mercoledì 31 ottobre 2018

IRINA


IRINA

P. TRE






Fu l’uomo che la spogliò e si soffermò ad ammirare quel corpo quasi perfetto. Alcune piccole cicatrici segnavano l’addome praticamente liscio della donna e le sfiorò con un dito. Ti disturbano quei segni? Gli chiese mentre gli passava la lingua sull’orecchio. Sono bellissime. Le rispose mentre l’accarezzava. Erano nudi sul letto e il sesso che sperimentarono quella notte nessuno dei due lo aveva mai provato.
Erano le due di notte quando il cellulare dell’uomo squillò. Questa è mia moglie, mi chiama sempre quando è in pausa. La informò.
Pronto? Ciao cara…sì qui tutto bene, mi manchi. Buonanotte anche a te. E riattaccò.
La mano di Irina lo accarezzava e ripresero da capo.
Erano le quattro del mattino quando Luca si decise ad andarsene, non voleva che qualcuno notasse la sua auto.
Irina lo osservava mentre si rivestiva. Puoi tornare quando vuoi, ma se dirai anche solo una parola di tutto questo io andrò da tua moglie, sta a te decidere. Io sono qua.
Luca si avvicinò al letto e si sedette vicino alla donna ancora nuda. Nei suoi occhi passavano tutte le emozioni provate quella notte. Tornerò ogni volta che posso. Questa è la mia risposta. La baciò di nuovo e tornò a casa.
Sapeva bene, l’uomo, che non avrebbe detto niente a nessuno. I tre amici avevano una regola molto ferrea: non dovevano avere storie con donne del paese, troppo pericoloso e lui, quella notte l’aveva infranta.
La settimana passò come sempre, l’autunno era ormai arrivato e la foschia aveva già cominciato a inumidire e far gocciolare la statua della Madonna che c’era in piazza oltre al fatto che gli alberi avevano perso quasi tutte le foglie.
Era di nuovo martedì e il campanello avvisò Irina dell’arrivo di Luca. Gli aprì e quando quello arrivò di sopra lei era già nuda e lo aspettava col letto sfatto.
Fu un’altra notte di puro sesso e così fu per varie settimane. Il freddo era arrivato e nessuno sospettava che fra i due ci fosse qualcosa.
Era l’ultimo martedì di novembre gelido e nebbioso, Luca arrivò e come al solito finirono a letto.
Il campanile batte la mezzanotte mentre erano abbracciati sotto il piumone.
Ho sentito che nel piazzale del cimitero a quest’ora ci sono coppie che fanno gli scambisti, mi piacerebbe andare. Disse lei quasi con noncuranza.
Non credo che questa sia la sera giusta. Le rispose.
Andiamo a vedere? Gli rispose mentre completamente nuda indossava la sua lunga giacca a vento, la cuffia di lana e gli stivali imbottiti. Io sono pronta, andiamo?
Tu sei pazza! Ma si alzò dal letto e cominciò a vestirsi.
Irina prese il suo piccolo zaino e lo precedette ridendo. Luca si fece trascinare fino all’auto. In giro non c’era nessuno e la foschia rendeva tutto più romantico.
Arrivarono nel parcheggio del cimitero e non c’era nessuno. La donna scese e aprì lo sportello dell’uomo che non voleva saperne.
Vieni, ho sempre desiderato fare sesso vicino ai morti. Gli sussurrò all’orecchio.
Faceva freddo e Irina tolse dallo zaino una bottiglia di whisky, ne bevvero entrambi e poi cominciò a spogliarlo mentre gli infilava qualcosa in bocca e lo faceva di nuovo bere.
Ridevano entrambi per la pazzia che stavano commettendo.
Dopo pochi minuti Luca si accasciò tenendosi la pancia. Irina lo raggiunse e lo fece sedere in terra con la testa poggiata al pilastro del cancellino.
L’uomo sudava abbondantemente nonostante il freddo e lei gli teneva la mano con sguardo amorevole. Ci sarebbe voluto poco.
Luca spalancò gli occhi sulla donna quando capì che gli stava capitando qualcosa di brutto. Non sentiva né le gambe né le braccia e non riusciva a muoversi.
Perché? Riuscì a sussurrare mentre il soffio vitale lo stava abbandonando.
Irina si abbassò e gli puntò i suoi splendidi occhi neri in facci. Ho aspettato dieci anni, tu sei il primo, poi toccherà anche a loro. Ma lui era già morto.
La donna lo spogliò completamente, portò i suoi vestiti nell’auto, lo cosparse di whisky e lo lasciò lì, nudo davanti al cancello del cimitero.
Tornò all’auto e cancellò le sue impronte, prese un po’ di terriccio e lo mise dalla parte del passeggero. Si voltò solo un secondo per osservare quello che aveva fatto, era solo l’inizio ma tutti e tre avrebbero pagato.
Si incamminò verso casa avvolta da una fitta nebbia. Nessuno l’aveva vista. Sistemò il letto, tolse le lenzuola le infilò nella lavatrice, si fece una doccia e con una tazza fumante in mano si mise alla finestra ad aspettare l’alba.
Come ogni mattina andò al bar per la colazione. Di lì a poco si sentirono le sirene di un’ambulanza e le luci intermittenti delle auto dei carabinieri.
Irina guardò interrogativamente Giada ma nessuno sapeva cosa fosse successo.
Entrò Leonardo, tutto trafelato che teneva per mano la madre anziana che continuava a farsi il segno della croce. La fece sedere e chiese del caffè forte.
Cos’è successo? Gli chiese la barista. L’uomo aspettò che sua madre riprendesse un po’ di colore. Fu lei a dire quello che era successo. Leo mi aveva accompagnata al cimitero e quando siamo arrivati, mentre lui parcheggiava io sono andata avanti. Oddio quello che ho visto! Gesù quello che ho visto! Si agitò l’anziana donna.
Calmati, mamma. Le disse premuroso suo figlio. Continuò lui stesso il racconto. Ho sentito mia madre urlare e sono corso da lei, appoggiato al pilastro del cancellino c’era il corpo completamente nudo di Luca, il commercialista. Aveva in mano una bottiglia di liquore e quasi mi prende un colpo. Mi sono avvicinato per sentire se il cuore batteva ancora ma era tutto freddo. Ho chiamato il 112 e sono rimasto fino a quando sono arrivati, cercando di tenere lontani i pochi mattinieri visitatori.
Giada era sbigottita. Vuoi dire che Luca è morto? Oddio non ci posso credere! E versò per tutti un goccio di liquore.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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