli e il ciondolo di girasole. Sbirciò tra il pubblico e vide tutti i tavoli occupati, anche sir Power e la sua scorta erano seduti con boccali di birra davanti.
La musica iniziò e i ragazzi iniziarono a prendere posto. Di lì a poco avrebbero dato il loro spettacolo, ma già così erano una meraviglia per gli occhi.
Eloise lasciò la mano di miss Maffy e si avvicinò al tavolo del cavaliere. Si mise di fronte ad Oliver, gli fece un elegante inchino e gli porse la mano. Vuole concedermi l’onore di questo ballo? Gli chiese. L’uomo, piuttosto sorpreso le restituì l’inchino, prese la sua mano e raggiunsero gli altri.
La musica diede il via. Iniziarono con il ballo di corte e le loro movenze eleganti e flessuose mettevano in evidenza l’impegno che avevano profuso durante tutte le lezioni. I cavalieri e le loro dame si sorridevano mentre tutto il pubblico era in silenzio. Tom e Rose avevano le lacrime agli occhi, mai avrebbero immaginato che la loro figlia potesse dimostrare tanta femminilità.
La danza terminò e le dame si inchinarono ai loro cavalieri che a loro volta baciarono la mano guantata. Sei semplicemente stupenda. Bisbigliò Oliver prima di raggiungere il suo posto.
I ragazzi rientrarono per cambiarsi. Ora sì che si sarebbero divertiti con i loro balli popolari.
Tornarono in pista ed ognuno di loro si avvicinò al tavolo dei genitori, Eloise prese la mano di Tom e tornò a ballare, figli e genitori si perdevano in quell’allegria che solo l’amore può dare. Rose aveva gli occhi lucidi, sua figlia e suo marito ballavano e, mentre passavano vicino ai tavoli Tom lasciò la mano di sua figlia e prese quella di sua moglie, e tutti gli altri fecero lo stesso.
Eloise si sedette e bevve un sorso di birra. Era felice per quella serata. Si stava rilassando dalla tensione delle prove e del saggio quando sir Power la raggiunse al tavolo.
I miei complimenti, miss Eloise, le posso garantire che non avrebbe sfigurato in un vero ballo alla corte reale. Le disse mentre alzava il boccale di birra e brindava.
Eloise si sentiva impacciata. Non ho avuto occasione di ringraziarla per il regalo che mi ha fatto. Beatrice lo ha molto gradito, e anch’io. Ma non doveva. Gli disse mentre la musica aumentava di intensità.
Il cavaliere sembrava volerla magiare con gli occhi. Dio com’era bella. Mentre ballava con quell’abito così femminile aveva sentito salirgli dentro una voglia irresistibile di strapparla dalle braccia di Oliver e portarla via. Lo aveva riconosciuto da tempo che quella mocciosa gli piaceva, ma non lo avrebbe mai ammesso con nessuno.
Oliver li osservava e si avvedeva dell’espressione del suo capo e, temendo un gesto inconsulto da parte dell’uomo si avvicinò e prese Eloise per un braccio trascinandola in una danza che di femminile aveva davvero poco.
Tutti ballarono per tutta la notte. Bevvero litri di birra e solo quando il sole era già spuntato lasciarono il salone.
Tom e Rose si tenevano per mano mentre Eloise camminava davanti a loro a passo di danza. Era felice e si voltò verso di loro camminando all’indietro. Fece un inchino sono la vostra principessa. Disse loro prima di ruzzolare a terra.
Le loro risate fecero spaventare i primi uccelli, raggiunsero casa e caddero sfiniti nel letto.
Ci vollero un paio di giorni per smaltire le sbornie.
La primavera aveva portato giornate tiepide e soleggiate, i lavori nei campi e al castello avevano ripreso a pieno ritmo.
Maggio iniziò con un gran temporale. Era inconsueto per quella stagione e i vecchi non presagivano niente di buono per l’estate che doveva arrivare.
Era domenica e Rose aveva appena terminato di preparare il pranzo. Si stavano sedendo a tavola quando sentirono un cavallo arrivare al galoppo. Si guardarono sorpresi e Tom andò alla porta.
Oliver entrò in casa e salutò le signore. Rose aggiunse un piatto e lo invitò a pranzo. Eloise era felice di vederlo, come sempre, dal ballo non si erano più visti.
L’uomo aveva gli occhi che brillavano e guardava spesso Eloise che, imbarazzata posò il cucchiaio e incrociò le braccia. Si può sapere che ti prende? Sputa il rospo! Gli disse con gli occhi che ridevano.
Oliver prese un sospiro. Sono venuto per invitarti a palazzo reale. Disse godendosi l’espressione stupefatta sul volto della ragazza e dei genitori.
Sì, certamente, il re in persona mi ha mandato l’invito! Gli rispose scherzando.
A fine maggio ci sarà una grande festa per il suo compleanno e sir Power e tutta la scorta siamo stati invitati, ed ognuno può portare chi vuole, ed io voglio te!  Sarà un’esperienza indimenticabile e parteciperemo al ballo, e tu sarai la più bella. Le disse speranzoso.
Tu sei pazzo se credi che io venga a corte. Gli rispose semplicemente.





