ELOISE
P. QUARANTAQUATTRO E QUARANTACINQUE
Il freddo e
la neve anticiparono il grande inverno. Eloise era tornata taciturna come prima
di incontrare Oliver. Sua madre e suo padre si interrogavano spesso su questo
suo cambiamento d’umore ma non sapevano cosa rispondersi.
Il corso di
ballo andava alla grande. Molti genitori assistevano alle lezioni e a fine
serata si ritrovavano tutti insieme a mangiare quello che avevano portato. Miss
Maffy aveva avuto proprio una bella idea. In quel piccolo villaggio non c’era
molto per divertirsi e le case rimanevano chiuse al calare della sera, la
comunità aspettava con gioia le serate danzanti dei figli.
Passò
novembre senza che niente succedesse.
Il mese
santo, dicembre, portò alcune novità. La comunità, stanca di rimanere chiusa in
casa, per iniziativa del gruppo del cucito cominciò a programmare festicciole
nella grande sala della taverna.
Ognuno
portava ciocchi di legna, cibo, dolci, e la musica non mancava mai. Era davvero
piacevole ritrovarsi insieme in allegria e spesso, i ragazzi della scuola di
ballo davano spettacolo mostrando quello che avevano imparato.
Avvolti da
tanta allegria festeggiarono tutti insieme il nuovo anno.
Si
avvicinava il compleanno di Eloise, quattordici anni di una bellezza
mozzafiato: era diventata proprio bellissima: il viso rosato spiccava in quel
groviglio di riccioli ramati che le arrivavano fino in fondo alla schiena.
Occhi verdi che richiamavano il colore della natura in primavera, un corpo
flessuoso, rotondo nei punti giusti e un seno che aveva maturato come pesche.
Si era fatta ancora più taciturna, pur essendo cortese e sorridente con tutti,
intorno le aleggiava qualcosa di diverso e il profumo di rosa lo percepivano
tutti. Molti ragazzi avevano perso la testa per lei ma, stranamente nessuno si
era fatto avanti, come se capissero che Eloise avesse qualcosa di diverso e di
più rispetto alle altre ragazze.
Fu
festeggiato l’inizio del nuovo anno mentre tutto procedeva nella normalità.
Rose
osservava sua figlia che si asciugava i lunghi capelli davanti al camino, le si
avvicinò, le sorrise. Hai qualche
desiderio per il tuo compleanno? Quattordici anni sono un traguardo importante,
e tuo padre ed io vorremmo renderlo speciale.
Eloise alzò
gli occhi sul volto sereno di sua madre. Molte rughe le incorniciavano gli
occhi, i capelli erano più grigi che bruni, ma per lei rimaneva la donna più
bella del mondo. Si rese conto, ancora una volta di quanto amasse i suoi
genitori, e di quanto fosse stata fortunata. Vorrei fermare il tempo, madre. Sento che qualcosa sta cambiando, che
io sto cambiando. Vorrei rendervi felici, accontentarvi e trovare un fidanzato,
ma non ci riesco, il mio cuore non ci riesce. Ancora non ha provato nessuna
emozione di quelle che ti mettono le ali. E se non lo trovassi? Chiese a
sua madre.
Tom, le
stava ascoltando. Era un momento da donne e lui si sentiva un intruso. Uscì
silenziosamente e raggiunse la fucina, rimanendo seduto ad ascoltare la pioggia
cadere.
Non si
accorse dell’arrivo di Oliver. Buon
pomeriggio, Tom. Salutò.
Tom alzò
sorpreso il capo e gli sorrise riconoscendolo. Non l’avevo sentita arrivare, sir Oliver, vuole vedere Eloise? Gli
chiese gentilmente.
Sono venuto per parlare con lei,
andrò dopo a salutare Eloise e la sua signora. Era imbarazzato e Tom aspettava di
sapere cosa volesse, anche se un certo sospetto già lo aveva.
