mercoledì 24 ottobre 2018

ELOISE


ELOISE

P. OTTANTAQUATTRO E OTTANTACINQUE




Leonard e il suo compagno si prepararono all’assalto, due contro quattro, non sarebbe stato facile. I loro nemici non si erano ancora mossi, aspettavano di poter vedere chi erano i loro assalitori e quanti fossero.
Leonard bisbigliò qualcosa all’orecchio del suo amico. Contemporaneamente lanciarono il loro pugnale che raggiunsero due dei quattro, la ferita non era mortale ma ne avrebbe ridotto le forze.
I due non indugiarono oltre e affrontarono il gruppetto. Leonard mise fine in fretta ai due feriti mentre l’altro teneva a bada gli altri. Lo raggiunse e, finalmente ora le forze in campo erano in parità. Non fu facile sopraffarli, ma alla fine ci riuscirono.
I due compagni ripresero fiato, avevano alcune ferite leggere ma erano incolumi.
Cosa ne facciamo dei corpi? Chiese Leonard.
Dobbiamo scavare una buca e seppellirli, non devono essere trovati. Ce ne sono altri che prenderanno il posto di questi maledetti. Ho visto altri tre bivacchi e credo siano molto ben organizzati. Gli rispose.
Si addentrarono nel folto degli alberi e, nonostante fossero stanchi scavarono una buca abbastanza larga per i quattro cadaveri e le loro selle.
Li perquisirono ma, oltre alla mappa del posto non trovarono niente di rilevante.
Era quasi l’alba quando si separarono.
Leonard entrò nell’alloggio e Allen si alzò dalla sua branda. Vedendo le condizioni del suo sottoposto lo aiutò a levarsi gli indumenti sporchi e insanguinati. Nottata dura! Gli disse mentre quello si lavava via polvere e sangue. Non immagini quanto! Gli rispose buttandosi sulla branda e addormentandosi.
Allen rimase sveglio ad osservarlo. Capiva molte cose ma rispettava il riserbo del suo sottoposto, gli aveva promesso che lo avrebbe messo al corrente appena possibile, e lui aspettava paziente di scoprire tutta la verità su quello che stava succedendo.
Era quasi mezzogiorno quando Steven e Leroi rientrarono dal loro turno di guardia. Allen e Leonard presero il loro posto.
Davanti alla casa del fabbro tutto sembrava tranquillo. L’agente del re si era appostato in modo da non perdere un movimento e cercò di rilassarsi e recuperare un po’ del sonno perso. I suoi sensi lo avrebbero avvertito di qualsiasi situazione pericolosa.
Al castello regnava la solita frenesia, la data del matrimonio si avvicinava e tutti erano molto impegnati.
Leonard osservava ogni uomo e ogni donna come se dovesse carpire i loro segreti. Chi stai cercando? Gli chiese Allen. Tutto quello che è fuori posto. Gli rispose.
Sir Power si stava intrattenendo con gli ingegneri e fuori le due guardie non perdevano di vista niente e nessuno.
C’è una donna che è passata di qui già tre volte, non credo abbia qualcosa da fare da queste parti. Disse Allen. Stai in guardia, io la seguo. Gli rispose.
Era una bella ragazza vestita da contadina e portava una cesta da consegnare alla cuoca. Lei non si accorse di essere seguita ed entrò nelle cucine dalla porta riservata al personale e ai fornitori.
Leonard si appostò sotto una finestra mentre quella consegnava la cesta a qualcuno senza dire nemmeno una parola. La lasciò andare quando uscì, l’avrebbe raggiunta più tardi ora che ne conosceva il volto.
Entrò in cucina e vide un uomo che teneva in mano la cesta.
Posala. Gli disse estraendo il pugnale.
L’uomo non reagì e obbedì.
Leonard alzò il panno che la copriva e, insieme a uova e verdure varie vide un foglio, lo prese e se lo infilò nel taschino.
Ora vieni con me. Il suo sguardo era truce e manteneva a stento la calma.
Raggiunsero una parte isolata dopo le stalle e lo mise con le spalle al muro mentre estraeva il foglio, ben sapendo cosa conteneva, la stessa mappa del territorio.
A chi la devi consegnare? Gli chiese mentre gli puntava la lama alla gola.
Io non so niente, dovevo solo portare la cesta nelle cantine, al fresco. Lo faccio ogni giorno. Gli rispose mentre tremava in tutto il corpo.
Leonard lo fissava dritto negli occhi cercando di capire se mentiva o meno, poi gli osservò le mani e capì.
A chi devi consegnare la cesta? Gli chiese di nuovo mentre la punta del pugnale entrava sottopelle e gocce di sangue gli scendevano sui vestiti.
L’uomo non rispondeva e anche il suo sguardo era mutato. Non ci voleva molto a capire che non avrebbe parlato nemmeno ora che la sua vita era in pericolo.
Leonard lo perquisì ma non trovò niente. Gli prese i polsi e lo condusse in un angolo ancora più nascosto.
Chi siete? Cominciò ad interrogarlo. Ma quello non rispondeva.
Non ho bisogno che tu confessi, io so già tutto. Gli disse quasi ringhiando.
Sapeva che non avrebbe ottenuto niente, erano votati alla morte pur di non tradire la loro missione, lui stesso avrebbe avuto lo stesso comportamento.
Non stette a pensarci molto e gli tagliò la gola. Lo sconosciuto ci mise poco a morire dissanguato.
Tenne il cadavere per le spalle e ritornò indietro, trascinandolo.
Lo legò al centro di uno spiazzo, dove tutti potevano vederlo e tornò da Allen.
Sei più insanguinato del solito. Gli disse il suo capo.





