IRINA
P. TRE
Fu l’uomo
che la spogliò e si soffermò ad ammirare quel corpo quasi perfetto. Alcune
piccole cicatrici segnavano l’addome praticamente liscio della donna e le
sfiorò con un dito. Ti disturbano quei
segni? Gli chiese mentre gli passava la lingua sull’orecchio. Sono bellissime. Le rispose mentre
l’accarezzava. Erano nudi sul letto e il sesso che sperimentarono quella notte
nessuno dei due lo aveva mai provato.
Erano le due
di notte quando il cellulare dell’uomo squillò. Questa è mia moglie, mi chiama sempre quando è in pausa. La
informò.
Pronto? Ciao cara…sì qui tutto bene,
mi manchi. Buonanotte anche a te. E riattaccò.
La mano di
Irina lo accarezzava e ripresero da capo.
Erano le
quattro del mattino quando Luca si decise ad andarsene, non voleva che qualcuno
notasse la sua auto.
Irina lo osservava
mentre si rivestiva. Puoi tornare quando
vuoi, ma se dirai anche solo una parola di tutto questo io andrò da tua moglie,
sta a te decidere. Io sono qua.
Luca si
avvicinò al letto e si sedette vicino alla donna ancora nuda. Nei suoi occhi
passavano tutte le emozioni provate quella notte. Tornerò ogni volta che posso. Questa è la mia risposta. La baciò di
nuovo e tornò a casa.
Sapeva bene,
l’uomo, che non avrebbe detto niente a nessuno. I tre amici avevano una regola
molto ferrea: non dovevano avere storie con donne del paese, troppo pericoloso
e lui, quella notte l’aveva infranta.
La settimana
passò come sempre, l’autunno era ormai arrivato e la foschia aveva già
cominciato a inumidire e far gocciolare la statua della Madonna che c’era in
piazza oltre al fatto che gli alberi avevano perso quasi tutte le foglie.
Era di nuovo
martedì e il campanello avvisò Irina dell’arrivo di Luca. Gli aprì e quando
quello arrivò di sopra lei era già nuda e lo aspettava col letto sfatto.
Fu un’altra
notte di puro sesso e così fu per varie settimane. Il freddo era arrivato e
nessuno sospettava che fra i due ci fosse qualcosa.
Era l’ultimo
martedì di novembre gelido e nebbioso, Luca arrivò e come al solito finirono a
letto.
Il campanile
batte la mezzanotte mentre erano abbracciati sotto il piumone.
Ho sentito che nel piazzale del
cimitero a quest’ora ci sono coppie che fanno gli scambisti, mi piacerebbe
andare. Disse lei
quasi con noncuranza.
Non credo che questa sia la sera
giusta. Le rispose.
Andiamo a vedere? Gli rispose mentre completamente
nuda indossava la sua lunga giacca a vento, la cuffia di lana e gli stivali
imbottiti. Io sono pronta, andiamo?
Tu sei pazza! Ma si alzò dal letto e cominciò a
vestirsi.
Irina prese
il suo piccolo zaino e lo precedette ridendo. Luca si fece trascinare fino
all’auto. In giro non c’era nessuno e la foschia rendeva tutto più romantico.
Arrivarono
nel parcheggio del cimitero e non c’era nessuno. La donna scese e aprì lo
sportello dell’uomo che non voleva saperne.
Vieni, ho sempre desiderato fare
sesso vicino ai morti. Gli sussurrò all’orecchio.
Faceva
freddo e Irina tolse dallo zaino una bottiglia di whisky, ne bevvero entrambi e
poi cominciò a spogliarlo mentre gli infilava qualcosa in bocca e lo faceva di
nuovo bere.
Ridevano
entrambi per la pazzia che stavano commettendo.
Dopo pochi
minuti Luca si accasciò tenendosi la pancia. Irina lo raggiunse e lo fece
sedere in terra con la testa poggiata al pilastro del cancellino.
L’uomo
sudava abbondantemente nonostante il freddo e lei gli teneva la mano con
sguardo amorevole. Ci sarebbe voluto poco.
Luca
spalancò gli occhi sulla donna quando capì che gli stava capitando qualcosa di
brutto. Non sentiva né le gambe né le braccia e non riusciva a muoversi.
Perché? Riuscì a sussurrare mentre il soffio
vitale lo stava abbandonando.
Irina si
abbassò e gli puntò i suoi splendidi occhi neri in facci. Ho aspettato dieci anni, tu sei il primo, poi toccherà anche a loro. Ma
lui era già morto.
La donna lo
spogliò completamente, portò i suoi vestiti nell’auto, lo cosparse di whisky e
lo lasciò lì, nudo davanti al cancello del cimitero.
Tornò
all’auto e cancellò le sue impronte, prese un po’ di terriccio e lo mise dalla
parte del passeggero. Si voltò solo un secondo per osservare quello che aveva
fatto, era solo l’inizio ma tutti e tre avrebbero pagato.
Si incamminò
verso casa avvolta da una fitta nebbia. Nessuno l’aveva vista. Sistemò il
letto, tolse le lenzuola le infilò nella lavatrice, si fece una doccia e con
una tazza fumante in mano si mise alla finestra ad aspettare l’alba.
Come ogni
mattina andò al bar per la colazione. Di lì a poco si sentirono le sirene di
un’ambulanza e le luci intermittenti delle auto dei carabinieri.
Irina guardò
interrogativamente Giada ma nessuno sapeva cosa fosse successo.
Entrò
Leonardo, tutto trafelato che teneva per mano la madre anziana che continuava a
farsi il segno della croce. La fece sedere e chiese del caffè forte.
Cos’è successo? Gli chiese la barista. L’uomo
aspettò che sua madre riprendesse un po’ di colore. Fu lei a dire quello che
era successo. Leo mi aveva accompagnata
al cimitero e quando siamo arrivati, mentre lui parcheggiava io sono andata
avanti. Oddio quello che ho visto! Gesù quello che ho visto! Si agitò
l’anziana donna.
Calmati, mamma. Le disse premuroso suo figlio.
Continuò lui stesso il racconto. Ho
sentito mia madre urlare e sono corso da lei, appoggiato al pilastro del
cancellino c’era il corpo completamente nudo di Luca, il commercialista. Aveva
in mano una bottiglia di liquore e quasi mi prende un colpo. Mi sono avvicinato
per sentire se il cuore batteva ancora ma era tutto freddo. Ho chiamato il 112
e sono rimasto fino a quando sono arrivati, cercando di tenere lontani i pochi
mattinieri visitatori.
Giada era
sbigottita. Vuoi dire che Luca è morto?
Oddio non ci posso credere! E versò per tutti un goccio di liquore.
immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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