So che Eloise presto compirà
quattordici anni, vorrei il suo permesso di farle la corte. Le garantisco che
sono un gentiluomo e che provo per lei sentimenti veri e profondi, la mia
speranza è di riuscire a conquistarla e farla innamorare. Gli disse tutto d’un fiato.
Tom trasse
un grande sospiro. Niente renderebbe più
felici mia moglie e me. Abbiamo visto crescere la vostra amicizia e anche il
suo interesse per nostra figlia, ma ho paura che non sia ricambiato come lei
vorrebbe. Conosco molto bene Eloise e non c’è niente che le si possa imporre,
farà sempre e solo di testa sua. Se non vuole perderla, se davvero ci tiene a
starle vicino e sperare che i suoi sentimenti possano un giorno mutare non le
faccia nessuna dichiarazione o le chiuderà anche le porte dell’amicizia. Mi
spaventa pensare che quando troverà l’uomo della sua vita sarà lei stessa a
farsi avanti, che non rispetterà nessuna convenzione e che potrà anche farsi
molto male. E’ una ragazza pura di animo e di cuore ma dal carattere d’acciaio.
Tom non aveva cuore di guardare l’altro in faccia.
E’ quello che temevo, ma dovevo farmi
avanti e dichiararmi, almeno a lei. Cercherò di essere paziente, io ne sono
davvero innamorato ma non potrò aspettare all’infinito. La ringrazio della sua
sincerità. Gli
rispose mestamente.
Entrarono in
casa ed Eloise gli sorrise felice. Che
bella sorpresa, rimani a cena da noi? Le chiese speranzosa.
Ero solo di passaggio, devo tornare
al mio dovere e siccome non sono sicuro di esserci per il tuo compleanno ti ho
portato il mio regalo. Le fece un inchino e le porse un pacchetto avvolto in carta leggere che
teneva sotto la giacca.
Aprilo, voglio solo sapere se ti
piace. Le disse con
gli occhi che gli brillavano.
Tom e Rose
guardavano Eloise togliere il fiocco colorato e aprire il pacchetto senza
rompere la carta colorata. Un astuccio blu che aprì con mani tremanti. I suoi
occhi si allargarono dalla sorpresa mentre gli si inumidivano dall’emozione:
una sottile corona d’oro e fiori faceva bella mostra di sé.
E’ per il saggio di fine corso, avrai
qualcosa di veramente principesco da indossare e sarai la più bella di tutte. Le disse con un nodo in gola,
emozionato davanti allo stupore della ragazza.
Lacrime di
felicità e di sorpresa le scorrevano sulle guance.
Grazie, Oliver. E’ il regalo più
bello che abbia mai ricevuto. Lo abbracciò mentre lui tratteneva a stento la voglia di
baciarla sulla bocca.
Fu una
inaspettata e bellissima festa a sorpresa che festeggiò il compleanno di
Eloise. Le amiche di Rose avevano preparato una gigantesca torta che nella
pausa della serata danzante portarono in sala.
Lacrime di
gioia e di commozione brillarono negli occhi della ragazza. Tagliò la torta
mentre piovevano auguri da parte di tutti e la musica suonava una canzone
allegra. La birra scorreva a fiumi, come sempre e fu una serata stupenda.
La neve
fioccava leggera mentre Eloise e i suoi genitori tornavano a casa. Sulla porta
una bellissima sella di cuoio intarsiato e un biglietto per la ragazza che ha un posto speciale nel mio cuore. Non serviva
la firma.
Tom e Rose osservavano
l’espressione corrucciata di sua figlia. C’è
qualcosa che non va, piccola? Le chiese suo padre.
La giovane
scosse la testa. No, padre, soltanto non
capisco. E’ un regalo bellissimo e Beatrice ne sarà più contenta di me.
Scossero la
neve dal mantello e dalle scarpe ed entrarono in casa. Un’altra sorpresa
attendeva la ragazza. Davanti al camino, disteso su una vecchia coperta un
bellissimo cucciolo ronfava tranquillo.
