ELOISE
P. SESSANTAQUATTRO E SESSANTACINQUE
Un sorriso
aleggiava sulle labbra dell’uomo mentre osservava le emozioni che
attraversavano la mente di Eloise. Non ci voleva molto per capire che sir Power
ne era innamorato, ormai tutta la scorta se ne era accorta, e non da adesso.
Non può essere vero, Leonard. Io lo
saprei. Gli rispose.
Ora non pensarci, godiamoci questa
giornata, posso rimanere fino a domani e dormirò qui davanti al fuoco in
compagnia di King, non mi perdo una succulenta cena di miss Rose, chissà quando
potrà succedere di nuovo. Cercò di deviare il discorso.
Passarono
una piacevole giornata e i due amici rimasero a lungo davanti al fuoco. Eloise
gli raccontò del fantasma rosa ma non gli mostrò la pagina col disegno che si
stava scolorendo.
Si
salutarono a notte fonda e il mattino dopo, Leonard era già partito quando
entrò in cucina per La colazione.
Sua madre le
sorrise e le accarezzò i capelli, aveva capito ogni cosa e vedeva il dolore
negli occhi di sua figlia. Arriverà
quello giusto, mia cara. Le sussurrò dolcemente.
L’anno era
terminato e, come succedeva da sempre, tutto il villaggio festeggiò. Presto
sarebbe stato il suo quindicesimo compleanno. Stava crescendo e mille pensieri
le passavano nella testa.
Erano due
giorni che nevicava senza sosta. Una neve leggera e il vento che soffiava da
nord sembrava una mano invisibile che l’ammucchiava in banchi tutti uguali
contro i muri delle case, delle piante addormentate e nelle rive dei fossi. Per
fortuna le strade erano percorribili anche se pochi carri si avventuravano in
quelle giornate gelide.
Eloise era
in cucina, annoiata coi gomiti appoggiati al tavolo si teneva il viso
imbronciato. Osservava sua madre che era davanti al camino e rammendava alcuni
indumenti con King sonnacchioso ai suoi piedi. Le vedeva la schiena, la lunga
treccia di capelli che avevano lo stesso colore dei suoi inframezzati da tanti
fili d’argento. Stava invecchiando e si affaticava con poco.
Ebbe un moto
d’amore verso quella donna e ripensò alla sua storia. A come due anime
solitarie si erano messe insieme per combattere ognuno la propria guerra
interiore, libere di andare ma che avevano deciso di non lasciarsi. Poi era
nata lei e la loro unione si era rinsaldata ancora di più.
Capiva bene
che i suoi genitori si amavano, che amavano lei e che erano soddisfatti di
quello che avevano costruito insieme.
Possibile,
si chiese che potesse capitare anche a lei? Che l’unione con uno sconosciuto, o
quasi, potesse poi sfociare in un grande amore?
Cominciò a
fantasticare, a pensare di trovarsi fra le braccia di un uomo e fu ineluttabile
che fossero le uniche braccia che l’avevano mai stretta, quelle di sir Power
che le rubava il suo primo bacio.
Rivisse quei
momenti, le emozioni che aveva provato mentre la sua lingua incontrava quella
dell’uomo, delle gambe molli e di quel languore che non aveva mai provato. Del
respiro che le soffiava fra i capelli mentre le sue stesse braccia non lo
lasciavano. E le parole che le aveva detto in seguito tu occupi un posto speciale nel mio cuore.
Ricordò la
prima volta che lo vide, la sua risata quando cadde da cavallo e quando, dopo
averla inseguita l’aveva gettata a terra e per pochi secondi i loro sguardi si
erano incatenati. Lei era poco più che una bambina, ma ora rivivendo quei
ricordi ebbe un sussulto. Si portò le mai al cuore e spalancò gli occhi.
Possibile? Possibile che in tutto quel tempo non avesse capito? Il suo
risentimento verso di lui, la rabbia che la coglieva quando gli era vicino, ora
tutto aveva un senso.
Si alzò da
tavola facendo cadere la sedia e corse in camera sua. Non voleva che sua madre
la vedesse. Si sedette sul letto cercando di fermare il tremore delle mani.
Possibile? Si chiese ancora. Possibile che in tutti quegli anni il suo cuore
sapesse quello che la mente non voleva accettare?
Non aveva il
coraggio nemmeno di dirlo a se stessa, nemmeno di pensarlo ma da quando Leonard
le aveva detto che sir Power era innamorato di lei qualcosa aveva rotto degli
argini che si era costruita senza nemmeno saperlo.
Dio! E’ terribile! Sono innamorata di
lui! Sussurrò a se
stessa.
Ora che lo
aveva detto si rendeva conto di quanto fosse tutto assurdo, di quanto avrebbe
dovuto lottare per tenere nascosti questi sentimenti. Lacrime di rabbia e di
impotenza le bagnarono le mani, doveva trovare una soluzione e decise che in
primavera avrebbe detto a suo padre che era d’accordo a che qualcuno la
corteggiasse. Con questo pensiero cercò di calmarsi. Si asciugò gli occhi e
cercò di ricomporsi, nessuno doveva sospettare, nessuno!
Cercò un
sorriso e uscì dalla sua stanza.
King le volò
in braccio e lei si mise davanti al fuoco con lui, non era ancora pronta a
mostrarsi a sua madre, aveva la quasi certezza che le avrebbe letto nell’Anima
e avrebbe capito ogni cosa.
