lunedì 1 ottobre 2018

ELOISE


ELOISE

P. QUARANTAQUATTRO E QUARANTACINQUE





Il freddo e la neve anticiparono il grande inverno. Eloise era tornata taciturna come prima di incontrare Oliver. Sua madre e suo padre si interrogavano spesso su questo suo cambiamento d’umore ma non sapevano cosa rispondersi.
Il corso di ballo andava alla grande. Molti genitori assistevano alle lezioni e a fine serata si ritrovavano tutti insieme a mangiare quello che avevano portato. Miss Maffy aveva avuto proprio una bella idea. In quel piccolo villaggio non c’era molto per divertirsi e le case rimanevano chiuse al calare della sera, la comunità aspettava con gioia le serate danzanti dei figli.
Passò novembre senza che niente succedesse.
Il mese santo, dicembre, portò alcune novità. La comunità, stanca di rimanere chiusa in casa, per iniziativa del gruppo del cucito cominciò a programmare festicciole nella grande sala della taverna.
Ognuno portava ciocchi di legna, cibo, dolci, e la musica non mancava mai. Era davvero piacevole ritrovarsi insieme in allegria e spesso, i ragazzi della scuola di ballo davano spettacolo mostrando quello che avevano imparato.
Avvolti da tanta allegria festeggiarono tutti insieme il nuovo anno.
Si avvicinava il compleanno di Eloise, quattordici anni di una bellezza mozzafiato: era diventata proprio bellissima: il viso rosato spiccava in quel groviglio di riccioli ramati che le arrivavano fino in fondo alla schiena. Occhi verdi che richiamavano il colore della natura in primavera, un corpo flessuoso, rotondo nei punti giusti e un seno che aveva maturato come pesche. Si era fatta ancora più taciturna, pur essendo cortese e sorridente con tutti, intorno le aleggiava qualcosa di diverso e il profumo di rosa lo percepivano tutti. Molti ragazzi avevano perso la testa per lei ma, stranamente nessuno si era fatto avanti, come se capissero che Eloise avesse qualcosa di diverso e di più rispetto alle altre ragazze.
Fu festeggiato l’inizio del nuovo anno mentre tutto procedeva nella normalità.
Rose osservava sua figlia che si asciugava i lunghi capelli davanti al camino, le si avvicinò, le sorrise. Hai qualche desiderio per il tuo compleanno? Quattordici anni sono un traguardo importante, e tuo padre ed io vorremmo renderlo speciale.
Eloise alzò gli occhi sul volto sereno di sua madre. Molte rughe le incorniciavano gli occhi, i capelli erano più grigi che bruni, ma per lei rimaneva la donna più bella del mondo. Si rese conto, ancora una volta di quanto amasse i suoi genitori, e di quanto fosse stata fortunata. Vorrei fermare il tempo, madre. Sento che qualcosa sta cambiando, che io sto cambiando. Vorrei rendervi felici, accontentarvi e trovare un fidanzato, ma non ci riesco, il mio cuore non ci riesce. Ancora non ha provato nessuna emozione di quelle che ti mettono le ali. E se non lo trovassi? Chiese a sua madre.