Il pomeriggio era bollente, il sole picchiava sul cadavere legato nella piccola piazza. Quelli che passavano di lì si facevano il segno della croce e allungavano il passo.
Sir Power uscì e vide il sangue sui vestiti della sua guardia. Corrugò la fronte. Cosa è successo? Volle sapere.
C’è un cadavere sulla piazzetta, mi sono imbrattato del suo sangue mentre cercavo di capire chi fosse, ma non lo conosco. Gli rispose.
Sir Power volle vedere la scena. Rimase pochi minuti ad osservare un uomo che non aveva mai visto e che era morto di morte violenta nel suo castello. Fatelo rimuovere. Disse mentre si allontanava.
Il padrone si ritirò nella sua camera. Fuori Allen e Leonard erano in piedi, in silenzio.
Meglio se vai a darti una ripulita. Disse il caposcorta, e l’altro non se lo fece ripetere due volte.
Cenarono nel grande salone mentre il buio scendeva accompagnato dal canto dei grilli.
Allen e Leonard rientrarono nel loro alloggio.
Esci anche stanotte? Hai bisogno di aiuto? Gli chiese Allen ben sapendo la risposta.
Leonard uscì che la notte era nera come la pece.
Ispezionò parecchio territorio ma non trovò nessuno. Era stata una notte tranquilla. Il cadavere dell’uomo che aveva sgozzato e messo bene in vista aveva sortito il suo effetto. Chiunque fosse implicato nella storia aveva deciso di rallentare l’operazione.
Rientrò e si buttò sulla branda ancora prima di togliersi i vestiti.
Passò una settimana allo stesso modo, piuttosto tranquilla. Mancavano quattro settimane al matrimonio, Leonard sentiva in ogni millimetro della sua pelle che qualcosa sarebbe successo. Avrebbe voluto andare da Eloise, ma sapeva che era ben sorvegliata e che lui doveva sorvegliare il castello.
Era mattina presto quando sentirono gli zoccoli di vari cavalli entrare al castello. Otto guardie reali fecero il loro ingresso come se quello fosse casa loro.
Allen andò loro incontro. Non aspettavano nessuno e le accompagnò alle stalle per mettere a riposo i cavalli poi li accompagnò nel salone facendo loro servire delle bevande fresche. Sir Power non ci mise molto ad arrivare e prese un boccale di birra.
Non vi aspettavo così presto. Disse loro.
Il capitano prese la parola. Il re ha deciso di anticipare il nostro arrivo per dare una mano a controllare il castello e il territorio. Per il matrimonio saranno presenti personalità importanti, oltre ai sovrani e vuole che tutto sia sicuro. Disse l’uomo senza abbassare lo sguardo.
Potete aggiornarvi con la mia scorta. Disse loro.
Non è necessario. Questo documento ci autorizza a svolgere in autonomia quello che riteniamo necessario. Gli rispose mostrandogli il documento col sigillo reale.
Sir Power lo lesse e lo passò ad Allen che fece altrettanto.
Il capo della mia scorta provvederà ad assegnarvi un alloggio e sarà a disposizione per qualunque cosa abbiate bisogno. E se ne andò.
Ora che si avvicinava il momento del matrimonio, sir Power si sentiva inquieto, sentiva la catena intorno al collo che lo soffocava, gli sarebbe piaciuto rompere gli anelli e scappare con Eloise in capo al mondo, invece aveva una promessa da mantenere.
Fu una giornata convulsa. Le guardie reali iniziarono la loro ispezione e non rientrarono se non a tarda sera.
Allen e Leonard erano nel loro alloggio quando entrò il ragazzino dell’altra volta. Si bloccò vedendo i due uomini e Leonard lo seguì fuori.
Il tuo amico ti aspetta. Gli disse prima di scappare via.
Leonard rientrò, prese le armi e uscì senza dire niente altro.
I due si incontrarono poco fuori dalle mura del castello.
Cosa succede di così importante? Volle sapere Leonard.
L’altro lo prese per un braccio e si nascosero.
Gli otto uomini che sono arrivati sono degli impostori. Non sono le guardie del re. Devono essere alle strette per rischiare così. Gli disse.  
E tu come lo sai? Gli chiese bisbigliando.
Perché ho trovato la fossa con gli otto cadaveri delle vere guardie. Disse tutto d’un fiato.
Mio dio! Abbiamo il nemico in casa con l’autorizzazione del re a fare quel che vogliono! Leonard aveva i brividi. Non possiamo liberarci di loro, cosa possiamo fare?
Non ci sono alternative. I nostri ordini sono precisi, li dobbiamo eliminare! e tocca a te farlo, devi trovare il modo se vuoi che la ragazza continui a vivere. Disse cupo.
Nella mente di Leonard passarono tanti pensieri. L’altro gli passò una fialetta. Usala.
 E’ quello che penso io? Gli chiese. E tu che farai? Aggiunse.
Il mio lavoro, non perderò di vista nemmeno per un momento la ragazza. Tu fa il tuo. Ed era già sparito.
Silenzioso come era uscito rientrò nel suo alloggio. Allen lo osservava e si accorse che qualcosa lo turbava, stavolta non era riuscito a mantenere l’impassibilità che lo contraddistingueva.

foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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