Si
presentavano giorni difficili da affrontare, si preparò come meglio poteva.
La neve
aveva attutito il rumore degli zoccoli, fu sorpresa di sentire bussare e corse
ad aprire.
Il sorriso
di Leonard le riempì il cuore di gioia. L’uomo alzò lo sguardo dietro le spalle
della ragazza ed ebbe un cenno da Rose.
Entrò e andò
verso il camino per riscaldarsi un po’.
Che bella sorpresa! Le disse la ragazza offrendogli del
tè caldo.
Sono venuto per il tuo compleanno. Ho
un invito per te: sei ufficialmente invitata a festeggiare i tuoi quindici anni
al castello. Ed io sono qui a nome di tutti. Le disse facendole un inchino.
Eloise era
sorpresa e avrebbe voluto trovare mille scuse per non andarci, ma sua madre
aveva già preparato la sacca e suo padre aveva sellato Beatrice, non c’erano
scuse, e dovevano ripartire subito.
Si coprì ben
bene e partì con il suo amico. Le strade erano quasi immacolate ma i cavalli
avanzavano senza problemi.
Era
pomeriggio iniziato da poco quando giunsero al castello.
Lasciarono i
cavalli e entrarono veloci nell’alloggio dei suoi amici. Un bel tepore e del
vino caldo le sollevarono il morale.
Mancavano
Leroi e Steven che erano di guardia ma Allen la accolse con un abbraccio, e la
sorprese piacevolmente. Era una di loro, così si sentiva in loro compagnia.
Allen prese
la parola. Sono felice che lei sia qui,
miss Eloise e per alcune ore sarò il suo accompagnatore, si copra che la porto
a visitare il castello.
Uscirono
mentre la neve si diradava e si trasformava in fiocchi sottili.
Fu sorpresa
quando capì dove la stava conducendo. Il piccolo pezzo di terra dove una volta
c’era il pozzo ora era stato trasformato in un cimitero con a fianco una
cappella ancora da finire.
Una sola
tomba, una sola croce. Miss Eloise so che
lui avrebbe voluto salutarla. Le disse accompagnandola alla fossa di
Oliver.
Cercò di non
piangere. Rimase pochi minuti.
Venga, ora le mostro il resto. Le disse.
La portò a
visitare l’esterno del castello, le stalle che erano quasi terminate, i recinti
per gli animali con i ricoveri per l’inverno, una costruzione squadrata che
sarebbe divenuta gli alloggi della servitù. E tutto intorno c’era vita, molte
persone stavano lavorando per rifinire gli interni.
Erano
arrivati davanti all’entrata dell’abitazione principale, quella del padrone di
casa.
Una breve
scalinata portava all’entrata principale, il portone era aperto. Entrarono. Il
posto era illuminato da varie torce, il pavimento ancora grezzo come le pareti
ma i muri erano tutti stati eretti e le stanze delimitate.
Come vede, miss Eloise la struttura è
stata ricavata sulle fondamenta del vecchio castello. Venga, le mostro il
resto. Le disse
invitandola a proseguire.
Una grande
stanza rettangolare si stava trasformando e sarebbe diventata una enorme
cucina. Molti operai erano al lavoro e salutarono con un cenno del capo i
visitatori.
Allen le
mostrò il piano inferiore, il grande salone con tre camini. Lo immagini con lunghe tavolate dove i
soldati e le guardie vengono a rifocillarsi. Le suggerì.
Varie stanze
tutte da rifinire ma abitabili. Una scalinata portava al piano superiore.
E’ sicuro, sir Allen che possiamo
salire? Gli chiese
timorosa.
L’uomo la
precedette e si trovarono in un ampio corridoio. Faceva freddo, molte finestre
non avevano ancora vetri e inferriate e quasi tutte le stanze erano ancora
senza porta.
Ci voleva
una bella immaginazione per vederle finite ma la struttura era davvero
incredibilmente bella.
Hanno lavorato davvero bene, e molto
velocemente. Non immaginavo fosse già a questo punto. Ancora pochi mesi e tutto
sarà terminato. Disse
Eloise.
Sì, è stato un gran lavoro e nessuno
si è risparmiato. Le
rispose.
Ridiscesero.
Quella è la zona che abita sir Power,
meglio se torniamo. Le disse Allen.
Fuori era
già buio e tornarono di corsa al loro alloggio.
Cosa ne pensi? Le chiese Leonard.
Sono meravigliata, è davvero stupendo
e quando sarà finito non ci sarà nei dintorni un castello più bello di questo.
Mi ha fatto molto piacere vedere il cimitero e la cappella proprio in quel
luogo. Aggiunse.
I due uomini
la osservavano, come se volessero aggiungere qualcosa.
Bene, Eloise, stasera mangeremo
qualcosa tutti insieme e domani festeggeremo il tuo compleanno. Sei in buone
mani e noi siamo felici di averti qui con noi.
Arrivarono
anche gli altri e, prima che Allen e Leonard montassero il loro turno
mangiarono insieme.
Una branda
con una tenda era stata approntata per Eloise. Si coricò pensando alla sorpresa
che le avevano fatto. Era felice, tutto le piaceva di quel castello e si
addormentò col sorriso sulle labbra.
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