venerdì 12 ottobre 2018

ELOISE


ELOISE

P. SESSANTAQUATTRO E SESSANTACINQUE








Un sorriso aleggiava sulle labbra dell’uomo mentre osservava le emozioni che attraversavano la mente di Eloise. Non ci voleva molto per capire che sir Power ne era innamorato, ormai tutta la scorta se ne era accorta, e non da adesso.
Non può essere vero, Leonard. Io lo saprei. Gli rispose.
Ora non pensarci, godiamoci questa giornata, posso rimanere fino a domani e dormirò qui davanti al fuoco in compagnia di King, non mi perdo una succulenta cena di miss Rose, chissà quando potrà succedere di nuovo. Cercò di deviare il discorso.
Passarono una piacevole giornata e i due amici rimasero a lungo davanti al fuoco. Eloise gli raccontò del fantasma rosa ma non gli mostrò la pagina col disegno che si stava scolorendo.
Si salutarono a notte fonda e il mattino dopo, Leonard era già partito quando entrò in cucina per La colazione.
Sua madre le sorrise e le accarezzò i capelli, aveva capito ogni cosa e vedeva il dolore negli occhi di sua figlia. Arriverà quello giusto, mia cara. Le sussurrò dolcemente.
L’anno era terminato e, come succedeva da sempre, tutto il villaggio festeggiò. Presto sarebbe stato il suo quindicesimo compleanno. Stava crescendo e mille pensieri le passavano nella testa.
Erano due giorni che nevicava senza sosta. Una neve leggera e il vento che soffiava da nord sembrava una mano invisibile che l’ammucchiava in banchi tutti uguali contro i muri delle case, delle piante addormentate e nelle rive dei fossi. Per fortuna le strade erano percorribili anche se pochi carri si avventuravano in quelle giornate gelide.
Eloise era in cucina, annoiata coi gomiti appoggiati al tavolo si teneva il viso imbronciato. Osservava sua madre che era davanti al camino e rammendava alcuni indumenti con King sonnacchioso ai suoi piedi. Le vedeva la schiena, la lunga treccia di capelli che avevano lo stesso colore dei suoi inframezzati da tanti fili d’argento. Stava invecchiando e si affaticava con poco.
Ebbe un moto d’amore verso quella donna e ripensò alla sua storia. A come due anime solitarie si erano messe insieme per combattere ognuno la propria guerra interiore, libere di andare ma che avevano deciso di non lasciarsi. Poi era nata lei e la loro unione si era rinsaldata ancora di più.
Capiva bene che i suoi genitori si amavano, che amavano lei e che erano soddisfatti di quello che avevano costruito insieme.
Possibile, si chiese che potesse capitare anche a lei? Che l’unione con uno sconosciuto, o quasi, potesse poi sfociare in un grande amore?
Cominciò a fantasticare, a pensare di trovarsi fra le braccia di un uomo e fu ineluttabile che fossero le uniche braccia che l’avevano mai stretta, quelle di sir Power che le rubava il suo primo bacio.
Rivisse quei momenti, le emozioni che aveva provato mentre la sua lingua incontrava quella dell’uomo, delle gambe molli e di quel languore che non aveva mai provato. Del respiro che le soffiava fra i capelli mentre le sue stesse braccia non lo lasciavano. E le parole che le aveva detto in seguito tu occupi un posto speciale nel mio cuore.
Ricordò la prima volta che lo vide, la sua risata quando cadde da cavallo e quando, dopo averla inseguita l’aveva gettata a terra e per pochi secondi i loro sguardi si erano incatenati. Lei era poco più che una bambina, ma ora rivivendo quei ricordi ebbe un sussulto. Si portò le mai al cuore e spalancò gli occhi. Possibile? Possibile che in tutto quel tempo non avesse capito? Il suo risentimento verso di lui, la rabbia che la coglieva quando gli era vicino, ora tutto aveva un senso.
Si alzò da tavola facendo cadere la sedia e corse in camera sua. Non voleva che sua madre la vedesse. Si sedette sul letto cercando di fermare il tremore delle mani. Possibile? Si chiese ancora. Possibile che in tutti quegli anni il suo cuore sapesse quello che la mente non voleva accettare?
Non aveva il coraggio nemmeno di dirlo a se stessa, nemmeno di pensarlo ma da quando Leonard le aveva detto che sir Power era innamorato di lei qualcosa aveva rotto degli argini che si era costruita senza nemmeno saperlo.
Dio! E’ terribile! Sono innamorata di lui! Sussurrò a se stessa.
Ora che lo aveva detto si rendeva conto di quanto fosse tutto assurdo, di quanto avrebbe dovuto lottare per tenere nascosti questi sentimenti. Lacrime di rabbia e di impotenza le bagnarono le mani, doveva trovare una soluzione e decise che in primavera avrebbe detto a suo padre che era d’accordo a che qualcuno la corteggiasse. Con questo pensiero cercò di calmarsi. Si asciugò gli occhi e cercò di ricomporsi, nessuno doveva sospettare, nessuno!
Cercò un sorriso e uscì dalla sua stanza.
King le volò in braccio e lei si mise davanti al fuoco con lui, non era ancora pronta a mostrarsi a sua madre, aveva la quasi certezza che le avrebbe letto nell’Anima e avrebbe capito ogni cosa.
Si presentavano giorni difficili da affrontare, si preparò come meglio poteva.





