ELOISE
P. OTTANTAQUATTRO E OTTANTACINQUE
Leonard e il
suo compagno si prepararono all’assalto, due contro quattro, non sarebbe stato
facile. I loro nemici non si erano ancora mossi, aspettavano di poter vedere
chi erano i loro assalitori e quanti fossero.
Leonard
bisbigliò qualcosa all’orecchio del suo amico. Contemporaneamente lanciarono il
loro pugnale che raggiunsero due dei quattro, la ferita non era mortale ma ne
avrebbe ridotto le forze.
I due non
indugiarono oltre e affrontarono il gruppetto. Leonard mise fine in fretta ai
due feriti mentre l’altro teneva a bada gli altri. Lo raggiunse e, finalmente
ora le forze in campo erano in parità. Non fu facile sopraffarli, ma alla fine
ci riuscirono.
I due
compagni ripresero fiato, avevano alcune ferite leggere ma erano incolumi.
Cosa ne facciamo dei corpi? Chiese Leonard.
Dobbiamo scavare una buca e
seppellirli, non devono essere trovati. Ce ne sono altri che prenderanno il
posto di questi maledetti. Ho visto altri tre bivacchi e credo siano molto ben
organizzati. Gli
rispose.
Si
addentrarono nel folto degli alberi e, nonostante fossero stanchi scavarono una
buca abbastanza larga per i quattro cadaveri e le loro selle.
Li
perquisirono ma, oltre alla mappa del posto non trovarono niente di rilevante.
Era quasi
l’alba quando si separarono.
Leonard entrò
nell’alloggio e Allen si alzò dalla sua branda. Vedendo le condizioni del suo
sottoposto lo aiutò a levarsi gli indumenti sporchi e insanguinati. Nottata dura! Gli disse mentre quello si
lavava via polvere e sangue. Non immagini
quanto! Gli rispose buttandosi sulla branda e addormentandosi.
Allen rimase
sveglio ad osservarlo. Capiva molte cose ma rispettava il riserbo del suo
sottoposto, gli aveva promesso che lo avrebbe messo al corrente appena
possibile, e lui aspettava paziente di scoprire tutta la verità su quello che
stava succedendo.
Era quasi
mezzogiorno quando Steven e Leroi rientrarono dal loro turno di guardia. Allen
e Leonard presero il loro posto.
Davanti alla
casa del fabbro tutto sembrava tranquillo. L’agente del re si era appostato in
modo da non perdere un movimento e cercò di rilassarsi e recuperare un po’ del
sonno perso. I suoi sensi lo avrebbero avvertito di qualsiasi situazione
pericolosa.
Al castello
regnava la solita frenesia, la data del matrimonio si avvicinava e tutti erano
molto impegnati.
Leonard
osservava ogni uomo e ogni donna come se dovesse carpire i loro segreti. Chi stai cercando? Gli chiese Allen. Tutto quello che è fuori posto. Gli
rispose.
Sir Power si
stava intrattenendo con gli ingegneri e fuori le due guardie non perdevano di
vista niente e nessuno.
C’è una donna che è passata di qui
già tre volte, non credo abbia qualcosa da fare da queste parti. Disse Allen. Stai in guardia, io la seguo. Gli rispose.
Era una
bella ragazza vestita da contadina e portava una cesta da consegnare alla
cuoca. Lei non si accorse di essere seguita ed entrò nelle cucine dalla porta
riservata al personale e ai fornitori.
Leonard si
appostò sotto una finestra mentre quella consegnava la cesta a qualcuno senza
dire nemmeno una parola. La lasciò andare quando uscì, l’avrebbe raggiunta più
tardi ora che ne conosceva il volto.
Entrò in
cucina e vide un uomo che teneva in mano la cesta.
Posala. Gli disse estraendo il pugnale.
L’uomo non
reagì e obbedì.
Leonard alzò
il panno che la copriva e, insieme a uova e verdure varie vide un foglio, lo
prese e se lo infilò nel taschino.
Ora vieni con me. Il suo sguardo era truce e manteneva
a stento la calma.
Raggiunsero
una parte isolata dopo le stalle e lo mise con le spalle al muro mentre
estraeva il foglio, ben sapendo cosa conteneva, la stessa mappa del territorio.
A chi la devi consegnare? Gli chiese mentre gli puntava la lama
alla gola.
Io non so niente, dovevo solo portare
la cesta nelle cantine, al fresco. Lo faccio ogni giorno. Gli rispose mentre tremava in tutto
il corpo.
Leonard lo
fissava dritto negli occhi cercando di capire se mentiva o meno, poi gli
osservò le mani e capì.
A chi devi consegnare la cesta? Gli chiese di nuovo mentre la punta
del pugnale entrava sottopelle e gocce di sangue gli scendevano sui vestiti.
L’uomo non
rispondeva e anche il suo sguardo era mutato. Non ci voleva molto a capire che
non avrebbe parlato nemmeno ora che la sua vita era in pericolo.
Leonard lo
perquisì ma non trovò niente. Gli prese i polsi e lo condusse in un angolo
ancora più nascosto.
Chi siete? Cominciò ad interrogarlo. Ma quello
non rispondeva.
Non ho bisogno che tu confessi, io so
già tutto. Gli disse
quasi ringhiando.
Sapeva che
non avrebbe ottenuto niente, erano votati alla morte pur di non tradire la loro
missione, lui stesso avrebbe avuto lo stesso comportamento.
Non stette a
pensarci molto e gli tagliò la gola. Lo sconosciuto ci mise poco a morire
dissanguato.
Tenne il
cadavere per le spalle e ritornò indietro, trascinandolo.