Gli occhi di
Eloise si accesero come fiamme di milioni di candele, era il suo desiderio più
grande quello di possedere un cane e ancora non riusciva a crederci.
E’ un cucciolo di cocker dal pelo
ramato come i tuoi capelli. E’ tutto tuo, per tutta la vita. Le disse Rose.
Erano tutti
felici, la festa, i regali e le emozioni rendevano quella famiglia circondata
di un amore immenso.
All’improvviso
dal muro si staccò un fiore secco che faceva parte di un mazzo appeso da Rose.
Sembrò svolazzare leggero e si pose ai piedi di Eloise. In quel preciso momento
il profumo di rosa riempì tutta la stanza, talmente forte che il cuccioli si
svegliò starnutendo.
Eloise lo
raccolse. Grazie Sara. Bisbigliò
sotto gli occhi esterrefatti dei suoi genitori. Poggiò a terra la sella, prese
in braccio il cucciolo e la coperta e col fiore fra i capelli andò nella sua
camera.
Sistemò il
cucciolo, il fiore sul suo comodino e nemmeno si svestì, si sdraiò sul letto,
chiuse gli occhi e volò nei suoi sogni.
Il freddo
era intenso, febbraio non si smentiva mai. Bufere di neve e vento non si
placavano da giorni.
Eloise e
Rose erano costrette in casa, anche il corso di danza era stato sospeso per
alcune settimane. Il camino non veniva spento nemmeno di notte.
King, il
cucciolo amava stare in braccio ad Eloise ma non disdegnava nessuno. Avido di
coccole stava crescendo viziato.
Non c’era
molto da fare in quei giorni. Eloise leggeva per sua madre che, stranamente
sembrava più stanca del solito. Tom si era accorto che sua moglie non era la
solita ma non sapeva come affrontare la questione, era lei che risolveva ogni
cosa e lui sapeva che senza la sua donna non avrebbe saputo vivere.
Finalmente
marzo portò un po’ di tregua e la bufera si attenuò.
Nella
cameretta di Eloise faceva bella mostra l’abito per il ballo di fine corso.
Ogni tanto la ragazza lo ammirava, a volte lo indossava: non si capacitava di
essere in grado di portare un abito così fine ed elaborato.
Ti piace il tuo abito, piccola? Le chiese sua madre mentre lo stava
provando per l’ennesima volta.
E’ bellissimo e ti ringrazio. E’ un
peccato che tanto lavoro serva solo per una serata. Le rispose.
Anche se fosse stato per soli pochi
minuti sarebbe lo stesso. E’ il tuo abito da ballo e, poi non si sa mai che tu
sia invitata davvero a corte! Le rispose sarcasticamente sua madre.
Oh madre! Non succederà mai, e poi io
non accetterei di andare a corte, non fa per me, preferisco una cavalcata con
Beatrice. Le rispose
convinta.
A proposito
di Beatrice, Eloise guardò fuori dalla finestra e vide un pallido sole. Si
svestì di fretta e si mise indumenti pesanti. Vado a fare una cavalcata, questa sì che fa per me, ci vediamo più
tardi. E lasciò sua madre a mettere in ordine il suo bel vestito.
Faceva
freddo ma era da troppo tempo che non montava Beatrice. Aveva messo la sella
nuova ed era morbida e su misura per lei. Avrebbe dovuto ringraziare sir Power
per il bel regalo, ma le risultava difficile affrontarlo. Da quando si era espresso
in quel modo lei era confusa, e questo la rendeva nervosa.
Sulle strade
c’era ancora parecchia neve che si stava sciogliendo, scura e sporca in attesa
di sparire del tutto. Gli zoccoli di Beatrice affondavano in quel pantano ma
era felice, come la sua padrona di essere fuori e galoppare libera.
Non sarebbe
andata al castello, non ancora. Non voleva incontrare il cavaliere perché non
avrebbe saputo cosa dirgli. Aveva bisogno di tempo ma sapeva che lo avrebbe di
nuovo affrontato, non fosse altro che per buona creanza verso il padrone delle
Terre del Green.
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