A fine pranzo Oliver chiese il permesso di portare Eloise a fare una cavalcata. La ragazza non capiva il senso della richiesta fatta a suo padre, ma alzò le spalle e in pochi minuti era in sella a Beatrice.
L’aria era tiepida e una leggera brezza le scompigliava i lunghi capelli. Erano ancora in silenzio mentre oltrepassavano il boschetto. L’insenatura del fiume, che ancora aveva acque un po’ agitate era come l’aveva lasciata l’ultima volta che ci era stata. Inutile mentire a se stessa, anche il ricordo del bacio le tornava alla mente ogni volta che era lì.
Verrai a corte con me? Ci saremo tutti e non dovrai temere niente e nessuno. Le chiese titubante.
Non sono fatta per la corte reale, io sono la figlia del fabbro e preferisco ferrare i cavalli piuttosto che stare in quella società. Gli rispose sincera.
Ma non la conosci. Potrebbe piacerti e, soprattutto a me farebbe molto piacere. I miei compagni mi hanno assicurato che avrò tempo da dedicarti e sono molto felici di poterti fare da scorta. Insistette l’uomo.
Eloise sospirò. Quello non è il mio ambiente, non voglio poter creare problemi. Non era per niente convinta.
Parla con i tuoi, chiedi loro consiglio. Partiremmo fra due settimane e ci fermeremo solo pochi giorni, saremo di ritorno prima che te ne accorga ma avrai un’avventura da ricordare per tutta la vita. Le disse ancora.
L’acqua del fiume sembrava cantare per lei. Rimasero in silenzio per un po’ prima di rientrare.
L’accompagnò fino alla stalla aspettando un cenno. Non verrò, Oliver, non fa per me. Ribadì di nuovo.
Io spero che tu possa cambiare idea. Tornerò fra una settimana e spero proprio che tu possa accettare il mio invito. Si salutarono e Oliver ritornò galoppando al castello.
Sua madre l’aspettava. Ci andrai?  Le chiese, ben sapendo già cosa le avrebbe risposto. No, madre, sono la figlia del fabbro non una dama di corte, conosco i miei limiti. Le rispose con un bacio.
Rose le prese il viso e lo tenne vicinissimo al suo. I suoi grandi occhi sinceri contornati da rughe profonde la scrutavano come non aveva mai fatto. Conosceva bene sua figlia ma non era mai riuscita a raggiungere il centro del suo cuore. Lo faresti per me? Se te lo chiedessi io? Le sussurrò tenendo il viso della figlia fra le ruvide mani.
Perché vorresti che io andassi, madre? Dammi un motivo. Le rispose.
Io sono la figlia illegittima di un aristocratico. Mio padre sapeva di me ma non mi ha mai voluta conoscere. Mia madre era una serva alla corte reale, una donna bellissima che si innamorò dell’uomo sbagliato. Fu scacciata quando il suo pancione crebbe e morì di crepacuore per essersi fatta illudere come una sciocca. Mi raccontava sempre della vita in quel posto, ero molto piccola e credo che mi abbia detto tante favole più che la realtà. Avrebbe voluto che io prendessi il posto che meritavo, ma a me non è mai interessato. Vorrei che tu ci andassi per me, sono sicura che tua nonna ne sarebbe contenta. Le raccontò con molta fatica.
Quanto c’è di vero in questa storia?  Le chiese restituendole una carezza.
Il desiderio di una madre di vedere felice la propria figlia. Le rispose semplicemente.
Io sono felice qui, non mi serve altro. Ribadì convinta.
Lo sarai ancora di più dopo che sarai stata a corte. E’ un’esperienza da vivere e non capita a molte ragazze e poi Oliver ne sarebbe dispiaciuto. Insistette.
Ci penserò, madre. Le disse raggiungendo la sua camera.
Era davvero combattuta, non voleva deludere Oliver e non credeva a tutto quello che sua madre le aveva raccontato, capiva soltanto che le persone a cui lei teneva di più desideravano che ci andasse.
Prese in mano la pagina del diario di Sara. Osservava quel disegno ogni giorno, stava sbiadendo e lei lo aveva impresso nella mente. Cosa devo fare, Sara? Bisbigliò più a se stessa.
Il profumo di rosa si intensificò. Vorrei tanto che tu mi parlassi. Disse sempre a voce bassa. Un lieve sussurro le giunse all’orecchio, ma anche stavolta non riuscì a capirla. Si distese sul letto e si addormentò.
Sognò la corte reale, il re e la regina, il ballo e poi… Si svegliò di soprassalto, col sudore che le colava in mezzo ai seni. Ansimava e ricordò l’incubo che l’aveva colta, per la prima volta nella sua vita scoprì come si stava con la paura di qualcosa di sconosciuto. L’incubo l’aveva travolta all’improvviso: cavalli in corsa, armi e sangue, tanto sangue e lei che combatteva per salvare il mondo.
Cercò di calmare il respiro. Si asciugò la fronte e si portò la mano al petto ordinando al suo cuore di calmarsi.
Avrebbe tanto voluto sapere cosa significava quel sogno, anzi quell’incubo mentre sentiva nelle orecchie il sibilo di Sara sìììììì, sìììììì.
Rimase immobile per alcuni minuti mentre cercava di dare un senso a tutto.



foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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