martedì 23 ottobre 2018

ELOISE


ELOISE

P. OTTANTADUE E OTTANTATRE




Lasciò che la ragazza riposasse, mancavano ancora due mesi abbondanti al matrimonio e non sarebbero stati facili per nessuno.
Ritornò nel boschetto dove aveva lasciato i cadaveri dei loro assalitori.
Lo sconosciuto che lo aveva aiutato aveva già avvolto i corpi e stava terminando di ripulire i segni della lotta.
Grazie, senza il tuo intervento questa volta non ce l’avrei fatta. Disse allo sconosciuto.
Dovere. Gli rispose soltanto.
Io porto via i cadaveri ma tu devi cercare i loro cavalli e farli sparire. Gli disse quello.
Certamente, non sarà difficile trovarli. Rispose aiutandolo con i corpi pesanti dei due assalitori.
Tu sai chi sono io, vero? Gli chiese Leonard.
Certamente, facciamo lo stesso lavoro e abbiamo lo stesso padrone. Rispose con calma.
Che ordini hai di preciso? Volle sapere Leonard.
Rimarrò qui fino a missione compiuta. Non mi farò vedere in giro, me ne starò nascosto ma molto vigile, ancora non sappiamo quanti nemici abbiamo da combattere. Tu sarai al castello ma io resterò molto vicino alla ragazza, puoi stare tranquillo che non la perderò di vista quando non ci sarai tu a proteggerla. Chiarì l’uomo.
Avvisami se trovi qualcosa di importante. Rimarcò Leonard.
So dove trovarti, non temere, siamo solo io e te a conoscere tutta la storia e dobbiamo unire le nostre forze. Il nostro padrone sta agendo con molto senno ma la tua amica sta rischiando grosso. Sai bene quali sono gli ordini. Sottolineò lo sconosciuto. Ora vado, ho parecchie cose da fare. E si allontanò con i due cadaveri sulla groppa del suo cavallo.
Leonard trovò i cavalli degli assalitori ma non trovò niente che spiegasse chi fossero quegli uomini. Non erano sprovveduti e viaggiavano senza portare con loro niente che li potesse identificare.
Passò tre giorni con Eloise e la sua famiglia. La ragazza parlava poco, aiutava spesso il padre nella fucina. Lui teneva sotto controllo il territorio intorno alla casa del fabbro. Vide lo sconosciuto nascosto fra gli alberi e capì che poteva tornare al castello.
Era sotto il portico con Eloise. Oggi torno al castello, devo riprendere il lavoro. Puoi stare tranquilla. Tornerò presto. Le disse abbracciandola. Sappi, dolcezza che niente è finito finchè non finisce. Lei non rispose, i suoi occhi tristi parlavano per lei.
Lo accompagnò a prendere il cavallo e lei sellò Beatrice, lo avrebbe accompagnato per un pezzo, lui non avrebbe voluto ma non le disse niente.
Luglio era appena iniziato e il cielo era limpido, senza nubi e il sole picchiava insensibile alle tristezze umane. Arrivarono vicino all’ansa del fiume e si salutarono.
Leonard spinse al galoppo il suo cavallo mentre Eloise andava al fiume. Non avrebbe voluto andare proprio lì, dove tutto si era consumato, dove tutto era iniziato ed era finito.
L’acqua bassa era insensibile al suo dolore, si sedette e vi immerse i piedi. Volò con i pensieri alle notti passate nel castello con l’uomo che amava, doveva dimenticarlo ma, finchè rimaneva lì sarebbe stato troppo difficile. Doveva accettare il fatto che nel letto di sir Power ci sarebbe stata un’altra donna e per lei solo la vergogna di essersi lasciata andare seguendo il suo cuore. Non c’era nessuno e cominciò a piangere. Pianse a lungo, ora aveva finito le lacrime e promise a se stessa che mai più lacrime avrebbe versato per la sua ormai passata storia d’amore. Doveva pensare al suo futuro e provò ad immaginare a come sarebbe stato l’uomo che avrebbe sposato, o se non fosse meglio rimanere sola fino alla fine dei suoi giorni. Il profumo intenso di rosa la fece decidere.
Prese dal corsetto il foglio che aveva conservato per tutto quel tempo, l’ultima pagina del diario di Sara. Lo fece a pezzi e lo abbandonò nell’acqua, lasciando che, insieme ai suoi sogni infranti portasse via anche quello.
Si rialzò e tornò da Beatrice.
Non si accorse che lo sconosciuto aveva raggiunto la riva e recuperato un unico pezzo di quel disegno sbiadito, che lo aveva asciugato e riposto nel taschino per poi seguirla fino a casa senza essere visto.
Al castello i lavori proseguivano ancora più intensi del solito. C’erano le stanze del padrone e della sua sposa da portare a termine, le cucine da finire e tanti ritocchi da sistemare.
Sir Power non si era più allontanato dal castello ed era sempre impegnato a dare ordini e controllare ogni lavoro svolto.
Le sue guardie non lo perdevano mai di vista e, per tutto il mese di luglio non successe niente.
Leonard andò a trovare Eloise un paio di volte accorgendosi di quanto fosse dimagrita. La consolava come poteva. I suoi genitori avevano già cominciato a preparare sacche e bauli per il trasloco.
Arrivò agosto e con esso, anche delle novità.