Tom, le stava ascoltando. Era un momento da donne e lui si sentiva un intruso. Uscì silenziosamente e raggiunse la fucina, rimanendo seduto ad ascoltare la pioggia cadere.
Non si accorse dell’arrivo di Oliver. Buon pomeriggio, Tom. Salutò.
Tom alzò sorpreso il capo e gli sorrise riconoscendolo. Non l’avevo sentita arrivare, sir Oliver, vuole vedere Eloise? Gli chiese gentilmente.
Sono venuto per parlare con lei, andrò dopo a salutare Eloise e la sua signora. Era imbarazzato e Tom aspettava di sapere cosa volesse, anche se un certo sospetto già lo aveva.
So che Eloise presto compirà quattordici anni, vorrei il suo permesso di farle la corte. Le garantisco che sono un gentiluomo e che provo per lei sentimenti veri e profondi, la mia speranza è di riuscire a conquistarla e farla innamorare. Gli disse tutto d’un fiato.
Tom trasse un grande sospiro. Niente renderebbe più felici mia moglie e me. Abbiamo visto crescere la vostra amicizia e anche il suo interesse per nostra figlia, ma ho paura che non sia ricambiato come lei vorrebbe. Conosco molto bene Eloise e non c’è niente che le si possa imporre, farà sempre e solo di testa sua. Se non vuole perderla, se davvero ci tiene a starle vicino e sperare che i suoi sentimenti possano un giorno mutare non le faccia nessuna dichiarazione o le chiuderà anche le porte dell’amicizia. Mi spaventa pensare che quando troverà l’uomo della sua vita sarà lei stessa a farsi avanti, che non rispetterà nessuna convenzione e che potrà anche farsi molto male. E’ una ragazza pura di animo e di cuore ma dal carattere d’acciaio. Tom non aveva cuore di guardare l’altro in faccia.
E’ quello che temevo, ma dovevo farmi avanti e dichiararmi, almeno a lei. Cercherò di essere paziente, io ne sono davvero innamorato ma non potrò aspettare all’infinito. La ringrazio della sua sincerità. Gli rispose mestamente.
Entrarono in casa ed Eloise gli sorrise felice. Che bella sorpresa, rimani a cena da noi? Le chiese speranzosa.
Ero solo di passaggio, devo tornare al mio dovere e siccome non sono sicuro di esserci per il tuo compleanno ti ho portato il mio regalo. Le fece un inchino e le porse un pacchetto avvolto in carta leggere che teneva sotto la giacca.
Aprilo, voglio solo sapere se ti piace. Le disse con gli occhi che gli brillavano.
Tom e Rose guardavano Eloise togliere il fiocco colorato e aprire il pacchetto senza rompere la carta colorata. Un astuccio blu che aprì con mani tremanti. I suoi occhi si allargarono dalla sorpresa mentre gli si inumidivano dall’emozione: una sottile corona d’oro e fiori faceva bella mostra di sé.
E’ per il saggio di fine corso, avrai qualcosa di veramente principesco da indossare e sarai la più bella di tutte. Le disse con un nodo in gola, emozionato davanti allo stupore della ragazza.
Lacrime di felicità e di sorpresa le scorrevano sulle guance.
Grazie, Oliver. E’ il regalo più bello che abbia mai ricevuto. Lo abbracciò mentre lui tratteneva a stento la voglia di baciarla sulla bocca.