Lo legò al
centro di uno spiazzo, dove tutti potevano vederlo e tornò da Allen.
Sei più insanguinato del solito. Gli disse il suo capo.
Il
pomeriggio era bollente, il sole picchiava sul cadavere legato nella piccola
piazza. Quelli che passavano di lì si facevano il segno della croce e
allungavano il passo.
Sir Power
uscì e vide il sangue sui vestiti della sua guardia. Corrugò la fronte. Cosa è successo? Volle sapere.
C’è un cadavere sulla piazzetta, mi
sono imbrattato del suo sangue mentre cercavo di capire chi fosse, ma non lo
conosco. Gli
rispose.
Sir Power
volle vedere la scena. Rimase pochi minuti ad osservare un uomo che non aveva
mai visto e che era morto di morte violenta nel suo castello. Fatelo rimuovere. Disse mentre si
allontanava.
Il padrone
si ritirò nella sua camera. Fuori Allen e Leonard erano in piedi, in silenzio.
Meglio se vai a darti una ripulita. Disse il caposcorta, e l’altro non se
lo fece ripetere due volte.
Cenarono nel
grande salone mentre il buio scendeva accompagnato dal canto dei grilli.
Allen e
Leonard rientrarono nel loro alloggio.
Esci anche stanotte? Hai bisogno di
aiuto? Gli chiese
Allen ben sapendo la risposta.
Leonard uscì
che la notte era nera come la pece.
Ispezionò
parecchio territorio ma non trovò nessuno. Era stata una notte tranquilla. Il
cadavere dell’uomo che aveva sgozzato e messo bene in vista aveva sortito il
suo effetto. Chiunque fosse implicato nella storia aveva deciso di rallentare
l’operazione.
Rientrò e si
buttò sulla branda ancora prima di togliersi i vestiti.
Passò una
settimana allo stesso modo, piuttosto tranquilla. Mancavano quattro settimane
al matrimonio, Leonard sentiva in ogni millimetro della sua pelle che qualcosa
sarebbe successo. Avrebbe voluto andare da Eloise, ma sapeva che era ben
sorvegliata e che lui doveva sorvegliare il castello.
Era mattina
presto quando sentirono gli zoccoli di vari cavalli entrare al castello. Otto
guardie reali fecero il loro ingresso come se quello fosse casa loro.
Allen andò
loro incontro. Non aspettavano nessuno e le accompagnò alle stalle per mettere
a riposo i cavalli poi li accompagnò nel salone facendo loro servire delle
bevande fresche. Sir Power non ci mise molto ad arrivare e prese un boccale di
birra.
Non vi aspettavo così presto. Disse loro.
Il capitano
prese la parola. Il re ha deciso di
anticipare il nostro arrivo per dare una mano a controllare il castello e il
territorio. Per il matrimonio saranno presenti personalità importanti, oltre ai
sovrani e vuole che tutto sia sicuro. Disse l’uomo senza abbassare lo
sguardo.
Potete aggiornarvi con la mia scorta.
Disse loro.
Non è necessario. Questo documento ci
autorizza a svolgere in autonomia quello che riteniamo necessario. Gli rispose mostrandogli il documento
col sigillo reale.
Sir Power lo
lesse e lo passò ad Allen che fece altrettanto.
Il capo della mia scorta provvederà
ad assegnarvi un alloggio e sarà a disposizione per qualunque cosa abbiate
bisogno. E se ne
andò.
Ora che si
avvicinava il momento del matrimonio, sir Power si sentiva inquieto, sentiva la
catena intorno al collo che lo soffocava, gli sarebbe piaciuto rompere gli
anelli e scappare con Eloise in capo al mondo, invece aveva una promessa da
mantenere.
Fu una
giornata convulsa. Le guardie reali iniziarono la loro ispezione e non
rientrarono se non a tarda sera.
Allen e Leonard
erano nel loro alloggio quando entrò il ragazzino dell’altra volta. Si bloccò
vedendo i due uomini e Leonard lo seguì fuori.
Il tuo amico ti aspetta. Gli disse prima di scappare via.
Leonard
rientrò, prese le armi e uscì senza dire niente altro.
I due si
incontrarono poco fuori dalle mura del castello.
Cosa succede di così importante? Volle sapere Leonard.
L’altro lo
prese per un braccio e si nascosero.
Gli otto uomini che sono arrivati
sono degli impostori. Non sono le guardie del re. Devono essere alle strette
per rischiare così.
Gli disse.
E tu come lo sai? Gli chiese bisbigliando.
Perché ho trovato la fossa con gli
otto cadaveri delle vere guardie. Disse tutto d’un fiato.
Mio dio! Abbiamo il nemico in casa
con l’autorizzazione del re a fare quel che vogliono! Leonard aveva i brividi. Non possiamo liberarci di loro, cosa
possiamo fare?
Non ci sono alternative. I nostri
ordini sono precisi, li dobbiamo eliminare! e tocca a te farlo, devi trovare il
modo se vuoi che la ragazza continui a vivere. Disse cupo.
Nella mente
di Leonard passarono tanti pensieri. L’altro gli passò una fialetta. Usala.
E’ quello che penso io? Gli chiese. E tu che
farai? Aggiunse.
Il mio lavoro, non perderò di vista
nemmeno per un momento la ragazza. Tu fa il tuo. Ed era già sparito.
Silenzioso
come era uscito rientrò nel suo alloggio. Allen lo osservava e si accorse che
qualcosa lo turbava, stavolta non era riuscito a mantenere l’impassibilità che
lo contraddistingueva.
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