La neve aveva attutito il rumore degli zoccoli, fu sorpresa di sentire bussare e corse ad aprire.
Il sorriso di Leonard le riempì il cuore di gioia. L’uomo alzò lo sguardo dietro le spalle della ragazza ed ebbe un cenno da Rose.
Entrò e andò verso il camino per riscaldarsi un po’.
Che bella sorpresa! Le disse la ragazza offrendogli del tè caldo.
Sono venuto per il tuo compleanno. Ho un invito per te: sei ufficialmente invitata a festeggiare i tuoi quindici anni al castello. Ed io sono qui a nome di tutti. Le disse facendole un inchino.
Eloise era sorpresa e avrebbe voluto trovare mille scuse per non andarci, ma sua madre aveva già preparato la sacca e suo padre aveva sellato Beatrice, non c’erano scuse, e dovevano ripartire subito.
Si coprì ben bene e partì con il suo amico. Le strade erano quasi immacolate ma i cavalli avanzavano senza problemi.
Era pomeriggio iniziato da poco quando giunsero al castello.
Lasciarono i cavalli e entrarono veloci nell’alloggio dei suoi amici. Un bel tepore e del vino caldo le sollevarono il morale.
Mancavano Leroi e Steven che erano di guardia ma Allen la accolse con un abbraccio, e la sorprese piacevolmente. Era una di loro, così si sentiva in loro compagnia.
Allen prese la parola. Sono felice che lei sia qui, miss Eloise e per alcune ore sarò il suo accompagnatore, si copra che la porto a visitare il castello.
Uscirono mentre la neve si diradava e si trasformava in fiocchi sottili.
Fu sorpresa quando capì dove la stava conducendo. Il piccolo pezzo di terra dove una volta c’era il pozzo ora era stato trasformato in un cimitero con a fianco una cappella ancora da finire.
Una sola tomba, una sola croce. Miss Eloise so che lui avrebbe voluto salutarla. Le disse accompagnandola alla fossa di Oliver.
Cercò di non piangere. Rimase pochi minuti.
Venga, ora le mostro il resto. Le disse.
La portò a visitare l’esterno del castello, le stalle che erano quasi terminate, i recinti per gli animali con i ricoveri per l’inverno, una costruzione squadrata che sarebbe divenuta gli alloggi della servitù. E tutto intorno c’era vita, molte persone stavano lavorando per rifinire gli interni.
Erano arrivati davanti all’entrata dell’abitazione principale, quella del padrone di casa.
Una breve scalinata portava all’entrata principale, il portone era aperto. Entrarono. Il posto era illuminato da varie torce, il pavimento ancora grezzo come le pareti ma i muri erano tutti stati eretti e le stanze delimitate.
Come vede, miss Eloise la struttura è stata ricavata sulle fondamenta del vecchio castello. Venga, le mostro il resto. Le disse invitandola a proseguire.
Una grande stanza rettangolare si stava trasformando e sarebbe diventata una enorme cucina. Molti operai erano al lavoro e salutarono con un cenno del capo i visitatori.
Allen le mostrò il piano inferiore, il grande salone con tre camini. Lo immagini con lunghe tavolate dove i soldati e le guardie vengono a rifocillarsi. Le suggerì.
Varie stanze tutte da rifinire ma abitabili. Una scalinata portava al piano superiore.
E’ sicuro, sir Allen che possiamo salire? Gli chiese timorosa.
L’uomo la precedette e si trovarono in un ampio corridoio. Faceva freddo, molte finestre non avevano ancora vetri e inferriate e quasi tutte le stanze erano ancora senza porta.
Ci voleva una bella immaginazione per vederle finite ma la struttura era davvero incredibilmente bella.
Hanno lavorato davvero bene, e molto velocemente. Non immaginavo fosse già a questo punto. Ancora pochi mesi e tutto sarà terminato. Disse Eloise.
Sì, è stato un gran lavoro e nessuno si è risparmiato. Le rispose.
Ridiscesero. Quella è la zona che abita sir Power, meglio se torniamo. Le disse Allen.
Fuori era già buio e tornarono di corsa al loro alloggio.
Cosa ne pensi? Le chiese Leonard.
Sono meravigliata, è davvero stupendo e quando sarà finito non ci sarà nei dintorni un castello più bello di questo. Mi ha fatto molto piacere vedere il cimitero e la cappella proprio in quel luogo. Aggiunse.
I due uomini la osservavano, come se volessero aggiungere qualcosa.
Bene, Eloise, stasera mangeremo qualcosa tutti insieme e domani festeggeremo il tuo compleanno. Sei in buone mani e noi siamo felici di averti qui con noi.
Arrivarono anche gli altri e, prima che Allen e Leonard montassero il loro turno mangiarono insieme.
Una branda con una tenda era stata approntata per Eloise. Si coricò pensando alla sorpresa che le avevano fatto. Era felice, tutto le piaceva di quel castello e si addormentò col sorriso sulle labbra.

foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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