Fu una inaspettata e bellissima festa a sorpresa che festeggiò il compleanno di Eloise. Le amiche di Rose avevano preparato una gigantesca torta che nella pausa della serata danzante portarono in sala.
Lacrime di gioia e di commozione brillarono negli occhi della ragazza. Tagliò la torta mentre piovevano auguri da parte di tutti e la musica suonava una canzone allegra. La birra scorreva a fiumi, come sempre e fu una serata stupenda.
La neve fioccava leggera mentre Eloise e i suoi genitori tornavano a casa. Sulla porta una bellissima sella di cuoio intarsiato e un biglietto per la ragazza che ha un posto speciale nel mio cuore. Non serviva la firma.
Tom e Rose osservavano l’espressione corrucciata di sua figlia. C’è qualcosa che non va, piccola? Le chiese suo padre.
La giovane scosse la testa. No, padre, soltanto non capisco. E’ un regalo bellissimo e Beatrice ne sarà più contenta di me.
Scossero la neve dal mantello e dalle scarpe ed entrarono in casa. Un’altra sorpresa attendeva la ragazza. Davanti al camino, disteso su una vecchia coperta un bellissimo cucciolo ronfava tranquillo.
Gli occhi di Eloise si accesero come fiamme di milioni di candele, era il suo desiderio più grande quello di possedere un cane e ancora non riusciva a crederci.
E’ un cucciolo di cocker dal pelo ramato come i tuoi capelli. E’ tutto tuo, per tutta la vita. Le disse Rose.
Erano tutti felici, la festa, i regali e le emozioni rendevano quella famiglia circondata di un amore immenso.
All’improvviso dal muro si staccò un fiore secco che faceva parte di un mazzo appeso da Rose. Sembrò svolazzare leggero e si pose ai piedi di Eloise. In quel preciso momento il profumo di rosa riempì tutta la stanza, talmente forte che il cuccioli si svegliò starnutendo.
Eloise lo raccolse. Grazie Sara. Bisbigliò sotto gli occhi esterrefatti dei suoi genitori. Poggiò a terra la sella, prese in braccio il cucciolo e la coperta e col fiore fra i capelli andò nella sua camera.
Sistemò il cucciolo, il fiore sul suo comodino e nemmeno si svestì, si sdraiò sul letto, chiuse gli occhi e volò nei suoi sogni.
Il freddo era intenso, febbraio non si smentiva mai. Bufere di neve e vento non si placavano da giorni.
Eloise e Rose erano costrette in casa, anche il corso di danza era stato sospeso per alcune settimane. Il camino non veniva spento nemmeno di notte.
King, il cucciolo amava stare in braccio ad Eloise ma non disdegnava nessuno. Avido di coccole stava crescendo viziato.
Non c’era molto da fare in quei giorni. Eloise leggeva per sua madre che, stranamente sembrava più stanca del solito. Tom si era accorto che sua moglie non era la solita ma non sapeva come affrontare la questione, era lei che risolveva ogni cosa e lui sapeva che senza la sua donna non avrebbe saputo vivere.
Finalmente marzo portò un po’ di tregua e la bufera si attenuò.
Nella cameretta di Eloise faceva bella mostra l’abito per il ballo di fine corso. Ogni tanto la ragazza lo ammirava, a volte lo indossava: non si capacitava di essere in grado di portare un abito così fine ed elaborato.
Ti piace il tuo abito, piccola? Le chiese sua madre mentre lo stava provando per l’ennesima volta.
E’ bellissimo e ti ringrazio. E’ un peccato che tanto lavoro serva solo per una serata. Le rispose.
Anche se fosse stato per soli pochi minuti sarebbe lo stesso. E’ il tuo abito da ballo e, poi non si sa mai che tu sia invitata davvero a corte! Le rispose sarcasticamente sua madre.
Oh madre! Non succederà mai, e poi io non accetterei di andare a corte, non fa per me, preferisco una cavalcata con Beatrice. Le rispose convinta.
A proposito di Beatrice, Eloise guardò fuori dalla finestra e vide un pallido sole. Si svestì di fretta e si mise indumenti pesanti. Vado a fare una cavalcata, questa sì che fa per me, ci vediamo più tardi. E lasciò sua madre a mettere in ordine il suo bel vestito.
Faceva freddo ma era da troppo tempo che non montava Beatrice. Aveva messo la sella nuova ed era morbida e su misura per lei. Avrebbe dovuto ringraziare sir Power per il bel regalo, ma le risultava difficile affrontarlo. Da quando si era espresso in quel modo lei era confusa, e questo la rendeva nervosa.
Sulle strade c’era ancora parecchia neve che si stava sciogliendo, scura e sporca in attesa di sparire del tutto. Gli zoccoli di Beatrice affondavano in quel pantano ma era felice, come la sua padrona di essere fuori e galoppare libera.
Non sarebbe andata al castello, non ancora. Non voleva incontrare il cavaliere perché non avrebbe saputo cosa dirgli. Aveva bisogno di tempo ma sapeva che lo avrebbe di nuovo affrontato, non fosse altro che per buona creanza verso il padrone delle Terre del Green.

foto dal web - proprietà e diritti riservati di Milena Ziletti

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