Il nove di settembre si avvicinava a gran velocità. Ancora poche settimane e il castello avrebbe avuto la sua famiglia benedetta dal re e dalla chiesa.
Agosto era iniziato e nei campi si lavorava alacremente. Un ragazzino si avvicinò a Leonard. Il tuo amico ti aspetta. Gli riferì prima di correre via.
Non era di turno e si allontanò a piedi fuori dal castello, sarebbe stato l’altro a decidere quando farsi vedere. Non fece molta strada prima di essere richiamato nel folto di un boschetto.
Ci sono novità? Chiese subito Leonard.
Ho poco tempo. Gli rispose. Non posso lasciare la ragazza senza protezione. Ci sono movimenti sospetti, uomini forestieri che sono arrivati e si stanno intrufolando con gli altri lavoranti. Ho trovato bivacchi e non so dire quanti sono i nemici che sono venuti. Devi aumentare la protezione a sir Power, io provvederò a quella della ragazza, ma sono da solo e non potrei coprire tutta la giornata, soprattutto la notte. Ho l’impressione che non lasceranno niente di intentato. Parlava sottovoce tenendo sempre la mano sull’elsa del pugnale.
Leonard era molto preoccupato. Sapeva che l’uomo doveva essere uno dei migliori al servizio del re, ma anche lui aveva dei limiti ed era da solo.
Non preoccuparti, so come agire e nessuno sa che sono qui. Aggiunse.  Anche la tua copertura potrebbe saltare se non ti comporti nel modo corretto, e non puoi permettertelo ora che siamo quasi in dirittura d’arrivo. Io devo tornare. Non aggiunse altro e sparì nel folto degli alberi.
Leonard tornò veloce al suo alloggio. Allen lo aspettava, dovevano dare il cambio agli altri, sollevò un sopracciglio vedendolo così cupo in volto.
C’è qualcosa che non va? Volle sapere Allen.
Ho paura di sì. Convenne. Ricordi l’imboscata che abbiamo subito al ritorno dal palazzo? Siamo in pericolo come e più di allora. Dobbiamo intensificare la sorveglianza ma…potrebbe non essere lui quello che vogliono morto! Si era spinto un po’ troppo oltre ma aveva bisogno di aiuto.
Miss Eloise è in pericolo? Chiese Allen senza capire fino in fondo.
Sì. Gli rispose soltanto.
Va da lei, qui ci pensiamo noi. Gli ordinò il suo capo.
Non posso. E’ qui che devo stare. Gli rispose. Dammi solo del tempo libero.
Raggiunsero Steven e Leroi e ripristinarono nuovi turni di guardia.
Era una notte bellissima, i grilli e le lucciole davano a quella terra una sensazione di magia. Non c’era la luna, tranne il primo spicchio che non riusciva a rischiarare più delle lucciole.
Leonard era fuori, in cerca dei nemici del re. Doveva eliminarne più che poteva se voleva avere una possibilità di riuscire a portare a termine la missione e salvare Eloise.
Era silenzioso, annusava l’aria come un segugio ma nessun odore arrivava alle sue narici. Stavolta, era certo, era stato inviato un contingente di uomini molto qualificati, ed erano pericolosi.
Era nero come la notte e aveva tutti i sensi all’erta. Udì un rumore quasi inesistente e si fermò appoggiandosi al tronco di un albero.
I suoi occhi si erano abituati al buio e scorse dei movimenti. Si avvicinò furtivo e senza fare rumore. Quattro uomini erano intenti a studiare qualcosa che avevano davanti, e lui si ricordò della mappa che aveva trovato addosso alla donna.
Bisbigliavano e non riusciva a capire quello che dicevano. Una civetta lanciò il suo verso e quelli alzarono di scatto la testa, in ascolto e rimasero alcuni minuti immobili e in silenzio. Ripresero a bisbigliare mentre Leonard cercava di avvicinarsi il più possibile.
Trovò i quattro cavalli e vide che avevano gli zoccoli ricoperti di stoffa. Con la massima attenzione li raggiunse e li accarezzò. Era tremendamente vicino ai quattro sconosciuti, se si fossero accorti di lui sapeva che non ne sarebbe uscito vivo.
Sfoderò il pugnale e recise parzialmente le cinghie della sella, uno ad uno. Gli parve di metterci un’eternità, ma riuscì a farlo e tornare a nascondersi. Lasciò che il fiato gli tornasse normale prima di allontanarsi di qualche passo. Si mise poco distante in attesa. Pensò a cosa stesse facendo il suo collega, ma non poteva distrarsi e cancellò tutti i pensieri. Era un professionista e doveva dimostrarlo anche in quella situazione.
I quattro rimasero ancora alcuni minuti a bisbigliare fra loro poi raggiunsero i loro cavalli. Non facevano nessun rumore e Leonard si chiese chi fossero quegli uomini così ben addestrati. Salirono in sella e presero la strada che portava al villaggio.
Leonard li maledisse, avrebbe preferito che la loro destinazione fosse il castello, avrebbe avuto qualcuno ad aiutarlo, ma quelli stavano andando alla casa di Eloise.
Li seguì in silenzio e a poca distanza, sapeva che non avrebbero corso il rischio di essere sentiti e cavalcavano con circospezione.
Si sentì un tonfo e un’imprecazione. Poi un altro. Ora erano sicuri di essere stati scoperti.
Prepararono la spada e si disposero in modo da non lasciare scoperto nemmeno un fianco, sapevano il fatto loro.
Leonard li osservava cercando di mettere a punto un piano per sopraffarli quando si sentì toccare una spalla.
Sono qui. Disse lo sconosciuto. In due possiamo farcela.



foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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